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Autore: Lenn chan    28/07/2005    9 recensioni
Breve fic che ha come tema un sequestro: è possibile innamorarsi del proprio rapitore?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari, Hilary
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ultimo chappy

Ultimo chappy!!! Prima ringrazio tutti coloro che hanno letto fin qui e poi tutti quelli che hanno commentato: LightAngel; Lir_chan; Vale_Hiwatari; Jaly Chan; suoer gaia; Kayx_chan; solarial; lelli91 (quanto tempo!!! Ciao!!)…e ora comincio e ci vediamo alla fine!!

 

 

Accostò la macchina al marciapiede, ormai erano arrivati a Tokyo, le strade buie illuminate solo dai lampioni erano deserte data l’ora molto tarda. Hilary scese dall’auto dando un’occhiata intorno, non poteva credere di essere di nuovo nella sua città che non le era mai parsa così bella come in quel momento. Era stata lontana solo qualche giorno ma a lei, rinchiusa in quella stalla fredda e umida, era parsa un’eternità.

Si voltò sentendo sbattere la portiera della vettura, Kai l’aveva richiusa dietro di sé e si appoggiava con la schiena ad essa incrociando la braccia al petto e sollevando lo sguardo su di lei. La ragazza non poté fare a meno di tornare con la mente al bacio che le aveva dato poco prima e arrossì appena mentre gli si avvicinava, seppur titubante. I suoi occhi color cioccolato percorsero rapiti i lineamenti del viso del russo che sotto i raggi argentei della luna apparvero ancora più belli, ricordando quelle volte in cui quando era ancora sua prigioniera provava ad immaginare come potesse essere il suo volto nascosto dal passamontagna. Un venticello fresco si sollevò per la via facendo rabbrividire Hilary che abbracciò il suo corpo per cercare di scaldarsi un po’. Nonostante fosse estate la temperatura di notte non era poi molto calda. Il ragazzo vedendola tremare le cinse le spalle con le braccia stringendola a sé sorprendendo la giapponese che di certo non si aspettava una reazione simile da parte sua. Si appoggiò al suo petto lasciandosi cullare, smarrendosi nel calore che emanava il suo corpo.

-Credo sarebbe meglio che tu tornassi a casa- disse Kai dopo alcuni istanti di silenzio, come se avesse riflettuto a lungo su quella affermazione.

-E tu?- gli chiese quasi sussurrando alzando lo sguardo su di lui.

-Non lo so- si separò da lei –Ma tu è giusto che torni da tuo padre, sarà molto preoccupato per te- le diede le spalle, casa sua era pochi isolati distanti dal punto in cui si erano fermati, doveva tornarci, e lui invece…sospirò, dopo quello che aveva fatto non aveva più un posto in cui tornare ma in qualche modo se la sarebbe cavata, come aveva sempre fatto. Stava per riaprire la portiera della macchina ma aveva ancora la mano sulla maniglia che la voce della brunetta lo bloccò.

-Vieni con me- la sua pareva una preghiera. Non voleva che andasse via, non in quel modo, dopo tutto quello che aveva fatto per lei. Sapeva già dove andare, dai suoi amici a casa di Takao, se avesse portato Kai a casa sua invece avrebbe dovuto spiegare tutto a suo padre e non sapendo mentire Eiji avrebbe sicuramente chiamato la polizia e allontanato il russo dalla figlia. Invece i suoi amici avrebbero capito…o almeno sperava. Anche se non erano d’accordo con la sua decisione in un modo o nell’altro avrebbe saputo come gestirli. L’espressione seria del suo interlocutore parlò chiaro pur non essendo accompagnata da parole e Hilary si sentì in dovere di dargli una spiegazione e rivelargli quello che sentiva.

-Ho l’impressione…- cominciò incerta –che se tu te ne andassi adesso, io…non ti rivedrò più…-

 

Si fermò davanti alla porta della villa di Takao osservandola come fosse la prima volta che la vedeva. Il suo sguardo corse anche per tutta l’abitazione, attraverso le finestre si potevano chiaramente vedere tutte le stanze immerse nel buio più totale, nemmeno una piccola luce, ma era logico dal momento che era notte fonda e che probabilmente stavano tutti dormendo. Doveva ammettere di essere piuttosto nervosa, aveva paura di non riuscire a spiegare la presenza di Kai, che ora le era accanto e aspettava la sua prossima mossa in silenzio. Non poté impedire a mille domande di rimbombarle nella mente: e se non avessero capito? E se anche loro, come sicuramente avrebbe fatto suo padre, non avessero voluto sentire ragioni e avessero chiamato immediatamente la polizia? Scosse la testa, era inutile stare a tormentarsi, di certo non sarebbe potuta rimanere lì in eterno.

Il russo la guardò, non sapeva se stava facendo la cosa giusta, d’altra parte gli amici di Hilary non avrebbero mai accolto a braccia aperte colui che l’aveva rapita però quello che gli aveva detto riguardo al fatto di non vederlo più lo aveva profondamente toccato, anche se dalla sua consueta calma che traspariva dal suo comportamento nessuno l’avrebbe mai pensato. Nemmeno lui voleva perderla però…

La brunetta suonò alla porta e ispirò a fondo per raccogliere anche un po’ di coraggio, non aveva più motivo per non stare tranquilla, ormai era di nuovo libera e a casa sua. Dovette aspettare qualche minuto prima che qualcuno venisse ad aprire e poter sentire una voce, ancora impastata di sonno, oltre la porta che borbottava qualcosa che assomigliava molto ad un –Ma chi è cavolo è a quest’ora?-

Takao si trovò davanti due figure che non riuscì a distinguere immediatamente dato che aveva la vista ancora appannata tanto che dovette sbattere le palpebre più volte per mettere meglio a fuoco l’immagine. Si riprese in meno di due secondi quando comprese chi fosse la persona che gli era di fronte.

-Hilary!- esclamò sorpreso e incredulo –Ma tu cosa…- non terminò la frase perché non sapeva neanche lui cosa dire, era senza parole, ma dalla sua espressione era evidente che fosse contento e sollevato di rivedere l’amica.

-Che hai da urlare, Takao?- Daichi gli si avvicinò sbadigliando, gli occhi ancora chiusi e la maglietta del pigiama leggermente calata verso la spalla, le urla del moretto lo avevano svegliato e con lui anche Rei, Max e il professore che comparvero alle spalle del rossino.

-Ma…ochetta!- strepitò il ragazzino saltando praticamente in braccio alla giapponese cosa che gli risparmiò il solito pungo sulla testa come succedeva ogni volta che per chiamarla usava quel soprannome che lei detestava.

-Dove sei stata? Come fai ad essere qui?- il giapponese la tempestò di domande ma Rei, intuendo dall’espressione della ragazza che fosse piuttosto stanca, intervenne interrompendolo e suggerendo che prima delle spiegazioni era meglio sistemarsi comodamente in soggiorno e dare ad Hilary almeno il tempo di respirare. L’amica gli sorrise piena di gratitudine, effettivamente era sfinita, sedersi su un divano o una poltrona le sembrava la cosa migliore che potesse fare.

-Scusate ma…lui chi è?- domandò il professore notando solo in quel momento la presenza di Kai e attirando l’attenzione degli altri sul russo. I ragazzi assunsero un’espressione interrogativa, prima di allora non avevano fatto caso alla sue presenza troppo presi dal vedere Hilary sana e salva. Anche la giapponese gli rivolse un’occhiata prima di spostare nuovamente lo sguardo sui suoi compagni.

-Vi spiegherò tutto- fece decisa –Ma prima…posso usare il tuo bagno Takao?- aveva bisogno di una doccia, le serviva per rilassarsi e schiarirsi le idee, dopo cinque giorni passati in una stalla ne aveva proprio bisogno.

-Si, certo- le rispose il moretto. La ragazza lo ringraziò ma passandogli accanto gli sussurrò qualcosa all’orecchio –Ti prego, non chiedergli niente finché non sono tornata io- lo pregò accennando a Kai.

 

Aprì lentamente gli occhi sbuffando per il caldo, dentro quella stanza si soffocava, la sua maglietta era completamente zuppa e di certo i muri vecchi ma spessi davano il loro contributo a renderla un vero e proprio forno. Sbadigliò e si alzò per andare ad aprire le finestre per far passare almeno un po’ d’aria. Spalancò i vetri rivolgendo un’occhiata ancora assonnata fuori e notando che era ancora buio. Si voltò per tornare a dormire ma qualcosa, come un flash, gli passò davanti agli occhi, c’era qualcosa che non gli quadrava. Tornò nuovamente a guardare fuori, questa volta con più attenzione…la macchina non c’era. Era sicuro che l’avessero parcheggiata lì davanti, nascosta dagli alberi per chi veniva dalla strada ma visibile dalla casa, visto che distava pochi metri.

-Yuri- chiamò il suo compagno che si svegliò immediatamente.

-Cosa c’è Boris?- gli domandò con la sua solita freddezza.

-Hai spostato tu la macchina?-

 

Gettò nuovamente un’occhiata verso il misterioso ragazzo con cui Hilary era venuta, era più di mezz’ora ormai che se ne stavano in palestra senza dire una parola, lo sconosciuto per tutto il tempo era rimasto immobile in piedi appoggiato alla soglia della porta aperta e sembrava trovare estremamente interessante il giardino, dato che non aveva mai spostato lo sguardo verso l’interno, verso di loro, cosa che a Takao stava davvero dando sui nervi. Lo irritava quella sua calma o forse era semplicemente il fatto di non sapere chi fosse che lo turbava.

Sentì un peso arrivargli all’improvviso sulla spalla, tanto che lo fece sussultare ma con la coda dell’occhio scoprì che non si trattava altro di Daichi che dormiva beatamente. Sospirò e si alzò dal divano, chiedendosi come poteva il rossino dormire in un momento del genere, facendogli sbattere la testa al bracciolo del sofà costringendolo a svegliarsi per il colpo appena ricevuto.

-Ma è già mattina?- si lamentò il malcapitato massaggiandosi la parte dolorante e sbadigliando sonoramente.

-Non è il momento di dormire Daichi- fece in tono contrariato il moretto incrociando le braccia al petto e assumendo un atteggiamento serio che gli si addiceva ben poco. Il ragazzino stava per ribattere lamentandosi che fosse ancora notte fonda ma appena aprì bocca fu costretto subito a richiuderla quando vide Hilary entrare in salotto attirando su di sé l’attenzione di tutti i presenti. Indossava uno dei pigiami di Takao, che l’amico le aveva prestato, e aveva ancora i capelli umidi dalla doccia.

-Allora?- esordì per rompere la tensione cominciando a giocherellare nervosamente con le dita delle sue mani.

-Allora…credo che dovresti dircelo tu- intervenne il professore. La brunetta diede un teso e rassegnato cenno d’assenso col capo.

-Da dove comincio?-

-Ad esempio con il dirci…chi è lui- propose Max spostando l’attenzione sul silenzioso russo. La ragazza sospirò, era venuto il momento della verità, non poteva mentire e non poteva tirarsi indietro, doveva semplicemente dire le cose così come stavano.

-Lui è uno dei miei rapitori- disse tutto d’un fiato facendo letteralmente sgranare gli occhi ai suoi amici a cui probabilmente passò a tutti la stessa idea per la testa e cioè che avevano capito male, doveva per forza essere così.

-Puoi…puoi ripetere?- domandò Rei facendosi portavoce anche degli altri.

-Lui è uno dei miei rapitori- ripeté allora.

-Dico, ma sei completamente impazzita?! Come ti è saltato in mente di portarlo qua?!- sbottò Takao alzandosi dal divano ancora scioccato dalla rivelazione. La loro amica doveva aver perso la ragione, pensò che probabilmente le avevano fatto il lavaggio del cervello, quello non era affatto da lei, c’era qualcosa che decisamente non quadrava.

-Perché lui mi ha liberata- gli spiegò sibillina.

-Ma hai appena detto che…-

-Deciditi, o ti ha rapita o ti ha liberata, non può aver mica fatto entrambe e cose!- protestò Daichi interrompendo il giapponese, non ci stava capendo più niente, d’accordo che era ancora assonnato ma quello gli sembrava decisamente assurdo. Kai incurvò gli angoli della bocca in un leggero sorriso continuando però a tenere gli occhi chiusi e le braccia incrociate al petto fingendo di non interessarsi alla conversazione che invece stava ascoltando benissimo.

-Veramente si…- ribatté sotto gli sguardi sempre più confusi e scettici dei suoi compagni. Sospirò sedendosi sulla poltrona e iniziando a raccontare tutto dall’inizio altrimenti non avrebbero mai compreso la situazione. Gli disse del loro primo incontro, quello che tra l’altro gli aveva già accennato al parco il giorno stesso in cui era stata rapita, della stalla in cui era stata rinchiusa, dei suoi rapitori, del riscatto che avevano in mente di chiedere a suo padre utilizzandola come merce di scambio e soprattutto gli disse di lui, di Kai. Parlò dell’evolversi del loro rapporto e dei suoi sentimenti e del fatto che il russo alla fine aveva scelto di chiudere con quella vita, liberandola e riportandola a casa tradendo i suoi complici. Sorvolò volontariamente sul bacio che si erano scambiati in macchina, sapeva di avere il viso in fiamme e non voleva peggiorare ulteriormente la situazione.

Appena ebbe terminato nella stanza calò un silenzio che Hilary giudicò quasi soffocante, carico di tensione. Silenzio che probabilmente serviva a tutti per riorganizzare le idee che nonostante i chiarimenti della brunetta ai ragazzi parevano ancora più confuse di prima. Non perché non avessero compreso ciò che gli aveva raccontato, ma perché gli sembrava semplicemente incredibile.

-Non dite niente?- ruppe il ghiaccio stanca di sentirsi così sotto pressione come se stesse aspettando da un momento all’altro il verdetto del giudizio universale.

-Scusa, cosa dovremmo dire?- le rispose Takao scettico.

-Non lo so, qualsiasi cosa- la sua assomigliava quasi ad una supplica, anche lei come i suoi amici si sentiva confusa, non aveva la minima idea di cosa fare.

-Qualsiasi cosa? Bene, ti accontento…- rivolse l’attenzione al russo incrociando per la prima volta il suo sguardo –Non mi fido di lui, per niente-

La ragazza ribatté chiedendogliene il motivo, era vero, l’aveva rapita ma poi l’aveva anche liberata e riportata a casa impedendole che le accadesse qualcosa e che suo padre pagasse il riscatto. Lei si fidava, altrimenti Kai non sarebbe mai venuto in quella casa con il rischio che qualcuno di loro potesse chiamare la polizia per farlo venire a prendere. Il bacio che le aveva dato, i suoi occhi…non potevano mentire.

-E secondo te questo basterebbe per convincermi a fidarmi di lui? Hilary, è un criminale, chissà cos’altro ha fatto in passato!- tentò di farla ragionare ma non c’era verso, quando si metteva in testa qualcosa nessuno era in grado di farle cambiare idea.

-Non importa adesso!- replicò scattando in piedi e cominciando ad alzare il tono di voce.

-Importa eccome invece!- il moretto le urlò contro a sua volta.

-Ma…- non terminò la frase perché il russo la bloccò poggiandole una mano sulla spalla ed esercitando una delicata pressione su di lei per farla risedere.

-Ascoltate- disse, parlando per la prima volta in loro presenza –Io non sono venuto qui per cercare la vostra comprensione o il vostro aiuto. Sono qui solo perché me lo ha chiesto Hilary-

-Con questo che vorresti dire?- gli domandò Daichi.

-Che se volete me ne vado-

-La prima cosa intelligente che sento da quando mi sono svegliato- replicò acido Takao.

 

-Non c’è…- dichiarò Yuri, avevano guardato per tutto il grande campo che circondava la vecchia casa ma della macchina nemmeno l’ombra, sembrava essersi volatilizzata.

-Se è per questo manca anche Kai- dichiarò Serjey che si era unito ai compagni per la ricerca. Boris ipotizzò che come al suo solito era andato a farsi una delle sue passeggiate notturne senza avvertire nessuno, dopo tutto non era la prima che succedeva. Ma qualcuno non era affatto convinto di questa spiegazione.

-Dove vai Yuri?- domandarono gli altri due russi vedendolo correre verso la stalla.

Si fermò davanti alla porta aprendo in gran fretta i catenacci che la tenevano chiusa finché non si spalancò. Entrò al suo interno e ci trovò esattamente quello che si aspettava, ovvero niente. La ragazzina non c’era più, era sparita, e lui era più che certo che non se ne era andata da sola.

-Dannazione!- imprecò –Sapevo che aveva qualcosa di diverso in questi giorni, dovevo immaginarmelo che stava tramando qualcosa!-

-Di chi stai parlando?- volle sapere Boris che lo aveva raggiunto.

-Di Kai…-

 

-Ho capito che provi qualcosa per Kai, ma non è mica amore, giusto?- le domandò Takao, che secondo lui una cosa simile non poteva essere possibile. Hilary sussultò appena sentendo pronunciare la parola amore mentre il cuore sfuggiva al suo controllo e prendeva a battere più forte. Abbassò il capo spostando lo sguardo sul pavimento senza rispondergli. Si erano trasferiti in palestra, solo Kai controllato dal professor Kappa e da Daichi erano rimasti nel salotto, gli altri quattro invece avevano preferito continuare la discussione in privato.

-Sei innamorata di lui?! Ma sei impazzita?!- sbottò il moretto interpretando correttamente quel suo silenzio. Era preoccupato, non riusciva a capire come fosse possibile che la sua amica avesse completamente perso la testa, perché era chiaro che l’avesse persa, per un criminale, il suo rapitore per giunta.

-Tu…tu non lo conosci-

-Invece tu si? Cinque giorni non bastano per poter dire di conoscere una persona- la ragazza alzò di nuovo lo sguardo sul suo amico. Questa non poteva accettarla.

-Ma come? Tu dici sempre di conoscere un blader dopo averci combattuto!- replicò, se era vero che un incontro bastava a fargli capire come in realtà fosse un blader perché per lei non poteva essere lo stesso da uno sguardo?

-Hilary non ha tutti i torti-

-Ma Max! E’ una cosa diversa!- ribatté stupendosi che l’americano fosse d’accordo con la brunetta.

-Forse Hilary ha visto qualcosa in lui che non siamo in grado di vedere, io credo che dovremmo fidarci- Takao spostò l’attenzione su Rei, non poteva credere che si trovassero concordi con lei, anche loro si erano preoccupati durante quei giorni in cui la ragazza era sparita e lo erano stati di più quando avevano saputo che era stata rapita.

-Ho detto dovremmo, Takao- continuò il cinese notando l’espressione del moretto –Non ho detto che ci fidiamo. Però penso che sia giusto dargli un’opportunità prima di giudicare-

-Partendo dal fatto che Kai è venuto fin qui, pensaci, se avesse in mente qualcosa non avrebbe rischiato così tanto, siamo noi in questo caso ad avere in mano la situazione- aggiunse il biondino.

-Ti pregò Takao…- lo supplicò Hilary. Il suo interlocutore rimase in silenzio spostando lentamente lo sguardo su ognuno dei suoi compagni. A quanto pareva si trovava in netta minoranza. Sospirò dirigendosi verso la porta della palestra per rientrare in salone seguito dagli altri. Squadrò a lungo il russo prima di rispondere.

-E va bene- fece rassegnato, tanto se anche avesse continuato a protestare la sua amica avrebbe comunque fatto di testa sua, testarda com’era, e poi in fondo non aveva tutti i torti…se Kai aveva davvero in mente qualcosa non l’avrebbe liberata portandola dai suoi amici da solo.

-Ma prima voglio fare una cosa- asserì seriamente avvicinandosi al ragazzo. Gli si piazzò di fronte squadrandolo con aria si sfida dall’alto in basso, nonostante l’altro fosse parecchio più alto di lui. Chiuse la mano in un pugno sollevando il braccio e colpendolo in viso con forza tanto da fargli quasi voltare la testa dall’altra parte.

-Ora mi sento meglio- dichiarò guardandosi le nocche con una lieve smorfia di dolore, forse l’aveva colpito troppo forte.

 

-E adesso che facciamo?- chiese Serjey all’amico che dire che era arrabbiato era un eufemismo. Yuri sembrò rifletterci, c’era una sola cosa da fare in quel momento, per quanto fosse furente per ciò che era successo non potevano tornare in città, sarebbe stato troppo rischioso dopo il tradimento del loro compagno.

-Avverto il capo- Boris prese in mano il cellulare ma il rosso gli afferrò il braccio prima che potesse comporre il numero.

-Non ci conviene- gli disse -Se quel traditore e quella mocciosa spifferano tutto alla polizia verranno fuori anche i nostri nomi- gli spiegò.

-E allora cosa pensi di fare?- si informò nuovamente il biondo. Il ragazzo uscì dalla stanza guardando verso il bosco che attraversava gran parte della campagna circostante. C’era una sola cosa da fare…

-Se passiamo per il bosco possiamo raggiungere l’aeroporto…-

 

Hilary poggiò delicatamente il ghiaccio sul volto di Kai, appena sotto l’occhio sinistro all’altezza dello zigomo, dove c’era un taglio non tanto piccolo contornato da un livido. Nello sfiorarlo il ragazzo fece una smorfia di dolore ma non emise alcun suono, ancora mezzo intontito dal colpo che tutto sommato si era meritato. La brunetta notò che il fazzoletto dentro al quale ci aveva avvolto il ghiaccio cominciò a tingere la sua candida stoffa di rosso; la ferita del russo non aveva ancora smesso di sanguinare del tutto.

-Ti fa male?- gli chiese preoccupata.

-Il tuo amico ci ha messo tutta la sua forza nel mollarmi quel pugno- disse abbozzando un sorriso divertito. Gli si era indolenzita la parte sinistra del viso, completamente.

-Scusalo, lui…-

-Al suo posto avrei fatto lo stesso- la tranquillizzò prima ancora che potesse finire la frase. In fondo non poteva di certo aspettarsi di essere accolto a braccia aperte, anche se era stato lui a riportare Hilary a casa era pur sempre stato lui a rapirla. Il comportamento di Takao era più che giustificato. Spostò di nuovo l’attenzione sulla ragazza e vide che aveva abbassato lo sguardo come se qualcosa la preoccupasse o la turbasse.

-Kai tu…- esordì e già la sua voce si era ridotta ad un sussurro, per quanto cercasse in tutti i modi di non pensarci non riusciva a levarsi dalla mente le parole di Takao. “Cinque giorni non bastano per poter dire di conoscere una persona”.

-Perché hai fatto tutto questo per me? Voglio dire…ci conosciamo da così poco tempo…- continuò balbettando incerta anche lei su ciò che volesse dire.

Il russo la osservò per qualche istante, poi dolcemente l’attirò a sé stringendola a lui. Bastò quel semplice gesto per toglierle qualsiasi dubbio e in un attimo il suo cuore tornò limpido e sereno. Chiuse gli occhi sospirando in modo liberatorio, era vero, alcune volte l’amore fioriva dopo tanto tempo, a volte però poteva anche nascere subito senza implicare per questo che sarebbe finito prima dell’altro, in fondo non era sempre detto che il fiore che sbocciava per primo doveva essere anche il primo ad appassire…

-Credo che andrò alla polizia- ci aveva riflettuto ed era giunto alla conclusione che quella era la soluzione migliore, non poteva continuare a vivere tranquillamente come se niente fosse senza essersi liberato da quel peso che l’opprimeva, senza contare che appena si fosse saputo che era stato lui a liberare Hilary gli avrebbero fatto un sacco di domande e dal momento che lui non era capace di mentire avrebbero scoperto tutto e la sua situazione sarebbe notevolmente peggiorata.

-No, così tu…- non riuscì a non pensare che se davvero avesse raccontato tutto alla polizia avrebbero potuto condannarlo e anche arrestarlo.

-Devo farlo Hilary- si separò da lei alzandosi dal portico in legno che circondava la villa. Non aggiunse altro sperando che la ragazza avrebbe capito la sua decisione. Lo faceva anche per lei, altrimenti non sarebbe stato in grado di guardarla negli occhi senza ricordarsi quello che aveva fatto.

-Quando ci andrai?- domandò chinando il capo temendo la risposta.

-Probabilmente adesso…-

 

Chiuse il computer portatile sulla sua scrivania e guardò l’orologio appeso al muro proprio sopra la porta del suo ufficio. Aveva passato tutta la notte chiuso là dentro e stanco aveva deciso di tornarsene a casa.

Il suo piano era quello di mettersi comodamente sul divano fumandosi una bella sigaretta e comunicare ai suoi ragazzi ulteriori informazioni riguardo il ricatto, ovvero il luogo e l’ora. Quella storia era durata abbastanza, l’unica cosa che voleva era di godersi i suoi soldi e dare un taglio alla faccenda del rapimento, al più presto. Presto che non tardò a manifestarsi anche se non nel modo progettato e sognato da lui…si alzò dalla poltrona sistemandosi la cravatta e afferrando la sua ventiquattr’ore di pelle nera. Si avviò alla porta ma prima che potesse poggiare la mano sulla maniglia questa si spalancò davanti a lui e da essa comparvero due figure, due uomini in divisa. L’uomo sussultò e per un attimo il panico attraversò i suoi occhi, cosa voleva la polizia?

-Cosa posso fare per voi, agenti?- fece con quanta più calma possedesse recuperando per un attimo il contegno.

-Lei è il signor Daisuke Nakazawa?- domandò uno di loro.

-Si…sono io- rispose esitante.

-C’è un mandato d’arresto per lei- gli mostrò un foglio mentre l’altro poliziotto gli metteva ai polsi un paio di manette.

-Un momento! Ci deve essere un equivoco!- strepitò dimenandosi dalla sua presa.

-Deve seguirci in centrale- continuò quello, indifferente alle proteste di Daisuke che stava vivendo uno stato di confusione totale. L’agente chiuse la porta dell’ufficio alle sue spalle mentre l’accusato veniva portato via con la forza. 

 

Guardò l’orologio, erano le sei passate, il sole era sorto da poco ma aveva subito cominciato a brillare illuminando attraverso le finestre aperte il corridoio del commissariato. Hilary sedeva su una di quelle scomodissime sedie in plastica che dovevano costituire quella che era comunemente chiamata sala d’attesa e non riusciva a non essere nervosa. Stringeva con forza nelle sue mani l’orlo dei pantaloncini che indossava, torturandolo senza sosta mentre si mordeva il labbro inferiore cercando di placare la tensione che non voleva saperne di abbandonarla. Non riusciva ad essere calma in un momento come quello, quanto era ormai che Kai era entrato in quel maledetto ufficio? A lei sembrava un’eternità.

-Cerca di rilassarti, sei troppo tesa- la mano di Max si posò sulla sua spalla. La brunetta alzò lo sguardo su di lui e vide che le stava porgendo un bicchiere d’acqua.

-Grazie- disse prendendolo tra le mani e osservando il liquido trasparente al suo interno prima di portarlo alle labbra.

-Scusate…- continuò quando ebbe finito di bere –mi dispiace avervi coinvolto e portato qui alle sei di mattina- fece mortificata.

-Non devi preoccuparti per questo- la incoraggiò il professore sedendosi accanto a lei.

-Il prof. ha ragione! E poi ormai eravamo svegli!- si trovò concorde Daichi. La ragazza spostò l’attenzione sul rossino per poi portarla su Takao che era in piedi accanto a lui. Il moretto la guardò a lungo senza dire una parola ma non gli riuscì di rimanere serio a lungo tanto che sul suo volto comparve un sorriso rassicurante che fece sentire immediatamente meglio Hilary.

Quel momento di tranquillità però durò ben poco, la porta dell’ufficio dove molto prima era entrato il russo si aprì e la giapponese scattò in piedi correndo incontro a Kai mentre il cuore le batteva forte per l’agitazione.

-Allora?- gli chiese impaziente.

-Hanno detto che per il momento non posso allontanarmi dal commissariato-

-Quindi ancora non sai…cosa ti faranno?-

-No- il ragazzo scosse la testa spiegando che la situazione non era affatto semplice, perché non era implicato solo lui in quel caso, senza contare che avrebbe dovuto rispondere anche di tutti i crimini precedenti. Sinceramente non sperava più di tanto in un esito positivo.

-Beh…però non è detto che andrai in carcere- ipotizzò Kappa attirando su di sé l’attenzione dei compagni.

-Bisogna tenere conto che sei ancora minorenne e anche il fatto che tu ti sia costituito lo terranno in considerazione- continuò –Magari ti metteranno solo agli arresti domiciliari oppure ti faranno fare qualcosa di utile per la società-

-Volontariato intendi?- chiarì Rei.

-Già…in modo da pagare il suo debito con la giustizia- alzò le spalle –Però non vorrei fare ipotesi azzardate, non ne so molto a riguardo-

Hilary chiuse gli occhi, sarebbe stato bellissimo se fosse andata davvero come aveva detto il professore. In fondo la speranza era l’ultima a morire. Guardò Kai…di una cosa però era certa e su quella nessuno le avrebbe mai fatto cambiare idea. Si alzò in punta dei piedi baciando il russo a fior di labbra.

-Qualunque cosa succeda io ti starò sempre accanto…- gli sussurrò sciogliendosi in un sorriso, il primo della giornata. Il ragazzo le scostò i capelli dal viso ravviandoglieli dietro l’orecchio e sorridendole a sua volta.

-Lo so…-

 

FINE

 

 

Ho voluto concludere con un finale aperto in modo da lasciare immaginare a voi il seguito!! Non mi piaceva per questa fic l’idea di un finale troppo costretto!!

Spero vi sia piaciuto!!! Alla prossima!!!!!

  
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