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Autore: Mizar19    15/03/2010    7 recensioni
Seconda classificata al "Contest delle combinazioni"
Un piccolo paesino del Colorado, nel 1895.
L'epoca del selvaggio west, con l'affascinante mito della frontiera, si sta esaurendo; le prima industrie di birra stanno mandando in rovina i saloon e i cowboy sono ormai molto lontani dai pistoleri intrepidi affascinati dall'ovest.
Ed è in quest'epoca di crisi che si intrecciano le loro storie.
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Ed eccoci alla fine, grazie a chi ha letto la storia, l'ha recensita, messa fra le preferite o seguite!!
*

[ CAPITOLO 3 ] / PARTE 2
 

Milena la osservò per un po’, poi fuggì nello stanzino, stringendo forte la rosa.
Eles abbassò lo sguardo.
L’aveva riconosciuta, sarebbe stata una stupida illusione credere il contrario.
E se prima si era sentita come incantata da quella melodia e dalla sua voce, ora provava solo risentimento e disprezzo per tutte le bugie che Milena le aveva raccontato sul treno per Colorado Springs, appena quella mattina.
I suoi discorsi accorati sul desiderio di libertà, quella voglia bruciante di spingersi oltre la linea dell’orizzonte, l’odio per le catene e l’amore per l’azzurro. Tutto ciò perdeva inesorabilmente significato di fronte a ciò che aveva appena visto: Milena aveva  volontariamente chiuso la sua gabbia, si era imprigionata in quella realtà squallida e sporca.
Non resisteva oltre, doveva uscire all’aria aperta: Charlie non avrebbe più avuto bisogno di lei per un bel po’.
La notte stellata l’avvolse.
 
*
 
Non poteva restare lì, non avrebbe resistito un secondo di più.
Strinse con più forza la rosa fra le dita, finchè una piccola goccia scarlatta le macchiò il palmo.
- Si può uscire? – domandò sottovoce Milena a Mary Anne, che se ne stava sola in un angolo.
- Certo, Charlie comunicherà domani i nomi delle ragazze scelte. Appenderà un foglio fuori dal locale –
- Grazie... allora buona fortuna! –
- Ne avrò bisogno... - mormorò, prima che il suo corpo fosse squassato da un violento attacco di tosse.
Milena uscì, rapida, la brezza tiepida le carezzava le cosce scoperte, come a purificarla dall’odore di chiuso e di sudore.
Eccolo. Thomas era appoggiato allo steccato sul retro e le dava le spalle.
Si avvicinò cauta, silenziosa come un predatore, poi gli posò una mano sulla spalla.
- Perché sei qui? – le domandò brusco, quasi si aspettasse di vederla comparire da un momento all’altro. Lei ruppe quel contatto con un sussulto.
- Allora? Perché sei venuta? -, ancora quel tono di voce, che racchiudeva ira, stanchezza e... delusione.
Milena era paralizzata.
- Mi sentivo soffocare là dietro – mormorò.
Thomas non si era ancora voltato a guardarla e Milena era spaventata, senza riuscire e capirne il motivo.
- Già e quindi hai pensato bene di rinchiuderti in questo schifo di posto e di venderti? –
- E’ una questione di principio... –
Eles non replicò, non riusciva a capacitarsi per ciò che aveva appena visto.
Era delusa, tremendamente delusa dalla scelta di Milena.
- Ti prego, guardami -, Milena le afferrò saldamento il braccio, poi appoggiò la guancia contro la sua spalla e chiuse gli occhi.
- Perché? Milena, perché dovrei guardarti? Tutte le promesse che facciamo, dalla culla fino alla tomba, è questa l’importanza che riserbiamo loro? Sai, ti credevo diversa... –
Eles aveva gli occhi lucidi. Non riusciva a spiegarsi il profondo macigno che tutt’un tratto le era piombato sullo stomaco. Perché la scelta di quella ragazza l’aveva sconvolta così tanto? In fondo, era la sua vita, il suo futuro e il suo tramonto.
- Tutte le promesse che infrangiamo, dalla culla fino alla tomba... Thomas, io non ho avuto scelta! Per liberarmi dalle catene paterne mi sono lasciata mettere il giogo da un padrone ben più tollerabile. È stata una scelta sciocca passare da un padrone all’altro, ma ora... –
- Una prigione è sempre una prigione! Le sbarre sono sempre sbarre. Milena... perché? –
- Avevo bisogno di soldi –
Eles finalmente si voltò a guardarla.
- Soldi... soldi... sono ciò che fa girare il nostro mondo, l’unico motore che manda avanti questa merda che ci ostiniamo a chiamare “casa”! Sai, ti credevo diversa, Milena, ti credevo una ragazza con dei solidi valori e delle convinzioni profonde. E queste ti rendevano speciale ai miei occhi. Evidentemente mi sbagliavo –
Milena strinse la rosa con più forza. Un altro rivolo di sangue le macchiò il polso, prima di sgocciolare sull’erba secca.
- Tu... non capisci nulla. Tu non sai nulla – mormorò, sbattendo le palpebre per scacciare quelle fastidiose lacrime che premevano per trovare una via di fuga.
- E cosa dovrei capire?! Spiegamelo, Milena, spiegamelo! -, la ragazza esitò, aveva quasi paura di rispondere a quella domanda.
- Ti accontenti in questo modo? Ti accontenti di questa vita sudicia? Mi aspettavo molto più da te. Guardati! Guarda come sei vestita! Mi fai ribrezzo, Milena! E questa rosa... questa rosa che ha scalfito la tua pelle... -, le afferrò il polso con forza, costringendola ad aprire il pugno serrato, lasciando cadere a terra il delicato fiore – Questa rosa è il simbolo della prigione che ti sei scelta. Apparentemente confortevole, lontana da tuo padre, ma guarda questo sangue! Milena, guardalo! Le spine fanno male! –
Eles non riusciva a smettere di aggredirla: aveva smarrito la razionalità, ogni contegno, persino la voce le si era incrinata.
- Perché mi stai facendo questo? – mormorò Milena, che ormai aveva rinunciato a divincolarsi, arrendendosi alla superiorità fisica dell’altra.
- Perché... Milena... –
Il polso della ragazza finalmente fu liberato. Eles abbandonò le braccia lungo i fianchi.
 Milena le prese le mani con ferma delicatezza, e costrinse i loro sguardi a convergere.
- I tuoi occhi sono bellissimi -, le sussurrò Milena.
Eles rimase stordita qualche secondo. Come in un lampo, la lunga serie di menzogne dietro cui si celava iniziò a danzarle davanti agli occhi. Ecco che per questo rischiava di perdere Milena.
- Ascoltami... – esordì Eles con un gran sospiro. Non era pronta.
Non lo era mai stata.
- No, non voglio... ascoltami tu... anche tu sei bellissima... –
Eles credette di sentirsi cedere le gambe per la sorpresa.
- Milena... io... – balbettò, liberandosi dalla sua presa e arretrando di qualche passo, ma il suo tentativo di svicolare venne fermato dallo steccato.
- Dimmi solo qual è il tuo vero nome –
Eles stava tentando di dare un nome all’espressione che vedeva sul volto della determinata ragazza che le stava di fronte. Non era irata, ma nemmeno euforica. Tantomeno pareva intimidita. La parola più vicina a ciò che esprimeva il volto della bellissima musicista era “indifferenza”.
- Eles – riuscì finalmente a rispondere, provando una gioia inaspettata nel pronunciare quel nome, che pareva quasi dimenticato nella sua mente.
- E’ un nome stupendo... – le sorrise Milena, avvicinandosi.
- Come... vorrei solo sapere se... -, Eles, affannata ed evidentemente agitata, stava tentando di accertarsi della qualità della sua copertura, del suo travestimento. Perché se Milena, con cui aveva avuto a che fare per poche ore della sua vita, era riuscita a scoprirla subito, a quali conclusioni potevano essere giunte persone come Charlie o le ragazze del saloon? Ovviamente, con loro aveva prestato una cautela maggiore, si era sempre trattenuta, perché non ci avrebbero messo troppo a scoprirla.
- La prima volta che ti ho vista, ho creduto sul serio che il tuo nome fosse Thomas, l’ho creduto fino a questa sera –
- Cosa mi ha tradito? – domandò Eles, preoccupata di aver lasciato trapelare troppo a causa del suo malessere.
- I tuoi occhi -, con quelle parole, Milena annullò definitivamente i pochi centimetri che le separavano e si sporse, come per ricevere un bacio a fior di labbra.
- Sei... ne sei certa? – domandò Eles, chiudendo gli occhi. Le loro fronti erano appoggiate l’una a quella dell’altra, e i loro nasi si sfioravano delicatamente.
- Tutto ciò che voglio sei tu... -, entrambe rabbrividirono percependo il soffio caldo dell’altra sulla propria bocca.
Eles le cinse la vita con le braccia e Milena si lasciò avvolgere senza opporre resistenza.
E le loro labbra si trovarono.
Era come se si fossero cercate a lungo, rincorse, desiderate e finalmente fossero giunte a quell’unione tanto fantasticata. Il desiderio era tanto, la passione che faceva battere i loro cuori all’unisono forte e la brama di donarsi l’una all’altra prepotente.
 
Charlie, uscito per una boccata di fumo, le vide, rischiarate solo dal pallido bagliore lunare e dagli sprazzi di luce provenienti dalle finestre del saloon. Non si preoccupò più di tanto.
Ormai sapeva che il giovane Thomas amava spassarsela con le sue donne, non era sorpreso di trovarlo già fra le braccia della ragazza che aveva tutte le intenzioni di assumere. Con quell’esibizione all’arpa aveva suscitato una meraviglia così immensa nel suo rozzo pubblico, come non ne aveva mai sentita o vista alcuna. Meraviglia uguale clienti, clienti uguale soldi. Era un ragionamento che filava perfettamente. E finché Thomas l’avesse trattata con riguardo, non ci sarebbero stati problemi.
 
Si fermarono per riprendere fiato, ancora strette in quel caldo abbraccio.
Non sapevano cosa dirsi, ogni parola pareva inappropriata, azzardata e stupida. Quindi decisero di tacere e lasciare che fosse il corpo a parlare per loro.
Si sedettero sull’erba inaridita dalla calura diurna.
Eles strinse a sé Milena, affondando il volto in quei capelli acquamarina che la inebriavano con il loro profumo.
Finalmente Eles poteva amare liberamente, senza nascondersi, poteva amare sinceramente una donna, e non una qualunque, quella donna che per prima aveva avuto accesso alla sua anima.
- Milena... la tua musica è stupenda, gli usignoli invidiano la tua voce e il più candido dei fiori non sarà mai paragonabile  alla tua bellezza... quindi, ti prego, dimmi perché vuoi venderti a quei mandriani –
Eles non sciolse l’abbraccio, anzi, nel formulare la domanda l’aveva intensificato.
- I soldi che manda mio padre bastano appena per le cure della prozia... io voglio essere indipendente, almeno sul piano economico. Fare l’elemosina non mi si addice. E sono disposta a cantare, a suonare e, sì, a vendermi per quei soldi. Perché rappresentano la mia libertà –
Quelle parole erano dolorose: sapere che avrebbe condiviso Milena con uomini sudici e immeritevoli, le riempiva il cuore di tristezza e la faceva sentire impotente, totalmente impotente.
- So cosa stai pensando... – la precedette Milena – Anche se dovessi stare con quegli uomini, l’unica persona che avrà davvero accesso a me sarai tu, l’unica persona a cui appartengo sei tu –
- Non sono promesse frettolose? –
- Cosa puoi definire frettoloso quando hai capito ciò che davvero vuoi dalla vita? –
Eles non replicò. Le parole di Milena le avevano fatto piacere, l’avevano riscaldata e rassicurata.
Mossa da un nuovo spirito d’intraprendenza, la fece distendere sull’erba secca, i riccioli acquamarina si sparsero morbidamente attorno al suo capo. Poi si chinò su di lei, baciandola, e slacciando con cura e lentezza le stringhe del suo corpetto.
La pelle alabastrina di Milena rifletteva la pallida luce lunare, creando attorno a lei un’aura argentata.
- Milena, non credo di aver mai visto una creatura meravigliosa come te – le sussurrò all’orecchio, continuando il suo meticoloso lavoro, impaziente di concluderlo.
- Sei tu ad essere speciale. Sai, l’ho intuito fin dal primo istante che nascondevi qualcosa, che portavi un grande segreto dentro te, ma ho compreso appieno solo ora –
Finalmente il corpetto fu slacciato e sfilato, assieme alla gonna. L’unica cosa che ancora nascondeva il suo corpo era un paio di mutande bianche di pizzo.
Milena arrossì, trovandosi improvvisamente esposta agli occhi smeraldini dell’altra, così, con dita tremanti per l’emozione, iniziò a sbottonare la camicia di Eles, per poter finalmente vedere il suo vero aspetto.
Subito notò le fasce strette attorno al petto, per nascondere il seno, naturalmente poco abbondante.
- Posso? – domandò, toccandole con esitazione.
- Certo che puoi – sorrise Eles, posandole un bacio sulla fronte.
Milena sciolse lentamente le bende: ad ogni giro queste si allentavano, lasciando intravedere la curva del seno di Eles. Poi caddero a terra, assieme alla camicia e subito furono seguite dai pantaloni.
- Eles... perché rinneghi la tua femminilità? Sei bellissima... -, Milena rimase rapita dai giochi di luce che i raggi della luna creavano sulla sua pelle. Le sfiorò la pancia piatta con le dita lunghe ed esili.
- Perché non mi appartiene, mi imbarazza... –
- Non posso obbligarti a vederti in modo diverso, ma sappi che sei la donna più bella che io abbia mai visto -, Milena si accoccolò fra le braccia di Eles, che le posò un bacio sul capo.
- Allora ne hai viste ben poche – sorrise l’altra, tentando di sdrammatizzare. I commenti sulla sua femminilità suscitavano in lei vergogna.
Eles fece scendere i suoi baci sul collo di Milena, sulla sua pelle eburnea, fino al suo seno, morbido, delicato.
Milena le carezzava i capelli, la schiena, provocandole sottili brividi di piacere.
- Potrei restare per ore a guardarti – le sussurrò, per poi ricoprirle il ventre di baci delicati.
Milena sorrise, poi decise che era il momento di ribaltare un po’ la situazione.
Con una rapida mossa che colse l’altra impreparata, riuscì a ritrovarsi sopra ad Eles.
- Brava, piccolina, non pensavo nascondessi tutta questa forza –
- Per suonare l’arpa ce ne vuole molta, le corde sono dure – spiegò Milena, chinandosi sul petto di Eles e replicando ciò che l’altra aveva fatto a lei.
Assaporando quella pelle candida e segreta, si sentiva speciale: l’unica persona che aveva davvero avuto accesso alla ragazza che ora giaceva sotto di lei.
Eles chiuse gli occhi e sospirò.
Una volta stufa delle eccessive attenzioni che stava ricevendo, decise di ricambiarle rapidamente. Le bastò tirarsi su e si ritrovò Milena seduta sulle gambe.
La strinse, baciandola ora sulle labbra, ora il petto, toccò il suo corpo, indugiando sul seno, sui fianchi e sui glutei.
Poi Eles le sfilò con delicatezza le bianche mutande di pizzo.
Si promisero amore e rispetto sotto le stelle, silenziose testimoni, cullate dal canto e dalla musica delle ragazze all’interno del saloon. E il calore che le univa, sempre con maggiore intensità, le spingeva ad aggrapparsi con più forza l’una all’altra.
Nessuna delle due aveva mai percepito un sentimento tanto prepotente e quando il desiderio fu appagato, restarono abbracciate, carezzandosi i capelli, il volto, sorridendo beate.
- Forse dovremmo rivestirci – mormorò concitata Milena, accorgendosi che la musica era finita.
- Merda! -, Eles balzò in piedi, afferrando le sue cose, mentre Milena faceva altrettanto.
- Sbrigati –, Milena la esortò a sistemarsi le bende più rapidamente.
Heles scoppiò a ridere, poi si abbottonò la camicia. Anche se il lavoro non era perfetto, era troppo buio e troppo tardi perché Charlie potesse accorgersene.
- Le tue piume –, Eles le porse il fermaglio.
- Grazie -, Milena si abbandonò fra le braccia di Eles, con il cuore che sembrava volesse balzarle fuori dal petto a causa dell’angoscia di essere scoperte.
In quel momento, il giovane mandriano che le aveva lanciato la rosa uscì e la vide. La riconobbe.
Imprecò sottovoce e poi si allontanò con le pive nel sacco.
- Ah! Alla faccia tua! – sussurrò Eles, ridacchiando della sua frustrazione.
 

 [ EPILOGO ]
 

- Mi dispiace molto... – disse Eles, posando una mano sulla spalla di Milena.
- No, è meglio così. La malattia la faceva soffrire troppo – mormorò Milena, lasciandosi stringere dall’altra.
Un modesto corteo di paesani seguiva il feretro di Kathy Bailey ed immediatamente in testa ad esso vi era Milena, unica parente presente, accompagnata da Eles, che tentava di confortarla con dolcezza.
La prozia Kathy aveva resistito un anno, poi la sua anima era stata reclamata. Era spirata una notte afosa, come quella in cui Milena era giunta a Black Forest. Ora nulla la teneva legata a quel paese, un puntino sulla carta del Colorado.
A casa, le valigie erano già chiuse, accanto alla porta. La libertà le chiamava, insistente, le tentava con il suo braccio infinito d’orizzonte. Sarebbero fuggite entro sera, non l’avrebbero fatta attendere molto.

   
 
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