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Autore: artemide88    16/03/2010    16 recensioni
"Sorrise, non avrebbe mai voluto essere il suo angelo custode, ma in qualche modo lo era diventato. Lesse anche la pagine affianco, la ragazza non scriveva di certo bene! fu un’impresa decifrare quei geroglifici. Raccontava tutto quel mese, si era accorta della sua presenza, lei lo considerava davvero il suo angelo custode! Ne rimase sorpreso. Sorrise, peccato che non sapesse come lui lo fosse diventato, non avrebbe avuto la stessa alta considerazione che aveva del suo angelo custode!" BellaxEdward, entrambi umani si conoscono in un modo un po' particolare, lui ha una missione da portare a termine....ma....spero si avervi incuriosito! ^.^
Genere: Generale, Commedia, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'My Angel'
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my killer angel Buona sera!!! È la prima volta che mi cimento in una one shot! Spero vi piaccia. Vi lascio alla lettura...

MY KILLER ANGEL




Si guardò attorno, come previsto non c’era nessuno in vista.
Le telecamere facevano mezzo giro sul loro perno ogni cinque secondi. Cinque secondi in cui il perimetro era scoperto da qualsiasi tipo di sorveglianza. Cinque secondi era tutto il suo tempo a disposizione per raggiungere il gazebo, e poi altri cinque per raggiungere il muro della casa. Cinque secondi erano pochi, per questo era stato scelto lui, il migliore.
Aveva studiato la missione nei minimi dettagli, tutto era stato programmato al millimetro, niente sarebbe potuto sfuggire al suo controllo, un solo secondo di ritardo e poteva considerarsi cadavere.
Era il momento di entrare in azione, ripose la foto del suo obbiettivo nella tasca della tuta nera che indossava e prese un bel respiro profondo. Una missione come un’altra, uguale a altre mille che aveva portato a termine con successo.
Sarebbe stato un fantasma, un imprendibile miraggio...come sempre.
5, 4, 3, 2, 1...ora...1, 2, 3, 4, 5. Veloce come una saetta. Dal muro di cinta su cui era appostato da circa un’oretta, era scivolato lungo il prato, fermandosi solo per riprendere fiato al riparo del gazebo. Era il migliore, ma nemmeno lui avrebbe potuto coprire l’intera distanza in cinque secondi. Per fortuna il senso estetico femminile giocava a suo favore, doveva ringraziare la donna che aveva messo quell’inutile oggetto d’arredamento in quella posizione. Dopo quella notte lo avrebbe sicuramente bruciato.
5, 4, 3, 2, 1...ora...1, 2, 3, 4, 5. Riprese a correre una volta al muro sarebbe stato in salvo, le telecamere non lo avrebbero visto.
Si aggrappò al reticolato su cui si avviluppava il glicine, in fiore in quella stagione. Appena in tempo, neanche mezzo secondo dopo, la telecamera compì il suo giro.
La sua finestra era al secondo piano, salì il più silenziosamente possibile, le foglie e i fiori non lo aiutavano in questo, frusciavano sotto di lui. Ma quello era solo un particolare, tutto stava andando per il meglio.
Era tutto troppo semplice per i suoi gusti, anche quello era lavoro. Non si sarebbe di certo se per una volta le cose non fossero state troppo complicate. Tutto era troppo semplice, oppure, pensò, lui era troppo bravo e loro si sentivano al sicuro, protetti tra quelle quattro mura. Illusi, se pesti i piedi a certa gente non sei mai al sicuro.
Disattivò senza problemi il semplice allarme perimetrale collegato all’apertura della sua finestra, mandandolo in cortocircuito, non produsse nemmeno un sibilo.
Era il momento di agire, face scattare la chiusura della finestra, nessuna serratura poteva resistergli.
CLIC.
Aveva preventivamente oliato le cerniere per evitare qualsiasi rumore, il silenzio era fondamentale. Con un balzo felino, appoggiandosi al margine inferiore della finestra per issarsi, fu all’interno della stanza.
Il suo obbiettivo dormiva placidamente ignaro di quello che stava per succedere, nel letto attaccato alla parete di fondo, tutto come previsto.
Quell’intrusione così intima nella sua stanza era stata richiesta dal tipo di missione per due motivi. Il primo tecnico, un cecchino appostato su un qualsiasi albero delle via adiacenti non avrebbe mai potuto colpirla, proprio per la posizione del letto, quasi invisibile dalla finestra. L’altro motivo...beh, i suoi datori di lavoro, avevano richiesto quel colpo dritto al cuore della loro vita privata. Un segnale forte, mai, mai mettersi contro gente così spietata.
Si avvicinò al letto, prese la sua fedele pistola dalla fondina e vi avvitò il silenziatore.
Non poté fare a meno di notare quanto fosse bella, la fotografia che gli era stata consegnata non le rendeva giustizia, un vero peccato ucciderla. Ghignò, non sarebbe stato il suo viso angelico a salvarla, lui non era il tipo di cedere a certi sentimentalismi molto banali e dannosi se si faceva un lavoro come il suo.
Amaramente pensò che ancora una volta le colpe dei padri sarebbero state pagate dai figli, lei dopotutto non era colpevole di niente, se non essere nata nella famiglia sbagliata. Suo padre, con il suo lavoro, aveva intralciato le operazioni commerciali di potenti famiglie. Operazioni illegali, naturalmente. Se sei un procuratore il tuo compito è quello di mettere dietro alle sbarre i cattivi. I cattivi come lui, quello che lo avrebbe privato della sua unica figlia. Isabella.
Ancora pochi passi lo dividevano da quella figurina avvolta nelle coperte. Erano gli inizi di giugno ma le notti erano ancora fredde a Seattle.
La ragazza sorrise nel sonno, lui si arrestò incredulo e considerando come il destino certe volte è davvero assurdo. Lei stava sorridendo inconsapevolmente al suo assassino. Un sorriso dolce, chissà cosa stava sognando. Poteva aspettare ancora qualche minuto prima di mettere fine alla sua vita, non aveva fretta di portare a termine la missione.
Isabella si mosse nel sonno, temendo che si svegliasse alzò la pistola, stupido, si era incantato a guardarla.
Angelo mio...abbassò l’arma, la ragazza stava sognando un angelo. Di nuovo quel sorriso caldo e coinvolgente. Che gli stava succedendo? Era un killer di professione, aveva ucciso moltissime persone, uno sparo e poi via, in fuga, nessuna traccia del suo passaggio se non un corpo freddo con una pallottola nel cuore.
E invece quelle due semplici parole lo fermarono, beh, anche i sorrisi ebbero la loro parte nel suo tentennamento. Si sedette sulla poltrona, alla destra del letto, solo per guardarla dormire...e riflettere sulla sua vita.
Era giovane, forse aveva solo qualche anno in più di quella ragazza.
Era spietato e niente e nessuno poteva fermarlo.
Fino ad ora.
Sapeva dove ricercare la causa di quello suo stato d’animo. Dopo anni di lavoro senza mai una pausa, aveva deciso di trascorrere qualche settimana nel suo luogo d’origine, con la sua straordinaria famiglia. Per loro, lui era solo un tetro impiegatuccio di una grossa azienda, sempre in viaggio per trovare nuovi clienti a cui far firmare grossi contratti. I suoi genitori, pur non approvando il suo lavoro perché sapevano che aveva delle grandi potenzialità, erano comunque orgogliosi di lui, i suoi fratelli lo stimavano. E lui ripagava tutta quella fiducia nei loro confronti uccidendo persone.
Scosse la testa, lui non meritava tutto quello. Il dubbio si era insinuato in lui in quelle settimane, era stanco di quel lavoro, ogni vita presa era un peso sul cuore.
Aveva accettato un compito così importante, così particolare, uccidere la figlia di un procuratore ficcanaso e troppo ligio al dovere, solo per ritrovare quel brivido che lo aveva sempre scosso in ogni missione, voleva ritrovare il suo motivo di vita, il suo scopo.
Ma ora, osservandola, si chiese a cosa sarebbe servito sacrificare un’altra vita. la risposta che la sua coscienza formulò era così ovvia che gli fece bruciare il cuore per non esserci arrivato prima. Non serviva assolutamente a niente. A NIENTE.
Si alzò dalla poltrona, uscì dalla finestra, ricollegò l’allarme e seguendo il percorso e la tempistica che aveva usato per entrare, ritornò sul muro di cinta. Restò fermo lì, a fissare quella finestra, fino a che non vide che il suo orologio segnava le sei, presto sarebbe sorto il nuovo sole. Per lui sarebbe iniziata una nuova vita.

Quella mattina Isabella si svegliò con la piacevole sensazione che solo un bel sogno ti lascia. Non ricordava affatto le immagini prodotte dalla sua mente durante l’incoscienza, ma era sicuramente qualcosa di bello...forse un angelo. Si diede della stupida, un angelo...che assurdità.
Il vento primaverile entrò nella sua camera portando un dolce profumo di fiori, strano era sicura di aver chiuso bene tutte le finestre la sera prima, suo padre era stato categorico su certi piccoli particolari che, secondo lui, facevano la differenza tra la vita e la morte.
La richiuse stupendosi di non sentire più quel fastidioso cigolio a cui ormai era abituata. Forse finalmente qualcuno si era deciso ad oliare le cerniere.
Per tutto il giorno si sentì osservata. Non era lo sguardo insistente e talvolta asfissiante delle guardie del corpo che il padre l’aveva costretta ad accettare. Era orgogliosa di suo padre e del lavora che stava svolgendo, eppure ogni tanto desiderava solo essere una ragazza come tutte le altre...
Di nuovo quello sguardo alle sue spalle. Era uno sguardo discreto, nascosto nell’ombra, non sapeva da dove venisse né di chi fosse, ma non se ne sentiva minimamente minacciata.

Teneva la situazione sotto controllo, di notte e di giorno, dormiva solo poche ore per essere sempre vicino a lei.
Chi gli aveva commissionato il lavoro presto avrebbe scoperto il suo fallimento. Fallimento? No, non lo era, risparmiare la vita a Isabella Swan per lui era stata una conquista, si sentiva già migliore.
La seguiva all’università, era sempre scortata da qualche uomo, il padre aveva ragione ad essere preoccupato per la sua sicurezza. Sapeva bene che nessun sicario avrebbe mai agito così allo scoperto in un luogo tanto pubblico. Eppure la seguiva, la proteggeva con il suo sguardo vigile, aveva già ampiamente dimostrato che gravi falle presentasse la sicurezza di casa Swan.
Tornava da lei ogni sera, la osservava dormire, aveva imparata a conoscerla. Sapeva che era una gran sognatrice,  che parlava nel sonno, che molto spesso si agitava. Quando succedeva le posava una mano sulla testa, le accarezzava i morbidi capelli castani e lei si tranquillizzava. Lei si calmava al tocco di un assassino, assurdo. Molto spesso ripeteva quelle due parole che gli avevano cambiato la vita.
Angelo mio...
Angelo mio...
All’alba se ne andava con il cuore pieno di tristezza, in quelle notti lui rinasceva come persona. Aveva bisogno di sentirsi di nuovo umano, solo lei glielo permetteva, lei era diventata la sua droga e il suo sostegno, il suo motivo per continuare giorno per giorno. Lasciava sempre la finestra aperta, come per segnalare il suo passaggio, forse inconsciamente voleva che lei si accorgesse di avere davvero un angelo accanto a lei. Un angelo sorto dal suo personale inferno...

Era passato quasi un mese dalla prima notte in cui si era introdotto in quella camera. E ancora quella notte si arrampicò sul reticolati attaccato al muro, il glicine stava lentamente sfiorendo.
Entrò e provò una strana sensazione, c’era qualcosa fuori posto. Si sedette come sempre sulla poltrona, ora la considerava sua. Prese la pistola e la posò sulle gambe, doveva sempre stare all’erta, chi lo aveva assoldato presto o tardi avrebbe mandato qualcuno a completare il lavoro.
Era nervoso, non gli era mai successo quando la osservava dormire, qualcosa non andava.
Lei dormiva tranquillamente avvolta nel piccolo bozzolo formato dalle lenzuola stropicciate.
Spostò inquieto lo sguardo per tutta la stanza e lo notò appoggiato sul comodino della ragazza, accanto al letto. Lo prese in mano, il diario di Isabella era aperto su una pagina in particolare, era stata scritta proprio quel giorno.
Il testo di una canzone riempiva la pagina di sinistra, non la conosceva, ne lesse il testo rapito.

When I see your smile
Tears run down my face I can't replace
And now that I'm stronger I've figured out
How this world turns cold and breaks through my soul
And I know I'll find deep inside me I can be the one

I will never let you fall
I'll stand up with you forever
I'll be there for you through it all
Even if saving you sends me to heaven

It's ok. It's ok. It's ok.
Seasons are changing
And waves are crashing
And stars are falling all for us
Days grow longer and nights grow shorter
I can show you I'll be the one

I will never let you fall
I'll stand up with you forever
I'll be there for you through it all
Even if saving you sends me to heaven

Cuz you're my, you're my, my true love, my whole heart
Please don't throw that away
Cuz I'm here for you
Please don't walk away,
Please tell me you'll stay, stay

Use me as you will
Pull my strings just for a thrill
And I know I'll be ok
Though my skies are turning gray*

I will never let you fall
I'll stand up with you forever
I'll be there for you through it all
Even if saving you sends me to heaven

(Your guardian angel - Red Jumpsuit Apparatus)

Sorrise, non avrebbe mai voluto essere il suo angelo custode, ma in qualche modo lo era diventato. Lesse anche la pagine affianco, la ragazza non scriveva di certo bene! fu un’impresa decifrare quei geroglifici.
Raccontava tutto quel mese, si era accorta della sua presenza, lei lo considerava davvero il suo angelo custode! Ne rimase sorpreso. Sorrise, peccato che non sapesse come lui lo fosse diventato, non avrebbe avuto la stessa alta considerazione che aveva del suo angelo custode!
Si sentiva protetta...si, il destino era davvero assurdo quando giocava con la sua vita.
Una voce cristallina, non impastata dal sonno, alle sue spalle gli chiese se trovava la lettura interessante. E se non sapeva che era violazione della privacy leggere un diario personale come quello.
Era sveglia. Si girò di scatto e la trovò seduta sul materasso con le braccia incrociate e le gambe piegate sotto il corpo. quello era un errore da principiante, mai voltare le spalle al nemico, potrebbe prenderti in contropiede, come aveva fatto la ragazza.
Era stupenda, i capelli, scompigliati, i grandi occhi color cioccolato fuso lo fissavano indagatori. La leggera camicia da notte le copriva le forme delicate, facendole risaltare.
Niente nel suo atteggiamento gli fece sospettare che lei si sentisse minacciata o spaventata dalla sua presenza, anzi sembrava quasi che lo aspettasse.
Noncurante ripose al suo posto il diario prima di alzare le spalle come se niente fosse, come se la sua presenza in quella stanza fosse normale. Si alzò, ripose la pistola nella fondina e si avviò verso la finestra. Il suo cuore batteva in modo forsennato, erano pochi quello che lo avevano visto in volto e potevano raccontarlo. Perché proprio lei doveva aver quel privilegio? Perché la figlia di un procuratore che avrebbe potuto solo metterlo nei guai? Perché i suoi occhi lo avevano stregato? Perché piano piano in quel mese si era lasciato coinvolgere da quella ragazza? Perché se ne era scioccamente innamorato? Tanti parchè, nessuna risposta. Era arrivato alla finestra, ma ancora una volta la sua voce lo immobilizzò, gli chiese di restare.
Accettò, non aveva voglia di separarsi da lei prima del tempo, anche se era sveglia, anche se il suo istinto di sopravvivenza gli diceva di lasciare quella stanza.
La ragazza si presentò, Isabella, ma preferiva essere chiamata Bella.
Ormai il danno era fatto, si presentò anche lui, Edward Cullen, in pochi conoscevano la sua vera identità. Stupidamente si stava fidando del nemico, lei faceva domande di tutti i tipi e lui rispondeva.
Rispose anche alla domanda che mai avrebbe voluto sentirsi fare, come mai era lì. Le raccontò tutto, con sincerità. Lei lo ascoltò assorta, non si mosse nemmeno una volta dalla sua posizione, nessuna emozione sul suo volto, una maschera di pietra. Edward concluse il suo discorso con un mio dispiace, e abbassò gli occhi, non poteva più sostenere quegli occhi che gli perforavano l’anima.
Bella gli sollevò il viso e gli posò un piccolo bacio sulla guancia.
Grazie, gli disse. E sorrise, quel sorriso che lo aveva incantato la prima notte...
Parlavano, ridevano, scherzavano, come se si conoscessero da sempre, per tutta la notte. Si stavano conoscendo.
Ma l’alba era vicina e lui doveva andare. Lei a malincuore lo fece andare non prima di avergli strappato la promessa che si sarebbero visto di nuovo, la sera successiva.

Bella, una notte, mentre erano distesi sul suo letto, gli confessò che sapeva della sua presenza costante nella sua camera, che aveva lasciato il diario aperto apposta su quella pagina, percepiva la sua vicinanza e aveva voluto dimostrarsi di non essere pazza.
Si persero in una risata. Gli occhi di uno non si staccavano da quelli dell’altro. Incatenati da un sentimento che piano piano aveva riempito il cuore di entrambi.
Fu il loro primo bacio. Ne seguirono tanti altri nelle notti successive.



p.s. dell’autrice: siete sopravvissuti? Spero proprio di si...così potete lasciarmi un commentino, no??? XD che ruffiana che sono!!
Grazie per il tempo che avete dedicato a questa mio piccolo esperimento, nato in modo totalmente casuale questa mattina all'alba, molto prima che suonasse la sveglia (gli effetti del poco sonno si vedono, direte voi...), solo perchè mi sono svegliata in preda al dubbio di non aver chiuso la tapparella della sala...piano piano la storia si è delineata nella mia mente e sono riuscita a scriverla in un giorno solo...beh, scrivere sui mezzi pubblici non è il massimo, la mia povera agenda ha visto di tutto, ormai...ok, basta deliri....
Un ringraziamento speciale va alla mia migliore amica, uno per avermi fatto conoscere questa splendida canzone, secondo perché ha letto questa piccola storia in anteprima, approvandola, e terzo perchè ha scelto il titolo!!! XD Beh se questa one shot nasce è merito suo!!!
avviso per chi segue altre mie storie: i capitoli sono in fase d'elaborazione, scusate il ritardo ma l'ispirazione quando ti coglie è imprevedibile e non sempre sceglie la storia adatta da scrivere!!!! entro la fine della settimana cmq i capitoli saranno postati, promesso! grazie per la pazienza...


Vi lascio la traduzione della canzone...per me è fantastica...

Il Tuo Angelo Custode

Quando vedo il tuo sorriso
Le lacrime corrono giù per il mio viso e non posso cancellarle
E adesso che sono più forte ho capito
Come questo mondo diventa freddo e irrompe attraverso la mia anima
E so che troverò, nel profondo di me stesso, che posso essere l'unico uomo per te

Non ti farò mai cadere
Mi alzerò con te per sempre
Sarò lì per te qualsiasi cosa accada
Anche se salvarti mi manderà in cielo

Va bene. Va bene. Va bene.
Le stagioni stanno cambiando
E le onde si stanno infrangendo
E le stelle stanno cadendo solo per noi
I giorni diventano più lunghi e le notti più corte
Posso dimostrati che sarò l'unico uomo per te

Non ti farò mai cadere
Mi alzerò con te per sempre
Sarò lì per te qualsiasi cosa accada
Anche se salvarti mi manderà in cielo

Perché tu sei il mio vero amore, il mio cuore intero
Ti prego, non gettarlo via
Perché sono qui per te
Ti prego, non andare via
Ti prego, dimmi che resterai, resta

Usami a tuo piacimento
Tira le mie catene solo per un brivido di piacere
E so che starò bene
Anche se i miei cieli stanno diventando grigi

Non ti farò mai cadere
Mi alzerò con te per sempre
Sarò lì per te qualsiasi cosa accada
Anche se salvarti mi manderà in cielo



Angolo pubblicità (vero, io non faccio mai pubblicità ma a tutte le regole ci sono eccezioni!!!):
Io, a Beverly Hills by me XD
Storie che beto e che trovo molto belle:
Il ragazzo perfetto di bellacullen889
Isabella Fat di meredhit89
Storia che ho visto nascere (quasi...) e che merita tantissimo:
Elizabethtowncafè
 di HAYLS
   
 
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