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Autore: Secret Whispers    15/03/2010    1 recensioni
Questa fanfiction è la prima classificata del contest Inversione di Ruoli organizzato dal Secret Whispers GDR Forum.
“Lei è il primo che fa una cosa del genere con me" gli soffiò nell’orecchio, per poi scendere a leccargli la pelle del collo, mentre Edmond ansimava e sentiva il cuore esplodergli nel petto "è la persona più eccitante che io abbia mai conosciuto, in tanti secoli…"
In un lampo, quei canini innaturalmente affilati gli penetrarono nella carne, strappandogli un grido roco di dolore e passione.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La fiction che segue è la prima classificata del contest “Inversione di Ruoli” indetto dal Secret Whispers nel mese di Febbraio 2010.
L'autrice, Lady Nerissa, ha acconsentito che la sua opera fosse esposta su questa pagina.
 

Titolo: Take a Bow

Autore: Lady Nerissa

Fandom: role Edmond Montecristo x Setsuna Mudo (Edmond da “Gankutsuou” e Setsuna da “Angel Sanctuary”)

Personaggi: Setsuna Mudo x Edmond Montecristo

Avvertimenti: sangue e morsi vampirici

Genere: shonen ai, soprannaturale


Breve introduzione: può un noioso incarico di lavoro trasformasi nel punto di volta nella vita di un giornalista? Edmond non lo crede, ma ci sono molte cose alle quali dovrà cominciare a credere…

 

 

 

Corrupt

You're corrupt

Bring corruption to all that you touch

Hold

You behold

And beholden for all that you've done

And spin

Cast a spell

Cast a spell on the country you run

And risk

You will risk

You will risk all their lives and their souls

 

And burn

You will burn

You will burn in hell, yeah you'll burn in hell

You'll burn in hell

Yeah you'll burn in hell

For your sins

 

And our freedom's consuming itself

What we've become

It's contrary to what we want

Take a bow

Muse – Take a Bow

 

 

“Toh”

Nikolas gli sventagliò davanti agli occhi un biglietto in candida carta di riso come se fosse un trofeo.

Si limitò ad alzare gli occhi da sopra la montatura in acciaio degli occhiali, spostando la sigaretta a lato della bocca con un movimento placido delle labbra.

“E che sarebbe?”

Con un sospiro di rassegnazione, il caporedattore gli lanciò il biglietto sulla scrivania, scompigliandogli le centinaia di post it appiccicati sul piano del tavolo.

“Cazzo, ma non servi proprio a niente tu, vero?”

“Modera il linguaggio, per favore – biascicò rauco, mentre spegneva la sigaretta sul bracciolo della sedia girevole sulla quale stava seduto, che a giudicare dai segni di bruciature ne aveva viste di cotte e di crude – sai che non sopporto il turpiloquio”

“Ah, voi imbrattacarte e la vostra puzza sotto il naso da Enciclopedia Britannica – Nikolas si mise a sedere sulla scrivania, spostando fogli, penne e post it per il puro gusto di irritare il giornalista – se non fossi il mio miglior elemento ti avrei già sbattuto fuori a calci in culo…”

“Vuoi dire l’unico che sia disposto a fare così tanto per così poco – prese tra il pollice e l’indice il biglietto che Nikolas gli aveva lanciato, osservandolo come se fosse la prima volta che ne vedeva uno – quand’è che me li paghi, poi, gli straordinari della stagione lirica del 2004?”

“Bah! Cazzate! – avvertendo il pericolo, il caporedattore scattò dalla scrivania, incamminandosi verso il suo ufficio con un sorrisetto tirato – Quello è l’invito per il debutto di quel pianista di cui si fa un gran parlare di recente…ti ho organizzato un’intervista con lui, dopo lo spettacolo…la solita roba, ‘un talento simile non s’era mai visto dai tempi di Mozart e blah blah blah’…insomma, usa la tua magia…”

“Vedremo…”

“E per amor di Dio, vacci piano…”

“Come ho già detto: vedremo…”

Edmond si appoggiò meglio allo schienale della sedia, accavallando le gambe sulla scrivania e aggiustandosi la coda di cavallo, mentre fissava il biglietto, assorto.

Che rottura di…

…scatole.

Era vero, nell’ambiente della musica, che il suo giornale amava tanto incensare, il debutto di quel pianista era guardato con trepidazione da molti. Un giovanotto brillante, a quel che si diceva, anche se Edmond non aveva mai avuto occasione di ascoltarlo, che si era fatto strada nei vari teatri d’Europa con una nonchalance e una bravura che lo avevano reso la notizia della settimana.

Ovviamente, come giornalista di punta della sezione artistica del giornale, era compito preciso di Edmond sfatare questo mito o riconoscerne i meriti con moderata approvazione, a seconda di quanto questo giovane avesse soddisfatto i suoi standard.

I quali, detto per inciso, erano molto alti.

Conosciuto nell’ambiente come un vero e proprio tagliagole, Edmond Montecristo era considerato dai più come uno stimato conoscitore di tutto ciò che è bello, dai quadri alle opere liriche, dai film ai concerti. Aveva fatto cadere più di una testa, coi suoi articoli pungenti e magistralmente elaborati, senza prestare attenzione ad altre opinioni se non alla sua, che riteneva di certo la migliore a consigliarlo. Il suo amore per l’Arte, in ogni sua forma, lo aveva portato a farsi più nemici di quanto un uomo del suo zelo dovrebbe avere, ma la cosa, lungi dall’irritarlo, lo conviveva sempre più della bontà del suo lavoro, e della crudeltà della sua penna. In pochi potevano vantarsi di mettere al primo posto l’onestà intellettuale, rispetto alla vuota adulazione per i potenti. La nobiltà del suo lavoro era l’unica cosa che davvero lo rendeva felice, e quindi avrebbe continuato a mietere vittime con moderazione, certo, ma ferocemente, e al diavolo il resto.

E, basandosi su quel poco che sapeva sul tizio, la sua penna avrebbe ferito un bel po’, questa volta.

Tanto per cominciare, non aveva trovato una singola foto del pianista in questione, cosa che aveva appreso essere dovuta ad un capriccio dello stesso artista, contrario a farsi fotografare in qualunque circostanza. La cosa lo aveva irritato oltre ogni misura, non solo perché aveva perso del tempo in archivio a scartabellare documenti per un’ora buona, ma anche perché simili grilli in un artista emergente erano segno di grande superbia, la maggior parte delle volte nemmeno giustificata da un talento del suo pari.

E poi, perché un concerto su invito? Sicuramente, sarebbe stato circondato da scribacchini prezzolati, melomani facili agli entusiasmi e anziane signore libidinose, tutti lì raccolti per assistere, senza in realtà capirci qualcosa, alla colorita messa in scena della novità artistica della settimana, finchè non avessero trovato di meglio da fare, e la notorietà del giovane si sarebbe spenta come una candela.

Sospirò.

Beh, almeno di una cosa era certo, mentre si alzava dalla scrivania e chiamava un taxi per andare all’auditorium:

Non ci sarebbero state sorprese, per lui, quella sera.

Nella tasca interna della giacca, il biglietto premeva sul suo cuore, il nome del pianista inciso sulla carta a lettere dorate.

Setsuna Mudo.

 

Arrivò all’auditorium in un elegante ritardo (agevolato dall’ingorgo spaventoso a causa della pioggia battente), per cui non ebbe modo di esaminare il pubblico con la dovuta attenzione. Ma dal cicaleggio che serpeggiava nella sala come una marea, era abbastanza sicuro di non essersi sbagliato. Il garrulo chiocciare di anziane signore impellicciate lasciava presagire che più tardi, dietro le quinte, ci sarebbe stata una ressa non indifferente di ammiratrici entusiaste ad acclamare il pianista…e, ovviamente, Edmond avrebbe dovuto farsi strada a gomitate per riuscire a strappargli l’intervista, cosa che non aveva né voglia né tempo di fare.

Sospirò. Brutta cosa, aver bisogno di uno stipendio per campare. Avesse potuto, avrebbe mollato tutto e tante grazie…

Le luci si abbassarono intorno a lui, mentre il brusio andava affievolendosi piano piano. Edmond estrasse dalla borsa il registratore portatile, per annotare le sue impressioni sull’esecuzione. Il povero ragazzo capitava male, quella sera…tra la pioggia, la stizza e la folla di vecchie ninfomani, Edmond era nella giusta disposizione d’animo per le peggiori stroncature. Non si sarebbe lasciato sfuggire la benché minima sbavatura, anche solo se il pianista avesse indossato i calzini sbagliati, gli avrebbe distrutto la carriera sul nascere, e allora avrebbe volentieri pagato per farsi fotografato, quel presuntuoso piccolo…

Uno scroscio di applausi accolse Setsuna Mudo mentre saliva sul palco.

Per un istante, Edmond perse il filo dei suoi pensieri collerici.

Buon Dio…

Era…

Gli mancarono le parole, per la prima volta in anni e anni di professione.

Quali parole potevano descrivere tanta grazia, tanta maestà, tanta eterea bellezza? La figura slanciata del giovane si stagliava sul palco come un’apparizione angelica, i capelli di un biondo così particolare da non poter trovare paragone in niente che fosse tanto avvenente da descriverli. La pelle, candida a tal punto da potersi dire trasparente, aggiungeva luce allo sfolgorante sfavillio di quegli occhi così cristallini e magnetici da affogare ogni barlume di consapevolezza rimasto nel giornalista.

E le sue mani, quando si sedette al pianoforte e accarezzò i tasti, come a salutare un vecchio amico…

Come volavano sui tasti, come una libellula sull’acqua, e il solo movimento ammaliante di quelle mani gli fece scordare il concerto, la sala, perfino la musica era solo un vago eco nel sottofondo, davanti a una simile visione d’incanto.

Nemmeno se ne accorse, quando l’esecuzione finì, e il suo cuore riprese a battere ad un ritmo normale, e si rese conto di aver versato lacrime riconoscenti per quella vista (no, non una visione…oh, reale, sì…). Non potè applaudire, non ce la faceva a reggersi sulle gambe, e quando l’angelico pianista si allontanò dal palco, solo allora ritrovò sé stesso, la sua forza, e scattò in piedi, letteralmente buttando a terra chiunque gli bloccasse la strada verso i camerini.

Si diede mentalmente del coglione, e al diavolo la buona creanza. Come aveva potuto distrarsi così? Anni e anni di preparazione non gli avevano insegnato a mettere un freno alle sue emozioni? Diamine, non aveva ascoltato nemmeno una nota! Troppo preso a spogliare con gli occhi il pianista (centimetro per centimetro di pelle bianchissima nascosta sotto uno smoking nero che aveva imparato ad odiare a tempo di record)…ma che bravo, e dovresti essere un professionista, vero?

Tra un ‘coglione’ e l’altro, si ritrovò davanti al camerino del pianista. Si schiarì la voce, si asciugò il volto dai rivoli invisibile delle uniche due lacrime che avesse mai pianto ad un concerto, e, deciso a non farsi prendere in castagna una seconda volta, bussò alla porta.

“Avanti…”

Ah, pure la sua voce era…

Le gambe gli si fecero pesanti come macigni mentre con mano tremante entrava nella stanza.

Seduto su una poltroncina davanti alla specchiera, stava il responsabile del suo turbamento, che gli sorrideva cortesemente, porgendogli quella sua delicatissima e preziosissima mano…

“Ah, lei deve essere il signor Montecristo…”

Deglutì, cercando di darsi un contegno, e pregando il cielo che la mano che gli stava porgendo in risposta non fosse troppo sudata per l’esaltazione.

Quando gliela strinse, avvertì un lampo di sorpresa corrergli lungo la spina dorsale. La mano del giovane era gelida come il marmo, nonostante avesse passato più di due ore a suonare…

Bene, era ufficiale: il ragazzo lo aveva incuriosito.

Cosa più unica che rara.

All’esaltazione sessuale si sostituì prepotente l’istinto giornalistico. Voleva possedere il giovane, ora non più solo carnalmente, ma nella sua essenza, in ogni suo più piccolo e oscuro segreto.

“Edmond Montecristo – si presentò, con voce ferma e accattivante – è un onore fare la sua conoscenza, signor Mudo…”

“La prego – gli disse il giovane, indicandogli il divano davanti a lui – mi chiami Setsuna, mio padre era il signor Mudo…io sono solo Setsuna”

Nel dirlo, gli passò una nube scura sul volto, ma fu solo un attimo, come se la cosa non lo toccasse più…doveva essere un lutto avvenuto molto lontano nel tempo, pensò Edmond, mentre si accomodava sul divanetto.

“Setsuna, allora… - prese il registratore e lo accese. Si mise una mano sulla guancia, piantando gli occhi nei suoi e facendo un enorme sforzo su sé stesso per non lasciarsi catturare come prima – posso essere completamente sincero con lei, Setsuna?”

Il giovane ricambiò il suo sguardo, un tantino sorpreso. Strano che quell’incipit non lo avesse scosso. Di solito, quando qualcuno vuole essere ‘completamente sincero’ sta per dire qualcosa di molto poco piacevole. Eppure Setsuna sembrava genuinamente incuriosito, più che sulle spine. Edmond sorrise a fior di labbra. Bene, approvava la sua spavalderia.

“Certamente – gli sorrise il giovane – non è questo che sono, i giornalisti? Sinceri?”

Edmond rise piano, ammirato.

“Oh, quante cose potrei dirle a questo riguardo, ma non voglio scuotere le sue convinzioni di giovane idealista…”

“Mi creda, Edmond – intervenne il ragazzo, d’improvviso serissimo – non sono né, giovane, né idealista…”

Il giornalista rimase interdetto.

“Bene, questo va a mio vantaggio – riprese, ancora più deciso di prima a scoprire tutto sul pianista – Devo ammetterlo, non ho ascoltato nemmeno un secondo della sua esibizione, deve perdonarmi.”

A questo, Setsuna parve sinceramente sorpreso. Spalancò gli occhi in un’espressione da bambino curioso, e lo fissò confuso. Pareva un cucciolo di qualche pericoloso animale, la cui letalità non si mostrava ancora dietro alla dolcezza dell’infanzia, ma si lasciava presagire come inevitabile.

“Ah – esclamò – e posso sapere perché?”

Edmond sorrise, la tensione e l’adrenalina che montavano impellenti come un tornado.

“Perché sono rimasto completamente ammaliato da lei, Setsuna”

Dapprima, il ragazzo sembrò non capire bene che cosa Edmond volesse dire. Poi, piano piano, allo sbigottimento seguì un’espressione di sorpresa ammirazione, e per un attimo le sue guance si imporporarono, Edmond non sapeva se per compiacimento o per rabbia.

“Badi – si affrettò ad aggiungere – il mio registratore sta registrando la conversazione per sua sicurezza…se mi volesse accusare di averle chiesto chissà quali favori sessuali in cambio di una buona recensione, potrebbe benissimo farlo…mi rimetto nelle sue mani. Visto e considerato che non ho ascoltato il concerto, mi è impossibile recensirlo, quindi ho pensato che una sana chiacchierata sarebbe stata la cosa migliore…”

“E lei questa me la chiama ‘sana chiacchierata’? – chiese il giovane, caustico – Mi ha appena detto di essere attratto da me!”

“Infatti le ho detto che sarei stato sincero – rispose Edmond, sorridendo gioviale – E’ vero, sono attratto da lei, ed è anche vero che non posso scrivere su qualcosa che non conosco…”

Si sporse verso il giovane, e, abbassando la voce di qualche tono e piantandogli addosso uno sguardo predatorio, gli disse:

“…quindi mi renderebbe immensamente felice conoscerla meglio. In questo modo potrei scrivere il mio articolo, e acquietare il mio povero cuore, che altro non vuole se non avvicinarsi a lei, angelica creatura…”

Bene. Si era spinto al limite per l’ennesima (e forse l’ultima) volta.

Ora non restava che attendere la reazione del giovane.

In ogni caso, quello era un punto di svolta, poteva sentirlo.

Setsuna lo fissò a lungo, in un’espressione di muto stupore.

Poi, scoppiò a ridere. Forte e di gusto, quasi fino alle lacrime.

Edmond strabuzzò gli occhi.

Davvero, tutto si sarebbe aspettato meno che questo.

Quando ebbe finito di dimenarsi sulla sedia per le risate, il giovane pianista si rivolse ad Edmond, pieno di gioiosa meraviglia.

“Ahah…e…io che credevo…che in questo secolo nessuno…parlasse più così…eheh…”

In questo secolo?

Il volto del giovane si trasfigurò d’un colpo. L’aura ferina che Edmond aveva avvertito poco prima esplose dai suoi occhi brillanti come lame come un fiume in piena, pronto a travolgerlo, mentre nella sua bocca sorridente brillavano dei canini insolitamente aguzzi.

“Lei ha la mia stima, amico mio – sussurrò il giovane, sensuale – e per la sua sincerità verrà adeguatamente ricompensato…”

Edmond scattò all’indietro, difensivo. C’era qualcosa di poco chiaro, di assolutamente oscuro e seducente nel giovane…qualcosa che lo terrorizzava e lo eccitava, qualcosa che lo inchiodava al divano e lo spingeva ad andare ancora più a fondo nella faccenda.

Il giovane si avvicinò a lui con la sedia, modulando le parole come se lo stesse baciando in ogni centimetro del corpo.

“E se le dicessi che sono un vampiro?”

La mente di Edmond fece fatica a registrare il pensiero.

Ma la sua bocca la precedette.

“Provamelo”

E certo.

A un giornalista servono prove.

Prove di cosa, pure?

Non lo ricordava, era troppo occupato a fissare quelle bellissime labbra rosse come il sangue che gli sorridevano.

Setsuna rise, una risata gutturale, mentre si alzava dalla sedia, e con movenze flessuose da pantera si sedeva sulle ginocchia di Edmond, facendo cadere il registratore a terra, e gli slacciava il colletto.

Edmond rimase paralizzato, mentre quegli occhi innaturalmente ammaliatori gli divoravano l’anima.

“Lei è il primo che fa una cosa del genere con me – gli soffiò nell’orecchio, per poi scendere a leccargli la pelle del collo, mentre Edmond ansimava e sentiva il cuore esplodergli nel petto – è la persona più eccitante che io abbia mai conosciuto, in tanti secoli…”

In un lampo, quei canini innaturalmente affilati gli penetrarono nella carne, strappandogli un grido roco di dolore e passione.

Lo sentì succhiare avidamente via la vita da lui, mentre dentro di sé qualcosa si spezzava e si sottometteva completamente alla lucente oscurità del giovane, gemendo di piacere e di dolore, mentre sentiva il suo corpo gelido animarsi sopra di lui e grazie a lui, e il mondo svanì, lasciandolo solo con lui, e felice…

Dopo poco, Setsuna si staccò dal suo collo, le labbra ora rese ancora più rosse dal sangue. L’angioletto infernale gli prese il mento tra le mani, sorridendogli quasi teneramente, mentre gli chiedeva:

“Allora?”

Edmond lo guardò.

E, allora e per sempre, si arrese.

“Ancora…”

 

Fin

 

 

Sull'opera, di Adaralbion.

 

L'autrice di questo racconto è, senza ombra di dubbio, una scrittrice assolutamente capace.

La cura che adotta nella ricerca delle parole, così che non risultino soltanto descrittive, ma anche e soprattutto “evocative” è la prima cosa che mi ha colpita.

E poi c'è una straordinaria capacità -che a me manca, lo ammetto- di non perdere mai e poi mai il filo del discorso, ma anzi, di tenere il lettore ben ancorato al tema principale, all'azione che si sta svolgendo in quel preciso momento, allettandolo però con particolari e immagini che fanno da perfetta cornice.

 

La storia che ha scritto, pur avendo la piccola pecca di non aver seguito a pieno la traccia richiesta (ovvero l'inversione totale dei ruoli dei personaggi) dal contest, è comunque molto piacevole.

Vedere i due personaggi “scambiarsi di ruolo”, Setsuna diventare vampiro, un pianista dal talento eccezionale, non umano, e Edmond un semplice giornalista è stato veramente esilarante. E affascinante. Vedere come i due si trovano, per caso (e risolutezza di Edmond), e capire fin da subito che sono “destinati a stare insieme”... in questo Nerissa è stata veramente eccezionale.

La trama scorre piacevolmente, unica pecca, forse alcune parti troppo “veloci” che avrebbero meritato un po' più di attenzione, tempo, righe... e un seguito ci starebbe veramente tutto.

 

A nome di tutto lo Staff del Secret Whispers, faccio dunque i complimenti a Lady Nerissa, che ci ha donato questa meravigliosa storia.

  
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