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Autore: Stateira    18/03/2010    10 recensioni
Kidd sente molto la festa di San Patrizio. E Law è proprio curioso di sapere di cosa si tratta.
Genere: Comico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eustass Kidd, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Saint Patrick

 

 

 

 

E così, Kidd l’aveva fatto sul serio.

In cuor suo Law non aveva mai dubitato che avesse il coraggio di farlo, ma per la miseria, credeva che conoscesse il senso del limite. Quando, quella mattina, si era svegliato con i suoi capelli rossi arruffati fra naso e bocca, ed aveva speso alcuni lunghi secondi a trattenerli fra le labbra, ad assaggiare l’amarognolo del gel e il sapore fumoso che nascondeva, gli era sembrato tutto perfetto. Ma poi Eustass se n’era uscito fuori con quel “oh, Buon San Patrizio” che aveva rimescolato le carte in tavola.

Cosa, non conosceva la festa di San Patrizio? Tzk, e figurarsi, cos’altro aspettarsi da un ignorante come lui? È la festa di ogni sacrosanto amante della birra, è il giorno dove si esce di casa vestiti di verde e si beve finché non ti esce la densa schiuma aromatica della birra anche dagli occhi, finché il tuo sangue non è diventato alcolico, finché il tuo fegato non si pugnala e il tuo cervello inneggia alla gioia, annegato in un mare di rossa luppolata.

Bene.

Kidd era assolutamente certo che i santi non c’entrassero un bel niente. Era la festa della birra, fine della storia. Forse di chiamava così per via di qualche città dov’era nata la tradizione, ecco. Law aveva preso per buone le sue parole, in mancanza di fonti più attendibili, e non nutrendo particolare interesse per i santi di suo.

Aveva minacciato di tornarsene alla sua nave lasciandolo a secco del round di sesso mattutino, ma Kidd non gli aveva dato corda. Cosa che l’aveva fatto restare davvero molto male. Per fortuna che Killer – almeno lui – è una persona educata, e si era preoccupato di mettergli insieme una colazione, perché Kidd era sparito in bagno abbaiando qualcosa a proposito del suo beauty case per le occasioni speciali.

Beh, in realtà aveva detto che “ci avrebbe messo un tot a ritrovare la roba che non usa mai”, ma uno degli intrattenimenti preferiti di Law era quello di ficcargli in bocca, nella sua immaginazione, frasi degne di una damigella; e l’idea che Kidd pronunciasse la parola “beauty case” con le sue labbra sottiline e la sua voce impostata lo faceva godere in modo fisico.

- Tornatene da dove sei venuto, Trafalgar. –

- Pensi di invecchiare in quel bagno? –

- Tzk. Ci si vede in giro. Oggi mi faccio il giro di tutte le bettole dell’isola. –

- Lo sai, vero, che potrei non aver voglia di setacciare la città per cercarti? –

- Non dire stronzate. Certo che avrai voglia di farlo, altrimenti non rivedrai il mio culo fino a domani. –

E questa era una buona obiezione.

Quindi, niente, era tornato per davvero alla sua nave, dato che Kidd non sembrava in vena di lasciarsi annusare un po’.

Aveva atteso il pomeriggio giocando a scacchi con Bepo. Tre vittorie sue contro due del suo vice, che il mare lo porti, quell’orso. Ma a sua discolpa poteva dire di avere la testa altrove.

Era uscito, e pazientemente si era messo sulle tracce di Eustass Kidd. Se non altro, non era difficile ottenere indicazioni di un tipo alto e grosso, verosimilmente molto truccato, che se ne andava in giro a tracannare una birra dietro l’altra per onorare una festa che conosceva solo lui.

Così, era giunto a quella taverna, e l’aveva trovato. E gli aveva riconosciuto la vittoria, fra le altre cose.

Kidd era seminascosto da un boccale di birra scura e dall’odore luppoloso, finito per metà. Seminascosto, perché nemmeno un muro di cemento sarebbe mai riuscito a nascondere il fatto che fosse vestito di verde.

E truccato di verde.

Aveva messo dell’ombretto color bosco, che Roger lo infilzasse all’istante. Era tutto molto, molto verde, ad eccezione del rossetto, che invece era molto, molto rosso.

In generale, Kidd era molto, molto, molto.

- Trafalgar! – lo accolse, cordiale. – Ecco qui una gran testa di cazzo che vuole una birra. –

Il suo tono di voce, lo avrebbe riconosciuto fra mille. Ciondolò fino al tavolo e si ficcò su una sedia, aprendo bene i gomiti sul tavolaccio rotondo. - … Sei sbronzo, eh? – sussurrò con interesse.

- Buon San Patrizio. –

Da sotto al tavolo, uno stivale si piantò con prepotenza sull’orlo della sua sedia, proprio sul cavallo dei suoi pantaloni. Lo accarezzò con impaccio e decisione deliziosi.

- Buon San Patrizio a te, Eustass. Sei davvero ubriaco marcio, vedo. –

- Cosa te lo fa pensare? –

 - Chissà. Magari la tua espressione più stupida del solito. Perché sei conciato in quel modo? –

- Tradizione. –

- E’ tradizione colorarsi la faccia come un campo di trifogli, per San Patrizio? –

- Qualcosa del genere. –

Kidd mantenne un contegno di ferro. Posò una mano bene aperta accanto al boccale con assoluto controllo, ma si tradì con un leggero ciondolio della testa – Voglio scopare. – disse con voce pacata e naturale. Sotto, il piede continuava a lavorare.

Law spalancò di un soffio gli occhi apatici. – Anch’io. – portò le mani ad intrecciarsi, misurando ciascun dito, e il suo pigro allacciarsi.

- A morte, Trafalgar. –

- Ah sì? –

- Oh, non sai quanto. –

- Posso immaginarlo. –

- Fino allo sfinimento. Voglio sfondare una decina di letti. Di quelli seri, di legno duro. –

- Sarei felice di darti una mano. –  

Kidd fece una specie di mezzo sorriso allucinato. E crollò semincosciente sul tavolo, sbattendo la faccia sul legno. Qualche goccia di birra scivolò fuori dalla bocca socchiusa.

Law sospirò. – Lasciare fare a me. Sono un dottore. –

 

  
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