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Autore: Akarai92    12/03/2010    4 recensioni
(Reincarnation!Fic.)
'Soulmate dry your eyes, cause soulmates never die'. 'Abbi sempre fede, Merlino. E ricorda: le anime gemelle non muoiono mai' Secoli dopo la battaglia di Cammlan, dove re Artù perse la vita e Merlino sparì nelle nebbie di Avalon, Alexander Pendragon si sveglia una mattina nel suo letto con dei ricordi che non credeva di possedere. [Artù/Merlino]
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Soulmates Never Die (1/2)
Fandom: Merlin
Pairing: Artù/Merlino
Rating: PG-13
Warning: Slash, sangue, morte di un personaggio, e scrittura atroce.
Numero parole: 2850
Riassunto: (Reincarnation!Fic.) 'Soulmate dry your eyes, cause soulmates never die'. Secoli dopo la battaglia di Cammlan, dove re Artù perse la vita e Merlino sparì nelle nebbie di Avalon, Alexander Pendragon si sveglia una mattina nel suo letto con dei ricordi che non credeva di possedere.
Disclaimer: Nessuno dei personaggi o dei luoghi qui citati mi appartiene, e non li uso a scopo di lucro. Essi appartengono alla leggenda e alla BBC. 
Note: In parole povere, potrei dire che sto lavorando a questa storia da mesi. Tecnicamente, sarebbe per il ClichèClash, ma non posso pubblicarla a capitoli nella community, quindi aspetto di finirla. Ho sempre voluto scrivere una fic che riguardasse la reincarnazione, le ho sempre trovate molto creative. Poi che la mia faccia schifo è un altro discorso. Inoltre, trovo Morgana terribilmente OOC. Ma vabbè. Parlo di reincarnazione, quindi nonostante dobbiate tirare fuori i fazzolettini se siete particolarmente sensibili, c' è sempre speranza :D *faccia innocente dell'autrice magnanima* Il titolo e i due versi sono da Sleeping With Ghosts dei Placebo, che praticamente è stata l'ispirazione per tutta la fic.






Dry your eyes, soulmate dry your eyes
Cause soulmates never die


Forse, pensò Artù salendo le scale due a due, sto cominciando a diventare troppo vecchio per queste cose.
Si fermò un momento su uno scalino a riprendere fiato, grato che nessuno potesse vederlo. Re Artù, signore di Albion e temuto guerriero, sconfitto da una scala. Scala poi, che non sarebbe stata nemmeno necessaria, se un certo mago di corte non fosse stato un asino megalomane e privo di buon gusto, che si era fatto costruire – o meglio, aveva fatto spuntare spontaneamente dal castello stesso – una torre personale. Alta. E piena di scale.
Quando arrivò finalmente di fronte alla porta di quello che chiamava 'il buco', Artù era senza fiato.
Aprendola, si ritrovò di fronte una schiena in blu. Il proprietario stava frugando tra libri e libri su uno scaffale, in piedi su uno sgabello. Ogni tanto un volume pioveva dal punto di ricerca, atterrando di mala grazia sul pavimento.
'Merlino? Che diavolo stai facendo?' Artù evitò un libro sulle rune, che gli mancò la testa di un centimetro. Una testa nera spuntò dalla libreria, rivelando il viso imbronciato del Mago di Corte di Camelot.
'Ho perso un libro'
'Questo era abbastanza chiaro' Merlino si voltò di nuovo con un borbottio, immergendosi di nuovo nella ricerca. Un libro enorme volò sul tavolo, facendo quasi cadere una luminosa sfera di vetro blu, salvata soltanto dai riflessi pronti del Re. 'Merlino, sai, io sarei il tuo Re. E tu il mio mago. Quindi dovresti almeno provare a sembrare onorato della mia presenza'
'Si da il caso, Sire, che io non abbia uno stuolo di servitori pronti a cercare cose per me. Quindi devo cercarmele da solo.'
'Io non-' Un'occhiata estremamente eloquente lo interruppe. 'Anche tu hai un servo, comunque, e se la finissi di terrorizzarlo a morte farebbe anche il suo lavoro. E potresti piantarla di tirarmi libri?!'
Evitò un tomo sulle controindicazioni della belladonna diretto al suo orecchio, e si avvicinò allo sgabello che sorreggeva la figura esile di Merlino.
'Merlino..' Nessuna risposta. 'Avanti, Merlino, che libro stai cercando?'
Merlino non si voltò, ma Artù riuscì a sentire perfettamente il ghigno nella sua voce. 'Storia e allevamento del drago. Volume I, teoria'
Artù sbuffò una risata, e ricevette come premio un trattato di magia sulla testa.
Cominciò a cercare nella regione del tavolo, spostando fogli scribacchiati, strane ampolline piene di liquidi colorati e libri ammonticchiati. Non c'era da stupirsi del disordine che regnava sovrano nelle sue stanze quando Merlino era suo servitore.
Finalmente, gli occhi gli caddero su un piccolo libro rosso, quasi nascosto sotto la sedia foderata di pelliccia – che lui aveva insistito nel regalare al mago -
'Idiota..' mormorò, poi poggiò le mani sui fianchi di Merino, fasciati nella tunica blu.
Questi si voltò a guardarlo con un sopracciglio alzato, senza nascondere un brivido al contatto con le mani calde del re. 'Sire?'
Artù non rispose, ma indicò con la testa l'angolo dove il libro se ne stava abbandonato. 'Ah.'
'Cosa faresti, mi chiedo, senza il tuo re, Merlino? Cosa faresti?'
Merlino sospirò, poi si lasciò cadere dallo sgabello, dritto nelle braccia di Artù. Lo guardò attentamente, poi sorrise quel suo ghigno – che Artù non trovava assolutamente adorabile – e lo baciò leggero sulle labbra. 'Vivrei una vita molto triste'
Il momento dopo era fuori dalle sue braccia, e diretto al recupero del libro. Con una sola falcata Artù lo raggiunse, acchiappandolo all'altezza della vita. 'Dove pensi di andare?'
'A riprendere il mio libro?'
Artù lo fece voltare, alitandogli sul collo 'Non credi che io meriti un ringraziamento più.. profondo?' Accolse il brivido che percorse l'altro con molto piacere.
'E ditemi, Sire.. cosa intendete esattamente per profondo?'
Come risposta, Artù lo spinse finché Merlino non si ritrovò intrappolato tra il tavolo e il re. 'Non credo..' Artù spense ogni sua replica baciandolo, e in un momento il Merlino restio era sparito per lasciare spazio ad uno con le dita intrecciate nei capelli dorati di Artù e un gemito nel fondo della gola.
'Quel libro mi serve davvero..' respirò staccandosi da lui, lasciandolo con un'espressione imbronciata.
'Mi stai dicendo che preferisci un noioso, polveroso, e non esattamente affascinante libro, al tuo re a cui manca davvero poco a fare di te quello che desidera?' Come ulteriore prova, Artù fece scivolare la mano sotto la tunica di Merlino, accarezzandogli provocatoriamente lo stomaco.
Un briciolo di esitazione dopo, Merlino ribaltò le posizioni, bloccando Artù con il suo corpo sul bordo del tavolo. Con mani frenetiche, cominciò a slacciare i lacci della tunica rossa che Artù stava indossando.
'Sarai la mia morte' Merlino mormorò sulle labbra del re, prima di baciare via la sua risata.


Il rumore di spade, armature, cavalli e le voci dei soldati riempivano il cortile di Camelot, e giungevano fino alle stanza del re, riempite di sole e soffice brusio di voci.
Artù era affacciato alla finestra, con gli occhi fissi sullo spiazzo sottostante; alle sue spalle c'era rumore di oggetti spostati e passi agitati.
'Merlino' chiamò senza voltarsi. I passi si interruppero, per poi riprendere dopo un momento.
'Sire?'
'Merlino, fermati'
Il suo ordine venne palesemente ignorato, e Merlino continuò a muoversi freneticamente per la stanza, spostando cose a caso o ravvivando il fuoco. Quando la sua agitazione cominciò a dargli ai nervi, Artù si voltò di scatto e lo intercettò mentre si slanciava verso una pila di vestiti sul tavolo.
'Merlino!' Gli prese i polsi, allontanandolo dal mucchio e avvicinandolo a sé. 'Merlino, ti vuoi calmare?'
Merlino, ingoiò a vuoto, schiarendosi la gola. Era una cosa che era rimasta radicata in lui, da quando era servitore dell'allora Principe Artù. Merlino sfogava la sua agitazione riassettando, mettendo in ordine, lisciando coperte o piegando tuniche. Una specie di mamma chioccia iperattiva.
'Pensi che qualcuno possa morire di ansia?'
Artù sospirò indulgente, scuotendo mentalmente la testa all'apprensione quasi maniacale del suo mago. Il pensiero di Camlann aveva ossessionato Merlino fin da quando la voce dell'avvicinarsi delle forze avversarie si era sparsa nella corte; la sua ansia era andata via via crescendo, e apparentemente il giorno della partenza lo aveva mandato definitivamente nel panico.
Con un altro sospiro, prese Merlino per le spalle e lo condusse delicatamente verso il letto, facendolo sedere sul bordo. Il tutto mentre l'altro lo fissava con uno sguardo tra l'omicida e il preoccupato a morte.
'Non credo proprio, Merlino.' Fece una pausa e si inginocchiò, posando le mani sulle ginocchia del mago. 'E devi piantarla di di stare così in ansia. Siamo passati attraverso battaglie molto peggiori di questa, ne siamo usciti e tutto è tornato normale. Perché questa volta dovrebbe andare diversamente?' E prima che Merlino potesse rispondere, aggiunse 'Abbiamo l'arma migliore del regno. E sai che Mordred non può niente contro te e la tua magia'
Quella, Merlino sapeva perfettamente, era una bugia enorme. Mordred – e, gli faceva male ammetterlo, Morgana – era potente. Così potente che il suo potere era arrivato fino a Camelot, viaggiando sull'aria come un'aquila, già da giorni prima che il suo esercito si stanziasse a Camlann, e la magia di Merlino aveva cominciato a ringhiare come un cane da guardia a quel contatto.
Artù non ne aveva idea, ed era del tutto privo di senso preoccuparlo per qualcosa che avrebbe dovuto affrontare da solo.
Sforzandosi di apparire tranquillo, Merlino tirò fuori un sorriso tirato, poggiando le mani su quelle grandi e rovinate sulle sue ginocchia. Il freddo dell'anello di Artù gli si accostò al palmo quando questi girò le mani e strinse le sue.
'Gli faremo vedere di cosa siamo fatti. E poi potremo festeggiare a modo nostro!' Artù chiuse la frase con una strizzata d'occhio che fece definitivamente scoppiare a ridere il mago.
'Sei un pervertito!' Ancora ridendo, si alzò e posò un bacio leggero sulle labbra di Artù, passandogli le dita nella barba dorata. 'Fammi trovare la tua armatura. Quel servitore che ti sei trovato è un'incapace.'
Anche il re si alzò da terra, ghignando. 'Sei soltanto geloso!'
Merlino si voltò con la mano sulla maniglia.
'Asino.'


'Implora pietà, Emrys! Non costringermi ad ucciderti e radere Camelot al suolo.' L'odore di sangue riempiva i polmoni di Merlino, inginocchiato sull'erba in mezzo a corpi vestiti di rosso. Di fronte a lui, Mordred si ergeva in tutta la possenza che la sua adolescenza gli permetteva, nella tunica verde dei druidi. 'Lo sai, Emrys, che mi basterebbe una sola parola.'
Con una lentezza mortale, una spada – il drago sull'elsa sembrava fissarlo con malignità – si alzò da terra, ancora macchiata di sangue sul filo, e si fermò a mezz'aria, puntata dritta verso di lui. Gli occhi di Mordred non l'avevano lasciata un attimo.
Merlino provò debolmente a spingerla via, a girarla verso il suo avversario, portando la sua magia al limite, come un cavallo stanco su un ripido sentiero di montagna.
La spada non si mosso di un millimetro.
'Emrys!'
Merlino alzò il viso, fissando gli occhi dorati in quelli folli di Mordred. Con l'ultimo strale di magia che gli rimaneva si fece cadere nel palmo la moneta attaccata ad un laccio che, il giorno prima del suo matrimonio con Gwen, Artù gli aveva legato al polso. La strinse tra le dita, e disse 'Preferirei vedere Camelot in fiamme, che avere una parte nella sua distruzione.' L'oro della moneta si stava quasi fondendo con la sua pelle. 'Fa quello che devi fare, Mordred!'
Negli occhi del ragazzo brillò qualcosa simile al rimorso, al dispiacere, ma durò meno di un secondo: con tutta l'aggressività che aveva in corpo, Mordred puntò un braccio verso di lui e la spada sfrecciò in avanti, mirata precisamente al suo cuore. Merlino chiuse gli occhi, concentrandosi solo sul fresco della moneta nella sua mano, e attaccandosi alla flebile speranza che, morendo, la sua magia si sarebbe liberata come un leone dalla gabbia e sarebbe riuscita ad uccidere il suo nemico, o almeno indebolirlo abbastanza da permettere ad Artù di finirlo.
Artù. Artù sarebbe stato in salvo.
Merlino sarebbe morto, ma Artù si sarebbe salvato.
Il calore improvviso che sentì sul petto lo colse di sorpresa, facendolo tornare repentinamente alla realtà. Sangue ricopriva completamente il fronte della sua tunica blu, bagnandola spietato. Un corpo in armatura si frapponeva tra lui e il tragitto della spada, che Merlino ancora poteva veder spuntare. Lo stesso corpo crollò in ginocchio di fronte a lui.
Gli occhi blu di Artù, appannati dal dolore, incontrarono i suoi, spalancati e lucidamente dorati.
Nonostante volesse con tutte le sue forze, Merlino non riusciva a distogliere lo sguardo, a spostare gli occhi, a guardare in luoghi che non fossero gli occhi del Re, e la magia lo fece al posto suo. Con la voce flebile di chi è stanco e addolorato, gli sussurrò che Excalibur ora era piantata nel cuore di Mordred, e che Artù aveva preso il colpo diretto a lui.
Tremando ferocemente, Merlino alzò le mani sporche di sangue sul viso di Artù. Respirava dolorosamente, a stenti, ma c'era qualcosa che somigliava ad un ghigno a danzare sulle sue labbra.
'Artù..'
'Devo sempre salvarti la pelle, eh, idiota?'
Con un rantolo, il re si lasciò cadere su di lui, abbandonandosi completamente tra le braccia del mago.
'No, Artù, non- tieni gli occhi aperti, guardami, asino! Artù!'
La sua magia cominciò ad agitarsi di nuovo, con gli stessi scatti di un bambino che vede la madre abbandonata pallida al suolo e non sa cosa fare perché si svegli, e dopo un secondo un rumore inquietante e un gemito straziato lo informarono che in un ultimo spasmo aveva strappato la spada dalla schiena del suo re.
'Artù! Artù!' Delicatamente, Merlino posò il corpo tremante sull'erba, accarezzandogli quasi follemente le guance, il viso, la fronte. 'Artù, mi devi guardare, non mi puoi lasciare qui da solo, avanti, idiota!'
'Che servo irrispettoso che sei, Merlino.'
Artù aprì di nuovo gli occhi, cercando di sorridere attraverso i colpi di tosse e il sangue. Ormai, Merlino piangeva liberamente, e le lacrime disegnavano percorsi lucidi sulle sue guance sporche di polvere. Artù alzò una mano, poggiandola sulla guancia scarna del mago, e lo tirò verso di sé fino a far toccare le loro fronti.
'Smettila di piangere.' Il suo respiro sapeva di sangue, e quando una lacrima cadde leggera sulla sua mascella coperta di barba dorata, scivolò via tracciando una piccola scia.
'Non puoi morire, non è il tuo destino.' Merlino non aveva più nemmeno la forza di urlare, o disperarsi, ma continuava a sussurrare ad occhi chiusi, lasciando che il contatto con Artù restasse l'unica cosa a tenerlo legato alla realtà. 'Non è giusto.'
Artù si lasciò scappare una risata tremante, che ben presto si trasformò in un colpo di tosse. 'Me l'hai già detto, stupido. Ma lo sai: io non ti ascolto mai.'
Il mago sentiva il cuore di Artù farsi sempre più debole, sempre più lontano, come se stessero camminando in due direzioni diverse. Posò il pugno sulla cotta di maglia – la stessa che aveva passato serate intere a lucidare fino a farsi venire la nausea – e la aprì, lasciandovi cadere la moneta, dritta su quel battito che pian piano andava affievolendosi.
'Nessun uomo merita le tue lacrime.'
'Tu sicuramente sì.'
La mano guantata di Artù gli sfiorò lo zigomo, portando via le scie umide delle lacrime. Teneva gli occhi appena aperti, e fissava Merlino con uno sguardo nebbioso, quasi spento e sconfitto dal dolore. 'Fammi un favore, Merlino.' Prese un respiro stentato, e riprese 'Dimmi un'altra volta che mi ami.'
Merlino dovette fare uno sforzo enorme per farsi uscire le parole di gola. 'Ti amo, asino reale. E l'ho sempre fatto.' Artù sorrise compiaciuto, poi avvicinò debolmente il volto del moro al suo e poggiò le labbra sulle sue, in un bacio più effimero di una farfalla. L'ultimo di una serie durata una vita intera.
Con una smorfia di dolore, Artù avvicinò la bocca all'orecchio di Merlino e mormorò 'E non smettere mai di farlo. Ti amo anch'io, idiota.'
Quando l'ultima sillaba fu uscita con un sospiro dalle sue labbra, la testa di Artù ricadde sull'erba. Il pallore si impossessò della sua pelle, facendolo sembrare una delle statue dei cavalieri nelle tombe sotto Camelot.
Merlino prese un lungo, enorme sospiro tremante e gli passò una mano delicatamente sugli occhi, chiudendoli.
'Non puoi lasciarlo qui, Emrys.'
La voce aggraziata e dura come la pietra non lo fece sobbalzare, non lo sorprese; la magia, flebile e disperata, gli aveva sussurrato della presenza di Morgana, del fruscio della sua veste rossa sull'erba bagnata di sangue. Quando alzò gli occhi, il suo volto marmoreo accolse il suo sguardo con un'espressione contrita.
'Che vuoi dire?' Lei si inginocchiò accanto al corpo inerme del re, del suo fratello adottivo, sfiorando appena la cotta di maglia con la punta delle dita. La mano di Merlino scattò automaticamente in difesa, e una scintilla spuntò aggressiva tra loro, facendo sussultare Morgana leggermente.
Le stesse dita che avevano sfiorato Artù si chiusero attorno alla mano tesa del mago, stringendola insicure. Con tutto l'odio, il rimorso, e il senso di colpa per quel giorno pieno di veleno, Merlino non trovò nel suo corpo un solo briciolo di forza per allontanare quella mano da sé, anzi voltò il palmo e la cinse con la sua, trattenendo lacrime che nonostante tutto non voleva mostrare a Morgana. 'Dove devo portarlo?'
Senza rispondere, Morgana gli lasciò la mano e si alzò, dirigendosi con sicurezza verso il cadavere di Mordred. Con una freddezza quasi inumana, afferrò Excalibur e la divelse dal ragazzo, e sempre tenendola per la lama la porse a Merlino con un sorriso mesto.
'Seppelliscilo nello stesso luogo dove hai seppellito questa una volta. Portala con te, e seppelliscila con lui, Merlino. Portalo a Avalon, e aspetta.'
Avrebbe voluto chiedere, aspetta cosa? Ma Morgana cominciò ad indietreggiare, stendendo una mano verso di lui. I suoi poteri potevano portarli tutti e tre ad Avalon, al sicuro, e non gli passò nemmeno per un momento per la mente di non fidarsi della strega – aveva tradito, aveva ucciso, ma era sempre Morgana -
Merlino sospirò, assaggiando per l'ultima volta l'aria dolce di Albion, poi pose una mano sul volto freddo di Artù, accarezzandogli la guancia come usava fare di solito.
L'altra mano la abbandonò in quella gelida di Morgana, che intrecciò le sue lunghe dita delicate con le sue. 'Digli di dire addio a Gwen al posto mio.' respirò ad un certo punto, prima che i suoi occhi affusolati da gatta si sciogliessero in oro, e Merlino ebbe appena il tempo di essere confuso prima di accorgersi della figura scura di Lancillotto all'orizzonte, immobile come un albero, a guardare la scena. Il mago inviò la sua magia come un fedele messaggero, a sussurragli in un orecchio di prendersi cura di Gwen e di essere finalmente liberi.
Poi i suoi occhi si tinsero del loro famoso oro, e Merlino si volse di nuovo verso Morgana.
I loro corpi cominciavano a sparire, come fossero fatti di fumo e una sola folata di vento li avesse potuti spazzare via.
Chinandosi con un lampo furbo negli occhi, Morgana gli appoggiò le labbra all'orecchio. 'Abbi sempre fede, Merlino. E ricorda: le anime gemelle non muoiono mai.'
E un respiro di vento dopo, erano spariti.
  
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