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Autore: Sasi_94    11/03/2010    0 recensioni
Allora, questa l'ho scritta un po' di tempo fa... ok due anni fa, ma ci sono davvero affezionata. Spero che vi piaccia (:
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 1
A new life



San Francisco, California. Cosa vi dice il nome di questa città? Certo, oltre al Golden Gate Bridge e Chinatown, ovviamente. Nulla? Bene, ora vi spiego io. Mi chiamo Natalie Cansington, ma chiamatemi Nat, e sono, o devo dire ero, una normale ragazza di quella città così grande e famosa chiamata San Francisco. Ho diciotto anni, attualmente, ma la mia storia inizia ad un paio di anni fa, quando avevo sedici anni. Probabilmente vi starete chiedendo, ma che vuole questa? Voglio solo raccontarvi una storia. Se non volete ascoltarla, siete liberi di chiudere la pagina ed andarvene comodamente… Ma se siete interessati e volete scoprire di cosa sto parlando, bhe, non andatevene e seguite la storia!
Come ho già detto, la mia storia inizia due anni fa. Ero una sedicenne piuttosto attiva. Tutto merito alla mia passione: il ballo. Avevo anche un gruppo, ci chiamavamo le “Angels Dancer”. Nel gruppo c’erano le mie amiche, Julie e Maddie, e la mia sorella, più piccola di sei mesi rispetto a me, Lily. Io e lei eravamo praticamente inseparabili. Frequentavamo la stessa scuola, gli stessi amici… qualche volta anche gli stessi ragazzi! Ma qualcosa cambiò inaspettatamente, un giorno che noi ritenevamo qualsiasi.
Eravamo nella palestra, dietro Haigt Asbury, la via dove si trovava la nostra villetta.
- Vai, Nat! Sei la migliore! - gridava Lily, mentre io stavo ballando.
In effetti, non me la cavavo niente male! Continuai a ballare, seguita dagli applausi delle amiche. La settimana prossima avremmo partecipato ad una gara a New York, e dovevamo arrivare preparate. Avevamo la tenue speranza che potessimo vincere almeno questa, dopo tante gare perse.
Tornammo a casa e la nostra vita cambiò radicalmente.
- Ehi! Mamma, papà! Siamo a casa! - gridò Lily per farsi sentire dai nostri genitori. Meredith e Micheal Cansington sono i genitori che tutti quanti desiderano. Disponibili, gentili, pieni d’amore…
Non sentimmo alcuna risposta, allora io feci eco a mia sorella:- Mamma, papà! Ci siete? - a quanto pare no. O almeno così pensavo in quel momento.
Dal salone si udirono dei singhiozzi. Non potevano rappresentare nulla di buono. Andammo in salone e trovammo nostra zia Penelope seduta sul divano, il volto coperto dalle mani.
- Zia, che ci fai qui? - chiesi io.
- E perché piangi? - aggiunse mia sorella, mettendosi di fronte a lei, le gambe piegate e le mani sulle spalle di nostra zia.
Zia Penelope alzò lo sguardo. I suoi occhi erano rossi, sintomo che aveva pianto parecchio. Con voce rotta rispose:- Ragazze, i vostri genitori… - non finì nemmeno la frase che scoppiò in lacrime.
Io rimasi immobile, con un oscuro pensiero che mi pervase la mente.
Lily ebbe il coraggio di chiedere:- I nostri genitori cosa…?
Zia Penelope riuscì a calmarsi un po’, giusto il tanto per rispondere:- Non ci sono più. Ci hanno lasciato - scoppiò di nuovo a piangere. E questa volta, io e Lily l’accompagnammo in tutta la nostra sofferenza. Non c’erano più. Non li avevamo nemmeno salutati per l’ultima volta, tanto eravamo prese dalla nostra competizione.
Corsi in camera mia e chiusi la porta a chiave. Probabilmente, Lily era rimasta a piangere con la zia, abbracciandola e stringandola a sé in mezzo alle lacrime. Io non volevo stare con nessuno in quel momento. Volevo rimanere da sola con il mio dolore. Mi buttai a peso morto sul letto e stritolai il mio orsacchiotto preferito, Teddy. Lo strinsi così forte che gli staccai un orecchio. Ma in quel momento non importava più nulla, volevo solo piangere ed annegare nella mia sofferenza.
Bussarono alla mia porta. Gridai:- Lasciami in pace! - sapevo che era mia zia.
- Natalie, devo parlarti - rispose lei. Si era calmata, anche se la sua voce era leggermente incrinata.
- Non voglio parlare con nessuno. Vattene via!
- Ti prego, Nat. È importante.
Non risposi. Mi alzai dal letto e, con molta leggerezza, aprii la porta. Zia Penelope entrò e insieme ci sedemmo sul letto. La sua mano destra era appoggiata alla mia spalla e la mano sinistra mi accarezzava la guancia. Con voce innaturalmente calma mi disse:- Non potete restare qui da sole. Io domani devo ritornare a Los Angeles per lavoro e voi verrete con me.
Zia Penelope era la sorella di papà. Era una donna giovanile e molto simpatica, e inoltre era single e presa dal suo lavoro.
- Ma come faremo? Io e Lily abbiamo il nostro gruppo e la settimana prossima dovremmo partecipare ad una gara a New York!
- Mi dispiace, piccola. Ma non posso lasciarvi qui anche solo per un’intera settimana. Mi dispiace davvero tanto, non sarebbe mai dovuto accadere. E poi guarda il lato positivo: dimentichereste prima la faccenda e farete nuove amicizie.
- Ok, zia Penny - era così che la chiamavamo io e Lily, zia Penny.
Mi sorrise con una punta di tristezza nel fondo. Mi accarezzò un ultima volta la guancia e mi lasciò in stanza con la frase:- Prepara le valigie. Partiamo dopodomani mattina, presto.

L’indomani si spettava ancora triste. Io e Lily avremmo dovuto salutare per l’ultima volta Julie e Maddie.
- Mi raccomando, continuate a ballare - dissi io - e non fatevi scrupoli nello rimpiazzarci, ok?
- Ma non troveremo mai delle ballerine come voi! - esclamò Julie.
- Né tanto meno vi rimpiazzeremmo - aggiunse Maddie - siete troppo speciali per essere rimpiazzate da qualcun altro.
- Ma dovete farlo per continuare a partecipare alle gare - disse Lily - il minimo di persone che richiedono sono quattro e, a meno che voi non vi cloniate, mi sembra un po’ difficile.
- Ok, faremo come ci avete detto - dissero le due in coro.
Ci abbracciammo per l’ultima volta e io e Lily corremmo alla macchina di zia Penny. Forse avrei trovato davvero qualcosa di speciale, lì a Los Angeles. E, in effetti, fu proprio così.
  
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