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Autore: armony_93    12/03/2010    2 recensioni
Quando la coscienza cominciò ad abbandonarla e il sonno lento si insinuava nel suo respiro, nel suo corpo impregnandone ogni singolo centimetro qualcosa di caldo e uniforme le coprì le spalle seminude e il resto del corpo. L'avevano trovata.
Voci soffocate, sfocate su uno sfondo tamburellante della sua mente, del freddo che le aveva intorpidito gli arti e le aveva provocato violenti brividi sul corpo. Finché qualcuno non la prese in braccio ancora avvolta in quella che doveva essere una calda coperta. Ad occhi chiusi, con il corpo abbandonato al calore rassicurante di quella presenza le lacrime tornarono a riempirle gli occhi senza però scivolarle sulle gote, come dolci segreti di dolore.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Technicolor Phase

Alice si guardò allo specchio aggiustandosi una ciocca bionda dietro l'orecchio. Si sistemò meglio le maniche dell'abito che indossava rimirandosi con semplicità mentre i suoi occhi dolci si perdevano tra lo spazio che divideva il suo corpo da quella piatta superficie.


...Occhi verdi sgargianti, capelli rossi fiammeggianti, pallore innaturale e sorriso dolcemente irrazionale...


Gli occhi chiusi sul mondo e la mente aperta su un unico volto. Quel viso, che affollava le sue notti e agitava il suo animo. Un viso che non sarebbe mai riuscita a dimenticare, nemmeno volendolo. Ma desiderare di dimenticarlo era come desiderare di morire.

Appena uscita nel giardino una folata di vento freddo le sferzò il viso agitando i boccoli biondi.

Quanti anni erano passati? Sette.


'Sei troppo grande Alice, non puoi ancora credere ai sogni che fai! Sei una donna adulta che ha quasi trent'anni ormai.'...


Sbuffò sonoramente mentre quelle parole le risuonavano nella mente prepotenti, quasi urlate dalla voce soave di sua madre, che con preoccupazione temeva che la figlia rischiasse di passare la sua vita da sola. Accarezzò il braccio dove sotto la luce del sole brillava chiara la cicatrice provocata dagli artigli del Grafobrancio.

Una domanda le affiorò spontanea sulle labbra sgorgando bassa e impercettibile, subito rubata dal vento geloso di non poter godere di quella dolce voce.

-Dove sei … Hatta?-


...'Ti dimenticherai di me Alice'...


Sorrise appena mentre sopra di lei il cielo plumbeo brontolava soffiandole contro tutto il vento prepotente e agitandole i capelli. Rimase immobile e sospirando con improvviso dolore si portò la mano sul cuore.

-Come potrei mai dimenticarmi di te?-

Chiese in un sussurro come se il vento insieme a quell'ostilità le avrebbe portato anche la risposta del suo amato. Quando riaprì gli occhi il giardino era diventato più tetro, ma al tempo stesso più tranquillo dato che il vento, placatasi improvvisamente, aveva smesso di agitare i rami degli alberi e di trasportare con ferocia qua e là le foglie ormai secche.

Improvvisamente vide il giardiniere avanzare verso un angolo del giardino e riporvi i suoi attrezzi mentre gettava in un sacco di paglia alcuni rami secchi finché un qualcosa adagiato al suolo malamente in un angolo non attirò la sua attenzione. Era di un colore noto ma imprecisato al tempo stesso. Poggiò una mano sul bordo della scalinata e tirando l'abito su con una mano scese rapidamente le scale saltando l'ultimo gradino.

Si avvicinò a quell'oggetto che assumeva le forme e le fattezze di un cappello. Il fiato le si troncò in gola quando lo prese tra le mani avvertendone la ruvidezza al tatto. Rimase immobile tenendo l'oggetto tra le mani e carezzandone la superficie come se potesse sgretolarsi fra le sue dita da un momento all'altro.

Si riprese bruscamente dal vortice dei propri pensieri quando la voce rozza del giardiniere non le risuonò ad un passo. Voltandosi nella sua direzione non si perse nello sguardo incuriosito dell'uomo, ne scrutò quel viso segnato dalle rughe e dalla fatica, i suoi occhi vedevano cose che quel mondo non sarebbe stato in grado di concepire.

-Mi è volato tra le mani mentre potavo la siepe Signorina. Mi è sembrato così... inappropriato per essere vostro che ho pensato fosse capitato lì chissà per quale sorte. Non credevo che fosse vostro mi...-

L'uomo fu interrotto da un cenno del capo di Alice, che distratta aveva messo a tacere quella voce che fungeva soltanto da ostacolo alla sua mente per scivolare via da quel corpo e finire nuovamente in quel mare di visi e luoghi che il suo cuore amava.


...'Mi spieghi perchè sei sempre o troppo bassa, o troppo alta?'...


Senza badare più all'uomo che era alle sue spalle si diresse rapida verso il giardino che dava sul bosco dal quale poi si accedeva a lungo andare alla villa di Hamish. Corse rapida avvertendo i propri passi sempre più malfermi e insicuri, per via del tremore che le invadeva le membra propagandosi lento per tutto il corpo. Correva rapida stringendo il cappello al petto e con gli occhi lucidi gonfi. Dove andava non lo sapeva nemmeno lei, aveva solo bisogno di correre e cercare un qualcosa che nemmeno lei stessa sapeva cosa fosse. Folle.

A quel pensiero le si strinse la gola mentre una lacrima le rigò il viso scivolando lenta sulla guancia. Inciampò e cadde al suolo mentre il cappello scivolava via dalla sua presa e finiva su una distesa di foglie secche poco distante dalle sue braccia tese. Rimase stesa a terra immobile e le mani aperte si chiusero sulle foglie stringendole, rompendole, sgretolandole.

Una donna adulta, cresciuta, cambiata in sette lunghi anni che continuava con ogni fibra del suo essere a desiderare un unica cosa. Un unica persona.

Rimase stesa al suolo protendendo la mano verso il cappello finché non ne sfiorò nuovamente la stoffa con un sospiro. Non poteva crederci... anni spesi a convincere se stessa che quel mondo era frutto della sua immaginazione e invece ora aveva la prova che provava l'esistenza di tutto ciò che aveva sempre desiderato potesse essere reale.

Strano... in un mondo perfetto.

Non seppe quantificare il tempo che rimase stesa al suolo ma quando trovò la forza per riaprire gli occhi ancora madidi delle lacrime che aveva versato si accorse che il cielo assumeva toni sempre più scuri fino a far calare un velo d'oscurità.

Alzati Alice. Trova il coraggio per alzarti di nuovo.

Ripeteva a se stessa in modo prepotente e insistente, ma la sua mente stanca combatteva contro quella voce interna. Aveva bisogno di smetterla di combattere contro quella vita, quel mondo che non era per lei.


...'Alice! Sei terribilmente in ritardo... Birichina!'...


Quando la coscienza cominciò ad abbandonarla e il sonno lento si insinuava nel suo respiro, nel suo corpo impregnandone ogni singolo centimetro qualcosa di caldo e uniforme le coprì le spalle seminude e il resto del corpo. L'avevano trovata.

Voci soffocate, sfocate su uno sfondo tamburellante della sua mente, del freddo che le aveva intorpidito il corpo e le aveva provocato violenti brividi sul corpo. Finché qualcuno non la prese in braccio ancora avvolta in quella che doveva essere una calda coperta. Ad occhi chiusi, con il corpo abbandonato al calore rassicurante di quella presenza le lacrime tornarono a riempirle gli occhi senza però scivolarle sulle gote, come dolci segreti di dolore.

Un odore improvviso di zucchero filato e tè le invase le narici facendola sussultare leggermente.

-...cosa hai intenzione di fare? Portarla nel SottoMondo contro la sua volontà?-

Una voce agitata famigliare e scattante, sfocata ma comunque riconoscibile fra mille. Il Bianconiglio.

-...sei sicuro sia l'Alice giusta? Io me la ricordavo diversa! Ti stai sbagliando è quella sbagliata!-

Una nuova voce acuta e fastidiosa le entrò nell'orecchio mentre sentiva un'aria gelida sferzarle il viso nonostante il calore di quel corpo che la trasportava passo dopo passo verso la sua vera vita.

Ma quella voce seppur ovattata dallo stordimento era anch'essa riconoscibilissima. Il Ghiro.

-O suvvia, fidiamoci... per una volta sono d'accordo con lui: anche secondo me questa è Alice. Piuttosto tu, se ti è d'impaccio il cappello sai che posso sempre pensarci io a tenertelo!-

La voce allusiva e persuasiva dello Stregatto divenne improvvisamente nitida ferendole le orecchie seguita dall'esplosione di mille altri rumori: lo scricchiolio delle foglie sotto i passi, lo sfregare delle vesti, il canto di qualche gufo nella notte, il canto del vento tra i rami degli alberi quasi spogli.

Una voce poi sovrastò le altre preoccupata e debole mentre gli occhi di Alice si aprivano nel buio della sera tarda più e più volte sentendo il corpo muoversi fra quella presa salda e forte.

-Silenzio... si sta svegliando.-

Alice ebbe un sussulto e il suo corpo reagì con un movimento scattante che fece sobbalzare anche il corpo di colui che la teneva tra le braccia. Alice era troppo scossa per poter aspettare: quella voce.

L'ultima tra tutte era la sua bellissima, grintosa, gioiosa, folle voce.

I suoi piedi toccarono terra e due braccia la sorreggevano per le spalle.

La prima cosa che vide quando riuscì ad abituarsi alla semi-oscurità furono due occhi di un verde elettrico meravigliosi puntati nei suoi, il pallore innaturale del viso rifletteva la pallida torcia tenuta a qualche passo da loro da uno dei componenti del quartetto che le era intorno. Poi dagli occhi passò ai capelli ricci di un arancione vivido e forte. Sentì le lacrime riempirle gli occhi che ormai bruciavano di doloroso piacere e sollevò una mano carezzando la guancia di quel Matto d'un Cappellaio.

Quest'ultimo le sorrise e nel suo sguardo folle Alice poté giurare di scorgere la lucidità dovuta a delle lacrime.

-Ciao... Alice.-

La ragazza sorrise e le prime lacrime brillarono alla luce flebile. Il Cappellaio con un'espressione improvvisamente corrucciata si impegnò ad asciugarle con i pollici carezzandole il viso con le mani. Poi il sorriso soddisfatto sopraggiunse sulle labbra dell'uomo, rapidamente cancellato come poco prima da un'espressione turbata quando nuove lacrime di gioia presero il posto di quelle che aveva appena provveduto ad asciugare.

-Ciao mio Cappellaio.-

Mormorò lei ridendo dell'espressione di lui. Hatta la fissò e con gli occhi grandi, grandi per la gioia cristallina le disse iniziando a ridere.

-Non ti sei dimenticata!-

Alice rise divertita e gli cinse il collo affondando il viso nel petto di lui e singhiozzando per colpa delle lacrime di gioia che ora le opprimevano il petto obbligandola a singhiozzare.

-No, no. Te lo avevo detto, non mi sarei mai potuta dimenticare di te.-

L'uomo le sorrise sincero e spontaneo abbracciandola e stringendola a se con forza. Quanto le era mancata quella strana ragazza, così dolce, piccola... la sua piccola Alice.

-Sei cambiata, ma ti avrei riconosciuta in qualsiasi caso. Tu sei Alice...-

La ragazza ebbe l'impressione che Hatta fosse sul punto di aggiungere qualcos'altro quando lo vide richiudere la bocca e distogliere lo sguardo pensoso. Espressione che le strappò un sorriso, non gli si addiceva poi molto quell'espressione, per questo la trovò davvero buffa ma anche molto dolce.

-Alice! Siamo tornati a prenderti perchè Hatta stava dando di matto!-

Esordì lo Stregatto per poi ridere divertito da quella sorta di pessima battuta mentre fluttuava allegramente sospeso sopra le teste dei due, lo sguardo però concentrato su un unico oggetto adagiato sul capo del Cappellaio Matto che gli lanciò un'occhiataccia stringendo più Alice a se per poi scuotere la testa e sorridere in direzione della ragazza rassicurante seppur folle.

-Mi sei mancata Alice, SottoMondo non è più lo stesso senza di te. Avevo bisogno di vederti.-

Le disse semplicemente lui sorridente e spensierato come un bambino mentre le carezzava una guancia e si chinava su di lei posandole un bacio sulla fronte fredda. Alice lo scrutò mentre battibeccava con lo Stregatto intervenuto nuovamente facendo allusioni sul suo cappello.

Hatta rise istericamente e soltanto quando avvertì la mano di Alice sfiorargli un braccio si voltò nuovamente verso di lei. La ragazza sfruttò l'attimo e si avvicinò delicatamente al viso di lui posandovi un bacio dolce sulle labbra fragola del Cappellaio che con un sussulto rimase interdetto.

Gli prese una mano e intrecciò le loro dita senza attendere la sua reazione. Si sistemò meglio quella che verificò essere una coperta dai colori caldi sulle spalle e si rivolse allo Stregatto con un sorriso.

-Andiamo... voglio tornare a casa.-

Hatta la fissò intensamente, tanto che quasi temette di essersi improvvisamente rinsanito e con decisione e il suo solito sorriso ricambiò la stretta sulla sua mano e la obbligò a voltarsi verso di lui.

-Casa... SottoMondo?-

Alice lanciò uno sguardo indietro verso i bagliori di una villa lontana.

Avvertì la presa calda sulla sua mano e voltandosi verso Hatta gli sorrise dolcemente.

-Si.-

Il Cappellaio fu percorso da un tremito e gli occhi divennero grandi e speranzosi come quelli di un bambino mentre le sue labbra si incurvavano in un sorriso sghembo mormorandole ad un soffio dal viso.

-Per sempre?-

Alice allora poggiò la sua fronte contro quella dell'unico uomo che sarebbe mai riuscita davvero ad amare e socchiusi gli occhi, con un magico sorriso sulle labbra mormorò poggiando una mano dietro al suo collo per tenerlo stretto a se.

-Si, per sempre.-

I loro respiri si fusero in un attimo e Alice realizzò che le stesse emozioni che aveva provato il giorno che aveva sconfitto la Regina Rossa, le si ripresentavano identiche o forse più forti. Il desiderio di quelle labbra, di sentirsi sua e di perdersi nella follia di quel sentimento senza capo ne coda con quel matto d'un Cappellaio che la completava. Ma ora non si sarebbe fermata, era cresciuta, aveva compreso cosa volesse dire stargli lontana troppo a lungo, aveva compreso di cosa aveva bisogno... e soprattutto di quanto significasse Hatta per lei.

In breve avvertì le labbra del Cappellaio sfiorare per la seconda volta le sue, anche se la prima volta era stata lei a volerlo, lente, dolci e zuccherine si offrivano leggermente disorientate, timide alle sue.

Sorridendo si impossessò di quelle labbra e approfondì quel semplice bacio sentendosi finalmente felice. Quando si separò da Hatta con un sorriso e un'espressione serena si stava già dirigendo al seguito dello Stregatto e del Bianconiglio verso il passaggio che l'avrebbe condotta nel SottoMondo. Passaggio che avrebbe utilizzato per l'ultima volta.

-...la mia Alice.-

Sentì sussurrare da Hatta mentre si calavano nella tana del Bianconiglio.









Fine.

  
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