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Autore: Rohchan    17/03/2010    4 recensioni
- E’ questione di geometria, Sasuke-kun.-
- Geometria…?- la guarda, senza capire.
- Devi applicarti per capire. Impegnarti. È tutta questione di geometria.(...)-
Fanfic partecipante all'iniziativa di S. Valentino "Amor, c'ha nullo amato amar perdona..." indetto da suni sul suo blog.
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Sas’ke-kun…-
- Potresti evitare di arrossire in quel modo osceno, Sakura? È irritante.-
- …io ti amo.-
- …-
- …-
- Ah.-

È un tardo pomeriggio d’inverno, a Konoha. La neve scende lieve e silenziosa sulle case, sui giardini e nelle strade.
Nel vecchio quartiere degli Uchiha tutto è chiuso, sbarrato e silenzioso.
Solo una parte di quell’immensa abitazione vede ogni giorno il risveglio di una persona, e quella persona è Sasuke Uchiha, ex nukenin da pochissimo reintegrato nelle fila dei ninja del villaggio della Foglia.
È snervante, avvilente.
Deve dimostrare quotidianamente ai suoi vecchi compagni di non avere intenzione di ucciderli, di non averla più, non dopo aver scoperto la verità.
I colpevoli del massacro della sua famiglia erano altri, e ormai sono tutti morti.

Nel continuo via vai tra il palazzo dell’Hokage, i campi di addestramento e l’Ospedale di Konoha –dove una Sakura sempre più amorevole ed irritante si prende cura del suo corpo ancora convalescente, nonostante la fibra forte, e della sua anima, per quel che lui le concede-, il giovane Uchiha ha approfondito la conoscenza con una persona che non aveva mai calcolato, nella sua vecchia vita.
E, come spesso accade, era stato sorpreso –con moderazione, kami!- e in un certo qual modo riscaldato da questa nuova scoperta.





LA MIGLIORE GEOMETRIA





- Beh, c’era da aspettarlo, non credi, Uchiha-san?-
Questa è una delle cose che apprezza di più, nella sua nuova scoperta.
Lo tratta con deferenza, col rispetto che si deve ad un Uchiha, almeno la maggior parte delle volte, ed è attenta e silenziosa.
Hinata Hyuuga non urla come quella scimmia di Naruto, e non perde la facoltà di parola come quella palla al piede di Sakura, quando lo guarda in viso.
Ha un tono di voce normale, con un volume decente, e sa stare seduta di fronte a lui senza farsi venire un collasso nel contemplare la sua bellezza.
Ma quello che Sasuke Uchiha apprezza di più è che Hinata sa ascoltare.
E lui non credeva fosse possibile che uno scricciolo simile, una creatura così sparuta e timida, fosse in grado di accogliere le sue parole come il bacino accoglie l’acqua ai piedi di una cascata.
E’ stata lei la prima persona esterna al team 7, dopo l’Hokage, a sentire la sua storia.
Glie l’aveva chiesta così, come se gli avesse chiesto un kunai in prestito, e Sasuke, passata l’iniziale diffidenza man mano che il racconto prendeva forma senza che lei cambiasse espressione, le aveva raccontato ogni cosa.

Ora, lui e Hinata sono seduti appena oltre il fusuma che separa la stanza che ha eletto a sua dimora dall’engawa, nella casa degli Uchiha, e con una tazza di the bollente in mano ed una coperta sulle spalle osservano i fiocchi scendere lievi dal cielo.
Tra loro, appoggiata sulle assi dell’impiantito, c’è una grossa scatola di legno laccato piena di dolci.
La maggior parte al cioccolato.
Sasuke non ha mai amato particolarmente il cioccolato, ma sapeva di doverselo aspettare, da lei.
Dopotutto, è San Valentino.
- Quella Haruno è insopportabile, Hyuuga.- sorbisce il the lentamente, attento a non scottarsi. Quando non è con i membri del suo team, Sasuke non chiama nessuno per nome. Mai.
- Immagino che tu sappia già perché ti ha fatto dono di questi dolci. Hanno l’aria di essere buonissimi, oltretutto.-
- Puoi anche prenderti tutta la scatola, se credi. Io non ho intenzione di toccarne nemmeno uno.-
Hinata ride lieve, scuotendo appena le spalle sottili. La coperta le scivola un poco indietro e Sasuke, automaticamente, allunga una mano a tirargliela di nuovo contro il collo.
Una gentilezza che prende forma prima ancora che il suo cervello riesca a trovare un motivo plausibile per ordinare ai muscoli di muoversi.
- Grazie…- sussurra, stringendosi meglio nella coperta. - Uchiha-san, non dovresti essere così duro con Sakura. Ti ha aspettato per tanto tempo, è cambiata, sforzandosi di diventare più simile possibile a quella che credeva fosse la donna giusta per te. Credo ti ami dai tempi dell’Accademia, lo sai?-
Questa è un’altra qualità che Sasuke apprezza in Hinata. Senza dirglielo, ovviamente. Una volta presa un minimo di confidenza, la Hyuuga sa vedere ben oltre gli atteggiamenti e le pose delle persone, e non si fa scrupolo di dire ciò che pensa.
Forse quella di ninja è una carriera che non le si addice, pensa improvvisamente. Forse dovrebbe dedicarsi alla cura delle anime, magari diventando apprendista in qualche tempio nelle vicinanze.
Ma ovviamente, di quella che è la vita di Hinata a lui non importa poi granchè.
- E con l’usuratonkachi come va? Ti ha già chiesto di uscire?- borbotta, cercando di uscire dal vicolo cieco che sta rischiando di diventare la conversazione.
Hinata beve tranquilla il suo the, e lo guarda in viso prima di rispondere.
- L’altro giorno, sì, siamo usciti insieme. Mi ha portata di Ichiraku a mangiare il ramen.-
- Ramen…mi chiedo come possa sopravvivere mangiando solo quella schifezza.- sibila, mentre soffia sulla sua tazza.
- In realtà sono quasi tre mesi che usciamo assieme, Uchiha-san.-
Per poco a Sasuke non va di traverso la sorsata di the che ha appena ingoiato.
Quel baka di Naruto esce da tre mesi –tre mesi!- con la Hyuuga, e nella famiglia di lei nessuno lo minaccia di morte violenta?!
Se avesse una figlia, non vorrebbe di sicuro che uscisse con un cretino di quelle proporzioni.
…meno male che non ha una figlia.
- E’ molto intelligente, sai?- prosegue la ragazza, fingendo di non badare al colorito paonazzo che ha preso il suo viso e alle mani che si stringono di colpo sulla tazza di ceramica chiara.- Certo, un tipo d’intelligenza diverso rispetto alla media, ma mi piace. E comunque non stavamo parlando di me.-
- Fossi in te non mi farei vedere in giro con lui.- ribatte Sasuke, con un tono di voce che vorrebbe essere burbero ma somiglia troppo ad un verso di animale strozzato, affrettandosi a rimettere il naso nella tazza.
- Perché?- chiede lei, candida, poggiando la sua tazza ormai quasi vuota sul pavimento di legno.
- Stiamo parlando di un cretino coi capelli giallo sole che non sa parlare senza assordare il prossimo.-
- C’è molto di più in Naruto…e a me non dispiace, te l’ho detto. È solo questo che conta, non credi?-
Hinata volta il viso verso il giardino, ormai quasi del tutto coperto da un sottile strato di neve.
Con quella luce, i suoi occhi argento sembrano ancora più brillanti, e la pelle più bianca. Le labbra le si stirano in un sorriso, mentre pensa a chissà cosa.
Sasuke poggia la sua tazza vuota accanto a quella di lei, sbuffando piano e stringendosi un po’ nella coperta.
- Prova ad uscire qualche volta con Sakura, Uchiha-san…magari potresti scoprire qualche sua dote nascosta.-
- Magari.- una punta di sarcasmo nella risposta. Alza gli occhi al cielo, sbuffando piano.
- Devi uscire con lei più di una volta, Uchiha-san. Almeno quindici.-
L’ultimo degli Uchiha si volta verso di lei con gli occhi sgranati, come vittima di un’allucinazione.
- Qu..quindici?! –
- E dovete essere soli…- prosegue Hinata, osservandolo di sbieco con una luce negli occhi che Sasuke è sicuro sia divertimento.
- Tu sei pazza, Hyuuga. Quella al secondo appuntamento mi fa la festa.-
Hinata scoppia a ridere di gusto, guardandolo dritto in faccia.
Ride, ride come Sasuke non sentiva ridere nessuno da tanto tempo, all’interno di quelle mura.
Gli sfugge un sorriso.
- Beh, dalle almeno il tempo di smettere di balbettare quando ti trova sulla porta di casa, no?- ribatte la ragazza, asciugandosi una lacrima dalla guancia destra.- Non puoi pretendere che ci riesca già al primo appuntamento…-
Sasuke bofonchia qualcosa di incomprensibile, mentre Hinata si alza lentamente, lasciandosi scivolare la coperta dalle spalle e piegandola poi con cura.
- Almeno quindici volte, Uchiha-san. E assaggia i suoi dolci.-
- …non posso scegliere solo uno dei due supplizi…?-
Hinata scuote la testa e si allontana ridendo a bassa voce, le guance imporporate dal divertimento.
Ha appena voltato l’angolo dell’engawa quando Sasuke allunga la mano su un cioccolatino dall’aria innocente, tondo e scurissimo.
Lo studia con fare chirurgico prima di leccarlo un po’ con la punta della lingua.
È amaro, amarissimo.
Lo annusa e se lo spinge tra le labbra, aprendo la bocca quel tanto che basta ad incastrarlo tra i denti.
Morde.
All’istante, un liquido freddo e asprigno gli inonda il palato, aumentandogli di colpo la salivazione.
Liquore.
Alle ciliegie.
Sasuke Uchiha sospira, mentre cerca un cioccolatino uguale nella scatola e pensa che, massì, forse qualche volta con Sakura ci potrebbe anche uscire.

***

- Non va bene così. Assolutamente non va.-
Sakura continua a camminare avanti e indietro nella piccola cucina della sua casa, illuminata dal timido sole della primavera, e Naruto la guarda con un misto di rassegnazione e dolcezza.
Non ha dimenticato quello che lei gli ha detto poco prima che Sasuke tornasse a Konoha, ma la capisce.
È stato difficile per tutti, ma soprattutto per loro due, riavere quell’insopportabile borioso di nuovo a casa.
- Sono cinque, con quella di ieri, le uscite con Sasuke. E ancora non riesco a capire se posso interessargli o no.-
- Forse non sei stata abbastanza chiara.- ribatte lui, sfregandosi distrattamente l’occhio destro con due dita.
La ragazza si blocca a metà di un passo, piroettando minacciosa nella sua direzione.
- Saltargli addosso sarebbe una buona idea, secondo te?- chiede, ironica.
- Potrebbe.-
Sakura si lascia cadere pesantemente su una sedia di fronte a lui, allungando le mani a cercare la sua sinistra, abbandonata sul tavolo.
- Non so cosa fare, più di così. Aiutami, Naruto…-
Gli occhi di Sakura sono verdi, come le foglie di Konoha in questa stagione, pensa Naruto. È agile, aggraziata come una farfalla, forte e impetuosa come un temporale.
Credeva di amarla, ora sa di essersi sbagliato.
Non gli servivano le foglie; aveva bisogno della neve.
- Ti avevo promesso che te l’avrei riportato indietro, Sakura-chan. Non posso più fare nulla per te.- serio, senza ironia. Gentile, ma diretto.
Sakura gli lascia la mano e scivola lentamente sul tavolo, poggiando la fronte sul legno tiepido.
È questione di qualche secondo, e Naruto vede le sue spalle piegarsi come sotto un peso, scuotersi leggermente, come se avesse freddo.
Sakura piange, ma non può più starle davanti e difenderla, eliminare per lei gli ostacoli.
Non sarebbe giusto.
E non perché c’è un’altra donna per cui batte il suo cuore, e che merita tutte le sue attenzioni ed il suo amore, un’altra donna che ha rischiato la sua vita per lui come Sakura non ha fatto mai, ma perché la piccola Sakura è cresciuta, è diventata forte, ed ha un paio di ali splendide che deve imparare ad usare da sola.
Solo lei può riuscirci.
Lui può solo stare alle sue spalle, sorridendole quando si volta per farle capire che fa ancora il tifo per lei.

***

- Sono stata da Sasuke-kun, oggi.-
La voce di Hinata è bassa, dolce, un po’ ovattata.
Nella stanza in penombra che sa ancora di loro due, con la finestra aperta sulla notte di inizio estate che avvolge Konoha, la ragazza gioca distratta col suo ciondolo azzurro, mentre le sue dita scivolano senza difficoltà tra i lunghi capelli scuri.
Sospira, e la sente sistemarsi meglio contro il suo corpo, spingergli la testa nell’incavo tra il collo e la spalla, delicata ma possessiva.
Hinata non ha più paura di nulla, ormai.
È il miracolo di chi ha rischiato di morire ed invece ce l’ha fatta, e per queste persone nulla è più irraggiungibile.
- Ancora?! Hinata, potrei diventare geloso…-sussurra in risposta, tirandole gentile una ciocca di capelli; lei ride, e le sue ciglia gli solleticano il mento.
- Non essere cattivo.- solleva la mano a cercare la sua, liberandosi i capelli con delicatezza.- Tutto il giorno solo, in quella grande casa…mi dispiace per lui.-
- A me nemmeno un po’…-borbotta il jinjuuriki, fintamente offeso.- Dice sempre a me che sono una testa di legno, ma la sua è più dura.-
- Naruto…- lo sgrida, rifilandogli un pugno nel fianco che sembra più una carezza.
- È la verità! Insomma, potessi avere io Sakura-chan…- sospira, sognante, alzando la mano libera verso un viso immaginario.
Hinata si solleva in fretta in ginocchio sul futon, tirando via le coperte in malo modo.
Gli si siede a cavalcioni sullo stomaco, lo squadra truce.
Naruto la fissa, attutendo il peso del corpo di lei contraendo gli addominali, e le sorride leggero; c’è solo innocenza negli occhi azzurri.
È anche più bella, con la luna, i capelli sottili come i fili della tela di un ragno scomposti lungo le spalle, la schiena, il seno.
- Spero che tu stia scherzando.- si abbassa a guardarlo meglio, cercando di non ridere. Naruto le sta solleticando i fianchi con le dita, e sorride.
E lei odia quando lo fa.
È già abbastanza complicato essere arrabbiata con lui mentre la fissa con quegli occhi azzurro cielo, se poi cerca di farla ridere è proprio finita.
- Nemmeno poi troppo…- risponde lui, mentre Hinata si slaccia le sue mani dai fianchi e glie le poggia sul cuscino, ai lati della testa.
Sorride anche lei, stando al gioco.
- Va bene, signor “QuasiSestoHokage”. Vuol dire che andrò da Sasuke-kun. Potrei persino guadagnarci in bellezza.-
Riesce a spostarsi di qualche centimetro appena.
Poi, è un attimo.
Con un colpo di reni e un brusco mezzo giro, Naruto la ributta sul futon, stendendosi su di lei a peso morto, la fronte contro la sua.
- Non credo proprio che ci guadagneresti…-
- Mi stai schiacciando…- borbotta lei, strozzando la voce, ma Naruto sente la risata nascosta sotto quelle parole.
- Ehy, sono un peso piuma! Come ti permetti?- sorride appena, mantenendo un cipiglio contrariato, sollevandosi appena sui gomiti per lasciarla respirare.
- Sì, se parliamo di balene…- gli pizzica le guance con due dita, tirando di lato- bello, il mio balenottero…-
- Ma cosa dici?! Mi shtai deformando la fasshia…-
Hinata ride di gusto e gli lascia andare le guance.
Pur di vederla così felice, Naruto sarebbe disposto a girare tutto il giorno con due mollette ai lati della bocca.
La guarda e si chiede come abbia potuto vedere solo Sakura per tutti quegli anni.
- E comunque sono molto meglio io, di quella nuvolaccia nera di Sasuke…- bofonchia, nascondendo il viso fra i suoi capelli. Sanno di mora, ma forse è colpa del suo futon.
La pelle di Hinata profuma di cocco e rose.
- Beh, il tuo è un giudizio di parte. E per giunta, non sono molte le ragazze di Konoha che la pensano come te…-
- Non le voglio mica tutte!- rumina, strofinandole il naso dietro l’orecchio. Hinata si irrigidisce appena.- Me ne basta una…- sospira.
Naruto le si stringe addosso, le circonda la vita con un braccio.
- Vorrei solo che fosse felice. Posso aiutarlo?-
La piccola, delicata Hinata.
Che vuole che tutti godano della sua gioia e nessuno soffra del suo dolore.
- Se ci riesci, ti cedo la carica di Hokage…-
E prima che possa rispondergli, la bacia.

***

- Così non ci siamo, proprio no. È impossibile che riesca a farmi andar bene una creatura tanto…tanto…insopportabile!-
Sasuke ed Hinata sono di nuovo seduti sul pavimento in legno dell’engawa di casa Uchiha.
Il sole di fine luglio brilla sulle pietre bianche del giardino, umide di pioggia, mentre una brezza leggera accarezza i rami degli aceri e il bambù batte ritmico sulla pietra ogni volta che scarica l’acqua della grondaia sopra le loro teste.
L’aria ora è fresca, la terra umida.
È appena passato un acquazzone estivo, e al posto del the bollente, nelle tazze di ceramica c’è un infuso freddo al mirtillo.
L’unico elemento comune, dopo tanto tempo, è una scatola in legno laccato di cioccolatini alla ciliegia, da cui l’Uchiha pesca a piene mani.
Hinata lo guarda scuotendo la testa.
- Tredici appuntamenti, tredici. E non l’ho mai vista cambiare.-
- C’è da dire che ci hai messo parecchio tempo, Uchiha-san. Siamo a luglio…-
Sasuke la fissa, truce.
Il loro rapporto si è ormai consolidato, e anche se è sicura che abbia ucciso per molto meno, Hinata sa che non è oggi il giorno della sua morte.
Non per mano di Sasuke, almeno, e non fintantochè resterà insieme a Naruto.
Sasuke non distruggerebbe la felicità del vecchio compagno di team per nulla al mondo –ma ovviamente è un segreto.
- Cosa dovrei fare, scusa? Comprare dalla Yamanaka tutte le rose che trovo e riempirle la casa?-
- Oh, andiamo, non essere ridicolo. Ci sarà pure qualcosa di lei che ti piace, no? Qualcosa in cui avete gusti simili.- si volta a guardarlo, improvvisamente all’erta.- Perché le hai chiesto cosa le piace e cosa no, vero?-
Sasuke abbassa lo sguardo. Afferra un cioccolatino dalla scatola, ficcandoselo in bocca con regale sufficienza.
- Me.- biascica, spaccando il cioccolatino con i denti.
Hinata si batte una mano sulla fronte, lasciandola scivolare lungo il viso in un moto di disperazione.
Perché mesi fa non ha dato retta a Naruto e non l’ha lasciato nel suo brodo? Perché?!
- A parte te, Uchiha-san.-
- Sasuke-kun.-
- Cosa?-
- Chiamami Sasuke-kun. È ridicolo che continui a chiamarmi Uchiha-san a due mesi dalle nozze con quel casinista rompiscatole di Naruto, soprattutto dopo che mi ha chiesto di fargli da testimone.-
- …cosa c’entra col rapporto tra me e te?-
- Fossi in te ne approfitterei. Non sono molte le ragazze che hanno il mio consenso per chiamarmi per nome.-
Hinata lo guarda, confusa, il viso inclinato a scrutare i suoi occhi ossidiana.
- Ti considero di famiglia.- bofonchia lui, a mo’ di spiegazione, agguantando un altro cioccolatino.
La futura signora Uzumaki gli leva la scatola da sotto la mano, chiudendola di scatto.
Sasuke la fissa risentito.
- Così non si può andare avanti, hai ragione.-
Il risentimento di Sasuke si trasforma in un’espressione di approvazione. Chiude gli occhi ed incrocia le braccia, traendo un lungo sospiro.
- Sei ridicolo, Sasuke-kun.-
Il moro si gela, bloccando a metà l’espirazione. Si volta a guardarla, di nuovo, e stavolta Hinata è davvero stupita che non abbia attivato lo Sharingan.
È sicura che abbia ucciso per molto, molto meno.
- Fammi capire…- Sasuke si sistema meglio contro il fusuma, assumendo una posizione eretta- hai intenzione di usare il mio munifico permesso di chiamarmi per nome per insultarmi?-
- E tu hai intenzione di continuare ad usare Sakura come una domestica, senza darle nulla in cambio?-
- La sopporto…-si inalbera, sinceramente stupito dallo scatto della Hyuuga. Non se l’aspettava.
- La sopporti? –gli occhi argento di Hinata sembrano piccole lune, per quanto sono sgranati ed increduli.-Tu la sopporti, e lei cucina per te, cuce i tuoi abiti e ti prepara il pranzo?-
- Non sono…beh, lo fa volentieri, mi ha detto. Non le pesa.-
La ragazza sbuffa, scuotendo la testa.
Sasuke non la perde di vista un attimo, poi si schiarisce la voce per parlare; ma è Hinata a precederlo.
- Hai due mesi di tempo, Sasuke-kun. Dopodiché mi arrenderò, e ti lascerò qui a marcire da solo, se è questo che vuoi. Ma se dovessi costringermi alla resa, sappi che ti tormenterò a vita.-
- …è una minaccia?-
- Non sottovalutarmi, Uchiha-san…- ribatte, fredda, alzandosi e lisciando le pieghe dell’abito leggero del giorno libero.- Ora, se vuoi scusarmi, Naruto mi aspetta.-
- Ti porta di nuovo da Ichiraku?- ironia fredda e calcolatrice, nella voce. Vorrebbe ferirla, Hinata lo sa, ma la cosa non la tocca. Non è più indifesa e spaurita, ormai.
- No, passeremo il resto della giornata al lago.-
Sasuke la guarda, scettico.
- Senza nemmeno il cestino della merenda? Non è da Naruto, quello è un pozzo senza fondo.-
Hinata si accuccia davanti a lui, fissandolo dritto negli occhi. Sospira, frustrata ed intenerita al tempo stesso.
- E’ questione di geometria, Sasuke-kun.-
- Geometria…?- la guarda, senza capire.
- Devi applicarti per capire. Impegnarti. È tutta questione di geometria. Ed ora, scusami…-
Si alza e se ne va, lasciandolo solo a fissare il nulla davanti a sé. Di colpo, il kimono leggero che indossa gli sembra pesare come una divisa da jonin, e le macchie del legno della scatola lo fissano con occhi riprovevoli.

***

La cerimonia è stata incredibilmente veloce, considerando che ci sono voluti mesi ad organizzarla e ad Hinata non sembra vero che siano passate solo due ore da quando Naruto, baciandola davanti a Tsunade e a tre quarti di villaggio, l’ha chiamata “signora Uzumaki” con un tono che le ha mandato le ginocchia in gelatina.
La festa che Hiashi ha organizzato nella grande casa di famiglia sta andando bene.
Tutti ridono, scherzano, mangiano e bevono.
Tsunade guarda un po’ apprensiva Shizune che si gioca la paga del mese in una partita a shogi contro Shikamaru. Il ninja è un po’ impacciato nei movimenti da una Ino radiosa, con un kimono blu a ricami azzurri e bianchi ed obi argento, che gli è seduta in braccio.
In un angolo del giardino, vicino al caco, una TenTen in kimono color sabbia ed obi tinta mattone sta parlando con suo cugino, mentre poco più in là Sai osserva di sottecchi la maestra Kurenai, in un bel kimono rosso a ricami ed obi nero che gioca col piccolo Asuma.
Naruto si sta consumando la mano destra a forza di raccogliere auguri e congratulazioni distribuiti con strette di mano, e il suo viso è sorridente da così tanto tempo che Hinata pensa abbia una paresi facciale. Non hanno ancora avuto il tempo di andare a mettersi qualcosa di più comodo; sono ancora entrambi intrappolati nei fastosi abiti da cerimonia della famiglia Hyuuga e l’acconciatura che sua sorella Hanabi le ha fatto all’alba le sta facendo venire un terribile mal di testa, con tutte quelle forcine, pinze e pettini.
Il giardino è pieno di colori, suoni e profumi, il cibo è ottimo ed il sakè non manca.
Sasuke è sparito al taglio della torta, gli stinchi presumibilmente coperti di lividi per colpa dei novelli coniugi Uzumaki, che durante il pranzo non hanno perso occasione di spingerlo verso Sakura anche solo per complimentarsi di com’erano acconciati bene i suoi capelli.
Hinata l’ha visto apparentemente svagato attraversare il giardino, il salone d’onore e svoltare poi lungo l’engawa che incornicia il cortile interno della dimora degli Hyuuga, dove sono stati preparati i tavoli per la cena.
Non ha detto nulla a Naruto, le è bastato guardarlo negli occhi.
È da quasi un anno, ormai, che si raccontano le reciproche avventure disastrose in compagnia di Sasuke e Sakura, nell’inutile missione di renderli consapevolmente attraenti l’uno per l’altra.
Questa mattina Sakura si è presentata in un bellissimo kimono azzurro con rami di pesco ricamati sulle maniche e sull’orlo ed un obi verde brillante, i capelli raccolti in una crocchia morbida fermata con tre spunzoni di legno intagliato; Sasuke invece indossava un normale kimono da cerimonia nero ed antracite, con lo stemma degli Uchiha ricamato in mezzo alle spalle.
A Naruto non erano sfuggiti gli occhi lucidi di Sakura, anche se lei si era ostinata per tutta la giornata a giustificarsi con la felicità per lui ed Hinata, ma sapeva che era una frottola.
Sasuke, per parte sua, era stato persino più taciturno del solito, ed al momento dell’inizio della cerimonia aveva guardato Sakura col suo solito fare elegante, lasciandole scivolare gli occhi addosso con la stessa attenzione che avrebbe riservato ad un granello di polvere.
Hinata aveva dovuto trattenere Naruto per un braccio, per evitare che gli rifilasse un pugno proprio mentre Tsunade invitava il sacerdote ad iniziare il rito.
Poi, ad Hinata era tornato in mente il foglietto di carta accuratamente ripiegato che Sakura aveva sistemato sotto il piatto di Sasuke a metà del pranzo, nel momento del discorso –sarebbe stato più opportuno definirlo “rapporto di missione”, data la sua brevità- che l’Uchiha aveva fatto agli sposi, e aveva sogghignato divertita, nascondendo il viso dietro la lunga manica del suo kimono nero con ricami in tinta in un modo che a Naruto non era piaciuto per niente.
- Cos’è quell’espressione da volpe?- le aveva chiesto, perplesso.
- Forse ci siamo.- aveva risposto lei, sibillina.
Naruto aveva preferito far finta di non capire, ed aveva buttato giù d’un sorso il suo sakè invitando con la mano il maestro Gai a continuare nell’assurda, ennesima sfida proposta a Kakashi.

***

I tavoli per la cena rovinano l’equilibrio di questo posto, pensa Sasuke mentre cammina lungo l’engawa verso l’angolo a sud del cortile.
Sono quasi le sei del pomeriggio, e il sole è uno spicchio d’arancio sui tetti del quartiere degli Hyuuga. Fa caldo, per essere la fine di Settembre, ed il foglietto ripiegato che si è infilato nel kimono gli fa prudere leggermente la pelle del torace.

Sakura è seduta appena oltre l’angolo, dietro il glicine. Sasuke vede l’orlo del suo kimono ed i piedi ciondoloni, infilati nei tabi candidi. Raggiungendola, si accorge che gli zori sono poggiati di fianco a lei, in ordine.
Con un brivido che si sbriga ad ignorare, a Sasuke viene in mente un suicida in procinto di gettarsi.
Per fortuna l’engawa è troppo basso per causare danni gravi. Al massimo Sakura si rovinerebbe il kimono, forse si graffierebbe il viso.
Si siede accanto a lei, abbastanza vicino di sfiorarla, abbastanza lontano da far sembrare la cosa casuale.
- Basta. Va bene così.-
La voce di Sakura è sottile, sa di ruggine. Parla non appena lui ha finito di sistemarsi le pieghe degli hakama, quando ha le mani quasi in grembo.
- …cosa?- confuso, meno sicuro di quanto gli piacerebbe essere.
- Basta, Sasuke-kun. Non ti tormenterò più. Ti lascerò tranquillo, va bene?- ha la voce un po’ rotta, gli sembra. Una campana del tempio che ha perso il suo suono cristallino.
Le parole di Sakura ci mettono un po’ ad assumere un significato alle sue orecchie.
Sasuke non era sicuro che gli avrebbe fatto piacere quello che lei voleva dirgli già dal tono di voce della prima parola.
Basta.

Basta significa niente più uscite imbarazzate.
Niente più sorrisi su guance rosse come mele.
Niente più profumo di onigiri e cestini del pranzo.
Niente più dita incerottate e scuse stupide per giustificare un indumento cucito a mano a tutti i costi, senza esserne troppo capaci.
Niente più imbarazzo per l’abito del giorno libero, così diverso dal solito completo da ninja che le mortifica le forme.
Niente più cercare di indovinare quanto possa essere morbido quel corpo, vellutata quella pelle, senza averla mai toccata.
Niente più profumo di gelsomino nel vento, quando lei lo precede di qualche passo per fargli vedere qualcosa che trova particolare, e lui sbuffa perché non dovrebbe importargli e invece si volta a guardare con attenzione.

Basta significa dover tornare a fingere che vada bene vivere alla giornata, scansando tutto e tutti come semplici ingombri lungo il suo cammino da eroe martirizzato.

- No.-
Sakura si volta a guardarlo senza capire, mentre lui salta giù dall’engawa con grazia e le si para davanti, ossidiana e smeraldo.
Gli tornano in mente le parole di Hinata.
E’ questione di geometria, Sasuke-kun.
Geometria.
- …geometria…-borbotta tra sé e sé, a voce troppo bassa perché Sakura riesca davvero a capire cosa sta dicendo.
Poi non importa più, perché Sasuke ha allungato la mano destra a coppa e glie l’ha posata sulla guancia, come se il suo viso fosse un frutto da raccogliere.

Geometria.
Il viso di Sakura è della grandezza giusta per stare nella sua mano senza che lui debba sforzarsi per contenerlo tutto, né flettere le dita perché è troppo piccolo.
La destra scivola lungo il collo, raggiunta dalla sinistra, corre verso le spalle.
Lei trattiene il respiro, troppo confusa per fare qualunque cosa.
Le spalle di Sakura sono esili, sottili sotto la stoffa del kimono.
Lascia scivolare le mani ancora più giù, alla vita, per poi risalire appena, sfiorando il seno.
Sakura lascia andare un sospiro strozzato, cerca di sottrarsi a quello strano esame, ma Sasuke la afferra per la vita, deciso –ma senza bisogno di stringere. La vita di Sakura sembra modellata sulle sue mani-, e la fa scivolare giù, in piedi davanti a lui, i piedi scalzi sulle pietre bianche del cortile.
È piccola, Sakura.
Calcia via i suoi zori in malo modo, e quasi freme quando si accorge che, senza sandali, lui è alto quanto basta perché il corpo di Sakura si incastri nel suo alla perfezione, le spalle sottili e la vita esile del tutto nascoste dal suo torace più ampio, la fronte che gli si poggia sul mento e il profumo dei capelli –dolce ed asprigno, orzo e gelsomino- gli arriva nelle narici senza alcuno sforzo.
Il seno di Sakura è morbido, senza essere esagerato. Riesce a stringersela contro senza la sensazione fastidiosa che qualche parte del corpo di lei sia troppo distante.
Le mani le lasciano la vita, cercando le braccia, scivolano in basso verso le mani.
Sakura ormai non sa più cosa sta succedendo, è arrossita terribilmente, e le mani le tremano un po’ quando le dita di Sasuke si intrecciano alle sue; e poi c’è lo sguardo meravigliato di lui nel constatare che le dita di Sakura sono sottili ed aggraziate, curate, la pelle delle mani morbida e profumata, e lui riesce ad avvolgerle nelle sue senza fatica.
- Sa…Sasuke…-
- Shh…- alza di colpo il viso quando lei lo chiama. Sente la voce di Sakura vibrargli sulla giugulare, e il cuore accellera appena un po’, solo un po’.
Le poggia due dita sulle labbra, invitandola al silenzio.
Sono morbide, ed il respiro spezzato che ne esce è tiepido sulle sue dita.
Abbassa la testa, sfiorandole il naso col suo, inebriato dalla scoperta che, sì, anche il viso di Sakura è adatto al suo, che non deve preoccuparsi di non farle male, perché qualcuno ha pensato di costruire i loro visi in maniera che si potessero incastrare senza difficoltà, e sorride appena quando decide di provare a baciarla per sentire com’è.
Sakura ormai è cera liquida nelle sue mani. La trattiene vicino a sé, la attira, poi se la spinge contro, un braccio intorno alla vita e l’altra mano a sostenere la testa di lei che sembra dover scivolare giù, e le labbra di Sakura sanno di panna, e the, e cioccolato, e Sasuke ci si tuffa dentro e si fa largo con un po’ di rudezza, ma Sakura ha un sapore troppo buono per non volerlo assaggiare tutto.
Quando si separano, Sasuke può sentire il cuore di Sakura battere come se fosse nel suo petto.
- …cos…- boccheggia lei, gli occhi lucidi.
Le mani di Sasuke le circondano il viso, leggere, fresche.
Sakura chiude gli occhi e sospira, solleva le mani a cercare quelle di lui, baciandone i palmi, la punta delle dita.
- …geometria…- ripete Sasuke, compito e ansante, mentre Sakura sorride e gli occhi le si riempiono di lacrime, il respiro spezzato come dopo una corsa, mentre si avvicinano di nuovo e questa volta è Sakura a baciarlo, e Sasuke non può non risponderle, perché è geometria, e lei è perfetta per lui.

***

- Scansati. Devo ballare con tua moglie.-
Naruto osserva Sasuke come se fosse un fenomeno da circo. Hinata arrossisce, abbassa lo sguardo, e vede la mano di Sakura allacciata a quella di Sasuke.
- Va bene, Sasuke-kun…ti concedo un ballo.- sorride complice, Hinata, e suo marito non è mica sicuro di aver capito bene cosa sta succedendo.
Oltretutto, lei l’ha chiamato per nome in pubblico e Sasuke non accenna a reagire.
Qualcosa gli è sfuggito.
- Vedi, usuratonkachi, te l’avevo detto che lei era più intelligente…- sbuffa il moro, tirando Sakura tra lui e Naruto.
- Ecco, balla con lei.-
Hinata lo guarda ad occhi spalancati, mentre Sasuke lascia la mano di Sakura e prende la sua, tirandola via dall’abbraccio di Naruto,lasciando suo marito e Sakura come due stoccafissi da qualche parte in mezzo alla piccola pista da ballo.

- Allora, devi dirmi qualcosa, Sasuke-kun?- sorride leggera Hinata, lasciandosi guidare nella danza.
- Sono Uchiha-san, per te.-
- Come sarebbe, Uchiha-san?- la voce di Hinata è divertita, e ride mentre Sasuke la fa girare in una piroetta sotto gli occhi sgranati di Naruto, al cui orecchio Sakura sta sussurrando qualcosa.
- Sono arrabbiato con te, al momento. Ti revoco il permesso di chiamarmi Sasuke-kun.-
- Va bene, Uchiha-san…- acconsente lei, alzando il viso per guardarlo negli occhi.
Sasuke arrossisce impercettibilmente.
- …e comunque grazie, Hinata-chan…- borbotta.
Hinata scoppia a ridere di gusto, mentre Naruto lancia un urlo che di umano ha ben poco, attirando l’attenzione dei presenti, e solleva Sakura facendola girare come una bambina.
- Prego, Uchiha-san.- risponde Hinata, tra un singulto e l’altro- E mi raccomando…la geometria richiede esercizio…-
Sasuke la guarda, la maschera da padrone del mondo di nuovo sul viso, e la riaccompagna da Naruto che raggiante gli rifila una pacca sulla spalla da sputare i polmoni.

Quando il moro si allontana con Sakura, Naruto riprende tra le braccia sua moglie e la bacia leggero, ricominciando a ballare.
- Si può sapere cosa gli hai detto? Prima sembrava dovesse squartarti, poi che fossi qualcosa di cui liberarsi in fretta…-
- Nulla, Naruto. Solo che la geometria richiede molto esercizio.-
Naruto si ferma, fissandola. L’azzurro innocente vira verso la malizia, ed un sorriso strano gli increspa le labbra.
- E’ vero. Molto, molto esercizio. Ma più tardi, o scandalizzeremo qualcuno…a tuo padre potrebbe venire un colpo…- la bacia deciso, strappandole una risata soffocata.
- Mi devi anche la carica di Hokage…- ribatte lei, quando la lascia respirare, appena prima di baciarlo a sua volta.





Ok ok ok, vi PREGO mettete via quei bazooka.
Per piacere.^^

Lo so che la coppia Hinata-Sasuke è da ricovero -come minimo- ma a me piace tanto tantissimo. A livello d'amicizia, si capisce.
Nell'universo A Naruto sta con Sasuke, Hinata con Neji...e Sakura poveretta non ho ancora ben capito con chi metterla, povera stella.
Nell'universo B -che sarebbe poi questo^^- Hinata è con Naruto e Sasuke con Sakura. (ci teneva tanto, poveretta...-cit.-)Così è molto più semplice. Ma povero Neji...ç^ç
So che è mielosa ai limiti del diabete -ma ehi, era per San Valentino!- e, come già detto MILIARDI di volte, temo l'OOC come la peste.
Stavolta so di esserci finita dentro fino alle ginocchia, ma vi prego, solo per stavolta non uccidetemi. Ricordatevi che sono ancora una novellina nel fandom...^^'''

Ancora qualche parola di spiegazione:
l'ENGAWA è il portico rialzato delle vecchie case giapponesi, quello classico che si vede anche in Ranma, tanto per capirci;
i FUSUMA sono le porte scorrevoli in carta di riso che separano le stanze all'interno delle abitazioni;
gli HAKAMA sono i pantaloni del tradizionale kimono da cerimonia maschile;
TABI e ZORI sono rispettivamente calze e sandali che si indossano col kimono.

E già che ci sono ne approfitto per ringraziare tutti quelli che hanno letto e commentato le mie storie in questo fandom, che mi hanno dato fiducia, preferenze, mi seguono e bla bla bla, e che sono:
RYANFOREVER, CAPITATAPERCASO, SALICE ed ONIGIRI che hanno letto e commentato "Basterà";
ESTY_ACCIENTALY_IN_LOVE, RYANFOREVER, ONIGIRI ed ELOS che hanno letto e commentato "Si troverà sempre una cosa nell'ultimo posto in cui la si cerca";
ELOS ed EVECHAN, che hanno letto e commentato "Before the Storm";
ELOS, HANIL, VEROLAX, AYA88 ed ONIGIRI che hanno letto e commentato "Fatica".
Grazie davvero di cuore per l'accoglienza gentile e calorosa...^^

Rohchan

  
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