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Autore: _Breath    16/03/2010    1 recensioni
[...]Quando James aprì la sua mano ritrovò steso sul suo palmo la collana d’oro bianco che lui stesso le aveva regalato al loro primo anniversario di matrimonio. -Te la ricordi?- chiese lei, con la testa inclinata di lato. Lui non rispose limitandosi a aprire il ciondolo a forma di cuore che conosceva bene. Tra le sue dita goffe e fredde s’aprì il ciondolo che si ritrovò ad essere proprio come lui lo ricordava. Nel carattere in corsivo di una scrittura che aveva scelto stesso lui, vi era impressa una sola parola: “Melody” Il fiato gli macò in gola. -Te lo ricordi?- gli chiese lei con un sorriso dolce sul viso che, bellissimo e candido, era solo lo specchio di quello che era stato in passato. -Si.- respirò lui,. E James se lo ricordava bene cosa significasse quella parola. Melody era il soprannome che lui le aveva dato per la sua voce dolce e rilassante. Melody era il modo in cui la chiamava, a differenza di Amore o tesoro. Melody era anche il suo cognome, anche se bizzarro, di sua moglie. Amy Melody. Melody era la sua musa ispiratrice[...]
Genere: Romantico, Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‘Melody’

 

 

ll parco era avvolto da una strana luce arancione.

Era l’alba.

L’alba di una mattina ancora da scoprire.

L’aria pungente viaggiava a velocità media, spinta da un leggero venticello primaverile che molte persone amavano contemplare dopo il gelido freddo della stagione precedente.

Un uomo  correva, con le scarpe bianche da ginnastica ai piedi, per la strada di quel parco isolato.

I capelli castani era tenuti alzati con una fascia rossa, rossa come il suo viso accaldato dallo sforzo.

James Ludieri, era un giovane sportivo che, a passo di marcia, si lasciava alle spalle il mondo circostante in una corsa leggera.

Dietro di se non vi era quasi nessuno, solo qualche altro essere umano camminava indistinto chi leggendo il giornale chi altri portando a spasso il cane.

Erano, d'altronde, le cinque del mattino e la bella città di New York era ancora spenta agli occhi di un giorno ancora alle porte.

Con la musica nelle orecchie, e il fiato pesante per lo sforzo il ragazzo si fermò dopo poco innanzi ad una panchina.

Stese le gambe muscolose e le stiracchiò per far riposare i muscoli indolenziti.

Poi sospirò.

I suoi occhi celesti, celesti come il mare e quel cielo che sopra di lui ancora riposava avvolto da un chiaro tepore, si persero a guardare un'altra figura poco distante da lui.

Nella panchina precisamente davanti alla sua vi era seduta una ragazza dai bei capelli mori e lunghi che scendevano in boccoli ordinati.

Gli occhi, di un colore a lui indefinito, erano nascosti tra le sue mani chiare e la schiena, ricurva e scossa dai singhiozzi, gli fecero capire che la giovane stava piangendo.

Combattendo con se stesso, il ragazzo si fermò a guardarla con attenzione.

Anche se non era completamente scoperta alla sua vista, poteva dire che era una bella ragazza dai lineamenti fini e eleganti.

La vita sottile le donava una figura gentile e delicata.

Con un sorriso,James  , si accorse che gli dispiaceva che la giovane stesse piangendo.

Anche se era sempre stato una persona leggermente emotiva non era mai arrivato a provare sentimenti e dispiacere, o anche gioia, per una persona sconosciuta.

Ma vedere il volto di quella ragazza rigato dalle lacrime,sentire i suoi gemiti delicati gli fecero stringere forte lo stomaco e non di certo per lo sforzo appena compiuto in seguito ad una corsa di un ora senza sosta.

Sospirò.

Il giovane fu quasi tentato di avvicinarsi alla ragazza per cercare almeno di consolarla ma le gambe gli si bloccarono sul posto come se sostenute da cemento invisibile.

Non riusciva a capire tutto il rammarico che provava per quella ragazza che ora piangeva ad un capezzale che non era nemmeno il suo.

Non riusciva minimamente a immaginare perché il suo cuore si spezzasse al vedere la sua schiena sussultare.

Che fosse stato un colpo di fulmine, il suo?

James alzò lo sguardo a guardare il cielo, una mano al cuore che ancora batteva forte per lo sforzo precedentemente compiuto con la corsa.

Senza staccare gli occhi dalla ragazza,poi, si sedé sulla panchina dietro di lui, le mani congiunte sotto il mento come sostegno per la sua testa.

Solo una volta aveva vissuto le stesse emozioni, James le ricordava bene, e le aveva provate con sua moglie quando l’aveva conosciuta solo dieci anni prima.

Non era vecchio,questo lui lo sapeva aveva solo trenta anni, ma sulle sue spalle lui viveva un avventura che mai a nessuno avrebbe augurato.

Era vedovo da poco ma la sua vita aveva già ripreso una piega normale, di quelle che, anche se non volendo, avevano reso la sua esistenza normale, simile a quella di ogni altro suo coetaneo.

Lavorava, mangiava e spesso,tra un ora e l’altra, riusciva anche a ritagliare un piccolo momento per uscire con gli amici.

La sua vita era ritornata quella di sempre, quella che conduceva prima e dopo il suo matrimonio.

Ma nel cuore, James, aveva un grande foro.

Piccolo e profondo, come se un pugnale avesse scavato,esso risaltava su tutto lasciandogli a volte l’amaro in bocca di quelli nemmeno bevendo alcol pesante riusciva a colmare.

Lui aveva amato Amy , l’aveva amata con il cuore e con le aveva passato di quattro anni migliori della sua vita.

Amy era una ragazza dolce e premurosa con i capelli scuri e gli occhi verdi.

Amy era stata la prima ragazza che aveva sentito veramente di adorare, la prima con la quale si era veramente aperto su tutto.

Ma poi Amy, era morta.

Defunta senza dare spiegazioni,lei era morta in un baratro di incognite.

Il suo corpo giovane era stato ritrovato da lui stesso freddo e privo di vita ai lati della strada.

Non aveva mai saputo come, ma James era consapevole che lei fosse caduta dal settimo piano del loro modesto appartamento.

Aveva pensato, a volte, che lei si fosse suicidata lasciandolo solo, lì, in quel mondo che scorreva monotono davanti ai suoi occhi.

Ma poi era giunto alla conclusione che la sua poteva essere anche una morte casuale, e che, come avevano ipotizzato le forze dell’ordine, avesse perso l’equilibro mentre stendeva i panni.

Probabilmente canticchiando, come faceva sempre quando era di buon umore o forse, James ne sorrise al  pensiero, imbronciata borbottando maledizioni e brutte parole che mai avrebbe voluto per vere.

Ma Amy era fatta così.

O meglio, Amy era stata fatta così, perché ora di suo vi era solo un nitido ricordo-

Erano passati solo due anni dalla sua morte, e James ancora sentiva un vuoto intorno a lui anche se non aveva mai pianto.

Nemmeno al funerale aveva versato lacrime, nemmeno al suo ultimo saluto.

Mai.

Ora James era solo, veramente privo di compagnia, senza nemmeno un figlio lasciatogli da Amy come suo ultimo ricordo.

Con uno sbuffo,James ricordò il dolore che provò quando cinque mesi prima della sua morte il dottor li  aveva rivelato che sua moglie era sterile.

Ma neanche lì, anche se diventare padre era il suo sogno più segreto, aveva pianto.

Era restato impassibile, come se la notizia fosse di poco conto, come se gli avessero appena rivelato che  avrebbe dovuto svolgere del lavoro extra.

Impassibile.

Nemmeno una smorfia gli aveva rigato il volto.

Ma dentro di se, James soffriva.

Soffriva come un cane.

Per colmare quel dolore che sentiva dentro,James allora aveva iniziato a correre come faceva sempre quando era giovane alla comoda età dei vent’anni.

Come ogni mattina s’alzava alle quattro del mattino per andare a respirare il fresco venticello del parco.

Ma questa volta, davanti a se, non aveva solo la vegetazione ma una vera e propria ragazza che piangeva.

Non aveva mai sentito il bisogno di consolare una persona, non da quando Amy era morta, ma questa volta la voglia di poter aiutare quella donna era irresistibile.

Dopo aver guardato ancora una volta il cielo, James s’alzò e raggiunse la donna.

Come aveva pensato era una donna di incredibile e bellissimo aspetto.

Gli occhi, ancora nascosti tra le piccole e delicate mani, erano chiari lo avrebbe scommesso.

-Serve aiuto?-la frase più stupida ma anche l’unica che gli era venuta in mente nel momento esatto in cui s’inginocchiato al suo fianco.

La ragazza si fermò all’istante dal piangere ma non alzò lo sguardo.

-Scusi la mia prepotenza,ma l’ho vista piangere e non ho potuto fare a meno di provare tenerezza per lei. Posso aiutarla?-tentò ancora.

Con un sorriso James s’accorse che la ragazza aveva smesso definitivamente di piangere e che stava alzando delicatamente il viso.

I capelli mori le ricadevano sulle spalle, e gli occhi erano ancora arrossati.

Era ancora più bella, ora che il volto era scoperto dalle sue mani ma ancora tremendamente più sconvolgente.

Come scottato James s’alzò all’istante   dalla sua posizione e ritirò la mano.

La bocca gli si aprì in una smorfia di pura meraviglia.

I suoi occhi celesti scrutarono quelli della donna che,circondati da un alone nero che era trucco sciolto, lo guardava con smarrimento totale.

L’uomo allungò una mano, lentamente, come se spaventato che  gliela potessero staccare.

Poi parlò:- Amy … Amy?- la sua voce era un sussurro.

Davanti a lui vi era una donna che era la stessa caricatura della donna che lo aveva reso la persona più felice ma anche la più triste.

Davanti a le, in uno spettro dall’alone dell’alba, Amy piangeva in singhiozzi momentanei.

La donna lo guardò, guardò James con quanta più meraviglia potesse provare poi sorrise e con un urlo di pura agonia si lanciò tra le sue braccia.

Quando i suoi capelli castani toccarono il soffice petto di James, l’uomo non potè che alzare gli occhi al cielo per vedere se stesse piovendo.

Ma i suoi occhi celesti videro solo un limpido paradiso innanzi a loro, senza la minima traccia di nubi o pioggia.

E solo allora, per la prima volta nella sua vita, James s’accorse di stare piangendo.

-Oh, Amy!-

 

 

 

Quando Amy si staccò dal petto di James, dopo minuti che parvero ore, l’uomo aveva i capelli che si muovevano in tutte le parti a causa del vento che inalava la giornata.

La sua mano era ancora ferma, lì, dove un tempo ci stava poggiata la testa della ragazza e alla quale era intento, poco prima, a lasciare candide carezza di tenerezza.
Non poteva credere di averla ritrovata.

-Amy?- chiamò ancora.

La sua voce, per quanto roca era spenta da ogni decisione.

-Come, come sei tornata?-

Nessuna risposta.

James vide solo che il volto della ragazza era chinato verso il basso, a guardare il cemento.

I capelli mori le coprivano la vista.

-Amy?-chiamò ancora – perché non mi rispondi?-

Altro silenzio, straziante silenzio.

-Se non puoi parlare, almeno dimmi che resterai, perché resterai,vero?-

Muto.

La sua bocca era muta.
E poi l’insospettabile:

Amy alzò lo sguardo lo fissò in quelli dell’uomo

I suoi occhi erano verdi, come li aveva sempre ricordati, ma erano anche spenti da ogni aspettativa.

La sua mente era spenta, come in black-out.

Il suo cuore, James se ne accorse solo quando l’abbracciò di nuovo, muto come la sua voce.

-Amy,che succede?-

-Io, io non sono Amy!-la rivelazione della donna fu come un nuovo foro nel petto di James come se, quel famoso coltello, avesse preso nuovamente a lacerare le sue stima.

-In che senso?.-

Staccandosi dall’abbraccio, la giovane si mise di fronte a lui e con un gesto fluido diede a lui la collana che portava al petto.

-Prendi!-

-Che, che ci devo fare?-

La ragazza mimò più forte il pugno spingendolo contro quello dell’uomo che l’afferrò, senza parlare.

-Io non sono Amy .- disse ancora lei tenendo con la sua mano chiusa quella di lui, come se non la potesse aprire-io non sono chi tu credi io sia.-

I suoi occhi si riempirono di lacrime, ancora.

-Come, cosa vorresti dire? Tu sei Amy, la mia Amy!-la sua voce risuonò per il parco ancora privo di persone.

-No, io non sono Amy .- ribadì lei,come recitando una poesia a memoria- Amy non esiste più.Amy è morta.-

Quelle parole,ferirono James nel profondo ma ancora di più lo ferì la mano di lei-

Era fredda.

Ghiacciata e bianca e non come calda e rosea come quelle che aveva sempre avuto da sposati.

La sua sinistra, poi se ne accorse con stupore, non portava più la fede ma un anello bianco di cerchio elegante.

- Dov’è la tua fede?-

Ma lei non rispose continuando a tenere con la sua mano fredda quella chiusa di lui a pugno.

Dalla sua mano bianca, però James se ne accorse, ne usciva il laccio della catenina d’argento della ragazza.

James la guardò a lungo, perdendosi nel verde prato di lei e cercando di leggere tutto quello che poteva dargli.

Gli occhi di Amy era spenti, quasi come l’erba bagnata e non smeraldini come quelli della Sua Amy.

Le sue iridi erano ghiacciate e ferme, decise e non timide e calde come quelle di sua moglie Amy.

Le ciglia, perfette e lunghe, erano curate e delineate e non piccole e chiare come quelle che aveva avuto Amy nei suoi anni di matrimonio.

Amy era fredda, e non gentile come la sua Amy.

-Tu non sei Amy! Chi sei?- disse ad un tratto James, rabbrividendo e cercando di liberare la sua mano da quella di lei che, però, la teneva stretta.

-Non ti spaventare.- disse lei, senza cambiare tono e senza cercare di convincerlo del contrario-non ti farò del male!-

-Chi sei tu?-sibilò lui velenoso, tanto da far indietreggiare lei e liberare le loro mani che ancora erano intrecciate.

Lui la guardò spesato da quel suo istintivo comportamento me solo dopo che lei parlò sentì il suo cuore fremere d’eccitazione.

-Apri!-ordinò lei, indicando con il capo bianco la mano che lui ancora teneva chiusa come se fosse stata sorretta dalla propria- Apri ed avrai le tue spiegazioni!-

 

 

Quando James aprì la sua mano ritrovò steso sul suo palmo la collana d’oro bianco che lui stesso le aveva regalato al loro primo anniversario di matrimonio.

-Te la ricordi?- chiese lei, con la testa inclinata di lato.

Lui non rispose limitandosi a aprire il ciondolo a forma di cuore che conosceva bene.

Tra le sue dita goffe e fredde s’aprì il ciondolo che si ritrovò ad essere proprio come lui lo ricordava.

Nel carattere in corsivo di una scrittura che aveva scelto stesso lui, vi era impressa una sola  parola:

“Melody”

Il fiato gli macò in gola.

-Te lo ricordi?- gli chiese lei con un sorriso dolce sul viso che, bellissimo e candido, era solo lo specchio di quello che era stato in passato.

-Sì.- respirò lui,.

E James se lo ricordava bene cosa significasse quella parola.

Melody era il soprannome che lui le aveva dato per la sua voce dolce e rilassante.

Melody era il modo in cui la chiamava, a differenza di Amore o tesoro.

Melody era anche il suo cognome, anche se bizzarro, di sua moglie.

Amy Melody.

Melody era la sua musa ispiratrice.

-Come lo fai ad avere?-chiese James, con le mani ancora avvolte nella collana e gli occhi lucidi.

Il sorriso che il viso di Amy gli donò gli fece scordare tutto, anche il suo nome:

-Io lo tengo perché è morto con me!-

Quelle parole riecheggiarono nel cuore dell’uomo che rimase senza parole.

-Secondo te, perché sono fredda James? Secondo te perché piango? Io sono morta. Io, sono solo uno spettro dei tuoi ricordi!-

-Ma io, io ti ho toccata.- protestò lui, freddo.

-Non centra nulla- lei scosse il capo- io non sono vera. Io non sono Amy-

Quella rivelazione, che se non nuova alle sue orecchie, fecero soffrire James come non mai e poi, con un peso nel cuore lui le porse le mano che lei non accettò subito.

Con le lacrime agli occhi e con la sofferenza nell’anima lui l’abbracciò prima che lei scoppiò a piangere ancora.

-Sai una cosa? Io ti credo,Melody-

 

 

Il sole era sorto, erano ormai le otto del mattino quando James s’alzò dalla panchina per guardare nuovamente Amy negli occhi.

Dopo un minuto di silenzio, lei parlò.

-Devo andare!-

-Dove?-

Lei guardò il cielo per poi indicarlo con l’indice -nel mio posto!-

-Devi proprio?-

-E’ il mio posto! La mia casa!-

Senza parlare più sciolse lentamente il suo abbraccio e poi le loro mani.

-Mi mancherai!-

-Anche tu,James … -i suoi occhi verde spento s’incatenarono a quelli celeste cielo  di lui- sai,- disse lei sfiorandogli il visoironicamente alludendo al paradiso-mi basta guardare i tuoi occhi per sentirmi a casa!-

E senza dare più il tempo a lui di replicare, la sua mano scomparve seguita poi da tutto l’aroma del ricordo.

L’arto di lui era ancora proteso verso il corpo di lei, nel quale lei era stata prima quando poi rimase solo.

Solo, ancora solo rimase.

Sorrise amaramente, tra le lacrime James ,mentre una dolce melodia s’apriva di sottofondo.

 

 

 

Erano passati due mesi e James come da rituale s’alzava ogni mattina presto per andare a correre.

L’ultima visita di Amy era stata anche la prima che lei gli aveva fatto, e sarebbe stata anche la l’unica.

Però, lei, gli aveva lasciato in ricordo un piccolo cuore palpitante.

James sorrise mentre il suo sguardo si perse nel cielo e nel momento esatto si toccò con la mano il ciondolo che ancora portava al collo da quando lei glielo aveva dato.

Il ciondolo che gli dava la forza di capire che quello non era stato un ricordo, che quello non era stato un sogno.

Melody.

Il ciondolo della sua storia, per averla accanto anche da morta. Sempre

Mentre correva, James sentì dei singhiozzi nella mattina all’alba e si fermò a guardarsi intorno.

Dapprima non vide niente ma poi scorse una figura, ai piedi di una panchina piangere disperata.

Una ragazza, al cospetto di un albero, singhiozzava in silenzio.

Come caduto in un Deja-vù, James si fermò a guardarla.

I capelli era castani, chiari, e gli occhi erano nascosti nel grembo.

Sorrise, prima di avviarsi al suo fianco senza nemmeno pensare più di tanto a come comportarsi.

S’inginocchiò e  parlò:

-Salve, serve aiuto?-

La ragazza sentendo che non era sola, alzò lo sguardo rivelandolo di averlo di un castano chiaro quasi dorato e leggermente arrossato dal pianto.

-No, non si preoccupi, grazie- disse con la voce incrinata ma sforzandosi di mantenerla ferma.

James sorrise, porgendole la mano.

-Stia calma, non si preoccupi. Qualsiasi problema lei abbia non si lasci scoraggiare.-

Dopi un timido sorriso lei strinse la sua mano e inclinò il capo, tirando su con il naso.

-Grazie. Io sono Melody. Melody Gilly, e lei?-

James sorrise, stringendosi al petto il ciondolo e guardando il cielo.

Limpido, esso, sfocava ancora in arancione di quel sole che sorgeva appena e una stella brillava ancora in quella notte appena conclusa.

In quel cielo,James non seppe perché, vide il sorriso di Amy e sorrise di rimando.

-Piacere Melody- disse cercando di non ridere armonioso- Io sono James. Lo sa che ha un nome molto bello?-

 

 Salve a tutti.

Questa storia drammatica mi girava da un pò in testa in quanto credo che l'amore non abbia fine, nemmeno la morte può portarlo via.

Questa storia, banale, l'ho scritta in una sera nuvolosa e la pubblico in un altrettanta  sera oscura.

Se non piace la cancellerò.

Grazie per l'attenzione... Alla prossima!

 I Personaggi di questa storia sono di mia invenzione.Fatti i avvenimenti realmenti esistenti sono da considerare puramente casuali.

 

  
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