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Autore: miseichan    10/03/2010    4 recensioni
Amare è sempre doloroso. Amando si apre il proprio cuore, regalandolo a qualcun altro, porgendoglielo su di un piatto d'argento. Il modo in cui lui o lei lo tratterà poi, non dipende da nessuno, è imprevedibile... può succedere di tutto, così come potrebbe non succedere nulla. Amando però si rischia anche tantissimo: si mette in gioco tutti se stessi, e quando le cose vanno male, bè in quei casi si soffre, e tanto. Per fortuna qualunque cuore, anche quello che ha sofferto così tanto da temere di non riuscire più a battere davvero per nessuno, torna sempre a fare quella cosa: quella che è un errore ed al tempo stesso non lo è, quella che è tutto e niente... perché ad amare si torna sempre, che lo si voglia ammettere o meno.
Genere: Romantico, Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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in rosso

Everything and nothing

In rosso

 

- Buongiorno, scricciolo!-
Irene strinse ancora di più il cuscino a sé, nascondendoci il volto all’interno e tirando le coperte fin sopra la testa. Aveva già sentito la sveglia, ora ridotta quasi in fin di vita ai piedi del suo letto, adesso non sarebbe certo stato Roberto a convincerla ad alzarsi.
Eppure il suo coinquilino non era il tipo che si arrendeva tanto facilmente: Irene sentì il materasso inarcarsi a causa del peso di un nuovo arrivato, e poi due mani forti tirarono via il piumone con un movimento deciso. Lei in risposta si raggomitolò a riccio, cercando di mantenere un po’ del calore che aveva, ma ben presto il freddo ebbe la meglio, costringendola a mettersi a sedere.
Roberto ricambiò il suo sguardo omicida con un sorriso, per poi offrirle con espressione candida un bicchiere di caffè fumante; a quel punto Irene non riuscì più a tenergli il broncio e preso il caffè gli concesse un minuscolo e fugace sorriso.
- Sono passati tre giorni-
Disse lui con voce seria, guardandola di sottecchi, pronto a studiarne ogni reazione.
Ma lei rimase indifferente: sapeva a cosa si riferiva, e proprio per questo faceva finta di niente. Erano passati tre giorni dalla sera in cui aveva visto Daniele con la sua nuova ragazza, tre giorni da quando lo aveva visto baciarsi con un'altra, tre giorni da quando si era sentita il cuore andare letteralmente in frantumi.
Non le andava di pensarci, non le andava di commentare né tantomeno di parlarne.
Si sentiva da schifo, e quelle settantadue ore passate quasi totalmente a letto non le avevano giovato più di tanto. Si era rifiutata di far entrare Roberto fino a quella mattina, in cui non era riuscita più ad opporsi, e ora lui era lì, seduto di fianco a lei, tutto sorridente e comprensivo.
Irene scosse la testa ad un suo tentativo di iniziare a parlare, con fare perentorio gli ingiunse di non proferire nemmeno una parola. Lui allora annuì convinto, porgendole semplicemente una lettera.
Lei la prese curiosa e aprì il foglio per capire di cosa si trattasse, dovette rileggere diverse volte prima di accettare e realizzare cosa c’era scritto: secondo quella pagina non avevano pagato le bollette, nessuna, e se non avessero provveduto al più presto si sarebbero ritrovati senza corrente né acqua né altro. In poche parole erano in rosso.
Irene sgranò gli occhi, fissando Roberto davanti a lei che continuava stranamente a sorridere:
- E’ uno scherzo?-
- No-
Rispose lui innocentemente, prima di scoppiare a ridere e continuare a parlare:
- Siamo senza il becco di un quattrino, scricciolo-
Irene sentì il cuore rallentare i battiti paurosamente mentre assimilava per bene quell’ultima informazione.
Com’era possibile?
Avevano sempre avuto i soldi. Avevano sempre pagato in tempo.
Come aveva fatto a non rendersi conto di come la situazione finanziaria fosse drasticamente peggiorata?
Rialzò lo sguardo sul giovane che aveva davanti: fissò gli occhi in quelli blu di lui, resi ancora più chiari dalle spesse lenti degli occhiali, non trovandoci alcun accenno di presa in giro, passò alla bocca, aperta in un ampio sorriso, che lasciava intravedere la macchinetta argentata fatta di stelline posta sui denti bianchi, ma anche lì non trovò alcun conforto. Con un movimento quasi involontario quanto dovuto tirò la coda dell’amico, rimproverandolo prima con lo sguardo e poi a parole:
- Perché non mi hai avvertita del disastro in cui ci stavamo andando a cacciare?!-
L’altro fece spallucce, come se la cosa non fosse poi così importante, per ribattere successivamente con voce calma e pacata:
- Non è così drastica la situazione, Ire! Hai presente dove abitiamo vero?-
Lei strinse gli occhi cercando di capire dove volesse andare a parare, e lui allora preso un bel respiro riprese il discorso, andandole in aiuto:
- E’ un bel palazzo, e il nostro appartamento si trova direttamente sopra il bar più frequentato del paese. La casa è grande: ci sono niente meno che altre tre camere oltre le nostre, e se mi lasci venire a dormire qui con te, possiamo mettere anche la mia a disposizione e…-
Irene aveva capito le intenzioni dell’amico e spalancato gli occhi a quella rivelazione. Lo interruppe di botto, non lasciandogli terminare la frase:
- Vuoi subaffittare?! Ma sei pazzo? A parte il disagio che si creerebbe ma a chi vuoi che interessi?-
Roberto sbuffò infastidito prima di rispondere lentamente, come se stesse parlando con una bambina:
- E’ un posto strategico questo e lo sai: con dieci minuti di treno si arriva all’università. Non credi che tantissimi nostri compagni di corso ucciderebbero per essere fortunati come noi? E per il disagio pazienza Irene! Vuoi mangiare e tutto il resto, o no? Se la cosa non ti interessa…-
 La ragazza iniziò  a mordersi nervosamente la ciocca di capelli rossa mentre lui con un sorriso ancora più smagliante lasciava la stanza. Irene si lasciò andare all’indietro, cadendo di peso sul materasso che rimbalzò al forte impatto, ma lei non ci fece caso.
L’unica cosa a cui in quel momento riusciva a pensare era che la sua bellissima casa: quella che fino a quel momento aveva diviso solamente con un genietto maniaco della pulizia, presto sarebbe stata profanata da niente di meno che altre quattro persone!
L’ultima consolazione era che probabilmente nella baraonda caotica che ne sarebbe venuta fuori avrebbe avuto ben poco tempo per pensare a lui.

 

*

 

E’ una storia pazza questa, partorita dalla mia mente contorta durante le ore di scuola: deve ancora ingranare, ma la situazione si movimenterà e non poco xD

Non è granché e lo so, probabilmente sa di già visto, ad ogni modo mi diverte, e spero farà sorridere anche altri **

Fatemi sapere che ve ne pare ^^

   
 
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