Anime & Manga > Death Note
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Autore: MaryFangirl    15/03/2010    3 recensioni
E' la prima -e forse unica- fanfiction etero su Death Note che io abbia scritto perché ma affascina il rapporto tra L e Naomi, specialmente dopo aver letto il romanzo Another Note. E' molto soft e ambientata dopo la risoluzione del caso BB. Buona lettura =)
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Naomi Misora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Naomi Misora non sapeva spiegarsi il perchè del suo continuo pensare a L.
Si girò di lato, i lunghi capelli color caffè l'accompagnarono frusciando sul lenzuolo, ed emise un piccolo sbuffo. Il serial killer Beyond Birthday era stato condannato all'ergastolo da più di un mese e L non l'aveva più contattata.
Ma già due giorni dopo l'arresto di BB il suo responsabile l'aveva richiamata all'FBI. La paga di Naomi era aumentata. Non le ci volle molto per capire che L aveva conversato coi grandi capi. Sembrava che l'errore che l'aveva portata al congedo indeterminato fosse stato cancellato.
Naomi pensava a L. A quel deja-vu...aveva incontrato Ryuzaki.
No. Un uomo. “Puoi chiamarmi Ryuzaki” Non c'era dubbio, era...era identico a Rue Ryuzaki alias Beyond Birthday. Naomi non aveva nemmeno dubbi che si trattasse di L.
La capoeira, il suo aspetto così disordinato, il suo modo di parlare. Era L.
Questa scoperta, Naomi la tenne per sé. Ma più tentava di toglierselo dalla testa, più le rimaneva il chiodo fisso di volerlo reincontrare. Ricordandosi della gaffe che aveva fatto con L, le veniva da arrossire vistosamente. Quando L le aveva chiesto se Ryuzaki fosse un bel tipo, lei aveva negato con vigore. In pratica gli aveva detto che era brutto.
Si rotolò sul letto sospirando. Chissà se gli sarebbe ancora servita, per un altro difficile caso.
Le era rimasta impressa la conversazione tenuta con L, al telefono, poco prima dell'arresto di B.

“Naomi Misora, io non tollero il male. Non lo accetto e non lo perdono. A me interessa soltanto la giustizia”
“Per te non conta nient'altro, all'infuori della giustizia?”
“Non direi così, ma la giustizia ha la priorità”
“E non ammetti il male in nessun caso?”
“Non la metterei in questi termini, ma la giustizia ha la priorità”
“Ci sono persone che non possono essere salvate con la giustizia. E ci sono persone che possono essere salvate, con il male”
“Sì, ce ne sono. Ciononostante, la giustizia ha più potere di qualunque altra cosa”
“Potere? Per potere intendi forza?”
“No. Intendo grazia”


L, il grande detective. L, il più grande detective del secolo, dotato di uno straordinario talento.
Sebbene Naomi non avesse avuto dubbi, talvolta, sulla sua riluttanza nei confronti di alcuni metodi di L -e sulla sua superbia!-, non poteva negare che fosse un grande uomo.
Ma cosa le prendeva? Si era forse invaghita di un uomo che, in fondo, l'aveva usata come pedina, come scudo per acciuffare B? No, non poteva permettersi di pensare in maniera tanto dozzinale di colui che aveva risolto ogni genere di caso.
Ne aveva parlato con Raye, il quale, dopo un'occhiata piuttosto rimproveratoria, aveva risposto che L non poteva essere considerato un codardo, ma uno che era cosciente della sua mente superiore e quindi conservava la sua incolumità.
Il grande L. Forse anche lui aveva visto il caso B come una gara. Una gara che aveva vinto, e Naomi sapeva di non peccare di presunzione pensando che avesse vinto anche lei.
Naomi aveva ancora il numero di L, ma aveva timore a chiamarlo.
-Ormai il caso è chiuso. Sembrerei una sciocca, L si starà già occupando d'altro. Però...-
Il cellulare la invocava. -Oh, al massimo mi aggancerà la cornetta. Voglio solo...-
Ma, appunto, cosa voleva? -Vederlo. No. Rivederlo.-
La mano afferrò il telefono di scatto. Linea 5. Rispose subito e Naomi si irritò perchè stranamente il cuore le batteva in gola. “Naomi Misora?” Naomi boccheggiò. La voce non era modificata.
Che avesse sbagliato numero? No, l'aveva chiamata per nome e cognome.
“Ehm...L...” “Naomi Misora, è trascorso un mese dall'arresto di B, se non di più. Cosa ti spinge a chiamarmi?” Non c'era la minima emozione nel suo tono, Naomi si schiarì la gola.
“Mi spiace disturbarti, L. Io...” “Nessun disturbo. Stavo solo studiando dei dati” “Uhm, già. Mi stavo chiedendo una cosa. Ma immagino un tuo rifiuto, dato che...” “Di che si tratta?”
“Ecco, io...uhm, no, che scema. Come posso pensare che...”
“Misora, se non tenti non puoi sapere. Né fare deduzioni”
Voleva che la smettesse di parlare con quel tono...investigativo. Ma forse era come pretendere che un pagliaccio non si mettesse il naso rosso. -Un bel respiro e vai-
“Ecco, io ci terrei ad incontrarti. Sì, anche solo per dieci minuti. D'altronde abbiamo collaborato, e vorrei stringere la mano al mio...” Parnter? Non sapeva proprio come definirlo. L sembrò intuirlo e proseguì, come per toglierla dall'imbarazzo.
“Se proprio ci tieni, Naomi Misora, d'accordo. Questo pomeriggio va bene?”
Ebbe un tuffo al cuore. Così presto?
“Va...va bene, d'accordo. Dove posso...” “Passo a prenderti io. Conosco già il tuo indirizzo”
Naomi ascoltò giocherellando con una ciocca di capelli. “D'accordo. Per che ora pensi di passare...?” “Le cinque. Per un perfetto the inglese”

Naomi vide dalla finestra che stava giungendo una limousine nera e lucidissima.
-E' L?- Il cellulare squillò. Sì, era lui. Naomi si infilò la giacca e uscì di casa.
-Un appuntamento con L- pensò quasi divertita ma anche un po' nervosa. Dal posto di guida uscì un anziano signore dall'aspetto distinto e incredibilmente cortese, che fece un lieve inchino e aprì la portiera per farla entrare. “Gra-grazie” balbettò colpita. Si sedette sul sedile in pelle nera, drizzando tutta la sua attenzione. Non era mai salita su una limousine. L'uomo le parlò.
“Piacere di fare la sua conoscenza, signorina Misora. Io sono Watari, il tutore di L”
Il tutore di L? “Pia-piacere mio” “Impiegheremo circa dieci minuti per arrivare”
Naomi annuì, osservò fuori dal finestrino, Watari non parlò più. Giunsero di fronte ad un grattacielo, Watari le fece strada fino all'entrata. Nell'ascensore digitò il tasto che portava al ventesimo piano, nel corridoio vi erano parecchie stanze. Watari si fermò davanti a una porta, sollevò la mano guantata di bianco e bussò leggermente. Naomi udì un “Avanti” bofonchiato, il viso di Watari manteneva un'espressione serena e gentile.
Eccolo. L, il detective del secolo. Se non fosse stato così ricurvo, sicuramente si sarebbe mostrato in tutto il suo metro e ottanta. I capelli erano disordinati, sprazzi d'ebano, intorno ad un viso ovale e pallido, in cui erano incastonati due occhi nerissimi cerchiati da occhiaie profondo; il suo corpo magro era come Naomi ricordava, vestito della maglietta bianca a maniche lunghe e dei jeans blu piuttosto cascanti. Non le sfuggirono i piedi nudi. Il piede destro sfregò sul polpaccio sinistro. “Buon pomeriggio, Naomi Misora” La. Sua. Voce. Roca e appena graffiante. Si voltà quasi subito e si arrampicò sulla poltrona, appollaiandosi e mettendo le mani sulle ginocchia.
“Prego, si accomodi” Naomi cercò di scrollarsi di dosso quel disagio che sentiva appiccicato a sé e si sedette. Era incredibile quanto fosse identico a Rue Ryuzaki alias Beyond Birthday.
La prima impressione era stata giusta: L l'originale, BB la copia. Quello era L, non Rue Ryuzaki. Ma cosìaveva detto quella volta? “Chiamami Ryuzaki” Obbedì.
“Ryuzaki...” fu subito interrotta da Watari che entrò nella stanza con un carrello su cui vi erano due tazze, una teiera e un vassoio di paste che L divorò con lo sguardo. “Grazie” disse Naomi quando Watari le porse una tazza fumante. L tolse il coperchio della zuccheriera, afferrò con una mano alcune zollette -Naomi non era sicura di volerne sapere il numero preciso- e le tuffò nel the.
Come B, beveva zucchero spruzzato di caffè -in quel caso di the.-
Naomi si limitò a una zolletta. “Naomi Misora, io...” “Naomi” si permise di bloccarlo. “Puoi chiamarmi solo Naomi? Mi mette un po' a disagio essere chiamata per nome e cognome. Lo fanno mia madre, il mio ragazzo o il mio capo quando sono in collera con me. A dire il vero, mi irrita essere chiamata per cognome. Mi...uhm, ricorda troppo il liceo”
Sulle labbra di L, semi-nascoste dalla tazza, brillò l'ombra di un sorriso.
“Capisco. E comunque Naomi è un bel nome” Naomi sorseggiò il suo the.
“Devi scusarmi, Mis...Naomi. Quel giorno, alla stazione, mi rendo conto che la mia azione poteva apparire aggressiva. Da...maniaco. Ma non avevo intenzioni di quel tipo, tutt'altro. Ero venuto apposta per ringraziarti” “Qui-quindi mi ha abbracciata per ringraziarmi?” “Sì”
L'orologio a pendolo ticchettava monotono. “Perchè ti fai chiamare Ryuzaki? Come B”
“Quello pseudonimo è mio. Uno fra i tanti. È stato B a rubarmelo” rispose gettando un'altra zolletta nel the, mentre studiava le paste sul vassoio. Prese un biscottino quadrato al cioccolato.
“Ryuzaki, non so se tu sia a conoscenza dell'incredibile somiglianza fra te e B. Sono quasi in imbarazzo” Quasi era un eufemismo. “E' ovvio che ti abbia mentito, Naomi” Lo guardò confusa, lui iniziò a impilare i biscottini. “In che senso?”
“Io conosco B. Siamo cresciuti...insieme. Beh, non è proprio corretto definire il nostro rapporto come amicizia adolescenziale -né io né B abbiamo mai avuto amici- ma è piuttosto complicato” “Capisco. Beh, sembrate gemelli. Sul serio”
Era gradevole parlare con lui. Naomi si accorse poi che L la fissava e arrossì. Teneva il pollice premuto sul labbro superiore, lievemente arricciato. Temeva che guardandolo negli occhi sarebbe stata aspirata all'interno di quei cieli senza stelle né luna. Certo, vedendolo la prima volta, Ryuzaki non faceva certo pensare: “Che razza di fusto!”, ma ora che era così vicino Naomi lo trovò sensuale. Cosa stava provando per lui? -Io amo Raye. E se questo fosse...- Un altro amore. Poteva esserlo? Naomi si sentiva terribilmente sciocca. Il cuore le batteva forte. “Sai, Naomi, penso di avere imparato un po' di capoeira. Però non ho mai combattuto con qualcuno. Ti piacerebbe?”
Cosa? Era totalmente impazzito?
“Ma, Ryuzaki...” “Consideralo come un favore a un amico. Ho guardato centinaia di video, so tutte le mosse, ma non posso definirmi soddisfatto con la sola teoria”
Ryuzaki si alzò e si mise al centro del salotto, spostò il tavolino e il poggiapiedi. -Sta parlando sul serio.- “Ryuzaki, vuoi combattere in jeans?” Scrollò le spalle. “Li ho sempre addosso. Se venissi aggredito, avrei comunque addosso i jeans” Anche lei indossava i jeans -neri- e non le era molto congeniale combattere senza la tuta.
D'altro canto L non aveva torto: anche quando era stata assalita nel vicolo da B aveva i jeans -e la borsa-. Si sfilò però la sciarpa. Con il maglioncino non poteva scontrarsi, sarebbe morta di caldo.
Oddio. Doveva toglierselo davanti a lui? “Ok, Ryuzaki. Però mi tolgo questo”
Lui non disse nulla. Naomi allargò il colletto e si sfilò l'indumento, rimanendo con una canottiera nera. -Non l'avrei mai fatto se avessi avuto solo il reggiseno addosso- pensò con sgomento. Sistemò i capelli come meglio poteva. Certo, la canotta era un po' corta, lasciava scoperta la pancia e non era molto sicura sul decolleté, ma Naomi osservò il viso atono di Ryuzaki e scacciò i vari dubbi.
“Chi comincia?” “Non sono esperto in galanteria, ma so che per correttezza si lascia il primo passo alle signore?” fece lui grattandosi la guancia con un dito. Naomi abbozzò un sorriso, respirò profondamente e si avvicinò a lui.
Fece la verticale. Aprì le gambe di scatto sicura di colpirlo, ma lui guizzò e le colpì il ventre con la mano. Naomi si rialzò, lasciò scivolare la gamba in fuori per farlo cadere, L la evitò facilmente, poi alzò la gamba sinistra e sfiorò il collo di Naomi con la caviglia; Naomi afferrò il piede e gli fece ruotare la gamba, Ryuzaki si abbassò e si innalzò con le mani a terra.
Naomi non poteva credere che fosse così abile, senza esperienza pratica. Faceva fatica a schivare i suoi calci, e fu un po' indispettita nel notare che L non si preoccupava minimamente che lei fosse una ragazza. -Ma come, sempre a lamentarsi della parità tra i sessi...- pensò ironica, distraendosi e di conseguenza venendo colpita da un calcio di Ryuzaki.
L'urto la fece lamentare, cadde sulla moquette.
“Basta...così” borbottò ansimando. Stava per sollevarsi, ma L si gettò avanti come un gatto, intrappolandola tra il pavimento e il suo corpo. Ryuzaki aveva un profumo che andò a martellarle il cervello. “Ti arrendi?” “...”
La fissava senza dar segno di imbarazzo. Eppure era un uomo ADULTO su una donna ADULTA. -Possibile che non...?-
“Ryuzaki” lo chiamò seria. “Sì?” sembrava perplesso. “Tu hai un'intelligenza pazzesca. Tuttavia...” “Tuttavia?” “Mh. Tuttavia non sembri umani. Li capisci, gli umani?” “La cosa non ha rilevanza per me”
Che profumo fastidioso. Buonissimo. Naomi inarcò un sopracciglio. Aveva ancora il fiatone e il suo petto sfiorava quello piatto di Ryuzaki. -No. Naomi, non...-
Era sensuale. Diamine, lo era eccome. Naomi provò a pensare alle mani calde e delicate di L su di sé. Sulla pancia. Sul seno. Si sentì accaldata, tremendamente. Le palpebre di L erano leggermente abbassate. “Ryuzaki...” “Sai di vaniglia, Naomi”
Lui di fragola. Di biscotti. Di cioccolato. Di caffè. Di crema pasticcera. Di gelato al pistacchio. Di zuppa inglese. Sapeva di buono -L'odore di L...- Deglutì. Era decisamente troppo vicino.
Ma non riusciva a scostarsi. I suoi capelli lunghi fluttuavano sulla moquette come una fiamma ampia. -Che. Sta. Facendo?- Si udì solo un sospiro. L non la stava toccando. Solo le sue labbra erano unite, poggiate come una farfalla sul fiore, su quelle dolci di Naomi. L aveva gli occhi chiusi e respirava piano, Naomi avvertiva il suo naso a contatto col proprio. Non era certo il primo bacio di Naomi e di sicuro ne aveva scambiati col suo fidanzato di ben più appassionati; ma quel lieve tocco sembrò far scattare una molla, e Naomi socchiuse le labbra gemendo in silenzio.
Niente lingua, niente saliva. Naomi scambiava il suo respiro con quello tiepido e zuccherato di L. Era un bacio soffice come una nuvola. Naomi posò la mano sul suo viso sfiorandogli le ciocche corvine. Cosa stava succedendo? Ryuzaki si separò docilmente, Naomi aprì gli occhi con difficoltà. Era certa di essere avvampata, mentre il colorito di L era rimasto lo stesso. Il cuore gorgogliava nelle orecchie come la lava di un vulcano prossimo all'eruzione, era sconvolta.
L si alzò e si accomodò sul divano. Lei lo seguì. L non la guardò, ma Naomi si sedette accanto a lui e fissò il suo profilo. -Grandioso. Ora facciamo il gioco del silenzio-
Ma fu subito smentita da Ryuzaki. “Sei molto bella, Naomi” “...” “Non guardo mai l'aspetto fisico delle persone. O meglio...certo che lo noto, ma la bellezza non mi interessa” “Ecco perchè non sei umano” “La tua però mi interessa” “Sei umano”
L sorrise. “Ma non importa” Sembrò depresso. “Ryuzaki...hai mai amato?” “Naomi. Tu sei fidanzata” si riferì all'anello sull'anulare sinistro. Il regalo di Raye. “Sì. E amo il mio fidanzato” Strinse spontaneamente il suo braccio con le mani, gli occhi di L rimbalzarono con rapidità dalla scollatura ai suoi occhi scuri. “E' un amore diverso, L” “Diverso da cosa?” Aveva la salivazione quasi azzerata. “Da quello che provo...per te” “Naomi. È sbagliato” “Non devi sempre pensare a...insomma, non esistono solo il bianco e il nero. E poi è la prima volta che sento una cosa simile” replicò intingendosi un po' troppo di acidità. “Giusto. Ci sono i colori. Ma la giustizia...”
Naomi lo fulminò, esterrefatta. “La giustizia? Ryuzaki...” Lui le prese la mano sinistra, sfiorò l'anello e Naomi ebbe un fremito che cercò di trattenere. “E' giusto che tu stia con il tuo fidanzato. Che ti sposi, che abbia dei figli e che vada in pensione per stare coi nipoti e viaggiare con la macchina fotografica appesa al collo” “Ryuzaki...” “La giustizia ha la priorità”
Si ammutolì mordicchiandosi il labbro inferiore.
“Ricordi? La giustizia è grazia. Non sempre fa sentire meglio, ma ha più potere di qualunque altra cosa” Il pendolo scoccò le sei del pomeriggio.
“Ryuzaki, io non...non sto tradendo Raye. Insomma, non è che provi mille amori per mille uomini diversi. È solo con te che...” Non si capiva neanche lei.
“A volte scegliendo la cosa sbagliata si trova il giusto” disse senza comprendere a fondo il significato di quella frase. Quel dibattito fra giusto e sbagliato non aveva senso. Naomi stava semplicemente bene insieme a Ryuzaki. “Questo è il mio ultimo giorno a Los Angeles”
“Do...dove devi andare?” “Spiavente, non posso riferirtelo. Comunque...”
“Non ci vedremo più?” tentò disperatamente di non mostrare la propria tristezza per quella notizia. L si alzò e si avvicinò quatto alla finestra, con le mani nelle tasche, sembrò trovare molto interessante il traffico cittadino. “Devo pensare a un regalo per il matrimonio”
Naomi colse subito dopo il rammarico nella sua voce. Rimase sul divano a fissarlo, la gola secca e il cuore che faceva l'acrobata su e giù, dilettandosi in capriole, privo di protezioni.
Poi si alzò anche lei. Si rimise il maglioncino, cercò di dare un aspetto regolare ai capelli. Le sei e un quarto. “Ho una cena con Raye” Notò a malapena il cenno della sua testa.
Il basso tacco dei suoi stivaletti risuonò finché non si fermò a poca distanza dal braccio di L.
La guardò, le ciocche serafiche ricadevano sulla fronte liscia. Naomi sentiva pungere ai lati degli occhi. Si allungò per toccargli il braccio, strinse le dita attorno alla stoffa della maglia.
-E' un altro amore. Non c'entra per nulla con i sentimenti per Raye. Raye è l'uomo della mia vita. Ryuzaki...- Cos'era Ryuzaki? -Un altro amore-
Avvicinò il viso al suo. Le sue labbra, per l'ultima volta. Le toccò con un secondo bacio, più triste del primo ma ugualmente delicato e fatto di labilissimi sospiri. Naomi singhiozzò più piano che poteva. “Addio Ryuzaki”
Watari l'accompagnò a casa.

Ryuzaki l'osservò entrare in macchina. Ricordò i suoi movimenti, il respiro lieve e le labbra come petali. -La giustizia prevale sempre. Ha più potere di qualsiasi altra cosa al mondo-
Fece per posarsi il pollice sul labbro superiore; si bloccò.
-Non esistono solo il bianco e il nero. Ma la giustizia ha la priorità.-

Naomi ringraziò Watari e salì in casa. Il portatile era acceso. L le aveva scritto. Solo due parole.

Another Love

Si lasciò sfuggire le due lacrime che aveva trattenuto e ora erano gonfie.
“I love you, Ryuzaki”

  
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