Film > Alice nel paese delle meraviglie
Segui la storia  |       
Autore: Angel666    17/03/2010    4 recensioni
Longfic. Elise è una ragazza che non hai mai creduto alle storie fantastiche che raccontava sua madre Alice. E' sempre stata una ragazza razionale e controllata finché anche lei a sua volta finirà nel Paese delle Meraviglie, dove scoprirà che quelle non erano solo favole. Dovrà sconfiggere una volta per tutte la Regina Rossa, che sta radunando una truppa, ed ha intenzione di tornare dall'esilio e riconquistare Sottomondo. Tra mille nuove avventure, vecchi amici, e un po’ di romanticismo.....la storia di una ragazza riflessiva che imparerà che un po’ di follia nella vita porta solo felicità! PLEASE R&R. [personaggi: un pò tutti]
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il rumore festoso della musica e dei bicchieri di cristallo risuonava come un’eco lontana dalla finestra. Mi trovavo sulla grande terrazza che dava sul mare, con lo sguardo perso all’orizzonte.
“Dovresti rientrare.” La voce di mia madre mi colse di sorpresa. “Non è carino che la festeggiata si isoli il giorno del suo compleanno.”
Sbuffai, mentre una prima goccia di pioggia si infrangeva sul parapetto di marmo candido.
“Che cosa stupida festeggiare gli anni. Ti ricordano solo che il tempo passa senza che tu possa farci niente; e poi un giorno ti svegli e ti ritrovi vecchia e sola.”
Mia madre scoppiò nella sua classica risata argentina. “Hai solo 20 anni tesoro, mi sembra un po’ prematuro pensare alla vecchiaia. Ma se ti da tanto fastidio festeggiare il tuo compleanno, da domani festeggeremo sempre il tuo non-compleanno!” disse tutta allegra.
‘Ci risiamo….’ Pensai sconsolata. “Mamma ti prego, non sono più una bambina. E poi che senso avrebbe festeggiare tutti i santi giorni? Diventerebbe una cosa normale e ti verrebbe a noia anche quello.” Risposi stizzita.
Gli occhi di mia madre si scurirono immediatamente, perdendo la loro luce radiosa che tanto li contraddistinguevano, e diventando color metallo come il mare sotto di noi.
“Mi dispiace…non so che cosa mi prenda oggi…deve essere il tempo. Marzo è il mese più pazzo dell’anno; di certo non un granché per nascerci.” Dissi.
Mia madre sembrò sul punto di voler dire qualcosa, ma poi scosse la testa e si strinse nello scialle di seta. “Vedrai che domani ci sarà il sole.”
Rientrò lasciandomi sola coi miei pensieri, mentre la pioggia cominciava a cadere sempre più forte bagnando il mio vestito di raso azzurro.
Perché doveva essere così difficile? A volte mi sentivo come se io e mia madre appartenessimo a due mondi totalmente opposti e parlassimo due lingue completamente diverse. Era frustrante.
La gente credeva che fosse pazza, e quando camminava per la strada le bisbigliava dietro. In realtà il suo era un modo diverso di vedere le cose, più ingenuo; e questo la isolava da tutte le persone che la circondavano.
Quando ero piccola mi raccontava storie meravigliose, popolate da strane creature e regine inquietanti. Era così convinta quando parlava che quasi credevo fossero cose reali; ma poi gli col passare degli anni mi resi conto che i conigli non portavano panciotti e non leggevano orologi, e tutte le sue storie mi lasciavano uno strano retrogusto amaro in bocca.
Tornai a guardare il mare: la verità era che odiavo il giorno del mio compleanno perché tra tutte le persone che venivano a festeggiarmi l’unica che davvero volessi se n’era andata da un pezzo.
Mio padre era morto durante la guerra, quando avevo solo 7 anni. Anche mia madre aveva perso il suo quando era ancora una bambina, e questo in qualche modo ci aveva avvicinate ancora di più. Si sforzava di essere una buona madre, senza farmi mancare nulla, e in questo era eccellente; ma ogni volta che arrivava quel maledetto giorno, una patina di tristezza si posava sulla mia anima e il pensiero che era passato un altro anno senza il mio adorato padre mi faceva stare male.
Inoltre quest’anno avevo qualcos’altro per cui essere triste. Mi sarei dovuta sposare.
Il fortunato era l’uomo più arrogante e senza cervello che la nostra rispettabile società avesse mai visto: Henry Ascot. O forse dovrei dire Lord Henry Ascot; nipote del più grande socio della compagnia di mia madre. Con la nostra unione sarebbe tornato di nuovo tutto in mano ad una famiglia sola, dato che prima di me mia madre aveva elegantemente disertato il matrimonio col padre di Henry, scegliendo invece mio padre.
Di questo forse avrei dovuto esserle grata: se avesse sposato quella specie di essere umano, chissà che cosa sarei io a quest’ora! Strani i casi della vita.
Decisi di rientrare: il vento gelido e l’acqua mi avevano congelato il sangue nelle vene.
“Elise, mia cara, ma dov’eri finita? Sei tutta bagnata! Per l’amor del cielo vatti a cambiare.”
La mia odiosissima zia mi trascinò quasi per un braccio fuori dal salone principale conducendomi verso la scalinata che portava alle stanze superiori. “Mi meraviglio di come tua madre non ti abbia fatto rientrare! Se ci fosse stato ancora Thomas…”
“Mio padre non c’è più, e io so benissimo pensare a me stessa senza l’ausilio di mia madre!” sibilai rossa di rabbia.
Salii la scalinata senza voltarmi e mi chiusi in camera, sbattendo la porta.
La ragazza che mi fissava di rimando dalla specchio era pallida e stanca, con i lunghi capelli scuri tutti bagnati e il vestito spiegazzato. Di certo non sembrava una festeggiata modello.
Inspirai forte due o tre volte per cacciare indietro le lacrime e inizia ad asciugarmi.
Ero sicura che gli ospiti non si sarebbero offesi della mia assenza, fintanto che c’erano le tartine al caviale. La metà di loro neppure mi conosceva; erano qui su invito di zia Margarethe.
Quando mi addormentai per la prima volta dopo tanti anni sognai una lepre che, con una tazza di tea in mano cantava a squarciagola “Un buon non-compleanno a me, a te, a me……”


Il giorno seguente mi svegliai con il rumore dei gabbiani e delle onde che si infrangevano sugli scogli. Non avevo bisogno di aprire le tende per sapere che era una bella giornata: mia madre ci prendeva sempre con questo genere di cose.
Quando scesi per la colazione mi sorpresi di non trovarla al tavolo.
“Dov’è la mamma?” chiesi.
“Buongiorno Elise.” Mia zia neppure alzò gli occhi dal quotidiano che stava leggendo. “Sta preparando le valige. A quanto so c’è stato un problema con l’ultimo carico proveniente dall’India. Deve andare subito a Londra.”
Mi voltai di scatto e raggiunsi mia madre nel suo studio.
“E’ vero che parti?” chiesi col fiato corto.
Mia madre mi guardò un po’ sorpresa “Si, devo risolvere alcuni problemi a Londra. Ma non preoccuparti tesoro. Sarò di ritorno prima che tu te ne accorga.” Disse sorridendo.
Non so perché, ma quella frase mi fece venire i brividi.
“Non andare.” Dissi d’impulso.
“E perché mai?”
“Non lo so, ho come un brutto presentimento…. Scusami hai ragione non ha senso. E’ solo che mi avevi promesso che quest’anno saremmo andate finalmente nello Wiltshire a passare un po’ giorni.”
Mia madre sorrise “Starò via solo pochi giorni, te lo prometto. Intanto potresti approfittarne per frequentare un po’ più Henry.”
Solo il nome mi fece venire un moto di nausea. “Si certo….”
Alice chiuse di scatto la valigetta “Ottimo!” si avvicinò e mi baciò la fronte “ Mi raccomando, non inseguire conigli bianchi con panciotto in mia assenza.”
Sospirai “Non c’è pericolo. Al massimo mi divertirò a tenere compagnia alla cara zia Margarethe.”
“Dovresti essere più indulgente con lei.” Disse mia madre, con aria di finto rimprovero.
“Farò del mio meglio.”


I giorni passarono lentamente, senza che ebbi alcuna notizia di mia madre.
Cercavo di evitare la zia Margarethe il più possibile, stando seduta in giardino a leggere o facendo lunghe passeggiate sulla spiaggia, per raccogliere conchiglie. Durante questi momenti mi veniva in mente la storia delle povere ostrichette che mi raccontava mia madre quando ero piccola. Mi chiedevo spesso da chi avesse ereditato tutta questa fantasia. Probabilmente da mio nonno.
Ora che ero più grande mi sentivo come se fossi io a prendermi cura di lei, a volte.
Crescere senza un padre e con una madre che tutti credono un po’ matta non era stato facile. Mi sembrava di aver saltato a piè pari la mia adolescenza e di essere diventata adulta prima del tempo. Forse era per questo che avevo smesso molto presto di credere alle sue favole. Perché dentro di me non volevo diventare come lei. Avevo paura.
Avevo litigato molte volte con lei, cercando di farla ragionare; poi però ci avevo rinunciato così come lei aveva smesso di parlarmi del suo mondo delle meraviglie.
A volte la sorprendevo che mi fissava con aria triste, come se l’avessi profondamente delusa per qualcosa.
In fondo amavo mia madre; era l’unica persona che mi era rimasta al mondo,a parte la zia Margarethe, ma lei per me non contava nulla.


Una sera di fine Marzo, durante un violento temporale ricevetti una visita del tutto inaspettata.
Io e mia zia ci trovavamo di fronte al camino, quando sentimmo dei violenti colpi alla porta.
“Chi può essere a quest’ora? E con questo tempo poi…” fece allarmata mia zia.
“Non ne ho idea, vado a vedere.”dissi.
Aprii la porta e mi trovai di fronte ad un Henry completamente zuppo.
“Entrate prego, siete tutti bagnato. Venite ad asciugarvi vicino al fuoco.” Stavo per precederlo in salone, quando lui mi afferrò il braccio di scatto “Elise, ho bisogno di parlarvi…in privato.”
Lo guardai sorpresa; Henry non si era mai comportato in modo così serio nei miei confronti, quindi decisi di accontentarlo.
Lo condussi nello studio di mia madre e attesi in silenzio.
Henry prese a camminare su e giù per la stanza e parlò con aria grave “Elise…non so come dirvelo.”
Sbuffai spazientita “A parole Mr. Ascot.”
Si fermò e mi fulminò con lo sguardo “La nave su cui viaggiava vostra madre ha subito un naufragio al largo di Bristol, a causa di una tempesta. Eravamo preoccupati non vedendola arrivare a Londra così abbiamo iniziato a…..”
Le mie orecchie smisero di sentirlo quassi subito; mi sentii come se qualcuno mi avesse dato un forte pugno allo stomaco. Mi chinai sulla scrivania, improvvisamente priva di forze…mia madre!
La sola idea mi face girare la testa: non era possibile che fosse morta, lasciandomi sola.
“Elise?” subito Henry si lanciò per sostenermi. Mi aggrappai a lui con tutte le mie forze. “Mia madre?” chiesi mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime.
Lui scosse la testa. “Mi dispiace tantissimo. Sono corso da voi non appena mi è giunta la notizia da mio padre. Non hanno neppure trovato il corpo…”
Questo fu troppo; tutto divenne nero intorno e svenni tra le braccia di Lord Ascot.


Quando ripresi conoscenza era già mattina. Il cielo plumbeo si rifletteva sul mare metallo.
‘Che cosa devo fare adesso?’ fu la prima domanda che mi posi.
Non avevo mai pensato alla possibilità di poter perdere anche mia madre. Il destino era già stato crudele con me portandomi via mio padre. La sola idea di poter restare sola a 20 anni non mi aveva neppure sfiorata.
Dovevo tornare a Londra per preparare il funerale; poi avrei dovuto sposare Lord Ascot, che si sarebbe preso cura di me e della compagnia di mia madre. Con la sua morte tutto era passato automaticamente a me…
Tutti questi pensieri mi affollavano la testa, togliendomi la forza di alzarmi dal letto.
Mi raggomitolai sotto le coperti e chiusi gli occhi: mi immaginai la voce calda della mamma che mi raccontava di quando aveva sconfitto il Ciciaramba. Che cosa avrebbe detto il Brucaliffo adesso?
Strinsi il cuscino e diedi sfogo a tutte le mie lacrime.


“Non appena arrivi a Londra fammi avere tue notizie. E’ davvero assurdo che dopo quello che è successo a tua madre tu voglia prendere una barca. Non potevi viaggiare in diligenza?” la voce della zia mi seguì fin fuori casa. Salii sulla carrozza e abbassai il finestrino “Voglio essere a Londra nel più breve tempo possibile, per fare il funerale. Con la diligenza ci metterei almeno 10 giorni.” Era la decima volta che glielo ripetevo.
“Grazie al cielo Lord Ascot si prenderà cura di te.” La mia mano guantata strinse convulsamente la stoffa della gonna, ma rimasi in silenzio.
“Sai che sono troppo vecchia per affrontare un viaggio del genere mia cara, altrimenti ti avrei accompagnata….”
‘ Si certo, come se di me e mia madre te ne fosse mai importato qualcosa.’ pensai.
“Non preoccuparti zia; me la caverò benissimo da sola.”
Lei mi scrutò per un attimo “Lo so, te la sei sempre cavata benissimo da sola.”
Le sue parole mi lasciarono interdetta; non feci in tempo a controbattere che la carrozza partì a tutta velocità.
Mi lasciai dietro le spalle mia zia e la villa dove avevo passato la mia adolescenza, senza sapere che non ci avrei mai più rimesso piede.





A/N: Buongiorno a tutti! Ho deciso di scrivere questa long-fic dopo un bel po’ di riflessioni….sinceramente spero che la mia storia possa piacervi. Prima che mi uccidiate nei commenti (se ce ne sarà qualcuno) mi preme dirvi che Alice non è affatto morta, ma si trova al sicuro giù a Sottomondo. Il resto vi tocca scoprirlo leggendo^^ Vi chiedo scusa se questo capitolo può essere sembrato un po’ lungo e triste, vi assicuro che la storia prenderà una svolta radicale tra breve; mi serviva per descrivere la situazione e i personaggi, ma non manca molto alla discesa della nostra eroina. Ho visto il film e il cartone (e qui ci sarebbe da aprire una disquisizione enorme), quindi i miei personaggi si rifaranno soprattutto a questi canoni, ma ho anche intenzione di comprami il libro….quando ci sarà qualche cambiamento vi avvertirò! Vi prego, se siete arrivati fin qui, fate un’ulteriore sforzo e commentate…voglio davvero sapete se la storia vi piace, o se in qualche modo posso renderla migliore, essendo il mio primo tentativo in questo fandom….Bene, non mi resta che dirvi: alla prossima!
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Alice nel paese delle meraviglie / Vai alla pagina dell'autore: Angel666