Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Luine    14/03/2010    4 recensioni
Che fine hanno fatto le ostrichette? Perché la Regina Bianca è così sbroccata? Perché Stein sta con quella Rossa? Perché il Brucaliffo è tornato bruco? Come mai il Cappellaio Matto è così poco matto? E gli Umpa Lumpa che c'entrano? Una parodia demenziale che, spero, vi diverta più del film che ha deluso un'accanita fan di Alice della Disney.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve!

Un piccolo appunto prima di cominciare: questa parodia contiene fortissimi SPOILER del film, per cui, nel caso non l'avessi visto e volessi vederlo, consiglio di rimandare a dopo la lettura di questa fanfiction, così da non rovinare le sorprese. ^^

Lettore avvisato... mezzo salvato!



Capitolo 1.

Cosa non fa una collana


Eh, sì, miei giovani spettatori... con l'avvento del 3D, anche Alice doveva farsi vedere in quello stato. Vi siete messi i vostri occhialini? No?

Come dite? Ah, forse avete ragione: una fanfiction non può essere in 3D... accontentiamo di due dimensioni, allora; tanto, la profondità non conta qui.

Partiamo con l'idilliaca scena, un cielo notturno senza stelle, forse un po' nebbioso. Lì per lì non vi dice molto, ma... attenzione bene: in dorato, con un carattere diverso per non essere accusato di plagio, Tim Burton decide – o chi per lui – di far apparire magicamente il titolo della storia. Non è Harry Potter. È Alice in Wonderland.

Allontaniamoci, sì, per entrare in una bella casa inglese che trasuda ricchezza. Dentro l'unica stanza che possiamo intravedere, c'è un gruppo di uomini che discute di affari di importanza tale da giustificare l'ora. L'unico in piedi snocciola frasi fatte del tipo: “Ehi, ma... su Zephiro volere è potere.”

“E chi l'ha detto?” domanda uno degli uomini, impressionato da tanta saggezza e follia.

“Beh, l'hanno detto le Clamp.” risponde sicuro quello in piedi che, per nostra comodità, chiameremo papà.

Al suono “Clamp”, una bambina – la trasposizione albina di quella di The Ring – fa capolino sulla porta rimasta aperta e papà si gira, scocciato: stava per incastrare quei vecchi con le sue idee folli e fallim... vincenti e lei rovina tutto, cacchio!

“Alice... hai di nuovo mangiato i peperoni, stasera?” sospira, in tono di sopportazione.

“Sì.” ammette la piccola, a malincuore. Papà guarda il gruppetto di uomini spaparanzati sul divano che ruotano la testa alternativamente da lui alla piccola senza dire una parola.

“Eh va bene... signori...” si gira di nuovo. “Vogliate scusarmi, devo prendere a cinghiate mia figlia.”

E così dicendo, la porta in camera sua, cercando di trattenere le imprecazioni e di non maledire il giorno in cui lui e sua moglie avevano deciso di concepire quella visionaria. La porta a letto e, dato che è un film per bambini, non ci verrà mostrata la parte delle cinghiate.

“Papà, ho fatto di nuovo quel sogno.” si costringe a raccontare la piccola, dolorante.

Lui annuisce. “Eh, i peperoni sono pesanti, Alice, è chiaro che poi ti vengono gli incubi...” gli occhi della bambina si riempiono di lacrime. Il tempo scorre in fretta e, se papà non si sbriga, le sue idee fallim... vincenti potrebbero non venire mai alla luce. “E che avresti sognato?”

“Ho sognato un bruco blu, un gatto che sorride, una porta che parla, le ostrichette, Pinco Panco e Panco Pinco.”

“No, eh. La porta che parla non c'è e manco le ostrichette.” la corregge lui. “E sinceramente... non dovresti nominare neanche Pinco Panco e Panco Pinco.”

“Ah, scusa...” risponde la bimba. Ma poi si fa pensosa. “Ma no, papà. C'erano! Le ostrichette, intendo. Fanno colazione col tricheco e il carpentiere! Cioè... più che altro è il tricheco che fa colazione con loro... e poi il carpentiere ammazza il tricheco e poi... oh, povere ostrichette!” sospira, sconsolata.

“No, Alice. Tu hai guardato il cartone della Disney. Qui non c'entra niente...”

“E la marmellata nell'orologio del Bianconiglio?” Alice si fa sempre più dubbiosa, il cuore le martella furioso nel petto. È preoccupata, la bambina: possibile che tutto quello che ha sognato, in realtà, Tim Burton non lo abbia mai preso in considerazione, si sia limitato a copiare solo qualche cosa e a rovinare il resto?

“Dimenticatelo, per favore.”

E la piccola annuisce, ma poi le viene il dubbio amletico: “Papà... sono pazza?”

“Oh, sì, tesoro.”

Alice trattiene il respiro. “E mi manderanno in manicomio?”

“Ma no!” le posa una mano sulla spalla, come farebbe un padre amorevole che non sta facendo aspettare degli ospiti che, probabilmente, si sono addormentati sulle poltrone del salotto. “Adesso ascoltami, perché questa frase ti sarà molto utile quando sarai grande ed incontrerai il Cappellaio Matto.” Alice annuisce vigorosamente, decisa più che mai a stare attenta perché, avendolo sognato, sa che Johnny Depp è un gran pezzo di gnocco, pure così truccato, per cui vuole fare bella figura: “Tu sei pazza, ma non ti preoccupare, i più folli sono anche più fighi. Vedi Jack Sparrow...”

“Ma papà... Jack Sparrow è diversamente pazzo.” protesta Alice. “Cioè... lo è... ma non lo è.”

“Appunto.” suo padre, dopo averle dato un pizzicotto, torna in salotto, forse. Ma tanto noi ce ne freghiamo, perché passano allegramente, in un batter d'occhio, ben tredici anni.

Adesso Alice ne ha venti, ma questo lo scopriremo dopo e per ovvi motivi che non sto a svelarvi, perché vi farei degli spoiler clamorosi, anche se, ammetto, non è che mi stia contenendo più di tanto...

Una carrozza sta attraversando una bella stradina contornata di verde. Dentro, comunque, ci sono un'Alice adolescente e sua nonna che, più in là, scopriremo essere sua madre. La donna la molesta perché, senza preavviso, le alza la gonna.

“Ah, ma sei pure senza calze, sporcacciona!” la rimprovera.

“Le calze pungono.” protesta Alice.

“E non hai neanche il corsetto, scommetto!”

“Le dame di Londra avranno imparato a non respirare!” risponde la ragazza, in tono sofferente, trattenendo il respiro e allungandosi, come se qualcuno le stesse allacciando per davvero un corsetto dietro la schiena.

“Tesoro...” sua madre si fa titubante, di fronte a questa rivelazione. Dopotutto, lei respira benissimo e il corsetto lo indossa. “questa battuta... mi sa che non è tua.”

“Ehi, ma...” Alice tira fuori dal vestito un copione e lo sfoglia con interesse. “Mmm... una donna seppure in miniatura... poca corda e caduta sorda... eccolo! Elizabeth S... ah, no... hai ragione.” delusa, Alice butta il copione fuori dalla carrozza. “Ma anche in quel film c'era Johnny Depp!”

“Sì, ma questo è un altro... si chiama Alice in Wonderland.” le ricorda la signora attempata.

Alice sbuffa: il problema del corsetto rimane, che lei sia Alice o Elizabeth Swann. Pensa... pensa... pensa, ma poi smette perché poi il film non può durare più di un'ora e mezza. Allora alza le spalle incurante, per farci vedere che lei è una ribelle, una figa, proprio come il paparino ormai morto.

“Carla Bruni può andare alle cene di stato senza reggiseno? Io vado ai tè pomeridiani delle vecchie megere senza corsetto!”

“Sì, ma lei è la prima donna di Francia.” le ricorda la madre, in tono di sopportazione. “Tu sei una sfigatella qualunque che vuole solo provarci con Johnny Depp. Ah, mi ricordi tanto quel vecchio scemo di tuo padre!”

“Anche lui voleva andare con Johnny Depp?!” esclama Alice, indignata.

“Ma no! Tuo papà si è dato all'alcool perché quella sera non ha potuto concludere quel vecchio affare ed è morto di cirrosi. Ora io sono costretta a fare certi servizi al marito della Megera, così che ci possa mantenere la bella vita e le tue uscite serali!”

“Ma... perché mi dici tutto questo?”

“Così gli spettatori sanno che tuo padre è morto e che hai il passato tragico.”

“Ah...”

Il viaggio potrebbe proseguire tranquillo, ma poi, senza un motivo apparente, l'espressione sul volto della madre si addolcisce e le regala la sua collana. In realtà, fa parte di un piano diabolico e molto ben studiato da moltissime dame che non sopportano il corsetto: se portano una collana, gli ospiti non vedranno che manca qualcos'altro.

Infatti, non appena arrivano, la Megera ed il marito li stanno aspettando in cima alle scale della loro immensa villa e non si accorgono di nulla. Zero. Nada.

“Sei in ritardo, Cenerentola!” esclama, inviperita.

“Sì, scusa, si è bucato il cavallo e non avevamo quello di scorta.” butta lì la madre di Alice, sperando che se la beva. Peccato che la Megera non sia un cane e, si sa, i cani si bevono tutto.

“Ehi, ma io che c'entro?” un cavallo, sbucato dal nulla, guarda l'autrice in modo minaccioso e l'autrice fa finta di non capire che ci si rivolga a lei. “Io non ci sono adesso e quella battuta è mia!”

L'autrice vorrebbe cancellare ciò che ha scritto, ma è troppo pigra, per cui sorvolerà la questione.

“Aspettavano tutti voi.” continua la Megera, senza dare segno di voler ascoltare le scuse propinatele dalla vedova. “E tu...” guarda Alice. “Odiosa ragazzina, vipera che mi hai rubato il mio bambino, vai, che ti aspetta per il ballo, maledetta te.”

Alice cerca di non dare a vedere che lei, questo povero ragazzo, non lo vuole manco vedere in fotografia, quindi parte alla ricerca di Amish; la Megera la segue, ma suo marito e la vedova rimangono indietro, per chiacchierare un po' sui bei vecchi tempi andati:

“Grazie, eh, per aver rilevato la compagnia di quello sfigato di mio marito.”

“Figurati...” risponde lui. “Ma non l'avevi già fatto?”

“Sì, beh... e gli spettatori? Ogni tanto si deve pur pensare a loro.” soddisfatta, alza i pugni in segno di vittoria.

“Che c'è?”

“Questa battuta l'ho detta già due volte nel giro di poche righe.”

“E' ritrita, eh...” le fa notare lui.

“Che palle.” sbotta la donna, spazientita. “Non c'è niente di originale, da queste parti?”

“Ormai è difficile. Tutti quanti fanno di queste parodie...” sospira anche lui, sconsolato, mentre l'autrice alza un indice e comincia a disegnare cerchi per aria, con fare innocente. “Comunque...” in un attimo si ringalluzzisce, anche perché Tim Burton – e io con lui – ha bisogno di toglierselo dalle scatole. “Che ne dici se... tra un quarto d'ora ci vediamo nella dependance?”

“Ok,” finalmente un sorriso si fa largo sul volto di quell'austera vedova. “tanto la nostra presenza è superflua, in questo film!”

E, mentre loro aspettano il famoso quarto d'ora accademico, noi ci spostiamo in pista, dove Alice col suo amico Amish sta facendo la danza degli scambi di coppia. Fa di tutto per non guardarlo, anche perché è bruttino, povero cicciolo: capelli rossi, una vecchia divisa di seconda mano... deve essere un Weasley!

“Che c'è, Alice? Non ti piace ballare?” chiede, in tono strascicato e incurante, tipico del ragazzo inglese di buona famiglia.

“Ehm... pensavo...” risponde lei, leggermente in imbarazzo. “E se tutti fossero in mutande?”

“Ah... ah... ah...” si gratta sotto l'ascella, pensando di dover ridere. “che pensiero idiota.”

“Non mi offendo giusto perché sono considerata pazza da tutti! Hai visto mia madre?” si guarda intorno e, nell'osservare uno che, misteriosamente, somiglia a Johnny Depp, va a sbattere contro qualcuno.

“Stai attenta!” la ammonisce Amish, tirandola via dalla pista. “No, ma non importa.”

“L'hai visto?” grida, isterica, saltellando da una parte all'altra. “Johnny, Cappellaio, Willy Wonca, Edward Mani di Forbice, Sweeney, Jack! Dove sei?!”

“E smettila di fare l'invasata!” Amish la tira via, in modo che gli sguardi non siano puntati su di loro, perché lui è un tipo per bene e lei è taaaanto strana. “E comunque no: non è ancora arrivato il suo momento.”

Alice, alla rivelazione, smette di saltellare come una scema e di nominare i nomi di tutti i personaggi interpretati da Johnny, gli mostra un'espressione dispiaciuta e lui, ancora più mortificato, si fa balenare un'idea in mente. “Va beh, dai... allora, per ingannare il tempo, ti aspetto al gazebo tra dieci minuti, va bene?”

La ragazza, che non ha chiaramente capito niente, annuisce senza convinzione, ancora delusa per la mancanza di Johnny. Per esigenze di trama, comunque, si gira e trova alle sue spalle la trasposizione alta, magra e femminile di Pinco Panco e Panco Pinco anche se lei ancora non l'ha capito. Come se non li sognasse tutte le notti.

“Eh, no, eh... Pinco Panco e Panco Pinco nel film non li nomina proprio! Anzi, pare che abbia visto il film muto di Alice nel Paese delle Meraviglie!” esclama papà. L'autrice lo guarda, gli dice che dovrebbe essere morto di cirrosi e così lo caccia via con un colpo di inchiostro simpatico.

“Ehi, ma... lo vuoi sapere un segreto?” domanda una delle gemelle.

“Sì, un segreto segretissimo!” l'altra pensa a rafforzare il concetto.

“Se è sapere che voi due fate i video porno e li mettete su Youtube, sappiate che li ho già visti.” risponde Alice, fiera di sé, mentre i loro volti si allungano in una smorfia sconcertata. “Ma dato che io sono una volpe e so che non è questo il segreto... ditemelo o io mostro il link a vostra madre. E io tifo Napoli. Tiè.” fa le corna e comincia a saltellare tutta allegra per essere riuscita a spuntarla ancora una volta.

“Ok, tanto te lo dobbiamo dire, se no tua sorella quando arriva?!” esclama una delle due, tanto fa lo stesso.

Alice è stupefatta. “Ho una sorella?”

“Come no! Si chiama Margaret ed è anche più bella di te.” rispondono in coro, ma facendola breve perché se no il film non finisce più. “Comunque ascolta: Amish che, per la cronaca, è nostro fratello, ti vuole chiedere di sposarlo e lo farà tra dieci minuti nel gazebo.”

“Oh, arcipuffolina.” Alice pensa di scappare, ma dietro di lei c'è la bellissima Margaret che, aspettandosi da lei qualcosa del genere, la ferma.

“Eh, no, carina!” esclama, inviperita, con le braccia conserte e il dito che picchietta contro il braccio. “Non ti lascerò scappare: non voglio essere completamente inutile, in questo film!”

“Ma se in Alice nel Paese delle Meraviglie manco esistevi!” le ricorda Alice.

“Embè? Magari qualcuno mi nota e mi prenderà per fare Margaret nel Paese delle Cornute. Comunque...” afferra la sorella e cominciano a camminare.

“Dove andiamo?”

“Pascoliamo... e, nel frattempo, ti faccio fare un po' di strada così poi puoi incontrare la Megera.” le spiega la sorella e Alice se lo appunta in un blocchetto: ha studiato il copione sbagliato. “Comunque, lasciando perdere... sposa Amish, è di buona famiglia, ti può mantenere, mamma può continuare la sua bella vita e non occuparsi di te, che sei veramente una parassita buona a nulla.”

“Ma io non voglio finire come te.”

“Me?” la sorella cerca di nascondere nel cappellino le lunghe corna che si ritrova. “Io sono felicissima con Lowell. Noi due lo facciamo anche tre volte al giorno, quando non ha mal di testa... capito? Ma non parliamo di me... non vorrai diventare come la zia, quella vecchia zitella che aspetta che venga il principe azzurro a darle il bacio per farla diventare Sofia Loren...” scuote il capo in un gesto eloquente che deve far capire ad Alice che deve accettare la proposta di matrimonio e sparisce dallo schermo: il suo compito si è esaurito. Alice cerca di elucubrare. Guarda la zia seduta da sola ad un tavolino insieme al suo spasimante invisibile e cerca di non pensare a se stessa nelle stesse condizioni, ma ci riesce, anche perché arriva la Megera e la porta nel roseto.

“Le volevo rosse, queste maledette, e la vernice... se non fosse strano le dipingerei, come la Regina di Cuori.”

Alice non capisce.

“Ah, lascia perdere... piuttosto” e la guarda con fare indagatore. “Devo parlarti di Amish. Ha problemi di flatulenza, la sera, se non mangia leggero...”

Ma Alice non la ascolta: un coniglio nel roseto la distoglie dai problemi intestinali del povero Amish e allora, dato che i colori sono magiciiii, gli corre dietro, solo per fermarsi di fronte ad una scena che le farà capire il perché sua sorella ha due corna lunghe come l'Empire State Building: Lowell, suo marito, pensa bene di ficcare la lingua in bocca ad altre signore.

“Ehi, ma che fai?” chiede Alice, perché è una volpe.

“Ma niente... sai, quella era una mia amica...” risponde lui, mentre la signora di cui sopra scappa via, fingendo imbarazzo.

“Siete molto intimi...” risponde Alice sarcastica.

“Eh, sì... siamo cresciuti insieme.” ma poi, a scanso di equivoci, perché Alice lo guarda con sospetto, si affretta da aggiungere: “Guarda che io voglio bene a Margaret... solo che ha sempre mal di testa... cosa deve fare un pover'uomo, per avere ciò che Madre Natura gli chiede di prendere?”

“Strano...” mormora Alice, facendosi improvvisamente pensierosa. “Ha detto la stessa cosa di te...”

“Ah, ma sei qui!” Lowell ne approfitta per scomparire, mentre Amish si presenta alle spalle della paladina. “I dieci minuti sono passati!” le fa vedere un cipollotto da cui gronda marmellata, ma lei non ci fa caso. Così, in un cambio di scena epico, i due si ritrovano nel il gazebo, sotto lo sguardo – che noi non vediamo – di tutti gli invitati alla festa di fidanzamento a sorpresa di Alice.

Amish fa il suo breve discorsetto, mentre un pittore riprende la scena. Alice, allora, si volta verso la platea.

“Oh, Romeo, Romeo...”

“Alice!” grida qualcuno da fondo giardino. “Hai sbagliato copione!”

Alice batte un piede per terra, imprecando. Guarda la sala, in cerca di un suggeritore, ma poi nota il Bianconiglio che le mostra l'ora e le dice qualcosa col labiale. Eccolo lì, il suo suggeritore! Cerca di capire che voglia dire, ma alla fine, capisce di dover avere un corso accelerato sul film che sta andando a recitare. “Ok, mi aspettate una decina di minuti che poi torno con la risposta?” si volta ancora, ma il suggeritore è sparito. Per questo corre alla sua disperata ricerca. Corre... corre... corre... e si ritrova ai piedi di un albero. Come è giusto che sia, come ha già fatto Alice della Disney, si ficca lì dentro. E comincia a precipitare.

  
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