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Autore: Lau_McKagan    16/03/2010    12 recensioni
Li conoscevano tutti, anche se a scuola ci venivano ben poco, un po’ per il loro stile, un po’ per i loro modi strafottenti, un po’ perchè erano i Guns’n Roses. Insomma dei tipi del genere non sarebbero mai passati inosservati. A Laurel non interessavano più di tanto le stelle nascenti della musica moderna, per lei erano solo un branco di ragazzi disadattati che si atteggiavano da rock star, altezzosi e arroganti... cambierà idea?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Walk through the fire'
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La scuola superiore di Seattle non era poi così grande. Li conoscevano tutti, anche se a scuola ci venivano ben poco, un po’ per il loro stile, un po’ per i loro modi strafottenti, un po’ perchè erano i Guns’n Roses. Insomma dei tipi del genere non sarebbero mai passati inosservati. A Laurel non interessavano più di tanto le stelle nascenti della musica moderna, per lei erano solo un branco di ragazzi disadattati che si atteggiavano da rock star, altezzosi e arroganti. Le sue amiche ne andavano pazze, e ogni volta che incrociavano uno di loro prendevano a fare gli occhi dolci e un sacco di moine. Non lo sopportava.

“Oh-mio-Dio!” Kris era la più sfegatata, appena vedeva il leader della band William, Axl a suo dire, non capiva letteralmente più nulla “sta arrivando! Laurel guardami, come sto??” chiese all’amica arruffandosi i lunghi capelli castani.

“Perfetta, uno schianto...” sbuffò Laurel.

Axl era davvero bello, niente da dire. Alto, magro, un viso angelico che poco si adattava al suo personaggio, e lunghi capelli rossicci cotonati come dettava la moda del momento. Gli aderenti pantaloni in pelle nera mettevano in risalto le lunghe gambe muscolose, e lasciavano in un certo senso, ben poco spazio alla fantasia. Si divertiva a punzecchiare Kris, sapeva che aveva un debole per lui, ma in realtà non gliene fregava niente di lei. Amava sentirsi ammirato e al centro dell’attenzione.

“Ciao bellezza” le fece l’occhiolino passandoci da parte, per poi sparire dietro l’angolo del corridoio.

“Ahhhhhh!!! Mi ha chiamata bellezza hai sentito??”

“Sì sì... ho sentito”

“Accidenti Laurel, potresti essere un po’ più carina? Sono al settimo cielo e tu non sembri nemmeno fregartene!”

“Scusa senti, ma non lo vedi che è un pallone gonfiato? Ti prende solo in giro, quando aprirai gli occhi?”

“Sei solo gelosa!”

Sbattè l’armadietto, le girò le spalle e se ne andò in classe. Laurel non le badò, era solita a questi scatti isterici ogni volta che osava smontare le sue romantiche fantasie.

Gli altri ragazzi non erano meno vistosi in quanto aspetto. Saul, un ragazzo dai tratti afro-americani con un’immensa cascata di capelli ricci, veniva chiamato Slash, Laurel non aveva mai capito per quale motivo. Forse un soprannome datogli da qualcuno. Poi c’erano Izzy e Steven chitarrista e batterista che però non frequentavano la loro scuola, probabilmente non ne frequentavano nessuna. Ogni tanto si facevano trovare fuori ma era più facile incontrarli la sera per le strade, mezzi ubriachi e di sicuro strafatti. Infine Michael, Duff, era un biondone alto e magro, con dolci occhi verde oliva e una catena con un lucchetto legata al collo... sicuramente un fanatico di Sid Vicious. Erano tutti più grandi di loro, tutti ripetenti, e da quando avevano messo in piedi il loro gruppo erano diventati delle vere celebrità da quelle parti. Naturalmente erano visti di cattivo occhio dalla maggior parte della gente per bene e ottusa che popolava Seattle. Laurel compresa? Forse. In realtà non aveva nulla contro di loro, ognuno per lei era libero di vestirsi, divertirsi e sballarsi come meglio credeva, solo non sopportava il loro atteggiamento strafottente del tipo ‘tutto ci è dovuto’, rispetto zero e cortesia non ne parliamo.

Viveva nel quartiere residenziale di Seattle, dove stavano le così dette famiglie per bene, come la sua. Sua madre era costantemente impegnata tra volontariato e parrocchia, suo padre aveva invece una piccola auto officina, piccola ma l’unica della zona, e per questo molto redditizia. Non era così bigotta come poteva sembrare, prediligeva piuttosto uno stile di vita semplice, e tranquillo, non le piacevano gli sballi e l’eccessività che facevano da padroni in quel periodo. Forse per questo non le piacevano quei ragazzi. Certo piaceva anche a lei divertirsi, dopotutto aveva solo 18 anni, ma pare che il suo concetto di divertimento, pizza-cinema-bowling, era ormai diventato obsoleto e assolutamente fuori moda.


Venerdì mattina, uno strazio... trovarono la scuola tappezzata di manifesti, i Guns n Roses avrebbero suonato quel sabato al Crocodile, uno dei locali più in voga del momento. Cattivo segno. Laurel nelle orecchie già sentiva le urla di gioia di Kris e delle altre... infatti...

“Non vedo l’ora!!”

“Andiamo ragazze!! Dobbiamo essere in prima fila!”

“Non me li voglio perdere!! E’ la prima volta che suonano in un locale vero! Cioè, non in uno dei soliti buchi di periferia!”

Sue era la sua migliore amica, proprio quel sabato avrebbe compiuto 18 anni, e ciò non prometteva niente di buono “Laurel...” cantilenò con aria supplichevole.

“Oh no... no, no! Non ti venga neanche in mente!”

“Andiamo è il mio compleanno! Dobbiamo festeggiare alla grande!”

“Una serata tra amiche non ti basta?”

“Dai, non voglio il solito pigiama party, è così... infantile! Ti pregooooo!!”

“No! Scordatelo...”

“Ti prego! Ti prego! Ti pregoooooo!”

Non riusciva a dirle di no, dopotutto era la sua migliore amica, e quanto di più vicino potesse avere ad una sorella.

“Uff... ok, ok, datti una calmata...”

“Siiiiiiiiiiiiii!!!!” insieme a lei esultò anche Kriss “Te l’avevo detto che avrebbe accettato!!”

'Ma che cavolo sono tutte d’accordo??' Amiche...

Sue le saltò letteralmente al collo “Vedrai non te ne pentirai! Ci divertiremo un sacco!”

“Ne sono convinta...” disse in un tono tutt’altro che certo.

 

Finite le lezioni, Laurel si dileguò dal gruppo “Devo andare”

“Aspetta, non mangiamo insieme?”

“No, oggi salto il pranzo... non ho fame”

“Ma Laurel...”

“Ci vediamo Sue!”

Percorse di corsa il lungo corridoio che portava all’esterno dell’edificio. Per oggi ne aveva avuto abbastanza. E domani... le toccava il concerto. Ormai l’aveva promesso a Sue, non poteva tirarsi indietro... SBAM!

“Hey attento a dove cammini!” sbraitò contro la montagna su cui era finita, chinandosi a cogliere i libri che le erano caduti dalle mani dopo lo scontro.

“Scusa hem...”

La folta massa di riccioli le ricadde addosso, alzò lo sguardo e si trovò faccia a faccia, con Slash... 'ottimo!'

“Niente, lascia stare”

“No aspetta ti aiuto, Lauren giusto?”

Come faceva a sapere il suo nome? Più o meno...

“Laurel...”

“Laurel sì, ok...senti ho sentito che domani verrai al concerto”

“Le mie amiche...” tagliò corto. Le voci in quella scuola giravano troppo in fretta.

“Tu no?”

“Solo perchè ci sono costretta” sbottò sgarbatamente.

“Mi basta”

“Cosa?”

“Che vieni, anche se ci sei costretta. Bisogna pur iniziare da qualche parte”

Ma cosa stava dicendo? Il suo fiato sapeva di alcool. Laurel scrollò la testa e si scostò da lui, uscendo a grandi passi e incamminandosi verso casa. Non era molto distante, quando c’era bel tempo se la faceva sempre a piedi.

“Aspetta!”

“Che vuoi ancora?”

“Hey perchè te la meni tanto? Che ti ho fatto?”

In effetti nulla... la sua insistenza però la infastidiva “Niente, scusa ora, sto andando a casa”

“Ti accompagno”

“No! Cioè... perchè? Non ce ne è bisogno davvero”

“Gira brutta gente, non dovresti andare in giro da sola”  

“E con te sarei al sicuro?”

“Come no!”

“Fantastico...”

Aumentò il passo, ma era veloce e non aveva nessun problema a starle dietro. Si stava davvero irritando. Di colpo si bloccò voltandosi verso di lui.

“Senti mi dici perchè cavolo mi stai seguendo? Ti ho già detto che non ho bisogno dell’accompagnatore!”

“Guarda che anch'io abito da quella parte, non è colpa mia se facciamo la stessa strada”

Sospirò rassegnata... “E com’è che non ti ho mai notato?”

“Abito con mia nonna ma per non darle fastidio non sto molto a casa”

“Per non darle fastidio eh?”

“Certo cazzo! Non potrei suonare con i ragazzi stando da lei tutto il giorno, non lo sopporterebbe”

“E dove suonate?”

“A casa di Axl, bhè è un garage a dire il vero, però è comodo”

“Abita in un garage??” non riuscì a trattenere una risata. Doveva essere proprio fuori!

“Sì, con Izzy, è un gran casino, dovresti vedere che roba!”

“No bhe, non ci tengo particolarmente”

“Certo certo... una signorina per bene come te...”

“Che fai, sfotti?”

“Touché...”

Non si accorse nemmeno che il tempo era passato in un attimo. Strano, non avrebbe mai pensato di potersi intrattenere in una conversazione, se così si poteva definire quello scambio di battute, con quel ragazzo.

“Sono arrivata”

“Ah ok, cazzo, bella casa, davvero”

“Grazie”

“Figurati... bhè ci si vede domani allora”

“Forse!” gli urlò dietro mentre si allontanava.

Il ragazzo non si voltò e nemmeno le rispose, alzò semplicemente la mano mostrandole ‘elegantemente’ il dito medio... 'che razza di sbruffone!'

   
 
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