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Autore: DazedAndConfused    15/03/2010    5 recensioni
Si siede a terra, la siringa in una mano e l’imprudenza nell’altra e, seppure con un attimo di titubanza scacciato via subito, va a pungere il braccio sinistro, già martoriato da graffi e segni. Il sangue cola sulla moquette, mentre sul suo volto si dipinge un ghigno beffardo, quasi a voler sfidare una legge più potente di lui, che però ora non può più far nulla.
Genere: Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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No Fun~

Si accascia al muro.

Le tempie premute con le dita ruvide, consumate dallo strumento che ha suonato fino all’altro giorno.

Ora però gli serve un altro tipo di strumento: il bisogno è troppo, l’organismo sta facendo troppo il coglione per i suoi gusti.

Si rialza sulle ginocchia malferme e barcolla fino al tavolo, sbattendo il piede contro una gamba del mobile.

Non sente dolore; non sente più un cazzo, a dir la verità.

Inizia a ridere: ride come un deficiente, senza riuscire a fermarsi.

Cade per terra, si fa un attimo serio, poi riprende le risate da dove le aveva lasciate.

 

La testa gli scoppia, gli sembra di avere un martello pneumatico che gli perfora le meningi, ha le traveggole: gli pare addirittura di sentire “No Fun” echeggiare violenta nella sua testa, anzi, la sente, eccome!

 

No fun, my babe, no fun,
No fun, my babe, no fun,
No fun to be alone;
Walking by myself,
No fun to be alone,
In love with nobody else…

 

 

«Dannato Rotten, schifoso figlio di quella luridissima puttana di tua madre!» urla, in preda alla rabbia. «Quando cazzo ti deciderai a lasciarmi le palle in pace, eh?!»

A tentoni trova un bicchiere sul tavolo che scola, bagnandosi la gola con quell’ultimo goccio di whisky schifoso che sembra piscio, da quant’è caldo e da quanto fa venire il vomito.

Poi lo scaraventa per terra, mentre mille e mille schegge di vetro si sparpagliano sulla vecchia moquette sporca di quel lurido motel.

«Sid, cazzo fai? Torna a letto, dai…» mormora una voce dalla camera da letto, che man mano si avvicina: dalla vecchia porta fa capolino un’ombra, stretta in un completino di pizzo nero.

«Restaci tu, brutta stronza!»

«Dio, sei di nuovo ubriaco fradicio! Dai, vieni…» e lo prende per mano, se non fosse che il ragazzo la scansa, schiaffeggiando la mano che gli stava tendendo.

«Voglio la roba.»

«Ma quale roba e roba! L’hai già presa prima! Domani mattina, adesso a nanna!»

«Voglio la roba. E subito.»

Michelle lo guarda, e nota il solito sguardo “da astinenza”, stavolta però più duro del solito.

Alza gli occhi al cielo, sospirando, per poi dirigersi in cucina e aprire un cassetto di legno marcio della vecchia dispensa, tirandone fuori una siringa e l’eroina, che la madre di Sid aveva portato qualche ora prima.

Ritorna in salotto, gliele mette bruscamente nelle mani e gira i tacchi, dicendogli mestamente: «Vedi di fare in fretta… Sei stra-fatto.» e sparisce nella camera da letto.

 

Trafficando come un dannato, con le mani tremanti e l’incoscienza di un bambino, riesce finalmente ad ottenere il nettare degli dei.

Si siede a terra, la siringa in una mano e l’imprudenza nell’altra e, seppure con un attimo di titubanza scacciato via subito, va a pungere il braccio sinistro, già martoriato da graffi e segni.

Il sangue cola sulla moquette, mentre sul suo volto si dipinge un ghigno beffardo, quasi a voler sfidare una legge più potente di lui, che però ora non può più far nulla.

 

Uh, il flash euforico.

Luci psichedeliche, forme strane galleggianti, fumo di mille colori, contorni indefiniti…

Toh, ci sta pure Lou Reed e compagnia bella, in lontananza.

 

“I have made the big decision,
I'm gonna try to nullify my life;
'Cause when the blood begins to flow,
When it shoots up the dropper's neck,
When I'm closing in on death…”

 

Lo sguardo si posa sul pavimento, intriso di sangue: poco male, quella vecchia grassona della domestica domani mattina avrà qualcosa da fare, piuttosto che far marcire le sue chiappe flaccide sulla sedia.

Le pupille poi si spostano sul petto dove, incise nella carne viva con un rasoio, troneggiano le parole “Gimme A Fix”: ora sono solamente cicatrici rimarginate, ma anche il segno di quella notte di astinenza trascorsa bazzicando a Memphis.

 

Un rantolo sordo esce dalla sua bocca, soffocato a stento.

Cazzo, che casino.

Lou, abbassa la musica, merda!

 

Un flash.

Chioma bionda e mossa.

Occhi scuri, grandi.

Figura di donna esile, ben fatta, riversa su un fianco.

Accanto, un coltello intinto nel sangue della giovane.

E non solo il suo.

 

Dio, Nancy: quanto t’ho amato.

 

Poi sono finito in quella cazzo di gabbia: gli stronzi della EMI hanno pagato una fottuta cauzione per il mio rilascio, ma la pacchia è durata poco: c’ho messo pochi mesi a farmi sbattere dentro…

Tutta colpa di quella testa di cazzo di Todd Smith, che mi ha praticamente costretto a sfasciargli un bicchiere in faccia, il coglione! Senza contare che prima avevo tentato di farla finita, con quel rasoio.

La stessa lama fedele che mi aveva tatuato “la mia moglie, la mia vita”.

 

“Heroin, be the death of me,
Heroin, it's my wife and it's my life;
Because a mainer to my vein,
Leads to a center in my head:
And then I'm better off and dead.”

 

La vista gli si annebbia, mentre una nebulosa di potente emicrania si concentra nella sua testa.

«Vabbé, mi sa che è meglio se filo a letto...» e si tira stancamente su, per poi trascinarsi verso il letto con le ultime forze che gli restano.

 

Infilatosi sotto le coperte, borbotta, con un sorrisetto acido: «Rotten, mi auguro che tu non venga a rompermi i coglioni anche nei sogni, eh!»

Poi spegne la luce dell’abat-jour sul comodino e gira fianco.

 

Non si sveglierà mai più.

 

“Mi citeran di monito
a chi crede sia bello,
giocherellare a palla
con il proprio cervello.”

 

 

 

 

Odiatemi.

Avete tutto il diritto di farlo.

Questa storia è… Insomma, ora come ora, non mi convince già più.

C’è qualcosa che vorrei modificare un po’, qualcosa che vorrei cambiare radicalmente e pure qualcosa che butterei via.

Se c’è qualcosa che terrei?

Certo, c’è spazio anche per quello, seppure sia ben poco.

Beh, posso solo dire che l’ispirazione mi è stata fornita dalle tre splendide canzoni che ho citato nel racconto, che sono (rispettivamente in ordine di comparizione):

 

• “No Fun”, Sex Pistols

• “Heroin”, The Velvet Underground

• “Cantico Dei Drogati”, Fabrizio De André

 

Eh, che altro?

Se vi garba, lasciatemi recensioni: in genere non le chiedo esplicitamente ma, anche se questo lavoro non mi convince particolarmente, ci sono affezionata e mi piacerebbe che qualcuno lasciasse le proprie emozioni, le sensazioni che ha provato e critiche costruttive (sono accettati anche complimenti, se ne avete, sia ben chiaro! :D)

 

Bye~

 

Sà*

 

   
 
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