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Autore: Alhia    16/03/2010    1 recensioni
Era trascorso diverso tempo da quando Sasuke Uchiha, appartenente ad uno dei clan più potenti di Konoha, aveva tradito il proprio villaggio per seguire la strada tracciata dalla vendetta, sentimento che aveva attanagliato il suo cuore per anni. Durante quel periodo di separazione, Naruto aveva convissuto con la certezza che, prima o poi, Sasuke avrebbe fatto ritorno a casa. Molti altri, oramai, serbavano solo rancore. Qualcuno, invece, viveva nell'incertezza. Per Sakura era arrivato il momento della decisione. Cos'avrebbe scelto? Si sarebbe lasciata travolgere dalla collera e la disperazione o avrebbe intrapreso la via del perdono?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sì. Quello che vedete è proprio il seguito. Incredibile, vero?

Spero vi piaccia. Baci baci!

 

 

 

CAPiTOLO 15  

 

BRiNDiSi

 

  

   «Grazie al cielo siete arrivati!»

   «Rock Lee… Che succede?», chiese Ten Ten, ancorata al braccio di Neji.

   «Spero per voi che casa mia sia ancora integra», disse Sasuke, con sguardo minaccioso.

   «Sì, sì. Però i nostri vecchi hanno cominciato a darsi alla pazza gioia e adesso sono praticamente sbronzi sui divani!», concluse Shino.

   «Togli pure il “praticamente”…», aggiunse Sai, spuntando all’improvviso.

   «Incredibile… Peggio che dei bambini…», si lamentò Ino.

   «Aspettate… Avete detto che hanno bevuto?», chiese Neji, guardando Rock Lee negli occhi.

   «Sì, è così», asserì l’altro. Neji si allarmò.

   «Ti prego: dimmi che tu non hai bevuto niente!», domandò spaventato.

   «Urgh!». Ten Ten trasalì, ricordandosi gli effetti dell’alcool su Rock Lee.

Rock Lee corrugò la fronte.

   «No, non ho bevuto nulla. Perché?». Neji e Ten Ten tirarono un sospiro di sollievo.

   «Niente, niente…», conclusero.

   «Vabbé insomma… Entriamo, prima che sia troppo tardi», disse Naruto, trascinando con sé Hinata.

 

  

   «Era ora che arrivaste! Cominciavamo a credere che vi foste persi!», esclamò una Tsunade già piuttosto “allegra”, non appena il gruppo fece il suo ingresso nella stanza.

   «Ma che…? Vi lasciamo soli un’ora e questo è il risultato?», sbottò seccato Shikamaru, osservando incredulo la ventina di bottiglie di birra vuote sul tavolo del salotto, e a seguire i colpevoli, occupati in una danza folcloristica.

   «Senza contare che questa è casa mia…», puntualizzò Sasuke, fulminandoli con lo sguardo.

   «Oh, suvvia! Tardavate e visto che cominciavamo ad annoiarci abbiamo pensato di aprire qualche bottiglia!», disse Kakashi, con la sua solita pacatezza e gli occhi lucidi.

   «Qualche…?», ripeté Choji.

   «Massì! Saranno due o tre!», lo rimbeccò Kankuro.

   «Kankuro! Anche tu? Gaara, perché non l’hai fermato?», esclamò Temari.

   «Ho provato…», rispose il rosso.

   «Ma che visione!!! Ragazze siete una meraviglia! Ahahah! Non c’è che dire, Naruto: la tua ragazza è una vera bomba! Guarda che forme!», esclamò Jiraya, allungando una mano verso il fondoschiena di Hinata. Ma prima che potesse farlo…

   «Che diavolo sta cercando di fare alla mia Hinata?! Vecchio maniaco!», esclamò Naruto, tempestandolo di calci e pugni.

   «Che diavolo sta cercando di fare a mia cugina?! Pervertito!», sbottò Neji allo stesso tempo, prima di aiutare Naruto.

   «Siamo alle solite…», sospirò Sakura.

   «Allora? Vogliamo cominciare questa festa?!», trillò Ino, alzando simultaneamente le braccia.

   «Esattamente! Coraggio ragazzi! Voglio vedervi sbocciare nel pieno della vostra giovinezza!!!», esclamò il maestro Gai, esibendosi insieme a Rock Lee in una danza tutta loro.

   «Ma… Sono davvero tutti così i vostri sensei?», chiese Temari, un po’ stranita.

Il silenzio calò nella sala.

   «Lo prenderò per un sì», rispose meccanicamente la bionda.

   «Coraggio, Fronte Spaziosa! Aiutami a spostare il tavolo!», ordinò Ino.

   «E perché mai?»

   «Dobbiamo creare una pista da ballo! Bah! Bisogna spiegarti sempre tutto!»

   «Ok, ok!»

   «Choji! Tu sposta i divani!»

   «Agli ordini!»

Dopo aver spostato il tavolo e i divani - con i maestri ubriachi sopra -, Ino si avvicinò a Kiba.

   «Tieni. Metti su un po’ di musica», disse porgendogli un cd.

   «Che cosa? Ma mi hai preso per un Dj?»

   «Esegui!»

Kiba si diresse a velocità supersonica allo stereo: mai contraddire Ino!

A quel punto, una musica scatenata partì a tutto volume.

   «Wu-huu! Si balla!!!», gioì la bionda, trascinando Choji al centro del salotto e cominciando a scatenarsi.

   «Mmm… Coraggio bimbo! Vediamo se sai stare al passo!», disse Temari. Shikamaru ebbe solo il tempo di dire: «Che seccatura!».

   «Ahahah! Andiamo Hinata!», fece Naruto, sorridendo alla compagna e facendola entrare in pista con una giravolta.

   «Che dolci!!!», esclamarono Sakura e Ten Ten.

   «Sarà meglio che vada a prendermi qualcosa da bere…», sussurrò cautamente Neji.

   «Il tuo è un modo per filartela con stile?», chiese Sasuke.

   «Sì, prima che a Ten Ten venga la malsana idea di trascinarmi lì in mezzo»

   «Allora ti seguo», disse il moro, sgattaiolando verso il tavolo.

   «Hehehe! Sakura! I nostri uomini se la sono data a gambe!», sghignazzò Ten Ten.

   «Non avevo dubbi! Balliamo io e te?», propose la rosa.

   «Ci puoi scommettere, dolcezza! Ahahah!»

 

   Tutti - o quasi - si scatenavano a ritmo di musica.

   I sensei, seduti sui divani, s’intrattenevano a vicenda ricordando alcuni episodi della loro giovinezza, mentre Sai e Gaara ascoltavano divertiti; Jiraya, Tsunade, Kankuro, Gai e Rock Lee ridevano sguaiatamente e, con le bottiglie di sakè in mano (tranne che a Rock Lee), s’impegnavano in una coreografia inventata da loro; Hinata, imbarazzatissima, aveva cercato più volte di svignarsela, ma Naruto riusciva prontamente a riprenderla e a stringerla a sé, ridendo felice; Shikamaru, che all’inizio non aveva fatto altro che lamentarsi, anche se non l’avrebbe mai ammesso, in realtà era quello che si stava divertendo più di tutti; Ino volteggiava a ritmo di musica fra le braccia del suo compagno che, di tanto in tanto, spariva per poi ricomparire con la bocca piena di patatine; Sakura e Ten Ten, di comune accordo, cercavano di ballare in maniera scatenata e sensuale nel tentativo, ancora vano, di avvicinare i rispettivi compagni e convincerli a fare altrettanto.

  

   Sasuke e Neji, appoggiati al tavolo e con una bottiglia di birra in mano, osservavano apparentemente impassibili le loro donne muoversi a ritmo di musica.

     

   «Streghe…», disse Neji, sorseggiando poi la sua birra.

   «Hm…», convenì il moro, facendo altrettanto (senza però distogliere lo sguardo da Sakura).

   «Ma per chi accidenti mi ha preso Ten Ten? Non sono così maniaco come il maestro Jiraya», aggiunse Neji, con una punta di sdegno.

   «Strano… A me sembra che stia funzionando…», sentenziò atono Sasuke.

Neji lo fissò torvo. «E da cosa l’avresti dedotto?», chiese poi.

   «Te la stai mangiando con gli occhi…», rispose il moro (che nel frattempo continuava a fissare Sakura, preso da chissà quali pensieri).

   «Tsk! Da che pulpito viene la predica…»

   «Prego?», fece Sasuke, distogliendo lo sguardo dalla rosa, e portando la sua attenzione al ragazzo.

   «Ahahah! Andiamo, Uchiha. In questo momento hai scritto sulla faccia: “Tu ed io, da soli, nella camera da letto”. Persino uno come Naruto lo capirebbe», enunciò Neji, con un ghigno soddisfatto.

   «… Vado di sopra», proferì l’altro.

   «Faccio cenno a Ten Ten di mandarti Sakura a farti compagnia?», domandò, ormai divertito dalla situazione.

   «Voglio solo verificare che non abbiano combinato disastri. Poi torno giù», rispose seccato, prima di sparire di sopra.

Neji ridacchiò. «Hehh… Cosa non si fa per amicizia», disse, prima di avvicinarsi a Ten Ten.

   «Perdonate se interrompo… Signorina, mi concede l’onore?», chiese in riferimento alla mora.

   «Ce ne ha messo di tempo signor Hyuuga. Però, Sakura…»

   «Dai, Ten Ten! Non scherziamo! Balla col tuo principe!», la rassicurò la rosa, con un sorriso.

   «La ringrazio, miss Haruno. Comunque sia, se la cosa può interessarla, al piano di sopra si aggira un’anima solitaria. Chissà, forse gradirebbe la Sua compagnia…», la informò Neji, sempre più divertito.

   Sakura sorrise. «La ringrazio dell’informazione. Ten Ten, non strapazzarlo troppo. Dopo questa soffiata, merita di essere risparmiato», disse avviandosi.

Neji sillabò un “Grazie”.

   «Farò il possibile!», rispose, invece, Ten Ten, perdendosi fra le braccia del compagno.

 

   In quel momento, era cominciato un lento, e tutte le coppiette volteggiavano al centro pista.

   «Che gesto premuroso, Neji», sussurrò Ten Ten, fissando gli occhi chiari del ragazzo.

   «Non ho solo un lato oscuro, sai?», scherzò lui, stringendo la presa sulla ragazza.

   «Poco a poco lo sto scoprendo. E ammetto che la cosa mi piace», ribatté lei, con un sorriso.

   «Ma non mi dire», disse lui, ridacchiando.

Ten Ten, ancora sorridente, si strinse al petto di lui, continuando a danzare.

 

   Poco distante, Naruto e Hinata li osservavano.

   «Più lo guardo e più faccio fatica a credere che quel ragazzo sia Neji…», dichiarò Naruto.

   «Perché?», chiese Hinata.

   «Perché? Forse non te lo ricordi, ma fino a qualche tempo fa, Mr. Ghiacciolo non era molto diverso da Sasuke. Caratterialmente, s’intende. E invece, adesso, guardalo lì. Con una donna fra le braccia, intento a ballare un lento. Cosa ci fate voi donne, si può sapere?»

   «La mia teoria è che ci drogano ogni sera, prima di andare a dormire. Scommetto che anche Hinata ti mette qualche polverina strana nel ramen. Con quel bel faccino ingannerebbe chiunque!», sbottò Shikamaru.

   «Ma finiscila!», lo sgridò Temari, pizzicandogli una guancia.

   «Ahia!», si lamentò lui.

   Hinata ridacchiò.

   «Quello che vi facciamo noi donne, Naruto, è semplicemente donarvi il nostro amore», disse, tuffandosi fra le braccia del ragazzo.

Naruto sorrise, baciandole la fronte.

   «E sapete aspettare», aggiunse lui.

   «Questo è poco ma sicuro!», intervenì Ino, dopo aver ascoltato per caso la conversazione.

   «Già…Ma ne è valsa la pena», disse Hinata, guardando Naruto e carezzandogli il viso.

Naruto sorrise ancora più di prima, per poi chinarsi su di lei e baciarla.

   «Ihihih! A proposito di donne che aspettano… Dov’è Sakura?», chiese Ino, guardandosi intorno.

   «Sarà andata a sistemarsi il trucco…», suggerì Ten Ten, mentre si scambiava uno guardo d’intesa con Neji.

   «E Sasuke?», aggiunse Choji.

   «E’ andato a controllare che non gli abbiate messo a soqquadro il piano di sopra», lo informò Neji.

   «Mmm… Be’, faranno meglio a sbrigarsi! Altrimenti cominceremo a cenare senza di loro!», dichiarò Ino.

   «Cosa sentono le mie orecchie? Finalmente si mangia!», esclamò Kiba, chiaramente affamato.

   «Sì. Anche perché bere alcolici a stomaco vuoto non è il massimo. Almeno, io non voglio finire come questi qui. Poi voi fate come volete!», disse Sai, indicando i loro maestri.

   «Ma che dici, ragazzo?! Siamo perfettamente lucidi!», esclamò Asuma, un po’ su di giri, mentre Kurenai alzava gli occhi al cielo, sospirando.

   «Esattamente! Ahahah… Dannazione, Naruto! Non usare la Tecnica della Moltiplicazione del Corpo in casa!», disse Tsunade.

   «Ma che stai dicendo, vecchiaccia? Hai le traveggole?!», eruppe Naruto, che, ovviamente, non aveva eseguito alcun jutsu.

   I ragazzi osservavano la scena.

   «Sì, sì. Lucidissimi…», disse Ten Ten.

   «Oh, suvvia compagna! Vogliono solo vivere la loro giovinezza!», spiegò Rock Lee, su di giri dopo aver bevuto della Coca-Cola (Ehi! Può capitare! nda).

   «Esatto, mio pupillo! Andiamo verso la cucina a passo di danza! In onore della fiamma sempre ardente della giovinezza! E che arde ancora nei corpi di questi poveri vecchi!», aggiunse commosso Gai, esibendosi in una personale piroetta.

   «Poveri vecchi?! Parla per te!», esclamarono i suoi colleghi.

   «Be’…Non sono più molto giovani…», commentò Temari a bassa voce.

   «Shh! Tu non farglielo notare mai!», disse Shikamaru.

   «Uh… recepito»

   «Ok, basta con le sciocchezze! Tutti in cucina!», trillò Ino.

   «Cibo!», esclamò Choji.

   «Ma non pensi ad altro?», lo redarguì Shikamaru.

   «Ah, tranquillo. Tanto con me nei paraggi sa che non può sgarrare. Vero, Choji?», disse Ino.

   «S-Sì, c-certo», rispose lui, spaventato.

 

  

- Toc! Toc! -

 

   «Sasuke? Sei qui?», chiese Sakura, aprendo poi la porta.

Ma per la quarta volta di fila, in quell’angolo della casa, di Sasuke non c’era traccia.

   Sakura sospirò. Poi si soffermò ad osservare nel dettaglio la stanza, come aveva fatto anche con le altre.

   Si sforzava di immaginare un bambino dagli occhi neri come la pece ed i capelli mori  e ribelli, correre per quella casa. Magari nella disperata ricerca di acchiappare il fratello maggiore. Magari provocando le ire del padre, e le risate allegre della madre. Magari anche lui con un bel sorriso dipinto sulle labbra. Cercava d’immaginare come poteva essere stata l’infanzia del ragazzo, quando era ancora all’oscuro di tutto, quando era ancora puro ed innocente.

   Sospirò di nuovo, chiudendosi la porta alle spalle.

   «Chissà cosa deve aver provato quando è rientrato qui, dopo tutti questi anni…», disse, chiudendo gli occhi, pensierosa.

   Ormai non aveva più importanza, ciò che era stato il passato. Quello che contava di più, era offrire a Sasuke un futuro felice. E, soprattutto, non più fatto di solitudine.

   Sakura sorrise fra sé e sé, per poi incamminarsi lungo il buio corridoio, alla ricerca di Sasuke.

 

 

   Inutile.

   Non erano valsi a nulla gli sforzi di Ino.

   Per quanto avesse cercato di mascherare con fiori, festoni e quant’altro, l’aspetto lugubre di quella casa, l’effetto che aveva su Sasuke era comunque devastante.

   Potevano essere passati anche parecchi anni, ma gli era bastato mettervi piede dentro e subito una scossa di terrore gli aveva punzecchiato la schiena, come tanti aghi acuminati.

   Non c’era un solo bel ricordo, uno, vissuto all’interno di quelle mura, che fosse sufficiente a cancellare l’immagine, ormai indelebile, dalla mente di Sasuke di quella terribile notte di molto tempo fa.

   Ovunque egli guardasse, vedeva solo sangue. Sangue. Sangue. E ancora sangue.

   «Basta!», esclamò Sasuke, tenendosi la testa pulsante con entrambe le mani e strizzando gli occhi per il dolore.

   Poco a poco , quello cessò, e Sasuke riaprì piano gli occhi.

 

   Si trovava all’interno di quella che, un tempo, era la stanza di suo fratello Itachi.

Non ricordava perché fosse entrato. Quando si era trovato davanti a quella porta, senza neanche pensarci, l’aveva aperta. Ma non appena l’aveva fatto, troppi ricordi avevano invaso la sua mente, e così era andato in tilt.

   Sospirò pesantemente; poi riprese a girovagare con lo sguardo per la stanza.

I suoi occhi si soffermarono su dei vecchi kunai, disposti alla rinfusa sulla superficie di una scrivania malandata. Sasuke vi si avvicinò, sfiorando con le dita la lama fredda di quegli oggetti, mentre con gli occhi scrutava ricordi lontani…

     

      «Fratellone! Oggi ci alleniamo insieme?!»

      «Mi spiace Sasuke. Oggi non posso. La prossima volta, ok?»

 

   «La prossima volta…»

   Sasuke sospirò nuovamente e fece per andarsene, quando una foto lo colpì.

Si trovava sul comodino affianco al letto. Meccanicamente, si mosse verso essa, chinandosi per osservarla meglio. Quindi la prese fra le mani e si sedette sul materasso, con un leggero tonfo.

   L’analizzò accuratamente, con occhi velati da una profonda nostalgia.

Sorrise debolmente, alla vista dei tratti duri e spigolosi del padre, così come li aveva sempre ricordati; a quelli morbidi e delicati della madre, che nella foto sorrideva serena; fino ad arrivare al viso di suo fratello, su cui si allargava un ghigno divertito, mentre “torturava” un Sasuke bambino e dalla faccia imbronciata.

   «Ma felice…», sussurrò distrattamente il moro.

Sasuke, chinò la testa, sconfitto dal dolore. Strinse la cornice con forza, fra le dita, strizzando gli occhi nel disperato tentativo di non crollare definitivamente.

   «Dopotutto posso anche piangere… Sono solo…», ammise, con voce incrinata.

 

   Ad un tratto, sentì una mano gentile insinuarsi fra i suoi capelli d’ebano, chiudendosi in una dolce carezza. Sasuke spalancò gli occhi, alzando il capo si scatto. Sakura era inginocchiata dinnanzi a lui e lo fissava con sguardo intenerito, sorridendo.

   «Sakura…»

   «Non sei solo», lo interruppe Sakura, continuando a carezzargli i capelli.

   «Ah…»

   «E se senti il bisogno di piangere, puoi farlo. Perché tu ne hai tutto il diritto Sasuke»

   Sasuke la fissò intensamente per qualche secondo. Poi l’abbracciò di slancio, stringendola forte a sé, e nascondendo il volto fra i suoi capelli rosati.

   «Grazie, Sakura», le disse all’orecchio, mentre una lacrima solitaria gli solcava il viso.

Sakura ricambiò la stretta, baciandogli la tempia. Restarono così qualche minuto, finché il ragazzo non si scostò.

   «Su, torniamo dagli altri ora», disse il ragazzo, staccandosi piano.

Sakura annuì.

   Sasuke risistemò la foto, ed uscì dalla stanza, con la mano di Sakura intrecciata alla sua.

   «Hm…»

   «Che c’è?», chiese Sakura, visto che Sasuke si era fermato di colpo.

   «Pensavo… Ti andrebbe di vedere la mia vecchia stanza?», chiese, indicando con lo sguardo la porta accanto. Sakura sgranò gli occhi, ma si limitò ad annuire, sognante.

 

   Di fronte alla porta, Sasuke fece cenno a Sakura di andare avanti. Così, la rosa l’aprì.

   Tutto era ancora perfettamente in ordine: Ino si era limitata a spolverare qua e la, per rendere l’aria respirabile.

   «Molto ordinata. Ti rispecchia molto», affermò Sakura, voltandosi in direzione di Sasuke.

Lui alzò le spalle, ed entrò.

   «Oh mio… Ahah! E questo?». Sakura s’avvicinò al muro di fronte a lei, dove, appeso, vi era un disegno. Tra gli scarabocchi colorati, si potevano distinguere quattro figure, con delle scritte: papà, mamma, fratellone, io.

   Sakura sorrise, e si voltò verso il moro.

   «Quell’io, sei tu, vero?»

   «Immagino di sì»

   «Hm… Avevi davvero un bel talento artistico»

   «Spiritosa»

   «Sul serio! Io ero tremenda: era tanto se facevo “mani” e “piedi”! Anche se non credo di essere migliorata nel frattempo…», spiegò, gesticolando.

   Sasuke la fissava quasi rapido dai gesti fluidi delle sue mani, dal movimento leggero dei suoi capelli, e dalle labbra rosee, lambite di tanto in tanto.

   Non resistette più, e l’abbracciò.

   Sakura non capì quel gesto improvviso, e non appena schiuse le labbra per domandarglielo, subito Sasuke le fece sue. E Sakura non volle protestare più.

   Si baciarono lentamente e dolcemente. Sasuke le accarezzò le labbra, prima con le proprie e a seguire con la punta della lingua, chiedendo poco a poco il permesso di approfondire il contatto.

Sakura non glielo negò: le loro lingue dapprima si sfiorarono; poi s’intrecciarono. Un brivido di piacere percorse la schiena di entrambi.

   Affamati di baci, i due continuarono a cercarsi, ad abbracciarsi, con il corpo e con le labbra; stringendosi sempre più forte, come se non fossero mai abbastanza vicini.

   Nonostante la frenesia del momento, i due furono costretti a separarsi, bisognosi d’aria.

Col fiato corto, continuavano a fissarsi con occhi ardenti. Specialmente Sasuke, i cui occhi sembravano essersi fatti ancora più neri. Neri, come quelli dei vampiri quando sono sottomessi al desiderio di sangue. E allo stesso modo, Sasuke non desiderava altro che poter sentire Sakura.

   Sapeva che non era ancora il momento adatto per certi pensieri. Ma sapeva anche, che finché lei l’avesse guardato con quegli occhi, i capelli in disordine, le guance tinte di un bellissimo rosa, le labbra rosse e gonfie per i loro baci…  Non ne sarebbe uscito fuori.

   A stento, trovò la forza di ricomporsi e riprendere a respirare regolarmente.

   «Ti amo», le disse, con voce roca ed estremamente sensuale.

Sakura gli sorrise, prendendogli il viso fra le mani.

   «Anch’io», disse, ancora senza fiato.

Sasuke intrecciò una mano di lei con la sua, lasciandole una scia di baci umidi dal polso all’interno gomito, mentre con l’altra mano le carezzava il braccio, la spalla, il collo. La baciò di nuovo, premendo piano le labbra su quelle di lei. Quindi restarono con le fronti appoggiate a fissarsi, cercando di regolarizzare i respiri.

   «A l’una di notte, festa o non festa, li butto tutti fuori», commentò Sasuke.

   Sakura rise allegramente, stringendosi al petto del ragazzo.

   «Allora, meglio scendere subito. Chissà che così non riusciamo a buttarli fuori prima!», scherzò Sakura, trascinando Sasuke verso il corridoio. Sasuke sorrise.

 

   «Era ora! Dove caspita eravate finiti?!», strillò Ino, con voce squillante.

Shikamaru sospirò. «Ancora un po’ e mandava la squadra di ricerche…», disse.

   Conoscendo Ino, pensò Sakura, non era un’ipotesi da scartare.

   «Scusate, non trovavo il bagno», mentì Sakura.

Naruto sghignazzò. «Ahahah! Certo! È così che si dice, adesso?»

Sakura arrossì immediatamente, provocando un risata generale (Sasuke compreso).

   «Bene! Ora che siamo tutti qui, propongo un brindisi!», esclamò Tsunade, barcollante.

   «Ancora?? Ma se è da prima che non fa che brindare?», la rimproverò Shikamaru.

   «Sarà la quinta volta, ormai…», osservò Gaara, mentre fissava bieco Kankuro, che aveva la faccia rossa.

   «Allora ahahah! Allora, allooora… Ha! Ahahah!». Tsunade aveva cominciato a ridere.

   «Vuoi una mano?», chiese Jiraya.

   «No! Faccio da sola! Hmhmhmh!», rispose a tono la donna, continuando a ridere.

   «Domani mattina siamo ancora qui…», commentò Ten Ten.

   «Col cavolo», bisbigliò Sasuke.

   «Ok, ci sono. Innanzitutto, brindo al ritorno di Sasuke! Birbante! Ci hai fatti preoccupare! Poi! Brindo a Sakura e Naruto, che non hanno mai perso la speranza!»

   «Ha finito?», chiese Kakashi.

   «Aahm… No! Voglio fare un brindisi a Sasuke!»

   «Ancora??», esclamarono in coro.

   «Ssssh! Zitti! Sasuke, devo farlo: Sakura è un’imbranata. Quindi! A letto dovrai pensarci tu!»

   «M-Ma…!!!». Sakura era rossa di vergogna. Intanto gli altri se la ridevano.

   «Poi! Brindo a…»

   «Potete levarle quella bottiglia di sakè dalle mani, per cortesia???», sbottò Kiba, seccato.

   «Ok, ok! L’ultimo brindisi! Brindo!…»

 

- STUMP! -

 

   «Ecco… È crollata», disse Shino, osservando la donna ronfante a terra.

   «Vorrei brindare io al posto suo posto, se avete ancora orecchie per ascoltare!», dichiarò Naruto, portandosi al centro della stanza.

   «Ecco, non sono bravo a fare discorsi…»

   «No, tu sei bravo soprattutto a fare discorsi!», esclamò Sasuke. Tutti risero.

   «Come non detto. Comunque… no, aspetta! Che vorrebbe dire?!»

   «Dai, Naruto! Ho fame!», disse Kiba, con un ghigno.

   «Ok. Ehm… Io vorrei… ringraziare tutte le persone qui presenti. Perché ognuno di voi, a modo suo, ha permesso a questa famiglia - perché io la considero tale -, di riunirsi al completo ancora una volta. Vi ringrazio perché, è anche grazie a voi se… questo fratello cretino che mi ritrovo, è di nuovo qui al mio fianco»

   «Grazie per il cretino», commentò Sasuke.

   «Di nulla. Hehe… Ringrazio Sakura, che ha sopportato i miei piagnistei fino alla fine; ringrazio Hinata, che anche nei momenti in cui credevo di essere solo, mi ha fatto sentire completo…»

   «Oooh!», commentarono le ragazze, con i lacrimoni.

   «Naruto…», sussurrò Hinata, commossa, mentre Ino l’abbracciava.

   «Insomma, grazie a tutti, per essere la famiglia che ho sempre desiderato. Ah! E grazie a Nonna Tsuna….»

   «Roooonf! Zzzz!»

   «Vabbè! Lasciamo perdere. Bentornato Sasuke», concluse Naruto, alzando un bicchiere.

   «Bentornato Sasuke!», lo imitarono gli altri.

   «Grazie. A tutti», fece Sasuke, sorridendo commosso.

   «E fortuna che non eri bravo con i discorsi! Mi sono commossa io!», disse Ino, asciugandosi gli occhi.

   «Ahahah! Ah, sì! Dimenticavo!»

   «Naruto, veloce. Ché c’è Kiba con la bava alla bocca!», spiegò Kurenai.

   «Non è vero!»

   «Sì, scusate. Volevo dire un’ultima cosa a Sasuke… E su questo, credo che Ino sarà d’accordo»

   «Ah! Aspetta! Lo dico io!», s’intromise Ino.

   «Ascolta bene Sasuke Uchiha», disse, posizionandosi di fronte a lui.

   «Ti ascolto»

   «La vedi questa donna?», e indicò Sakura.

   Sasuke annuì.

   «Bene. Senti, Sasuke. Francamente… Sakura è goffa, impacciata, perennemente con la testa fra le nuvole. E’ ingenua, testarda, non sa cosa sia la femminilità; è un maschiaccio, è manesca. Non ti parlerò di come cucina… Non sa cucire, non sa stirare. E non sa vestirsi in maniera decente!»

   «Ehi! Ma che diamine!», sbottò Sakura.

   «Tuttavia… Lei è la mia migliore amica. Perciò, non ci sono scuse che tengano: falla soffrire e sei morto! Sono stata chiara?»

   «Cristallina», rispose Sasuke, con un sorriso.

   «Perdonami, Fronte Spaziosa. Dovevo farlo»

   «Ino-pig… Ti voglio bene!», disse Sakura, abbracciandola.

   «Bene… Ora posso mangiare?», domandò Kiba, ormai al limite.

   «Abbuffatevi gente!», esclamò Tsunade, risvegliatasi all’improvviso.

 

 

     

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CONTINUA

 

 

  

 

 

   
 
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