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Autore: ElFa_89    15/03/2010    1 recensioni
Felpato si avvicinò trotterellando alla ragazza che non sembrò scorgere la sua presenza, troppo intenta a studiare quel vecchio tomo, rimase lì fermo a guardarla per un po’,[..] annusò l’aria e un dolce odore di muschio bianco gli entrò nelle narici che inevitabilmente lo fece starnutire.
Fu una frazione di secondo, gli occhi della ragazza si alzarono di scatto dal tomo e si posarono sul grosso animale di fronte a lei, lo sguardo vitro, spaventato e allo stesso tempo incuriosito, era come se il suo cervello stesse macchiando il più velocemente possibile, una parte di lei, quella più sana le imponeva di sfilare la bacchetta dalla tasca e schiantare il grosso animale, l’altra, quella meno razionale di mettersi a ridere.
-un gramo- soffiò appena -bella cosa morire a 11 anni..accidentacci a te-
[..] Non c’era un motivo per cui lo fece, lo fece e basta, avvicinò il muso peloso al viso della ragazza e lo leccò, Mira sgranò gli occhi esterrefatti nello stesso momento che un debole 'bob' si scandiva dell’aria e facendole trovare un giovane Sirius al posto del Gramo.

***
-perdonami- sillabò Mira con le labbra in un sussurro inudibile mentre sul suo perfetto viso di porcellana si faceva strada una lacrima solitaria
Sirius sussultò alzando una mano a mezz’aria verso la ragazza mentre i suoi occhi si facevano sempre più lucidi, Mira singhiozzò alzando la mano a sua volta all’interno della gabbia, poi sentì solamente il cigolio della botola aprirsi sotto di lei e la fitta all’ombelico la colpì di nuovo facendola piombare nella stanza dove aveva atteso prima dell’udienza.

***
Sirius centric
Perchè me lo sono immaginato così il suo amore,dolce passionale ma terribilmente sofferto!
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Regulus Black, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Non potevo ignorare questa storia

Non potevo ignorare questa storia.

A voi farà pur schifo, ma vi stupirete se vi dico che è quella di cui vado più fiera.

Semplicemente ho voluto dare un poi al tutto.

 

 

 

 

 

..Buon sangue non mente..

 

 

 

 

 

 

A quei legami indissolubili.

Che rendono la vita meno monotona.

A quelle persone indimenticabili.

Che con la loro presenza ci hanno segnati.

Ai nemici, Specialmente.

Perchè danno la forza di non arrendersi MAI!

 

 

 

 

 

 

 

La sala comune dei Grifondoro non era mai stata così affollata come quella sera.

Lily Evans camminava avanti e indietro al ritratto della signora grassa mentre si torceva le mani sudaticce, era nervosa, lo si vedeva lontano un chilometro e non era l’unica ad esserlo.

La sala comune era un accorarsi di bisbigli e di gridolini soffocati, mentre continue occhiate allarmate scattavano alle spalle della Caposcuola al minimo rumore.

Remus era seduto su una delle poltrone vicino al caminetto, il busto puntato verso terra e i le mani affusolate sulle ginocchia, mentre Minus in piedi di fianco a lui torturava con le dita le rifiniture della poltrona staccando filetti di tessuto rosso con le mani tozze mentre oscillava il peso da una gamba all’altra.

Lily sospirò per darsi contegno, in fondo lei era la Caposcuola, doveva dare il buon esempio, anche se in un momento come quello era l’ultimo dei suoi problemi, infondo la questione era di vitale importanza.

Un cigolio sinistro sembrò zittire tutti, facendo trattenere il fiato ai Grifoni nella sala, poi nello stesso momento in cui due sagome entrarono dal ritratto il chiacchiericcio aumentò e la preoccupazione si ridestò con maggiore intensità.

La Evans lanciò un gridolino allarmata facendosi da parte per fare passare i tanto attesi compagni.

Remus che nello stesso istante che aveva sentito il rumore era scattato in piedi come una molla con solo due falcate aveva raggiunto gli amici e con sguardo serio aveva esortato loro di informargli.

Potter e Black si guardarono negli occhi come a voler darsi coraggio a vicenda.

James sospirò lanciando uno sguardo di sottecchi a Lily.

<< è iniziata >> concluse.

Lily sgranò gli occhi sconvolta, si morse il labbro inferiore e si slanciò verso le braccia di James che prontamente la accolsero.

Remus era rimasto pietrificato a fissarsi le scarpe e non sembrava essere pronto a proferir parola, a Minus erano cedute le ginocchia e ora si trovava seduto sulla moquette rosso fuori con una mano davanti la bocca.

L’intera sala comune era allo stesso tempo rassegnata, terrorizzata e sconvolta.

Sirius che fino a quel momento non aveva proferito parola sfilò silenziosamente verso il dormitori maschile.

In fondo due anni non gli erano bastati a metabolizzare il tutto.

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

Mira Lancaster era cambiata, dal giorno in cui due anni prima aveva lasciato la scuola il suo mondo aveva preso una sfumatura diversa, era dimagrita e la sue pelle era diventata ancora più chiara facendola sembrare quasi un vampiro, i capelli le erano cresciuti e cadevano abbandonati fino alla vita, gli occhi verdi che una volta sembravano liquidi ora erano spenti il che le dava un aspetto ancora più da dannata.

Mira era una perfetta statua di cera.

Aveva imparato presto che per sopravvivere bisognava essere furbi e soprattutto non bisognava dare dispiaceri a lui, al contrario aveva imparato la perfetta regola dell’obbedienza, aveva imparato a non far domande a obbedire semplicemente agli ordini portando a termine qualunque missione senza fiatare.

Forse era per quello che era ancora viva, o forse era semplicemente fortuna.

La sua vita era molto cambiata dal momento della scuola, ma nonostante tutto le basi erano sempre le stesse: Imparare per migliorarsi, prestare attenzione, elargire furbizia nei momenti giusti, rispettare e farsi rispettare.

Perché come a scuola anche lì esistevano le punizioni, seppur diverse e Mira aveva avuto modo di testarle sulla sua stessa pelle.

Una smorfia le si dipinse sul viso, il marchio bruciava.

Nonostante tutto non era ancora riuscita a abituarcisi, con la mano sana strinse il tatuaggio cercando di placare la fitta di dolore che le procurava pur sapendo che non sarebbe servito a nulla.

Sentì un gridolino soffocato alle sue spalle ma lo ignorò.

Alzò la bacchetta e sussurrò poche semplici parole << Morsmodre >> e un teschio con dei serpenti apparve nel cielo sopra alla sua testa.

<< muoviamoci >> tuonò alla figura alle sue spalle che imitandola scomparve con un bop.

Riapparsero dalla parte opposta di Londra, poco distante dal cancello della Malfoy Manor e finalmente si sfilarono i cappucci.

Mira lanciò un’occhiate distratta alla recluta che avanzava a qualche passo di distanza; doveva avere sui 17 anni, forse a scuola lo aveva pure visto qualche volta.

Cancellò il pensiero come le era venuto e continuò a avanzare per il giardino, era inverno e faceva freddo, ma nonostante la brezza notturna e il cielo pieno di stelle non riusciva a essere a suo agio, l’incontro con il suo Signore le metteva sempre una certa ansia, nonostante la missione fosse riuscita senza nessuna interferenza.

Il ragazzo al suo fianco si schiarì la voce, Mira lo guardò di sottecchi e questo ne approfittò per proferir parola.

<< dicono che la prima volta è la più difficile >> era pallido e visibilmente scosso ma la sua voce era sicura senza alcun tremore.

Mira ghignò, sapeva dove voleva arrivare << dicono male >> concluse pacata conscia che la conversazione non sarebbe finita lì.

<< dicono che dopo la prima volta che si usa l’anatema su una persona sia sempre più facile >> questa volta la voce tremava

Mira sospirò << la prima volta non sei pienamente conscio di quello che fai, già dalla seconda le cose cambiano perché sai quello che succederà, la terza poi ne sei certo, la quarta non guardi più, la quinta non ci pensi..ma non centra nulla con la facilità e l’effetto che ti procura, direi che è inversamente proporzionale la cosa >>

Percorsero in silenzio il resto del tragitto fino al grande portone di quercia per poi andare nel salone dove lui gli attendeva.

Mira si inginocchio, il ragazzo fece lo stesso.

Voldemort ghignò soddisfatto.

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

 

L’intero Ordine della fenice guardava la copia della Gazzetta del Profeta, un’altra morte e di nuovo il marchio nero sul cielo di Londra.

Questa volta era toccato a un Magonò,che probabilmente non aveva potuto difendersi, i testimoni parlavano di due figure incappucciate, una aveva ucciso l’altra aveva lanciato il marchio nel cielo, poi erano scomparsi prima dell’arrivo del ministero, nessuno logicamente aveva visto il loro volto e sapeva dare identità a quelle figure.

Il problema era che di quelle notizie ne era pieno il giornale ogni giorno.

Sirius sbuffo, accartocciò la sua copia della gazzetta e la gettò nel caminetto, ancora una volta l’Ordine aveva fallito, era arrivato troppo tardi e i Mangiamorte erano scappati.

Quando era arrivato sul luogo quella sera aveva trovato solo il corpo inerme del Magonò precedentemente torturato e il marchio nero in cielo, aveva imprecato ma non era servito a nulla.

Le volte che l’ordine arrivava in tempo erano poche e quando succedeva non erano mai riusciti a catturare nessuno solo a procurare qualche ferita all’incappucciato che poi si era semplicemente materializzato via.

<< devo uscire >> affermò Sirius alzandosi di scatto dalla sedia e senza troppe cerimonie si diresse alla porta, afferrò il mantello e se lo legò al collo.

James, Remus e Minus lo imitarono e insieme uscirono da casa.

<< dove andiamo? >> chiese dopo alcuni minuti che camminavano a caso Minus

<< fa lo stesso,a me bastava uscire da lì dentro >> sbuffò Sirius

<< potremo andare a Diadon Alley, ho bisogno di pergamena >> esordì James

<< in effetti anche io devo passare a prendere qualche ingrediente per pozioni >> mugugnò Remus

<< Diagon Alley sia! >> ghignò Sirius dirigendosi verso il Paiolo Magico

<< ma ci credete, siamo già all’ultimo anno! >> trillò Minus

Potter ghignò soddisfatto,Remus annuì sorridendo, Sirius sospirò.

Assurdo come in soli cinque anni la vita possa cambiare radicalmente più e più volte.

Diagon Alley era sempre uguale, gremita di persone che giravano indaffarate per le compere, streghe e maghi di tutti i tipi, ma il clima non era più lo stesso di alcuni anni fa, la guerra aveva toccato tutti, impossibile non aver paura e non guardarsi intorno con sospetto, solo alcuni più sicuri di altri andavano in giro con tranquillità la sera di notte, o perché non avevano motivo di aver paura o perché erano loro a fare paura.

Comunque l’aria era cambiata, lo si poteva sentire a pelle.

<< ok io devo andare da Maledizioni e Contromaledizioni >> esclamò Remus dirigendosi verso il negozio seguito dai suoi compagni.

<< io e James vi aspettiamo qui fuori >> esclamò Sirius vedendo il sovraffollamento del negozio, ne avrebbero avuto per parecchi minuti, mettendosi in punta di piedi vide Remus e Minus che scomparvero tra la folla del negozio.

Sbuffò contrariato poi sentì un dolore alle costole, girò appena la testa è constatò che James gli aveva appena conficcato un gomito nel costato e che ora gli tirava il lembo del mantello mentre fissava un punto fisso alle sue spalle.

Sirius si sforzò di non schiantare subito il suo amico a seguì con lo sguardo cosa aveva attirato l’interesse di Ramoso così tanto da fargli ricevere una gomitata e quello che vide gli gelò il sangue nelle vene.

<< Regulus >> soffiò James come a spiegare il tutto

Mira pensò Sirius.

Sirius trattenne il fiato.

E Sirius sa che la riconoscerebbe tra tutte anche solo di schiena.

Come se chiamato ad alta voce Regulus incrociò il suo sguardo e un ghigno gli si dipinse sul volto.

Ma non fu quello a far perdere un battito a Sirius.

Incuriosita dallo sguardo di Regulus, Mira aveva seguito il suo sguardo, proprio come aveva fatto lui con James e ora Sirius poteva scorgere di nuovo il su viso.

Le iridi della ragazza si dilatarono ma il suo viso non scaturì alcuna emozione.

Fu nello stesso momento in cui Sirius rincontrò le iridi verdi della ragazza che sentì qualcosa dentro di sé dolere.

Regulus avanzò verso il fratello con passo fiero seguito dalla ragazza a poca distanza che però appariva più titubante, e finalmente James potè notare che i due figli Black esteticamente erano molto affini, nonostante di idee totalmente diverse.

<< Sirius >> lo canzonò Regulus ghignando

<< Regulus >> rispose con lo stesso ghigno per poi spostare lo sguardo sulla ragazza e constatare che dall’ultima volta che l’aveva vista era diventata ancora più magnifica << Mira >>

<< Sirius >> soffiò la ragazza distogliendo prontamente lo sguardo per poi posarlo su suo fratello

Sirius vacillò e Regulus lo percepì perché non si fece scappare il momento per cingere la vita della ragazza e avvicinarla maggiormente a sé.

Sirius strinse i denti serrando la mascella.

Mira non aveva opposto resistenza e si ostinava a ignorare il suo sguardo che non smetteva di cercarla.

in quel momento che Sirius capì che nonostante fossero passati due anni dall’ultima volta che l’aveva vista allontanarsi nella foresta proibita, nonostante si fosse impegnato anima e corpo, lui non era riuscito a dimenticarla.

<< non dovreste andare in giro da soli, non lo sapete è pericoloso, ormai il sole sta calando, potrebbe esserci qualche mangiamorte in giro.. >> lo canzonò Regolus facendoli finalmente spostare lo sguardo dal viso della ragazza che si irrigidì percettibilmente

<< non vedo l’ora di incontrarne uno >> si intromise Potter

Regulus ghignò << non si sa mai che tu venga accontentato >>

<< non desidero altro >> esclamò Sirius facendo un passo verso il fratello

Regulus sfilò il braccio dalla vita della ragazza e lo infilò sotto il mantello sfilando la bacchetta.

Sirius lo guardò divertito già con la bacchetta in mano imitato prontamente da Potter.

Un campanello di gente che aveva assistito la scena ora si stava dileguando il più lontano possibile.

<< scommetto che non ne hai il coraggio >> sputò Sirius

Il viso di Regulus di deturpò di rabbia e dalla sua bacchetta scaturirono scintille rosse.

Sirius stava già per pronunciare un incantesimo quando la figura di Mira di frappose tra di loro guardandolo finalmente negli occhi.

<< non mi sembra né il posto né il momento >> tuonò rivolta a Sirius per poi voltargli di nuovo le spalle e abbassare delicatamente la bacchetta di Regulus che non la smetteva di fissare truce il fratello.

<< dobbiamo andare adesso >> soffiò la ragazza verso suo fratello afferrandolo via per il braccio.

Regulus non aveva smesso un attimo di fissare Sirius, nonostante ora si trovassero già a diversi passi di distanza, poi un ghigno si dipinse sul suo viso, afferrò per la vita Mira e l’attirò a sé per poi baciarla con forza e passione sulle labbra.

Sirius strinse i pugni con forza facendo sbiancare le nocche.

Mira e Regulus se ne stavano andando tra la folla di spalle, sempre più lontani e la sua rabbia sembrava incontenibile.

Non riusciva a staccare gli occhi dalle loro figure, lottando con la voglia di correre di suo fratello e tirargli un pugno in pieno viso.

Fu un attimo, la testa della ragazza si girò appena, Mira lo stava guardando e le sue iridi brillavano, solo per lui, ma di una luce diversa, i suoi occhi brillavano di dolore.

Come una supplica silenziosa, e l’animo di Sirius si sedò.

Tutto l’odio che provava fino a un attimo prima si era trasformato in un non meno irruente dolore.

Lui la amava, e forse non avrebbe mai smesso di farlo.

La verità gli piombò in faccia come un secchio di acqua ghiacciata facendoli mancare il respiro, e di nuovo il dolore iniziò a pulsare nelle sue vene.

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

 

Di James Potter si può dire di tutto, tranne che sappia il significato della parola arrendersi, quando si mette in testa una cosa è impossibile dissuaderlo da metterlo in atto; Potter aveva quel gene ereditario dell’ossessione, ne era la prova tale Evans, che dopo quasi cinque anni di continue avance spietate era riuscito a conquistare.

Era chiaro a chiunque lo conoscesse, era inutile dire di no a Potter, lui non avrebbe lasciato perdere, avrebbe insistito e insistito ancora fino a quando il diretto interessato ormai troppo stufo e disperato dalle continue insistenze del Cercatore non si arrendeva e a malincuore cedeva alle pressioni di Potter svuotando il sacco.

L’insistenza di Potter oltre ad essere uno dei tratti più significativi del suo carattere era come un’arma a doppio taglio, la morbosità della sua insistenza non gli lasciava il tempo di ponderare se quello per cui si dava tanta pena per avere valesse davvero il tempo impiegato per ottenerlo o se fosse solo una vera e propria perdita di tempo, rivelandosi infine una delusione.

Un’altra cosa che Potter sapeva era però che se la cosa in questione riguardava un suo amico, e specialmente quel amico, allora l’insistenza era motivata e se poi se la cosa in questione sembrava pesare sullo stato di quel suo amico, era di vitale importanza che lui ne fosse a conoscenza, perché era tipico di Potter dover fare qualcosa per lui.

Non si poteva certo dire che Sirius era facile da leggere come una sfera di cristallo per la professoressa Cooman ma non si poteva neppure dire che era enigmatico come il Barone Sanguinario, in poche parole Sirius Balck aveva la capacità di non far vedere cosa lo turbasse, ma non l’onniscienza di non far vedere nulla, e questo per Potter era una missione.

Scoprire cosa Felpato aveva nella testa era diventato il suo pensiero fisso.

Sirius sbuffo sonoramente facendo alzare il ciuffo corvino che gli copriva la fronte, gli erano cresciuti tremendamente i capelli, ma lui non aveva voglia di tagliargli gli andava bene così infondo.

James si schiarì la voce con maggior convinzione.

Sirius iniziò a contemplarsi le scarpe in pelle di drago tirate a lucido, nonostante non facesse più parte della famiglia Balck, non riteneva che lo stile nel vestire dovesse andare cambiato.

James tamburellò con le dita sul comodino.

Sirius iniziò a rigirarsi la bacchetta tra le dita, nove pollici e mezzo, corda di cuore di drago, comprata da Olivander sette anni addietro, decisamente aveva bisogno di una lucidata, ma anche per quello la voglia sembrava mancare.

James scattò in piedi e si avvicinò al baldacchino dell’amico.

Sirius iniziò a allentare la cravatta, coccarda rosso oro simbolo della sua casata e a sbottonare i primi bottoni della camicia abbandonando la bacchetta sul letto al suo fianco.

James grugnì, alzò la bacchetta e la puntò verso il suo amico.

Sirius cadde dal letto accogliendo il tutto con un’imprecazione a mezz’aria, fece leva con il braccio e si sedette di nuovo sul suo letto guardando truce quello che doveva essere il suo miglior amico.

<< che vuoi? >> gracchiò

<< che hai? >> sbottò Potter

<< io non ho nulla, ma tu sei matto forte, dovrò dire alla Evans di farti ricoverare al San Mungo, aggredire così il tuo miglior amico! >> sibilò cinico Sirius mentre si alzava e si defilava verso la porta dei dormitori

<< è da quando abbiamo visto Regulus che sei così non credi sia il caso di parlarne? >> tuonò Potter sbarrandogli la strada

Sirius ghignò << Regulus non mi tocca >> sbottò per poi superare l’amico

James rimase interdetto, poteva dire di conoscere Sirius come nessun altro al mondo e poteva quasi avere la certezza matematica che Sirius non mentisse, ma allora la cosa non quadrava.

Che cazzo aveva Sirius?

<< allora che cazzo hai? >> affermò dando vita ai suoi pensieri mentre fissava la schiena dell’amico sempre più vicino alla porta.

Sirius non rispose né fece mostra di averlo sentito, proseguiva semplicemente con passo noncurante verso la porta del dormitorio, le spalle larghe e l’andatura un po’ infossata.

Afferrò la maniglia e lasciò il dormitorio e con quello un Ramoso sempre più interdetto.

Appena fuori dalla stanza si passò una mano sul viso.

Così non poteva continuare.

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

Tom Orvoloson Ridde noto anche come Voldemort era tutto tranne un incapace, probabilmente era uno dei migliori maghi degli ultimi cent’anni, e qui certamente nessuno poteva obbiettare, pareva che oltre al fascino di qualunque bel ragazzo di soli trenta anni possedesse l’ambizione giusta per guardare sempre più lontano e aumentare a vista d’occhio le sue ambizioni.

Mira era sicura su due sole cose Tom Ridde era sveglio e totalmente, terribilmente pazzo.

La prima volta che l’aveva incontrato aveva pressappoco sedici anni ed era rimasta spiazzata da quel ragazzo, sembrava possedere un fascino non indifferente e soprattutto sapeva come sfruttarlo, nello stesso momento in cui aveva aperto bocca aveva potuto notare la sua dote come oratore e nello stesso momento in cui due anni prima le aveva inferto il marchio nero, aveva avuto modo di incontrare i suoi occhi e per la prima volta della sua vita aveva potuto constatare il significato della paura.

La cosa che le faceva più paura era probabilmente che ad averlo incontrato in qualunque altro contesto avrebbe potuto sentirsi quasi a suo agio e essere onorata di fare la sua conoscenza, molto probabilmente se un giorno avesse fatto la sua conoscenza sarebbe arrossita e avrebbe abbassato lo sguardo affascinata e compiaciuta.

Ma in quelle circostanze ogni singolo sguardo, ogni singola attenzione, ogni singolo tocco e ogni singola frase rivolta a lei le faceva gelare il sangue nelle vene.

Regulus Black dal canto suo sentiva in Voldemort la figura del fratello maggiore che l’aveva tanto disonorato e vedeva nelle idee del suo padrone un modo per redimere il disonore della sua famiglia e mettersi in luce nella comunità magica.

Per Regulus, Voldemort era ciò che di meglio poteva incontrare nella sua strada.

Mira si lasciò cadere sul materasso, era stanca, sentiva nel suo corpo il peso di quello che ogni mattino la accoglieva appena sveglia e quello che la notte la accompagnava nel sonno, per non abbandonarla neppure lì; ormai erano mesi che non dormiva e il suo corpo non sembrava essere d’accordo.

Si portò una mano sulla fronte, era calda, probabilmente a causa la febbre, ma non se né curò, chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal silenzio che regnava nella sua casa fino a quando il tepore delle coperte la avvolse e si assopì ancora con mantello e cappuccio addosso.

Quando aprì gli occhi potè constatare che era ancora notte fonda e la stanchezza sembrava essere raddoppiata, sbuffò e fece leva sul braccio destro per alzarsi, era impossibile dormire con quel tremendo pizzichio all’avambraccio.

Sospirò rassegnata e si smaterializzò.

Malfoy Manor era il posto dove passava più tempo dopo casa sua, ma la differenza tra casa sua e casa Mlafoy era abissale, specialmente per quanto riguardava i frequentatori.

Apparve a pochi passi dalla tenuta e con lei apparve anche Regulus, lo salutò con il capo e lui si avvicinò per darle un bacio veloce per poi entrare e andare al cospetto del suo padrone che anche quella sera gli aveva chiamati.

Lord Voldemort sembrava di ottimo umore, sorrideva ma il suo sorriso sembrava agghiacciante lo stesso, un gesto così naturale su di lui sembrava come una doccia fredda

<< domani notte attaccheremo Hogwards >> sentenziò

Mira si sentì vacillare, attaccare Hogwards voleva dire due cose, la prima era che Voldemort era forte tanto da poter contrastare Albus Silente e la seconda era che avrebbe dovuto uccidere molti ragazzi e forse, cosa alquanto peggiore, avrebbe rivisto lui.

Ma la cosa che le fece perdere un battito fu l’idea che lui potesse essere in pericolo.

 

 

 

 

 

 

* * *

 

 

Hogwards è un posto sicuro.

Era una specie di nozione fondamentale che tutti i maghi conoscevano fin dalla nascita, se c’era un posto in tutto il mondo magico e non degno di poter essere considerato tale quello era sicuramente Hogwards.

Non c’era un motivo vero e proprio che potesse dimostrare questo fatto, perché in effetti in tutta la storia della scuola mai era avvenuto un avvenimento che potesse confermarlo, ma era altrettanto vero che NON era mai successo nulla che potesse non confermare questa cosa.

Hogwards era sicura, punto e basta.

Nonostante le varie leggende e miti che aggiravano sulla scuola descrivendola come un luogo pieno di incantesimi tale che se solo una persona con malevole intenzioni avesse varcato i cancelli sarebbe stata scaraventata subito nell’angolo più fitto della foresta proibita, i maghi adulti o semplicemente meno stolti sapevano che il motivo per cui Hogwards vantava tale ruolo di importanza era per le persone che ci risiedevano.

Tutti sapevano che i migliori maghi e le migliori streghe che il mondo magico avesse conosciuto erano passate da quei cancelli e altrettanto si sapeva che molte di quelle menti brillanti vi erano poi tornate per elargire agli studenti il loro sapere.

Hogwards era e sarà per sempre la roccaforte del sapere, e come tutti sanno il potere può appartenere solo e unicamente ai dotti.

Le figure incappucciate sapevano molto bene questo mentre si infilavano nello stretto armadio di nella cantina di Malfoy Manor, per avere il potere c’era bisogno di distruggere i valori di Hogwards, solo così ricostruendo dalle fondamenta si poteva creare un mondo con ideali duraturi e fertili.

Ma nessuno pensava a quello.

L’aria era pesante e il silenzio tombale, uno a uno gli incappucciati entravano nell’armadio per poi scomparire e apparire molti chilometri lontano proprio nel cuore di Hogwards.

Mira entrò nell’armadio subito dopo di Regulus e quasi simultaneamente apparvero nella stanza delle necessità, ora impolverata e insonorizzata, decisamente in disuso da un bel pezzo, un posto del tutto diverso da quello che lei aveva frequentato due anni addietro.

Dovevano essere una ventina,in silenzio nonostante anche se avessero cantato nessuno gli avrebbe sentiti, tutti rigidi e in attesa che una fitta al braccio gli desse il segnale per entrare in azione.

Passarono diversi minuti, che sembravano ora da quanto erano pesanti nel mentre nessuno parlò, seccano si rilassò, semplicemente nessuno diede segno di vita.

E poi una fitta al braccio e tutto ebbe inizio.

Con un colpo di bacchetta un mangiamorte aprì l’immenso portone del terzo piano e la immobilità fu presto lasciata alle spalle.

Il boato delle esplosioni dei piani inferiori arrivavano fin lì, la polvere, le urla, le maledizioni imprecate a gran foce, la paura, il terrore, l’odio, la disperazione seppur da lontano erano udibilissime.

Mira si accorse che stava correndo per le scale quando ormai era arrivata al secondo piano, stringeva convulsamente la bacchetta e spostava aritmicamente gli occhi e destra e a sinistra, per ora non aveva ancora incontrato nessuno e la cosa la innervosiva, forse gli altri avevano preso la strada giusta e il lavoro sporco sarebbe toccato tutto a loro.

Scese un altro piano di scale, ormai la stanza dei trofei era proprio davanti ai suoi occhi e da lì finalmente poteva scorgere la battaglia, sospirò per darsi la carica poi alzò semplicemente il braccio e le cinque figure incappucciate che la seguivano si lanciarono in corsa verso la battaglia.

Era il disastro.

Mira iniziò a lanciare controincentesimi a tutto spiano ma sembravano non bastare mai,c’erano sagome per terra probabilmente svenute o senza vita da saltare, c’erano persone che combattevano e altre che cercavano di nascondersi, c’erano sprizzi verdi e gialli che schizzavano da tutte le parti ma c’erano specialmente urla. Tante. Troppe.

Proprio mentre stava per lanciare un Stupeficium a un Corvonero sentì qualcosa afferrarla da dietro e tirarle un braccio, alzò lo sguardo pronta a attaccare l’individuo che l’aveva afferrata ma rimase con la bocca aperta a fissare il licantropo che la guardava truce.

Boccheggiò confusa.

<< Fenyr..cosa?.. >>

Il licantropo la guardò truce << vuoi farti ammazzare ragazzina? >> ringhiò

Mira sbattè le palpebre confusa, forse si era persa qualcosa..

<< non siamo qui per giocare, quindi vedi di darti da fare, cosa sono quei Stupeficium, e Expelliarmus?..non posso salvarti il culo in continuazione! >> ringhiò per poi ributtarsi in piena foga nella battaglia.

Mira era rimasta immobile, spiazzata, solo quando un enorme boato proprio a pochi metri da lei la fece sbalzare per terra e rotolare sul pavimento di marmo di quella che era stata la sua scuola reagì.

O reagiva o moriva e per la seconda ipotesi non era ancora pronta.

Appuntò nella mente di ringraziare Greyback tralasciando il fatto che lui si era scomodato a salvare proprio lei.

Avvistò a qualche metro di distanza un cappello di Grigonforo intento a difendersi a vicenda dagli attacchi di due mangiamorte, due reclute probabilmente perché non avevano ancora risolto nulla, quindi si decise ad andare a dargli manforte.

 

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

 

Sirius schizzava a destra e sinistra elargendo incantesimi a perdifiato, tutto avrebbe immaginato tranne quello, un attacco diretto al castello e in piena notte addirittura.

Erano mille i pensieri che lo attanagliavano in quel momento ma uno era più intenso degli altri.

Lei.

Che dietro quei cappucci così terribilmente neri, che dietro ogni bacchetta che si alzava nella sua direzione potesse esserci lei.

Quella stessa lei per sui gli traballava il cuore da quando era piccolo e che ora da quando la battaglia aveva avuto inizio sembrava potergli schizzare da un momento all’altro fuori dal costato, la stessa lei per cui ora la sua spalla sanguinava copiosamente, perché da quanto ne era ossessionato aveva creduto di scorgerla in lontananza e si era distratto prendendosi in pieno un incantesimo dalla figura che ora giaceva svenuta a pochi passi da lui.

Era come se qualcosa nella sua testa continuasse a ripetergli di cercarla, che lei si trovava lì, a pochi passi da lui e che gli sarebbe bastato allungare il braccio per afferrarla e non lasciarla mai più andare, e più passava il tempo più si angosciava ma la convinzione cresceva sempre più forte.

Lui lo sapeva, se lo sentiva, lei era in quel castello.

Ora.

Boccheggiò sorpreso quando una figura incappucciata apparve alla sue destra con la bacchetta levata nella sua direzione per poi venir balzata a metri di distanza fino a sbattere alla parete della sala grande.

Voltò la testa di lato e potè scorgere un’annaspante Potter con la bacchette propesa nella sua direzione, in fondo Potter nonostante portasse gli occhiali a volte vedeva le cose meglio di lui.

Accennò un ringraziamento con il capo quasi subito risposto da un ghigno benefico.

<< non posso pararti il culo per sempre Black! >> borbottò il cercatore per poi defilarsi verso la sala dei trofei da cui provenivano una serie di boati e urla.

Decisamente la battaglia grossa si stava svolgendo lì.

E forse lei era proprio lì.

A quel pensiero si lanciò all’inseguimento di Potter che presto si trovò a guardare la sua schiena avanzare ritmicamente mentre del liquido rosso continuava a macchiargli la maglia.

Lei. Che cosa avrebbe fatto quando lo avrebbe visto?lo avrebbe attaccato?lo avrebbe abbracciato?o peggio avrebbe fatto come a Hogsmade, l’avrebbe ignorando passando oltre?

E lui, cosa avrebbe fatto?

Nello stesso momento il cui entrò nella sala dei trofei si fermò di botto sgranando la pupille sconvolto, poteva percepire la presenza del suo migliore amico vicino a lui e poteva sentire la sua stessa sorpresa.

Quel posto era l’inferno.

Mangiamorte ovunque, tantissimi, urla, povere, pareti distrutte, corpi accasciati al suolo, pozze di sangue, scintille che vibravano in aria, e persone che cadevano a terra, per poi rialzarsi nonostante le lacerazioni e le ferite inferte dall’avversario.

Hogwards stava soccombendo.

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

 

Come sempre a Regulus era stata affidata la parte più facile della missione, prendere un semplice, stupido medaglione vecchio stampo che per di più era appartenuta a una Corvonero.

Insomma, lui serpeverde dalla nascita doveva occuparsi di rintracciare vecchi pezzi di antiquariato per il suo Signore mentre gli altri se ne stavano giù nel vivo della situazione a combattere, per cosa poi?
chissà perché lui se lo sentiva, quello che doveva essere la presa di Hogwards non lo era affatto, ma non riusciva a immaginare il perché di tutto quello, insomma, Hogwards era uno degli obbiettivi questo era sicuro, ma allora perché quel medaglione?perchè non qualche tesoro da Serpeverde da prelevare per poter far guardare solo ai veramente degni?

Perché tutto questo? Da quando Voldemort si interessava alle reliquie?

Sbuffò sonoramente uscendo dall’ufficio del preside, giù c’era il disastro lo poteva sentire benissimo, ma non doveva prenderne parte, così dicevano gli ordini.

Strinse convulsamente le mani fino a far sbiancare le nocche e grugnì insoddisfatto e frustato;sicuramente il suo Signore lo avrebbe lodato e ripagato per aver preso il medaglione, ma a lui sembrava troppo una farsa, era un Mangiamorte purosangue oltretutto e non aveva neppure usato la bacchetta quella sera.

Mira sicuramente era nel vivo della battaglia, la invidiava.

E magari oltre a Mira c’era anche lui, il traditore di sangue, quello che un tempo aveva chiamato fratello.

Serrò la mandibola furioso.

in quel momento che sentì dei passi frettolosi arrivare nella sua direzione.

Probabilmente due persone scappate alla battaglia, avrebbe potuto farle fuori in men che non si dica, ma gli ordini erano chiari.

Si nascose dietro una vecchia armatura arrugginita e approfittandone di un cono d’ombra che la lampada a olio non riusciva a illuminare divenne del tutto invisibile.

Trattenne il respiro e ascoltò i passi farsi sempre più vicini, poi riuscì a distinguere delle voci, uno era decisamente uno studente, e l’altro un professore.

Inarcò un sopraciglio sospettoso, un professore che non prendeva parte alla battaglia era alquanto strano, e visto che la stazza sicuramente gli faceva escludere Lumacorno la cosa diveniva sospettosa.

Forse stavano andando alla gufiera, a mandare un gufo al ministero, in cerca d’aiuto, ma allora non bastava solo lo studente? In fondo un mago adulto in una battaglia era una mano importante e avrebbe fatto la differenza.

Regulus rimase in silenzio, appiattito tra il muro e l’armatura finchè le due figure non scomparvero alla vista e i passi furono finalmente lontani, dopodiché uscì confuso e pensieroso interdetto su quello che doveva fare.

Gli ordini del suo Signore erano stati chiari, doveva recarsi nello studio del preside, prendere il medaglione di Corvonero e poi portarglielo. L’unica avvertenza era stata che lui non doveva prendere parte alla battaglia.

Ma mai nessuno aveva detto che non poteva assisterci.

E così mentre scendeva le scale per andare al piano terra, l’immagine delle due figure farfuglianti che salivano verso il terzo piano, passò in secondo piano.

 

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

 

 

Lanciò un ennesimo controincantesimo e alla fine quando il giovane Tassorosso che aveva osato sfidarla cadde a terra svenuto si concesse un attimo per respirare, iniziò a guardarsi intorno confusa, stavano vincendo ma non ne era felice.

Era sempre state una persona competitiva e aveva sempre creduto che per essere felici bisognasse sempre vincere, sempre comunque e in qualunque occasione, ma stranamente in quella non era così.

Era come svuotata, assente, come se la persona che stesse facendo quelle azioni non fosse lei, come se tra lei e la realtà ci fosse una sottile patina che la rendesse distaccata;per un attimo aveva pensato a un imperius ma poi l’aveva scartato velocemente come opzione.

Spostò la sua attenzione su Fenyr dalla parte opposta della stanza, non sembrava in difficoltà, anzi sembrava divertirsi; una smorfia le si dipinse sul viso e cercò di guardare altrove, c’era un mangiamorte svenuto a qualche metro da lei, non riusciva a riconoscerlo, aveva in cappuccio abbassata sul volto, esattamente come lei e come tutti, ma qualcosa la incuriosì in quel fagotto per terra tra i calcinacci.

Avanzò qualche passo verso di lui senza staccargli gli occhi di dosso neppure un istante, la bacchetta alla mano, ma il braccio lasciato riposare a penzoloni, arrivò accanto al fagotto e si accucciò incuriosita.

Allungò la mano verso il cappuccio ma proprio quando stava per afferrare la liscia stoffa nera sentì una lieve pressione alla nuca e una voce carica di rabbia.

<< schifoso magiamorte,non muoverti >> una voce maschile, di un ragazzo.

Si raggelò all’istante e rimase quasi paralizzata, possibile che tutto fosse finito proprio così? Che la sua stupidità l’avesse portata alla condanna? Possibile che fosse stata così ingenua e idiota?

Sbuffò sonoramente, si lo era stata.

<< lascia cadere la bacchetta e alzati >> obbedì senza tante cerimonie in perfetto silenzio, poteva sentire tranquillamente la punta della bacchetta del ragazzo che le punzecchiava il cappuccio.

<< ora voltati >> ringhiò la voce e le obbedì

James Potter.

Alla vista di quel voltò si sentì ghiacciare il sangue nelle vene.

Se c’era Potter, c’era anche lui.

<< via il cappuccio, ora! E niente scherzi! >> a quelle parole si sentì morire.

Se lo avesse fatto, Potter l’avrebbe riconosciuta, e Sirius lo avrebbe saputo, anche se in fondo Sirius lo sapeva già, ma affrontare gli occhi di lui che si trovava a guardarla veramente per quello che era diventata era tutta un’altra cosa.

<< muoviti >> il viso deturpato dalla rabbia, il rancore nella voce e gli occhi di acido puro.

Alzò le mani lentamente e afferrò il lembo del cappuccio.

Potter sbiancò.

Mira lo guardò in silenzio, poteva scorgere il suo viso varare le diverse espressioni a seconda del procedimento che il suo cervello stava attuando, sorpresa, realizzazione, confusione, accettazione e alla fine decisione.

Lancaster-Mangiamorte.

<< sorpreso? >> soffiò atona

Potter grugnì qualcosa di indecifrabile e la trapassò da parte a parte con lo sguardo.

Rimasero così fermi per un tempo che sembrava un’eternità, in attesa l’uno dell’altra.

Mira aspettava che Potter facesse qualcosa, Potter aspettava un’ispirazione dell’alto.

Poi gli occhi di Potter si sgranarono per spostarsi su un punto alle sue spalle, la bocca si dischiuse leggermente producendo un mugugno di dolore e poi Potter iniziò a correre, dimenticandosi di Mira.

Mira afferrò la bacchetta e seguì con lo sguardo Potter e cosa lo aveva distratto così tanto da lasciarla andare, ma tutto quello che vede fu la sagoma di una persona dal capelli rossi a terra svenuta e con un taglio sulla testa, doveva essere la Evans, nonostante fosse cambiata moltissimo in due anni la missperfettinamorosadipotter era riconoscibile a chilometri.

Si lasciò scappare un sorrisetto beffardo che venne presto sostituito da una smorfia di dolore, il marchio bruciava.

Questo voleva dire solo una cosa:la missione era conclusa.

Si voltò verso la porta della sala dei trofei iniziò a correre impegnandosi di schivare gli incantesimi che volavano in giro per la stanza e cercando di non inciampare sulle persone e i calcinacci per terra, poteva udire nonostante il rumore che non era l’unica che aveva recepito il messaggio e che tutti i mangiamorte, come lei si stavano mobilitando a lasciare la scuola, che come lei tramite la stanza delle necessità,chi invece come Fenyr dalla foresta proibita.

<< Mira >> se quattro sillabe avevano il potere di ucciderla erano state appena pronunciate.

Si bloccò di colpo, gli occhi sbranati e le orecchie rizzate, non poteva essersi sbagliata, era la sua voce, la voce di lui.

Si voltò lentamente di lato e lo vide, era a qualche metro da lei, fermo immobile, sporco di polvere e ferito, e la fissava in silenzio.

come se le avessero rovesciato un secchio di acqua gelida addosso, come se qualcuno le avesse sbattuto la porta in piena faccia, come se Merlino in persona le fosse spuntato dall’armadio in piena notte.

Sirius era bello, nonostante tutto.

Avrebbe voluto aver la capacità oratoria di Voldemort in quel momento per poter spiegargli tutto, per inventarsi qualcosa, qualunque cosa che fosse diverso dalla realtà, qualcosa che non dicesse così sfacciatamente – hey!sono una mangiamorte,e probabilmente qualcuno dei tuoi amici ora è in fin di vita per colpa mia- avrebbe voluto tantissimo avere qualcosa da dire ma non trovò nulla di adatto.

Si mordicchiò il labbro nel tentativo di concentrarsi, ma alla fine la stretta dei denti sulla carne divenne una vera e propria morsa.

Capì quello che aveva fatto solo quando un liquido caldo iniziò a colargli dalle labbra fino al mento, per poi inzupparsi sul manto nero già sporco di polvere, quindi decise di allentare la presa dei denti e di concentrarsi su qualcos’altro.

Doveva andarsene da lì, al più presto.

Sbattè le palpebre con foga e poi si voltò semplicemente per riprendere la sua fuga, cercando di non pensarci, almeno ora.

Le scale di marmo salivano ripide fino al secondo piano, dopodiché avrebbe dovuto prendere le scale mobile, e lì avrebbe dovuto contare un po’ sulla sua fortuna perché le scale non volessero cambiare proprio nel momento in cui lei doveva attraversarle.

Poteva sentire il tacchettio delle sue scarpe sul marmo bianco sotto i suoi piedi farsi sempre più spedito man mano che avanzava e che il numero dei gradini che lasciava alle sue spalle aumentava, ne aveva calcolati all’incirca una ventina quando avvertì uno strappo alla spalla destra e qualcosa che la obbligò a fermarsi, ruotando su sé stessa per non cadere di sotto.

Sirius Black le stringeva violentemente il polso e la guardava con sguardo truce e non aveva la minima intenzione di lasciarla andare.

<< perché? >> le ringhiò d’un tratto in pieno viso

Mira fu tentata di indietreggiare, ma la morsa di Sirius era ferrea, non aveva via di scampo.

<< perche?! >> urlò con il viso sopraffatto dall’ira

<< lo sapevi.. >> rispose atona

Gli occhi di Sirius si accesero d’ira, afferrò la ragazza per entrambe le spalle e la trascinò giù di un paio di scalini così da trovarsela perfettamente davanti ai suoi occhi.

<< dimmi per quale caz*o di motivo?! >> tuonò

Mira alzò lo sguardo e per la prima volta da quando Sirius la conosceva stentò a riconoscerla veramente.

<< perché non ho scelta!lo vuoi capire?non tutti possono scappare come hai fatte te Sirius! IO-NON-POSSO! >> gli ringhiò in pieno muso

Sirius vacillò e allentò la spesa sconvolto.

Mira con uno strattone si liberò e dopo avergli lanciato un unico sguardo indecifrabile rincominciò a correre su per le scale.

Era confusa e soprattutto era sconvolta ma ora doveva pensare a scappare, al resto ci avrebbe pensato dopo, o forse sarebbe riuscita a accantonarlo fino a che non se ne fosse dimenticata definitivamente, inutile, sapeva che non sarebbe mai successo.

Continuò a correre per il corridoio del secondo piano con la bacchetta alla mano pronta a scagliare un incantesimo a chiunque si fosse frapposto tra lei e la stanza delle necessità.

Sentì dei passi alle sue spalle inseguirla frettolosi, stava per mettersi a lanciare stupeficium su tutto il corridoio quando la voce di Regulus la trattenne.

<< perchè sei ancora qui?dovresti essere già tornato da un pezzo.. >> parlò atona

<< volevo vedere là sotto >> rispose tranquillamente lui mentre il corridoio del terzo piano si allungava sotto i loro piedi, ancora una svolta a destra e sarebbero arrivati.

in quel momento che Regulus realizzò.

Afferrò Mira per un polso un attimo prima che svoltasse l’angolo, lei lo guardò allarmata e infastidita.

Lui le portò una mano sulla bocca per tappargliela e si sporse verso il corridoio imitato dalla ragazza.

Era proprio come se lo era immaginato:vuoto ad eccezione dei fagotti neri stesi per terra senza sensi.

Ecco dove erano andati i due maghi poco prima, a far in modo di impedirgli la fuga.

Mira strabuzzò gli occhi in preda al terrore, Regulus strinse i pugni.

Poi si alzarono e iniziarono a correre nella direzione da cui erano venuti contemporaneamente.

Arrivarono alle scale che davano al secondo piano con il fiatone ma lì si dovettero fermare, erano in trappola, una decina di maghi stavano salendo verso di loro, e viste le condizioni e il fatto che la missione non era ancora compiuta quello era un grande guaio.

Mira guardò attentamente i visi delle persone, c’erano due professori Silente e un altro che lei non aveva mai avuto, poi c’erano due corvonero, tre tassorosso e tre grifondoro.

Una smorfia di dolore le si dipinse sul viso:Potter, Evans e lui.

Fu in quel momento che qualcosa fece breccia nella sua testa come un fulmine a ciel sereno.

Afferrò Regulus per un braccio, alzò la bacchetta e la puntò alla finestra << bombarda >> e la finestra andò in mille pezzi.

Regulus la guardò sconvolto << che cosa vuoi fare? >> le domandò confuso

Mira lo guardò intensamente, poi buttò lo sguardo alla finestra e poi di nuovo sul ragazzo << sono una strega, ci penserò strada facendo >> poi lo trascinò per il braccio e insieme si buttarono dalla finestra del terzo piano scomparendo nel buio.

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

 

Potter si lasciò sfuggire un gridolino soffocato mentre il medimago gli toglieva il pezzetto di legno che gli si era conficcato sulla gamba, inutile a dirsi ma a suo dire che l’unico pezzo di legno presente nell’intera battaglia aveva pensato bene di nascondersi nella sua bellissima gamba da cercatore d’oro.

Se poi la sfiga era pure cieca.

Sospirò esasperato, erano ormai due ore che si era stanziato nell’infermeria della scuola e il sonno cominciava a farsi sentire.

Ringraziò frettolosamente l’infermiera che gli aveva applicato una fasciatura alla gamba e si diresse alla ricerca dei suoi amici.

Lily da perfetta ragazza che solo lui poteva trovare si era ben disposta a aiutare come poteva le infermiere nell’infermeria e era del tutto scomparsa alla sua vista, Regulus e Minus, del tutto incolumi erano invece stati diretti alla sala comune rosso-oro per evitare ulteriori affollamenti per la scuola, visto che ormai il preside aveva decretato lo scampato pericolo, se così di poteva dire, semplicemente aveva constatato che i mangiamorte se ne erano andati e che per quella notte non c’era rischio che ne facessero ritorno.

Ma Potter non era scocciato da quello ma dal semplice fatto che non aveva potuto parlare con lui, il suo amico.

Lui che doveva essere la persona a cui confidava tutti i suoi segreti e lo affiancava nelle malandrinate.

Lui che gli aveva nascosto qualcosa per molto tempo, e che aveva dovuto avvenire un attacco al castello perché potesse intuire che i punti fermi su Sirius Black non erano poi tanto fermi.

Sirius gli doveva una spiegazione, e per la barba di Merlino non avrebbe lasciato perdere.

Si avventurò nel corridoio deserto ma illuminato solo dalla flebile luce dell’alba che stava giungendo da dietro la foresta proibita e iniziò a camminare, o meglio zoppicare, visto che l’infermiera aveva pensato bene di applicargli una stecca di legno alla ferita in modo che il muscolo in questione non venisse teso da nessuna mossa strana.

Per Potter persisteva a essere un misero taglietto da altalena babbana.

Una volta giunto a passetti fino alla scala di marmo tirò un sospiro di sollievo, dopo le scale e un piccolo corridoietto sarebbe arrivato a destinazione, in fondo era stanco, non lo poteva nascondere a nessuno, per quello faceva una leggera fatica, non certo per la gamba, quella era sanissima.

Iniziò a arrampicarsi per le scale ma al momento di piegare la gamba sinistra avvertiva uno strappo all’altezza del bendaggio, probabilmente colpa della stecca applicata dall’infermiera, dovette oscillare il suo peso sulla gamba sinistra per sollevare la destra fino al secondo scalino, poi il problema era mettersi di peso sulla gamba guasta per sollevare quella sana.

Si guardò intorno contrariato, il corridoio era deserto, buon segno.

Afferrò il corrimano con entrambe le braccia e si sollevò di peso fino al secondo scalino.

Una volta che il meccanismo era imparato il gioco era fatto, almeno così funzionava per Potter.

Continuò fiducioso la scalata ma una volta giunto al quindicesimo scalino decise che forse era bene concedersi una pausa, ma non perché la gamba gli facesse male, solo perché l’ignorante infermiera di prima aveva pensato bene di fossilizzargli una gamba per l’occasione rendendoli il 90 % di invalidità.

Si lasciò riposare di peso con la schiena sul cornicione, lasciando a penzoloni la gamba guasta, rimase in quella posizione per quasi due minuti dopodiché decise che era meglio proseguire la scalata, in fin dei conti aveva fretta di sentire cosa aveva da dirgli una certa persona riguardo a una certa cosa.

Avanzò di un altro paio di scalini quando un rumore molesto lo sorprese dalla cima delle scale.

Sirius Black stava ridendo di lui.

Con la massima disinvoltura si portò una mano al viso e raddrizzò gli occhiali e cercò di prendere una postura eretta.

Lui era Potter, il cercatore, no Potter il nonnetto di 90 anni che non riusciva a fare le scale.

<< che ti ridi? >> sbottò

Sirius si sciolse in un ghigno tra il cinico e il divertito.

<< ti aspettavo, ma non arrivavi, quindi ho pensato di venirti incontro e ecco come ti trovo >> con un cenno del capo indicò l’amico a metà scalinata che di tutta risposta alzò un sopraciglio indignato.

<< dobbiamo parlare >> forviò il cercatore

<< non cambiare discorso.. >> soffiò Sirius

<< ma noi dobbiamo parlare >> evidenziò l’altro

<< lo so >> soffiò Sirius guardandosi le scarpe

<< non era per lui, era per lei >> non era una domanda, ma una semplice affermazione

Sirius guardò in silenzio l’amico, in fondo mentirgli era da sempre stata una pessima idea.

<< spiegherebbe molte cose.. >> continuò Potter

Sirius ormai ascoltava soltanto, rapito.

<< quindi, tu e lei, insomma, voi..ma, non, aspetta, non può essere..come, da quando?..insomma lei, lei.. >> balbetto in preda alla confusione Potter

Sirius sorpirò << dal prima anno, o meglio da prima della scuola, Mira c’è sempre stata.. >> spiegò atono

Potter annuì << tornerebbero molte cose..>> sussurrò tra sé << ma è tutta storia passata? >>

Sirius girò la testa di lato, e si morse il labbro, proprio come faceva sempre lei quando era nervosa.

Potter sbiancò e iniziò a avanzare su per la scalinata, sempre goffo, ma meno attento a quello che il suo amico avrebbe visto.

Dopo quasi due minuti l’ultimo pezzo di marmo era ormai alle sue spalle, si avvicinò all’amico che non l’aveva guardato un attimo.

<< tu lo sapevi? >>

Sapevi che lei era una di loro? sapevi che lei era una mangiamorte?

Sirius sussultò, si voltò di scatto verso l’amico e rimase sconvolto da quello che dive.

Confusione. Odio. Speranza. Desiderio. Rabbia. Tanta rabbia.

Sgranò gli occhi automaticamente, poi annuì in silenzio.

Potter sospirò, gli passò oltre e si allontanò goffamente per il corridoio buio in perfetto silenzio

 

 

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

A trent’anni Fenyr Greyback era bello e sarebbe facilmente entrato nelle fantasie di molte streghe se non fosse stato per quel dettaglio quasi ‘superficiale’ che lo distingueva dagli altri, era un licantropo, e quindi una creatura del male, orribile e da evitare come la peste nera.

Infondo pure per i mangiamorte era così, tutti lo evitavano, nessuno lo voleva eccessivamente nei dintorni se non per espresso ordine, ma Fenyr ci era abituato.

Quando si nasce licantropi puri il mondo che ti appare davanti è molto diverso da quello che conosce un mago.

Non ci sono sprizzi di bacchette a illuminarti le notti senza luna ma semplicemente mandibole dissanguate pronte a azzannarti nel momento meno propenso.

Fenyr conosceva la morte, ma ancora più conosceva la maledizione di una vita di morte.

Aveva imparato fin da cucciolo che per sopravvivere bisognava badare solo a se stessi,senza preoccuparsi degli altri, perchè la morte giungeva quando meno te l’aspettavi, e magari nel momento in cui decidevi di dare una zampa a qualcuno, la morte di afferrava da dietro, da lì dove non potevi vederla e allora eri fregato.

Semplicemente morto, carne da macello.

E così aveva fatto per suoi trentenni di vita, o almeno fino a quella sera.

Lanciò un’occhiataccia alle sue spalle seguito da un ringhio di minaccia ai due mangiamorte al suo seguito.

Lei era lì, viva, probabilmente per merito suo.

Era fastidiosa quella Lancaster, una mocciosetta sempre taciturna che se ne stava sulle sue, con quello sguardo altezzoso da so tutto io, aveva pure l’aria malaticcia, probabilmente non mangiava abbastanza.

Nel suo branco immaginario, quella ragazzetta non sarebbe arrivata all’inverno.

Le guardò distrattamente mentre ammoniva con un’ulteriore ringhio le due figure nere alle sue spalle di muoversi prendendosi un << abbiamo capito >> dall’ancora più odioso moccioso che stava con lei, di cui però non si ricordava manco il nome.

Doveva ancora capacitarsi di che cosa aveva fatto quella sera, di che cosa gli era passato per la testa in quel momento, per salvare quella, probabilmente era stato colpito da un incantesimo confundus o ancora meglio qualcuno lo aveva messo sotto imperio.

Quella mocciosa le dava quasi fastidio, ma allo stesso tempo lo incuriosiva; era un mago affascinante da studiare perché era strano e questo lo incuriosiva e ogni qual volta che ne aveva la possibilità ne approfittava di sottecchi.

A detta di molti mangiamorte era tremendamente bella; per lui era assurdo, insomma, era tremendamente magra, pallida e asociale e allo stesso tempo così strana e dalla pelliccia così folta spazzolata che stentava a credere che lei potesse essere una di loro.

Aveva avuto modo di vederla più volte destreggiarsi in scontri più o meno facili e doveva ammettere che a modo suo se la cavava ma rimaneva sempre una mocciosetta fuori luogo.

Insomma quella Lancaster era fastidiosa perché non lo trattava come facevano tutti, diversamente, ma lo trattava come trattava tutti gli altri.

Ignorandolo.

E questo le dava fastidio.

Per quanto antilupo fosse la cosa, Fenyr odiava essere ignorato da Mira.

Ecco come si chiamava la mocciosa.

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

Avrebbe dovuto aspettarselo; dopotutto il suo viso era stato visto da mezzo castello e dal preside in persona, in fin dei conti era una cosa abbastanza normale, doveva chiaramente aspettarselo.

Rigirò tra le mani il volantino un’ulteriore volta senza darsi troppo peso per non stropicciarlo, quindi sbuffò, rassegnatamente mentre il suo stesso viso la guardava altezzosamente da quel pezzettino di carta ormai straccia.

Ordine di cattura, per lei, Regulus, Fenyr e un certo Aldmon.

Probabilmente avrebbe dovuto prenderlo in considerazione come possibile destino nel momento in cui aveva varcato la linea tra il giusto e lo sbagliato, almeno secondo alcuni, perché secondo altri quello che loro facevano era pienamente giusto, come la causa d'altronde.

In fin dei conti era quello il fine di tutto, la causa, in cui lei credeva pienamente, o almeno doveva credere secondo norma visto che era in prima fila per quello.

Sbuffò.

Sicuramente le cose non sarebbero potute andare altrimenti, magari si, avrebbe potuto salvarsi da quell’ordine di cattura ma per il resto era sicura che non avrebbe avuto alternative.

Magari, forse se fosse nata in una famiglia di gabbani, giammai!, o magari se fosse stata smistata in un’altra casa, ma anche in quel caso non le sarebbe andata meglio, al posto del predatore sarebbe divenuta la preda.

In fin dei conti, per quanti ma e se si sforzava di creare, quelli erano i fatti, lei era una mangiamorte e per lo più ricercata.

Brutta storia su quello non ci pioveva.

Il suo stesso viso in bianco e nero annuì d’accordo,Mira gli lanciò un’occhiata distratta, ecco cos’era diventata, tutto quello che lei non voleva essere, una bambolina senza il minimo utilizzo della sua corteccia celebrale, insomma una marionetta.

Una smorfia le si dipinse sul volto mentre con la mano destra accartocciava la sua stessa figura che ringhiò contrariata.

Adesso ci mancava solo che si mettesse a parlare con le foto;lanciò la carta dalla parte opposta della stanza frustrata, respirò incerta per poi serrare gli occhi in un vano tentativo di estraniarsi dalla realtà ma si trovò nuovamente in preda dei suoi pensieri.

Scattò in piedi e iniziò a camminare per la stanza a ritmo frenetico come a tentare di accelerare il suo cervello, doveva pensare e doveva farlo il prima possibile, doveva trovare una soluzione, un modo per uscire dal casino in cui era finita e doveva farlo al più presto.

Sentì la rabbia bollirle nelle vene e le mani prudergli spasmodicamente.

Stava scoppiando, ne era certa.

Sfilò la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e insonorizzò la stanza per poi sferrare la bacchetta da qualche parte lontana da lei e iniziò a gridare.

Una pazza.

Una folle.

Ecco cosa era diventata, ecco cosa era rimasto di lei.

Incrociò il suo stesso sguardo che la fissava vuoto e carico d’odio davanti a lei e gli si gettò contro con tutta la forza che aveva in corpo.

Lo specchio si frantumò in mille pezzi contro il suo polso che iniziava subito a grondare sangue a fiotti, ma il dolore sembrava non toccarla,come si può distinguere un dolore dall’altro quando non resta altro ché semplice dolore ?

Senza rendersene conto sentì le sue ginocchia sbattere sul pavimento ricoperto di schegge di vetro, ma anche in quel caso il dolore non la scalfì; iniziò a colpire ripetutamente con le mani il pavimento procurandosi altri tagli e macchiando il marmo bianco di quello che doveva essere il suo sangue.

Perché quando tocchi il fondo il resto scompare.

Iniziò a mordersi il labbro inferiore, con rabbia con il solo intento di farsi male.

Perché solo un dolore più forte di quello che si ha riesce a farci dimenticare quello che ci fa stare così male.

Si tirò i capelli impasticciandoli di sangue e schegge.

Tutto ma fatelo smettere vi prego.

E solo quando realizzò che il sangue non sapeva da salato che si paralizzò lì dove si trovava.

Stava piangendo.

Si portò una mano tremante al viso, fin sotto gli occhi e sentendo l’umido sul suo viso si lasciò scappare un singhiozzo.

Lei stava piangendo.

Raccolse un pezzo di vetro abbastanza grande per poter scorgere il suo riflesso e stringendolo con foga, procurandosi ulteriori tagli alle mani lo avvicinò al viso e si paralizzo.

Ne era davvero capace.

Lanciò un urlo soffocato dai singhiozzi e serrò la mano con lo specchio avvicinandola al petto iniziando a piangere convulsamente.

Lacrime salate le colavano dal viso e andavano a mischiarsi al suo stesso sangue.

Mentre singhiozzi soffocati e respiri affannosi andavano a disperdersi nella stanza per poi non essere uditi da nessun altro che da lei e il quadro alle sue spalle che aveva assistito a tutta la scena in perfetto silenzio.

Mira aveva imparato a piangere.

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

Regulus Black era tutto tranne uno sprovveduto.

Da quando suo fratello era uscito di ruolo, lui non aveva esitato un attimo a prendere il suo trono, non aveva esitato neppure a prendere al sua ex ragazza che tra l’altro gli piaceva da quando l’aveva vista la prima volta giocare con il fratello con le loro scope giocattolo a Diago Alleyall’età di 4 anni pressappoco.

Regulus Black insomma, sapeva quello che voleva e a quanto risultava riusciva anche a ottenerlo.

Aveva ottenuto un ruolo di rispetto nella causa perché era quello che voleva.

Aveva ottenuto un posto d’onore nell’albero della famiglia Black perché era quello che voleva.

Aveva ottenuto il fidanzamento con Mira Lancaster perché era quello che voleva.

Insomma, lui aveva tutto quello che un mago poteva desiderare.

Onore, Gloria,Sangue Puro, Rispetto e una ben perfetta metà femminile; in fin dei conti poteva definirsi una persona soddisfatta.

Eppure quel giorno non era del tutto soddisfatto di sé per le più varie ragioni; innanzitutto un ordine di cattura aveva sancito che il suo bel faccino non potesse essere esposto in luogo pubblico pernecessità’ e per tutto il discorso il suo signore aveva deciso che lui, Mira, Fenyr e un certo Almond sarebbero dovuti andare in Romania, per una faccenda che non gli era stata ancora riferita ma che come aveva promesso il suo signore, quella sera avrebbe avuto modo di entrarne a conoscenza.

Un motivo in più per essere fieri di sé stessi, Lord Voldemort aveva chiesto al sua presenza in esclusiva per quella stessa sera, per una missione speciale e stranamente aveva richiesto anche la presenza del suo sudicio elfo domestico, poco male in fondo; dopodiché avrebbe dovuto far fagotto e trasferirsi per qualche settimana in Romania con gli altri al seguito.

Ma se si trattava di Regulus Black la cosa non era poi tanto positiva, a lui piaceva la prima linea non le missioni in incognito.

Per lo più quella stessa mattina i Mangiamorte stavano dando battaglia al Ministero e a quanto sapeva lì c’era anche suo fratello, motivo per cui le mani gli prudevano insistentemente, lui a differenza degli altri era bloccato lì, a Malfoy Manor insieme a un lupo mannaro e a un tizio che riteneva del tutto insignificante; e di Mira nessuna traccia, probabilmente dormiva.

 

 

Aprì gli occhi piano ma facendo una sforzo tremendo, lì batte un paio di volte prima di realizzare che quello che vedeva era si, rosso, ma un rosso strano, decisamente non quello del suo copriletto e decisamente il suo copriletto non era così scomodo.

Cercò di mettersi a sedere ma delle fitte intense la colpirono pressappoco ovunque, staccò una mano dal pavimenti, ecco dov’era, e se la portò al viso per scostare i capelli che gli si erano appiccicati alla faccia, ma quando vide la sua mano si convinse a lasciar stare; decisamente non era presa bene.

Fece leva sugli avambracci per sollevarsi da terra e dopo non pochi sforzi riuscì a raggiungere la posizione retta,e fu subito colpita da un senso di vertigine e svenimento non indifferente.

Allungò la mano fino alla tasca dei pantaloni ,ma la trovò vuota; aveva bisogno della sua bacchetta, iniziò a girare la testa avanti e indietro nel tentativo di scorgerla da qualche parte ma ogni movimento era una scarica assurda di dolore, verso il quarto tentativo riuscì a scorgere l’affarino di legno che beatamente riposava sul suo cuscino e si allungò per prenderla.

Si portò una mano alla tempia massaggiandola mentre con l’altra mano schizzava incantesimi per la camera che magicamente si rassettava da sola, esattamente come se lì non fosse successo nulla.

Si trascinò fino allo specchio e quello che vide le fece gelare il sangue nelle vene, tagli sangue, capelli spettinati e occhi rossi, sospirò affranta e con uno schiocco di dita evocò il suo elfo domestico, aveva decisamente bisogno d’aiuto.

 

 

Regulus guardò insistentemente l’orologio d’oro massiccio attaccato alla parete di villa Malfoy, sforzandosi di non mettersi a urlare in pieno soggiorno non suo, si limitò a uno sbuffo a mezz’aria; erano le 10:30 e di Mira ancora nessuna traccia, possibile che stesse ancora dormendo?

Probabilmente a quell’ora la battaglia era nel bel mezzo dell’azione e lui era seduto su un divano a aspettare la sua ragazza con un lupo e un’inutile mago.

Aveva trangugiato mezzo vassoio di biscotti che l’elfo domestico aveva portato quasi mezz’ora fa, Fenyr non aveva spiccicato parola da quando erano arrivati e continuava a guardarlo in cagnesco e quell’altro mago, se ne stava zitto seduto su una poltrona dalla parte opposta della stanza senza degnare nessuno di uno sguardo guardando costantemente fuori dalla finestra, probabilmente trovava i pavoni animali interessanti.

Stava per alzarsi e tirare un calcio al tavolino che un bop nelle vicinanze del caminetto attirò la sua attenzione facendoli comparire un ghigno sul viso e alzandosi si avvicinò alla figura appena comparsa.

<< dormito bene? >> domandò stranamente calmo

Mira annuì per poi avviarsi verso il divano in velluto nero di fronte e quello in cui era seduto Regulus che ritornò tranquillamente al su posto.

Aldmond fece un cenno di saluto con il capo e la ragazza ricambiò facendo sbuffare Regulus, che a a quanto pare non era stato salutato da nessuno dei due.

Fenyr continuava annaspare l’aria concentrato e non si era minimamente interessato a salutare la ragazza che aveva seguito con lo sguardo da quando era arrivato, senza interrompere il contatto visivo neppure per un istante, ma stranamente il suo sguardo era puntato più verso la mano destra della ragazza che al viso.

D'altronde i lupi mannari hanno un buon fiuto, particolarmente per il sangue.

Mira si guardò intorno confusa per poi puntare le sue iridi –spente- verso Regulus.

<< dove sono gli altri? >> domandò con un tono di voce leggermente acuto

Regulus ridacchiò per nulla notando le stranezze della ragazza.

<< mentre la bella addormentata vagava nel mondo dei sogni si stà disputando una battaglia al Ministero.. >> cantilenò divertito

Mira si accigliò confusa << contro? >>

<< a quanto pare contro l’Ordine della Fenice e qualche altro babbanofilo >> gracchiò Regulus guardandosi le unghie perfette

Mira sgranò gli occhi << l’Ordine? >> soffiò

Regulus alzò lo sguardo e la guardò confuso, che era diventata sorda per caso?

Aldmond staccò finalmente gli occhi dai pavoni e portò la sua attenzione al trio che parlava.

Mira si mordicchiava il labbro che l’elfo domestico aveva cercato disperatamente di risistemare mentre i suoi occhi scrutavano il tappeto ai suoi piedi.

<< .. anche Sirius fa parte dell’ordine.. >> soffiò piano

Regulus sbuffò << in effetti mi dà alquanto fastidio non essere io a.. >> ma dovette interrompersi perché la ragazza era scattata in piedi come una molla e stringeva i pugni convulsamente.

Regulus scattò in piedi e affiancò velocemente la ragazza << così ti fai male.. >> cercò di spiegarle mentre afferrava le sue mani in cerca di aprirle << Mira, che cavolo ti prende..? >>

Fenyr guardava la scena confuso ma senza muovere un muscolo, Aldmond si era alzato in piedi per vedere meglio quello che stava succedendo.

Mira si liberò con uno strattone da Regulus e si diresse verso il caminetto dove poco prima era apparsa livida in volto.

<< non posso permetterlo.. >> soffiò quando Regulus la bloccò per i fianchi

<< sei impazzita? >> tuonò Regulus aumentando la stretta

<< Lasciami! >> tuonò la ragazza

<< non dire stronzate! >> ribattè Regulus senza dar segno di sciogliere la presa

Aldmond assisteva alla scena confuso e interessato.

Fenyr ringhiò zittendo tutti i presenti e si avvicinò ai due ragazzi con un salto.

<< lasciala >> tuonò rivolto al ragazzo che obbedì all’istante

Mira fissava il lupo davanti a lei senza capire che stesse succedendo quando si sentì afferrare il viso con una mano e tirare in avanti facendola vacillare, ora il suo viso era a una spanna da quello del lupo.

Aldmond e Regulus guardavano la scena pietrificati.

<< se tu vai lì ti ammazzano >> sibilò piano Fenyr

Mira ghignò per poi strattonarsi all’indietro liberandosi così dalla morsa del lupo che però le aveva lasciato i segni.

<< non mi importa >> rispose atona per poi scomparire con un semplice bop.

Regulus calciò il tavolo colto dalla rabbia, Aldmond ritornò sulla sua sedia con vista e Fenyr abbassò lo sguardo, forse per la sua prima volta.

 

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

 

Il Ministero era in pieno disastro.

La battaglia sembrava non voler risparmiare nessuno, e nessuno sembrava risparmiarsi in battaglia.

Sirius era esausto, ormai dalla sua bacchetta partivano incantesimi e controincantesimi quasi in automatica e i risultati non erano dei migliori.

Poteva scorgere i volti di decine di persone conosciuti e non che lo guardavano con sguardi vuoti e assenti dal pavimento, quasi sicuramente morti o nel miglior dei casi svenuti.

Per la prima volta nella sua vita Sirius poteva dire di non avere la situazione sotto controllo; non faceva altro che scansarsi all’improvviso con movimenti calibrati solo dalla fortuna e a spruzzare fiammelle colorate dalla bacchetta, contro chi poi era un mistero.

Potter dal canto suo sembrava stesse ballando il tip-tap quanto si muoveva saltellando sullo stesso posto, Lupin a differenza di loro sembrava molto ponderato e cosciente di quello che stava facendo, la sua bacchetta sprizzava a ritmi regolari e con fermezza fiammelle rosse, frutto probabilmente di Expelliarmus che andavano a segno, di Minus invece nessuna traccia, classico d'altronde.

L’Ordine al completo era radunato nell’edificio e lottava con le unghie e con i denti per non essere sopraffatto, ma nonostante tutto, dovevano ammetterlo anche loro, i Mangiamorte spuntavano come i funghi e nonostante la cosa fosse alquanto preoccupante non era nulla considerando che la loro poca stima per la vita sembrava guidarli rendendoli micidiali e senza controllo.

Nonostante tutto di lui nessuna traccia.

A quanto sembrava l’organizzatore della festa non si era fatto vedere, o almeno loro non erano riusciti a scorgerlo, d'altronde Voldemort, o meglio Colui-che-non-deve-essere-nominato per i più sembrava essere diventato colui-che-non-deve-essere-visto cosa piuttosto strana visto che i leader di solito tendono alla lieve maniacale presenza per alimentare il loro protagonismo.

Sirius continuava a lanciare occhiate allarmate a destra e a sinistra del tutto incosciente che facendo così si rendesse un obbiettivo facile e eliminabile.

Fu una frazione di secondo, il tempo di scorgere una luce verde accecante puntare nella sua direzione, e non ci voleva certo un genio a capire di che incantesimo si trattasse,a quanto poco ne sapeva Sirius un solo incantesimo sviluppava fiammelle verde smeraldo,e tra l’altro era un incantesimo proibito.

Avada Kedabra.

Classico, efficace e diretto a lui.

Nello stesso momento in cui captò il pericolo la sua mente era già arrivata alla conclusione più logica e possibile, sarebbe morto, lì stecchito e sarebbe diventato un altro volto vuoto a far compagnia a quelli già presenti sul pavimento.

Sirius Black sarebbe morto alla fottutissima età di 19 anni a mano di uno sconosciuto, ma la causa almeno era buona.

Sentì il sangue gelarsi nelle vene e gli occhi serrarsi sgomenti, poi l’attesa.

Attesa che si sarebbe conclusa con un formicolio al petto e un dolore lancinante al cuore e poi basta, puff, tutto sarebbe finito; forse, magari, lo sperava indolore.

Ma quello che sentì era molto peggio di come se lo era immaginato.

Un colpo mirato all’addome, una forza sconosciuta che comprimeva il suo corpo vero il basso, e un dolore lancinante alla nuca, fuoco, ecco cos’era.

Tossì convulsamente portandosi un pugno alla bocca, aprì leggermente gli occhi appannati e constatò con tutta la sua meraviglia che si, era diventata un’altra figura accatastata al pavimento ma era viva.

Sentì una fitta alla nuca , lì dove l’attaccatura dei capelli si faceva più folta, e tastando con la mano potè constatare che il fuoco non era altro che sangue, il suo che colava copioso tra i suoi capelli, forse dovuto all’impatto con il suolo.

Frastornato cercò di guardarsi intorno ma la vista appannata non lo aiutava per nulla.

Da quel poco che vedeva un’ombra scura gli dava alle spalle fronteggiando quello che doveva essere il mangiamorte che aveva cercato di spedirlo all’altro mondo, ma non c’era decisamente riuscito, almeno che lui non morisse per un’emorragia alla nuca proprio lì nel bel mezzo della battaglia.

Strizzò gli occhi stizzito nel tentativo di scorgere chi lo avesse salvato, così da appuntarsi in mente chi avrebbe dovuto ringraziare a tempo debito, ma i suoi occhi non sembravano collaborare.

Remus non era, la figura era troppo bassa.

James non aveva i capelli lunghi.

Minus era troppo tozzo.

Una ragazza. Ecco chi era la figura davanti a lui. Una ragazza e gli dava visibilmente le spalle.

Cercò tantoni di trovare una spiazzo di pavimento libero dove poter far leva con i gomiti per issarsi e raggiungere finalmente la posizione eretta ma una volta che lo trovò e era quasi a mezz’aria con il bacino sentì una fitta pazzesca alla nuca e la sua voce lamentarsi copiosamente mentre ricadeva al suolo.

<< stai giù >> ordinò una voce davanti a lui

Girò lentamente la testa verso destra e costatò che la figura che aveva parlato era la stessa figura che non aveva attribuito a nessuno di sua conoscenza.

Decisamente la voce era da femmina.

Sbuffò confuso cercando di strofinarsi gli occhi per vedere quello che stava accadendo ma il risultato pessimo.

Sbattè gli occhi ripetutamente nel tentativo di far sparire la patina opaca che gli sformava la visuale.

Poteva distinguere chiaramente due dettagli: la figura che lo aveva salvato ora lo guardava ma il corpo rimaneva rigido e all’erta nell’altra direzione.

Sentì qualcosa di caldo risalirgli per la gola e iniziò a tossire mentre con la mano cercava di comprimere l’aria nella bocca.

Sangue, terribile gusto ferroso nella sua bocca.

Cercò con lo sguardo la figura che lo aveva aiutato ma questa non lo guardava più, era impegnata in un perfetto scontro rossoverde con un mangiamorte.

Poteva sentire l’adrenalina scorrergli nelle vene mentre osservava lo scontro proprio sotto il suo naso, odiava stare a guardare, ma era abbastanza sicuro che in quella situazione non avrebbe potuto fare altro che guardare e sperare.

Sperare che quella ragazza sopravvivesse.

Da quel poco che i suoi sensi gli permettevano poteva captar che lo scontro a cui assstiva del tutto inerme al suolo non era solo fisico ma verbale.

Le due figure sembravano decisamente conoscersi.

Strano, magari era confuso e non capiva bene.

E quella maschile sembrava visibilmente arrabbiato.

Gemette. La testa iniziava a girargli.

Era uno scontro all’ultimo colpo, lo si capiva chiaramente, se da una parte lui cercava di uccidere lei cercava di schiantare, senza limitazioni, senza regole.

Si portò una mano sugli occhi, cercando di migliorare la sua vista che pieno piano andava fievolendo.

Uno scontro pari, ecco cosa sembrava.

Tossì nuovamente e una fitta lo colse alla sprovvista causandogli un’imprecazione di dolore che alle sue orecchie arrivò come un mugugno insensato.

La figura femminile girò la testa di scatto, nella sua attenzione, probabilmente allarmata dal suo gemito e il mangiamorte ne approfittò per lanciare un colpo alla sprovvista, che la ragazza riuscì a evitare solo in parte.

Sirius trattenne il fiato, colpevole.

La ragazza restituì il colpo all’interessato e con la mano libera si tamponò la ferita sul braccio. Sangue.

Sirius brontolò qualcosa di insensato mentre lottava per tenere gli occhi aperti.

La ragazza andò a segno con un incantesimo ben mirato e la figura davanti piombò per terra inerme e senza sensi.

Sirius boccheggiò confuso tentando un sorriso.

La ragazza si affrettò a raggiungerlo e a sedersi a carponi di fianco a lui sorreggendoli la testa.

Sirius cercò di guardarla in viso ma la testa riprese a girare all’impazzata facendoli serrare gli occhi e gemere di dolore.

La ragazza gli accarezzò il viso, silenziosa mentre i rumori della battaglia continuavano a ritmi regolari.

<< andrà tutto bene, vedrai >> poteva sentire da lontano una voce acuta ma così familiare.

Cercò di rilassarsi nella sua incoscienza mentre sentiva la sua testa posarsi su qualcosa di soffice e piacevole.

<< ora sei al sicuro…………………………

Poi il silenzio.

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

 

Quando aprì gli occhi tutto sembrava così confuso, una luce bianca lo accecava e un odore d alcol si insinuava nelle sue narici per andare a tormentargli il suo sistema nervoso.

Sicuramente quel luogo non era il paradiso, tutt’altro.

<< si è svegliato, si è svegliato! >> una luce graffiante gli tamburellò nella nuca, decisamente quello non era il paradiso ma Potter.

Schioccò la lingua per il disappunto e cercò di issarsi seduto, con qualche fatica ma ce la fece.

<< Sirius! >> sentì il grido del suo miglior amico piombargli nella testa come un martello pneumatico al domenica mattina, poi una stretta al collo, da quando Potter era dedito alle smancerie?

Mugugnò infastidido per il disappunto e quando Potter si distaccò lasciandoli libero il Suo spazio vitale sospirò a vuoto.

Erano tutti lì.

I Malandrini al gran completo più la Evans e lo guardavano stranamente.

Non c’era voluto un genio a capire dove si trovasse, un letto, una luce bianca, forte odore di alcol e un silenzio disumano –eccezione fatta per James- era decisamente in un ospedale e dalle facce dei suoi amici +1 non doveva essere in ottima forma.

<< come ti senti? >> domandò serio Remus

Sirius boccheggiò aria fino a riempire i polmoni, constatò la presenza di tutti i suoi arti e alla loro funzionalità, poi quando il ceck-up sembrava essere giunto al termine e a buon fine ricordò la testa, ecco cosa gli creava fastidio, la testa e a quanto pareva era stata pure bendata.

Sbuffò.

<< hanno detto che nel giro di due giorni saresti stato nuovo, non dovrebbe mancare tanto.. >> trillò Peter

Sirius si protese in una smorfia di fastidio.

<< considerando che è già un girono e mezzo che dormi non dovresti essere preso tanto male >> continuò al Evans

Sirius sgranò gli occhi esterrefatto..Due giorni e mezzo?

<< cos’è successo? >> tuonò con una voce fin troppo acuta per essere stata la sua

James abbassò lo sguardo imbarazzato, Peter iniziò a torturarsi le mani impacciato, Remus spostò tatticamente lo sguardo e la Evans sembrava infastidita.

<< allora?qualcuno mi vuole dire che cavolo è successo!? >> i presenti si guardarono negli occhi esitanti, Sirius sbuffò << per le sottane di Morgana!Rispondete! >> tuonò

Lily, Peter e Remus spostarono lo sguardo su James, in fondo era lui il suo migliore amico, toccava a lui.

James sospirò consapevole e si lasciò cadere sulla sedia a fianco del letto.

<< dopo che lei ti ha salvato e che tu hai perso i sensi.. ecco.. >> deglutì per farsi forza << insomma, i mangiamorte sono stati scacciati, o meglio se ne sono andati, non abbiamo ancora scoperto il perché.. ma Silente ci sta lavorando.. >> fece una pausa abbassò lo sguardi frustrato

<< continua >> lo intimò Sirius sempre più confuso

<< ..ti abbiamo portato qui e lei, ..lei.. sai com’è la legge Sirius.. >> sbottò James

Sirius alzò lo sguardo confuso e smarrito, non riusciva a capire più nulla, nella sua testa c’era solo una grande confusione.

la voce di Lily che lo fece ritornare alla realtà << lei è stata arrestata, e questa sera ci sarà il processo, Azkaban o il bacio dei dissennatori, è tutto da decidere >> ghignò.

Sirius sgranò gli occhi esterrefatto mentre dalle sue labbra usciva un sibilo soffocato << ..Mira.. >>.

James annuì per poi abbassare lo sguardo.

Sirius sentì una fitta allo stomaco.

Ecco chi era lei.

 

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

Procedeva con passo lento e ritmico, le era stata tolta la bacchetta e le ne erano state puntate addosso quasi cinque.

L’idea di darsi alla fuga era da scartarsi, sarebbe fioccata in un’umiliante e inutile fallimento, d’altrocampo se fosse pure riuscita a fuggire sarebbe stata una latitante tra le latitanti, non solo avrebbe dovuto guardarsi dal Ministero della Magia ma pure dal suo antipode, se così lo si voleva chiamare.

Sospirò affranta, e così all’età di 19 anni la sua vita avrebbe raggiunto al fine e talpiù nel peggiore dei modi, un bacio da un dissennatore, una vita senz’anima la attendeva, in fondo una Avada Kedabra da Voldemort in persona sarebbe stata migliore.

Continuò a camminare senza fiatare fino a una gabbia di metallo circondata da bacchette puntate tutte verso l’interno, decisamente non aveva via di scampo da lì dentro.

Sentì una figura alle sue spalle spintonarla all’interno senza troppe galanterie facendole sbattere il fianco sulla superficie ferrosa, il braccio destro gli rispose con una fitta, nonostante i medimaghi non era ancora guarita, poco male, alla chiusura della porticina le bacchette posizionate tutt’intorno alla gabbia sfavillarono scintille, chiaro segno che quella prigione sarebbe stata la sua permanenza fino al processo e che la fuga era impossibile, ma d'altronde la possibilità della fuga l’aveva già scartata quando quasi due giorni fa si era lasciata schiantare senza troppe obiezioni da un funzionario del ministero che l’aveva guardata come si guarda un trofeo di Quiddich alla coppa del mondo.

Pochi minuti dopo sentì i brusio di voci che fino a prima le avevano fatto da sfondo all’attesa scemare in un assurdo silenzio, interrotto solo dal cigolio sopra la sua testa, segno che la botola stava aprendosi.

Fu la fitta all’ombelico mentre la gabbia in cui era intrappolata veniva issata da un incantesimo nel bel mezzo del Wizwengamon, affollato da maghi e streghe, con gli occhi inorriditi puntati su di lei, che capì che quella era la fine.

L’esodo di Mira Lancaster era appena iniziato.

 

 

Aveva corso come un pazzo, dimenticandosi perfino come si respirasse per arrivare in tempo, perché sapeva che doveva esserci, sapeva che la sua presenza doveva essere lì, in quella stanza, in quel momento.

Aveva preso la metropolvere dal San Mungo fino al ministero ancora con la fasciatura sulla testa con James e Lupin che lo spalleggiavano –Peter aveva optato per non andare- e poi aveva percorso di corso i corridoi di mezzo ministero fino a arrivare alla dannatissima, e manco Merlino lo aveva fatto apposta, stanza 7 del Wizewengamon che il destino aveva voluto che si trovasse proprio nell’angolo più remoto del tribunale.

Casi speciali- quando aveva letto la targhetta sulla porta sul viso gli si era dipinta una smorfia di perfetto disappunto, ma non aveva fatto troppe storie ed era entrato andandosi a sedere nel palco per il pubblico, cosa che lo inorridiva maggiormente il fatto che ci fosse un palco per il pubblico come al teatro.

Alla fine era pure riuscito a arrivare in anticipo, quando la sala era mezza vuota e il processo doveva ancora iniziare, così si era seduto in prima fila, con James e Remus di fianco come a spalleggiarlo.

Adesso se ne stava lì in silenzio, con il cuore che perdeva battiti a ogni parola della giuria e gli occhi vuoti che fissavano la gabbia appesa a mezz’aria con la figura minuta che se ne stava rigida a guardare davanti a sé senza fiatare parola e senza battere ciglio a ogni accusa che le era stata attribuita.

Mira non negava né denegava.

 

 

Il Wizwengamon era grande e affollato, furono quelle le prime cose che gli passarono nella mente, c’erano maghi e streghe di tutti i tipi, buoni, cattivi, brutti e perfino belli, ma tutti accomunati da un unico interesse la sua condanna.

Guardandosi in giro aveva potuto scorgere la figura di Lucius e di un altro mangiamorte, entrambi probabilmente non ricercati né a carico di nessuna accusa che la guardavano in silenzio ascoltando con interesse e annotando mentalmente le decisioni della giuria, non certo per loro, ma per lui.

Nonostante tutto non era riuscita a scorgere in Lucius uno sguardo di odio ma bensì di comprensione che gli aveva fatto pensare.

Che lui non sapesse del tradimento?che lui non avesse capito?che Regulus e gli altri non avessero fatto la spia?

Aveva continuato a seguire con lo sguardo gli spalti che la circondavano cercando però di non attirare l’attenzione di nessuno, lei infondo doveva mostrare il suo disinteresse verso chiunque avesse visto.

Aveva potuto scorgere il volto di Silente spiccare tra le file dei giurati che non le aveva staccato gli occhi di dosso neppure un istante, come volerla studiare a volerla leggere dentro, ma non ci aveva dato importanza, tanto tra poco tutto sarebbe finito e lei sarebbe stata solo un vacuo ricordo.

Aveva individuato anche qualche magonò e qualche mezzosangue guardarla con astio ma non c’aveva dato peso, la odiavano probabilmente avrebbero voluto loro stessi ucciderla ma anche quello era un esame superfluo, a lei non importava.

Scorse la smorfia di Lucius quando l’accusa proclamava il bacio del dissennatore come condanna e lo sguardo di Silente per abbandonarla e andarsi ad appoggiare sul Ministro della magia.

Poi accadde qualcosa che non si era aspettata, Silente chiedeva udienza al Ministro e ai giurati.

Mira inarcò un sopraciglio incuriosita quando Silente le scoccò un’occhiata a suo dire ammonitrice prima di ritirarsi in una stanza limitrofa con l’elite del tribunale al gran completo.

Mira sospirò, socchiuse gli occhi e sbuffò infastidita, la cosa stava andando un po’ troppo per le lunghe per i suoi gusti.

Sentì un leggero formicolio alla nuca e si voltò leggermente verso Lucius che la fissava insistentemente, sicuramente se avesse conosciuto la telecinesi quel ragazzo le avrebbe detto qualcosa, ma cosa?

Iniziò a fissarlo a sua volta come a voler decifrare il suo comportamento sospetto e a dir poco assurdo, rimasero a fissarsi negli occhi per tutto il tempo in cui il grande elite rimase nella stanza a decidere del suo destino, poi entrambi ritornarono all’udienza che ormai era giunta al termine.

 

 

 

 

 

<< ..All’imputata Lancaster Mira, come condanna alle imputazione su lei presentate, il tribunale ha così deciso una pena di 10 anni di isolamento presso la prigione per maghi e streghe di Azkaban.. >>

Mira sgranò gli occhi esterrefatta, Silente si concesse un leggero sorriso da sotto la folta barba bianca, Lucius le fece un cenno di saluto con il capo mentre usciva dalla sala seguito a ruota dall’altro mangiamorte.

La platea si accese di brusii e lamentele, a quanto pareva Mira non era l’unica ad avere trovato la sua condanna alquanto riduttiva.

Spostò leggermente lo sguardo tutto intorno a se per aver conferma che quello che stava succedendo era reale e non una sorta di incantesimo confundus che le era stato scagliato celatamente e quello che vede la irrigidì percettibilmente.

Doveva trattarsi decisamente di un incantesimo Confundus perché quello che era seduto in prima fila alla sue destra era Sirius e la fissava imbambolato.

Girò totalmente il corpo nella sua direzione in modo da trovarselo perfettamente di fronte.

Sirius la guardava in silenzio con gli occhi liquidi, si era alzato in piedi quando lei aveva intercettato il suo sguardo e ora rimanevano entrambi immobili a guardarsi negli occhi in silenzio.

<< perdonami >> sillabò Mira con le labbra in un sussurro inudibile mentre sul suo perfetto viso di porcellana si faceva strada una lacrima solitaria

Sirius sussultò alzando una mano a mezz’aria verso la ragazza mentre i suoi occhi si facevano sempre più lucidi, Mira singhiozzò alzando la mano a sua volta all’interno della gabbia, poi sentì solamente il cigolio della botola aprirsi sotto di lei e la fitta all’ombelico la colpì di nuovo facendola piombare nella stanza dove aveva atteso prima dell’udienza.

Fu in quel momento che James percepì l’anima il suo amico spezzarsi sotto il suo dolore, in fondo lui, il dolore non lo conosceva minimamente, appoggiò una mano sulla spalla di Sirius e abbassò la testa senza aver il coraggio di dire nulla, per la prima volta in tutta la sua vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

N/A

Ho voluto dare voce a una domanda e poi?

Esatto ecco il mio poi, sempre triste, doloroso e fastidioso potrei dire.

Sono passati due anni dall’ultima volta che Sirius ha visto Mira e le cose sono cambiate, molto, ma forse non tutto..il dolore della guerra, la paura di chi è troppo giovane per farne parte, la pazzia, le decisioni, ma soprattutto quel dolore malsano che solo l’amore riesce a produrre..

Questo per ricordarmi che il mondo cambia ma che alcune cose, specialmente quelle che provano più dolore sono indissolubili.

Perché si può perdonare ma non dimenticare.

 

E magari ci sarà un poi..

 

Un grazie a tutti quelli che leggono, seguono e perché no, a volte commentano!

  
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