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Autore: Hi Ban    20/03/2010    6 recensioni
La prima cosa che aveva pensato quando aveva visto la stanza di Sai era stata che era inquietante.
Proprio sulla parete ai piedi del letto troneggiava un suo quadro, ovvero un gatto. Un aberrante, nero e spelacchiato gatto – almeno dal punto di vista di Naruto –, era rappresentato su quella tela; sembrava anche malato, con un occhio pesto e, molto probabilmente, in punto di morte. Quello che si chiese era come facesse a dormire con un gatto moribondo che lo fissava.

Naruto/Sai
[Sesta classificata al 'Love and Present' contest, indetto da Bimba_Chic_Aiko e vincitrice del premio Yaoi]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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An ugly and dying cat



Aveva visto quella casa – sia interno che esterno –, milioni e milioni di volte, ma non si capacitava ancora della tristezza che trasmetteva.
Era spoglia. Il giardino – se così si poteva definire, vista la totale mancanza di qualcosa che lo facesse assomigliare a tale – era praticamente inesistente, le piante altrettanto e le poche tracce di verde incutevano a Naruto angoscia, anziché una qualsivoglia tranquillità.
L'interno della casa di Sai, almeno a suo modesto parere, era altrettanto deludente, priva di quegli oggetti che conferivano conforto alla persona stessa che vi abitava.
In quella casa non c'era vita, tolto Sai ovviamente.
Nel momento in cui l'Uzumaki gli aveva fatto notare quella 'pecca', aveva affermato che nella casa doveva solo viverci. Gli bastavano pochi oggetti per far sì che la casa esercitasse la sua funzione, ovvero quella di fornirgli un tetto sulla testa. Una risposta tipica di Sai, imparata, molto probabilmente, a memoria da un libro.
In sostante, per Naruto, quella casa era apatica proprio come Sai, divenuto suo ragazzo non si sa bene come. Che avesse un modo tutto suo di ragionare, intendere e capire lo aveva compreso anche lui, ma ancora doveva farci l'abitudine.
Quel giorno, Naruto non si era, nuovamente, trattenuto dal far notare al ragazzo che quella casa non si poteva definire tale e, quella volta, aveva preso di mira i quadri, unici oggetti che adornavano le pareti.
Anche unici oggetti nella casa, oltre a quelli indispensabili – quali sedie, tavolo e simili –, peraltro. Sai era noto per le sue qualità artistiche, innegabili sotto qualsiasi punto di vista, che erano alla base anche delle sue abilità ninja, poiché le sue tecniche si basavano su sue creazioni. Nonostante ciò, Naruto era dell'opinione che ai muri dovesse appendere anche qualcos'altro. Ogni angolo era coperto dai suoi disegni, che variavano per la tecnica usata e per la grandezza della tela, oltre che per il soggetto raffigurato.
Non poteva negare che fossero belli e che avesse talento, ma non glielo avrebbe mai detto in modo chiaro. Si parlava di Naruto Uzumaki però, ed era lui che esprimeva un parere su quelle opere e non poteva ritenersi d'accordo, né mentalmente, né a voce, sul tappezzarne le pareti. Se la cosa avesse dovuto interessarlo o no era una considerazione relativa.
La prima cosa che aveva pensato quando aveva visto la stanza di Sai era stata che era inquietante. Proprio sulla parete ai piedi del letto troneggiava un suo quadro, ovvero un gatto.
Un aberrante, nero e spelacchiato gatto – almeno dal punto di vista di Naruto –, era rappresentato su quella tela; sembrava anche malato, con un occhio pesto e, molto probabilmente, in punto di morte. Quello che si chiese, e si chiedeva ancora, era come facesse a dormire con un gatto moribondo che lo fissava.
Era quello l'incipit con cui aveva dato vita all'ennesimo battibecco sull'abitazione di Sai, che non vi vedeva nessun problema e non capiva perché dovesse averne Naruto a riguardo.
“È brutto!”
“A me piace, Naruto.”
“Dimmi cosa ci trovi di bello in un gatto moribondo!”
Sai prese a guardare il disegno, tutt’altro che interessato alle proteste sconclusionate dell’Uzumaki, per lui senza senso. Non capiva cosa avesse che non andava il gatto; era carino, niente di speciale, ma a lui piaceva. Forse avrebbe dovuto cercare una spiegazione, e una soluzione, al suo comportamento.
Si era già avvicinato verso lo scaffale alla ricerca del libro, ormai sua guida spirituale, ma Naruto si parò davanti; non sarebbe andato da nessuna parte prima di aver sentito la sua filippica nei confronti di quel povero gatto.
Pace all’anima sua.
Probabilmente, gli stavano anche fischiando le orecchie.
“Ehi! Dove credi di andare? Perché ti piace tanto quella palla di pelo?”
Non avrebbe demorso, perciò tanto valeva dirgli la verità. Non avrebbe capito, quella era la parte peggiore. Sai non capiva cosa ci trovasse di tanto interessante nel ramen e lui non capiva perché tenesse tanto ad un gatto disegnato. Unica differenza in quella situazione, che appariva assai simile, era che Naruto poteva propinargli ramen in continuazione, ma lui non poteva fare lo stesso con quel gatto. Solo per un disegno rischiava di far scoppiare una nuova guerra mondiale ninja.
“In un libro ho letto che la sincerità con il proprio partner è sempre la cosa migliore.”
La faccia sconvolta non era per il ‘partner’ pronunciato da Sai, poiché era la verità e, seppur lui avesse qualche difficoltà a dirlo chiaramente, non aveva problemi che lo facesse lui. Sapeva ciò che provava, ma era stato un po’ strano per lui riscoprirsi omosessuale, dopo aver passato anni a sbavare dietro Sakura-chan. Come al solito non aveva capito dove volesse andare a parere Sai: era colpa sua se si era scelto un ragazzo che parlava come un libro?
Ovviamente, sì.
“Eh?”
“Non c’è un motivo. Mi piace e basta.”
Non sapeva se crederci o no, ma gli sembrava alquanto strano che Sai mentisse sul legame che vi era – o no, vista la rivelazione – tra lui e un gatto malaticcio.
“Per caso, ti sentivi in rivalità sentimentale con lui? No, perché preferisco te. Quel gatto era una femmina.” Sai si apprestò a chiarire i suoi dubbi sulla curiosità morbosa sul gatto, non lasciando il tempo a Naruto di formulare una risposta.
Quel ragazzo era scemo; Naruto lo sospettava ma, per l’amore che provava nei suoi confronti, aveva evitato di rivelargli le sue impressioni. Avrebbe potuto sconvolgerlo, finire col relegarlo a leggere quei libri da cui stava tentando di disintossicarlo. Il ramen era un valido aiutante nella lotta – era quello che credeva lui.
“Ma sei un idiota! Come puoi pensare che mi metta in competizione con un gatto?”
“Credendo che fosse un gatto, magari ti sentivi in soggezione. Credevi che la tua virilità fosse in pericolo.”
“Crepa, Sai!”
“Ti amo anche io.”
Un ragazzo poteva essere apatico all’inverosimile ed espansivo?
Sai ne era la prova vivente, peccato che se avesse continuato con i suoi commenti volutamente placidi, non apprezzati dall’Uzumaki, sarebbe diventato non vivente.
Naruto, capendo – ignoto il Kami che lo permise – che non avrebbe concluso niente per quanto riguardava la mobilia e simili della casa del compagno, andò a sprecare il suo tempo altrove. Sprecare, però, non era il termine esatto, in quanto la sua era una strategia astutamente pensata. Da precisare che la strategia non era sua e non l’aveva nemmeno pensata.
L’idea era venuta a Sakura e, sinceramente, si era ritrovato indeciso se lodarla a no, per l’iniziativa. Infatti, la compagna di squadra, pochi giorni prima, gli aveva proposto di fare un regalo a Sai, poiché riteneva che fosse una cosa veramente romantica. Si era trattenuto dal vomitare giusto perché non ci teneva a dare spettacolo davanti al palazzo dell’Hokage di Sakura che lo picchiava a sangue, ma lo avrebbe fatto volentieri.
Come sarebbe andato da Sai anche volendolo fare, il regalo?
‘Tieni, Sai, questo è il pegno del mio amore, perché ti amo tanto e staremo insieme per sempre; certo, sempre che Sas’ke non dia sue informazioni e io non sia costretto ad allontanarmi da te per cercare quello scoiattolo fedifrago. Ma tienimi lontano quel gatto!’, andava bene?
Non lasciandogli il tempo di farle presente che non avrebbe mai detto una frase del genere, neanche se sarebbe potuto divenire Hokage, Sakura-chan mostrò il suo biasimo sulla dichiarazione e Naruto ricordò la dolorosa reazione mentre usciva dalla casa, o meglio, da quelle quattro mura con sopra un tetto.
Non era stata molto utile proponendo quell’assurdità; era stata ancora meno simpatica quando, tra un pugno e l’altro, gli aveva impedito di rifiutarsi di attuare quella magnifica idea, perché quello sarebbe stato poco romantico.
Si era rivelata utile quando, fattole presente che lui era Naruto e l’unico regalo che avrebbe potuto fare al loro compagno di squadra era una tazza di ramen – neanche caldo, perché casa sua era distante dall’Ichiraku –, si era adoperata in modo da trovare una soluzione alla scarsa immaginazione di Naruto; le sue contingenti e inutili informazioni sul compagno non erano di certo d’aiuto.
Dopo una ramanzina sul suo scarso senso di ciò che era romantico, a cui aveva preso parte anche Rock Lee, che aveva decantato le prodezze del fiore di Loto in amore, si chiese perché Sakura ce l’avesse con lui. Perché lo odiava?
A conti fatti, Sakura lo detestava, perché il metodo che aveva trovato si era rivelato ancora più difficile dei sogni che si era prefissato di portare a termine; non di molta importanza se si prendeva come riferimento il suo sogno di diventare Hokage o di riportare indietro Sasuke.
Doveva semplicemente andare a casa di Sai e guardarsi intorno, vedere gli oggetti che vi erano, osservare il suo spazio privato e scoprire le cose a cui più teneva.
Naruto, dopo essere stato malmenato da Sakura, si era diretto a casa di Sai ed era passato subito all’azione: gli aveva chiesto qual era la cosa a cui più teneva.
Evidentemente, aveva attuato una strategia completamente sbagliata, perché questi aveva risposto che la cosa – o meglio, persona – a cui più teneva era lui.
Cos’avrebbe dovuto fare? Si sarebbe impacchettato e regalato?
Da allora aveva tentato di far aggiungere a Sai degli oggetti in quella casa, che ne era totalmente sprovvista. Un inutile tentativo, giacché Sai era alquanto recidivo a cambiare la conformazione del suo spazio abitativo.
Pensandoci, l’unica cosa a cui teneva erano i quadri, l’arte in generale. Avrebbe potuto regalargliene uno, magari fatto da lui. Intanto era il pensiero che contava...
Meglio di no.

***

“Allora, Baka, hai fatto passi avanti?”
Sakura si era seduta di fianco a lui sorridente e stava ordinando una ciotola di ramen. Naruto era già alla quarta: era in crisi d’astinenza, poi era nervoso. Quale miglior calmante?
“No! Non ha oggetti in casa, quell’usuratonkachi!”
L’Haruno sospirò, rassegnata ormai alla poca intelligenza del compagno. In fondo, però, era anche colpa sua: lo aveva cacciato lei in quel pasticcio.
Forse avrebbe dovuto aspettare quando si sarebbe sentito pronto e glielo avrebbe fatto di sua spontanea volontà, il regalo.
“Senti, Narut...”
“No! Anche qui, no!”
L’Haruno iniziò a temere che Naruto fosse del tutto impazzito con la storia del regalo, o che le massicce dosi di ramen, ingurgitate in una quindicina d’anni, stessero mostrando i primi segni di demenza.
Vederlo indicare convulsamente il niente con aria allucinata, non le lasciava molta libertà di pensiero al riguardo.
“Naruto... stai bene?”
Che Teuchi lo avesse avvelenato? Doveva mettere in gioco le sue abilità da ninja medico, salvando la vita del suo compagno. Poteva morire a causa di un veleno che provocava allucinazioni e lei se ne stava lì, a meditare su quale rimedio usare.
Doveva agire subito...
“Dacci un taglio, Baka!”
... e il miglior rimedio era sicuramente un pugno made in Haruno, che lo fece volere per un paio di metri sicuramente.
Aveva smesso di indicare il nulla, era già un passo avanti. Sperava solo di non avergli fatto troppo male o, in casi estremi, di non averlo reso più scemo di quel che già non era.
“Ti sei rincretinito? Cos’avevi da indicare, eh?”
In ogni caso, non si era risparmiata dall’andargli incontro e, tenendolo per il bavero della famigerata tuta arancione, lo stava scuotendo con tutta la forza che aveva, ricordandogli che era un idiota. A onor del vero, gli chiese anche cosa stava additando con tanta enfasi, ma non gli diede il tempo di rispondere.
“Mi hai fatto spaventare, credevo fossi diventato ancora più baka!”
Quando anche lei iniziò a sentire la stanchezza che comportava scuotere un peso morto, senza ricevere una qualsiasi risposta, tornò a mangiare il suo ramen.
“Ma Sakura-chan! C’era un gatto!”
La vena che aveva smesso di pulsare sulla sua tempia sinistra riprese a pulsare; un evidente segno di pericolo.
“C’era davvero!”
Iniziò la disperata ricerca del gatto, unica prova che non aveva le allucinazioni, ma non ve ne era traccia da nessuna parte. La parte peggiore era che quel gatto era fin troppo simile a quello che lo inquietava a casa di Sai.
Doveva ringraziarlo: ora, per merito suo, avrebbe avuto il terrore dei gatti neri, malaticci e moribondi.
Oh, sì, e spelacchiati.
“Naruto, smettila. Non vedi che non c’è nessun gatto?”
“Ma si che c’era, Sakura-chan! Era nero, spelacchiato e malaticcio!”
“Possibile che tu riesca solo a dire stupidaggini? Non c’era nessun gatto, punto.”
“Ehi! Ehi, Teuchi! Hai visto un gatto agonizzante?”
Sakura si passò una mano sulla fronte, demoralizzata a tal punto che non se la sentiva neanche di tirargli uno dei suoi pugni. Forse, prima, aveva fatto più danni di quelli che erano nei suoi piani. “No, mi dispiace Naruto.” Teuchi osservò interrogativo il ninja, incuriosito dalle motivazioni che lo avevano portato sotto il suo bancone, messo a quattro zampe.
La seguente mezz’ora, Naruto la passò alla ricerca del gatto e Sakura non ebbe cuore di lasciarlo da solo nelle condizioni mentali in cui si trovava.
Non capiva l’ossessione per quel gatto e neanche tutti i passanti a cui Naruto chiedeva notizie sul felino fuggitivo la capivano.
Finalmente poi si arrese all’evidenza, ovvero che non c’era nessun gatto nero e che non c’era mai stato. Sakura, notando l’aura di delusione per il mancato ritrovamento del felino, gli offrì una ciotola di ramen e si premurò di spostare la conversazione su argomenti che vertessero lontano – molto lontano – da quel dannato gatto. Avrebbe finito per sognarlo e, in verità, preferiva sognare altro.
“Allora, questo regalo?”
“Non ne ho idea Sakura-chan! Dammi una mano!” Disse, con un tono lamentoso degno di un bambino: era proprio disperato.
Si sentì di nuovo in colpa per averlo messo in quel pasticcio, perciò il minimo che poteva fare era dargli una mano. Voleva bene anche a Sai e non voleva che Naruto gli regalasse qualcosa di stupido, come del ramen. Sì, era a Sakura che Sai confessava la sua repulsione per il tanto adorato cibo dell’Uzumaki.
“Senti, tu hai detto che a casa sua ci sono solo quadri: prendi spunto da soggetti raffigurati, no?” “In che senso?”
“Ma ti devo dire tutto io?”
“Beh...” Naruto si grattò la nuca imbarazzato. L’idea di fondo era quella, ma preferiva non dirglielo chiaramente.
“Se disegna determinate cose vuol dire che ci tiene, no?”
Naruto fu folgorato da un’idea o, per meglio dire, il suo cervello si mise in moto per la prima volta. L’unico quadro che gli era venuto in mente era quello di quel sacrosanto gatto.
Si alzò di scatto, prendendo per le spalle Sakura, che per poco non cadde dalla sedia.
Era forse in preda ad una nuova crisi?
“Il gatto!”
Cosa centrava? Aveva tentato di non nominarlo più!
“Cosa?”
“Grazie Sakura-chan! Ora vado a cercare il gatto!”
Dopo averla strangolata in quello che lui credeva essere un abbraccio, scappò, lasciando Sakura alle prese con le sue elucubrazioni mentali: picchiarlo come aveva fatto la Sensei con Jiraya o rinchiuderlo in un centro apposito?

***

Vedere, al tramonto, una sagoma arancione e nera che saettava da un tetto all’altro, emettendo un suono indefinito che doveva essere un richiamo per gatti, aveva allarmato non poco gli abitanti del Villaggio della Foglia, ma non avevano dubbi su chi potesse essere.
Naruto aveva passato le due ore seguenti al suo incontro con Sakura a cercare quel gatto, visto solo da lui in una fugace apparizione.
Non si era demoralizzato quando tutti i passanti a cui chiedeva gli avevano rivelato di non aver visto nessun gatto nero.
Aveva continuato a cercare anche dopo aver seminato un’anziana vecchietta, che lo aveva inseguito poiché Naruto, facendo di tutta l’erba un fascio, aveva ipotizzato che essendo vecchia fosse anche sorda e aveva iniziato a gridarle dietro.
Stava per tramontare il sole, ma lui non aveva intenzione di rimandare le ricerche al giorno dopo. Doveva trovare quel gatto e doveva farlo subito, era una questione d’onore! Sai doveva tenere a quel gatto o non lo avrebbe disegnato, perciò quale regalo migliore se non un gatto nero, brutto, spelacchiato e in procinto di lasciare quel mondo? Sarebbe stato uguale a quello che aveva visto lui, se non più agonizzante e malaticcio.
Aveva girato per tutta Konoha, non tralasciando nessun posto e Tsunade poteva confermarlo: trovarsi Naruto piegato in due sotto la scrivania, che emetteva suoni striduli, ne era la prova. Finalmente, poi, lo vide. Se ne stava addormentato in un punto d’ombra, in un vicoletto buio. Missione compiuta.
Con uno scatto più felino di quello che avrebbe fatto il gatto, si fiondo sopra il povero animale, troppo intontito dal sonno per sottrarsi all’agguato del biondino.
“Ti ho preso, stupido gattaccio! Mi hai fatto penare!”
Il gatto, ormai nelle mani di Naruto, si divincolava come meglio poteva, visto che l’Uzumaki lo teneva come se fosse un sacco di patate.
Il massimo che quel povero micio riuscì a fare fu di conficcare le unghie nel suo braccio e il ninja dovette trattenersi dal lanciarlo contro il muro.
“E smettila! Sei anche peggio di quel gatto che tentammo di prendere io, Sakura-chan e Sas’ke!” Il gattino nero smise di dimenarsi, ormai in balia della forza di Naruto, elemento di cui era sprovvisto in quella lotta.
Intanto, l’Uzumaki, fiero di sé, si avviò verso la casa di Sai, minacciando strada facendo il micio che, se si sarebbe mosso, lo avrebbe spedito ai Kami prima del suo destino che, a parere suo, non doveva essere una data molto lontana.

***

“Tieni!”
Naruto porse il gatto all’artista, fiero di essere riuscito a fare un regalo che, con molto probabilità, avrebbe apprezzato.
“Cos’è?”
Non senza ragione la domanda di Sai, che si vedeva impossibilitato a capire cosa gli stesse dando l’Uzumaki, in quanto gli aveva semplicemente piazzato una macchia nera in faccia.
Fece un passo indietro e riconobbe la macchia nera per quel che era: un gatto.
Un felino identico a quello che aveva dipinto tempo fa. Lo prese – meglio di come aveva fatto Naruto – e iniziò ad accarezzarlo, con un sorriso sulle labbra. Riconobbe quel sorriso: era lo stesso che aveva nel covo di Orochimaru dopo essersi ricordato il volto del suo amico. Era felice di esser riuscito a far ricomparire quel sorriso sulle sue labbra.
“Grazie. Perché?”
“Come perché? Ti ho fatto un regalo, no?”
Che domande stupide faceva? Non c’era un motivo.
Beh, un motivo c’era, ma di certo non sarebbe andato a dirgli che Sakura lo aveva obbligato. In quella casa, almeno, ci sarebbe stata un po’ di vita oltre a quella di Sai.
Era un passo avanti.
“Oh, grazie. Mi piace.”
“Non capisco come faccia a piacerti un gatto più morto che vivo!”
Non rispose e continuò ad accarezzare il gatto, più tranquillo dal momento che aveva intuito che il pericolo era scampato.
Poi lo sollevò sopra la sua testa, mandando il gatto in rotta verso una crisi isterica.
Iniziò a soffiare indispettito e a miagolare tutt’altro che felice, per poi ritornare mansueto e calmo quando lo riportò giù. Se Sai avesse continuato a trattarlo così la sua vita si sarebbe accorciata ancora di più.
“Cos’hai fatto?” Chiese Naruto, che era rimasto in silenzio, incuriosito da ciò che faceva. “Ho controllato se era maschio o femmina; su un libro c’era scritto di...”
“Sì, sì, grazie, risparmiami la lezione di anatomia felina!”
Tutt’atro che propenso ad ascoltare i metodi tradizionali per scoprire il sesso di un gatto, tappò la bocca di Sai con una mano. Quel ragazzo leggeva troppo e anche cose sbagliate.
Appurato che Sai non avrebbe più detto una parola a riguardo, tolse la mano dalla bocca del compagno e lo guardò stizzito.
“Che c’è?”
“Allora, è maschio o femmina?”
“Maschio, ma stai tranquillo: non devi essere in competizione con un gatto, io...”
“Ancora con questa storia?! Sai, la mia virilità sta benissimo anche con un gatto nei paraggi!”
Perché gli aveva regalato un gatto? Perché?
“Sicuro?”
“Certo!”
Non capiva perché dovesse tirare in ballo ogni volta la sua mascolinità!
“Vuoi che controlli anche a te se sei maschio o femmina? No, perché il libro dice che lo stesso metodo va bene sia per umani, che per gatti...”
“Sai! Sei un pervertito!”
“Miao!” Miagolò il gatto.


***

Kami: traducibile con ‘Dio’ o ‘Divinità’.
Usuratonkachi: idiota
Baka: stupido o scemo

***


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***


Giudizi di Globulo Rosso
Grammatica e Lessico: 8.0
Allora, di per sé la grammatica c’é. Non ci sono errori gravi e/o lessico messo al posto sbagliato. E’ la punteggiatura che fa calare il risultato. Molto spesso utilizzi punto e virgola al posto di punti e inserisci altre volte virgole che non devono essere poste.
Inoltre, ci sono troppi incisi.
Davvero troppo, troppi, troppi. A volte, la frase é confusa e ti dilunghi su dettagli decisamente evitabili. A parte un errorino di battitura, che ovviamente non ho contato ma che ti ho solamente segnalato in caso volessi correggere, c’è qualche ripetizione qua e là: per esempio“Lo prese – meglio di come aveva fatto Naruto – e prese ad accarezzarlo, con un sorriso sulle labbra. Riconobbe quel sorriso.” Comunque, il vero problema, come ti ho detto, sono gli incisi, utilizzati a volte impropriamente, con il solo scopo di complicare la lettura.
Per il resto, complimenti. Il lessico è vario e ben curato.
IC:9.0
Naruto è scemo, ammettiamolo, molto scemo.
In questa fanfic la sua idiozia è molto concreta, grazie anche a segmenti di frase che hai inserito per avvalorare questa sua caratteristica. Non ti do punteggio pieno per il fatto che è impossibile prendere il personaggio originale tale e quale e farlo agire nella tua storia.
Infatti, a parer mio, un Sai che esprime la sua gratitudine con un “Miao” pervertito è un po’ lontano dalla realtà, ma quello che c’è intorno è perfetto: muto, serio, impassibile.
Ogni tanto se ne esce con commenti sarcastici e domande depravate che a lui paiono normali e innocenti. Sakura, per il poco che si è vista, è polemica, rissosa e con il pugno facile.
Insomma, è perfetta.
Rispetto del Bando del Contest: 10.0
Warning rispettati egregiamente. Hai descritto la ricerca del regalo, il fatto di donarlo e le emozioni che ne sono derivate.
Non hai lesinato emozioni e dubbi adolescenziali ai tuoi personaggi. Non posso che farti i miei complimenti e darti una bella pacca sulle spalle *pat pat*
Originalità: 8.5
Partiamo dal fatto che io non amo lo yaoi, e anche se so benissimo che le coppie venivano scelte dal caso, questa è una delle poche storie shonen che ho apprezzato [sono tre].
Sarà che Sai è un tipo affascinante di suo, il fatto rimane quello, la tua fic sapeva di nuovo.
Concedimi la metafora, credo tu abbia capito cosa intendo.
Forse è la descrizione della casa e il fatto che fosse troppo lugubre e scura che ha aumentato la curiosità. Konoha, il chiosco di Teuchi sono setting stra-utilizzati, ma la casa di Sai non me l’ero nemmeno immaginata.
Inoltre, il gatto spelacchiato e il significato recondito e pervertito che ne hai ricavato hanno aggiunto un bel po’ di pepe alla storia.
Brava!
Giudizio personale: 4.0
Una fiction con elevati toni sarcastici e ironici mi mette sempre di buona luna. Le schermaglie tra Sakura e Naruto hanno fatto da contorno ad una bella scenetta d’amore e corteggiamento che mi ha divertito. Forse è per quello che mi è piaciuta, perché nonostante non possedesse un vocabolario aulico o tematiche Angst, è bella. Bella e semplice.
Mi è piaciuta molto, e ripeto, io odio lo yaoi.
Per un totale di 38. 5 punti

Giudizi di Bimba_Chic_Aiko

Grammatica e Lessico: 8.5
Il punto “out” della tua fic è, essenzialmente, inerente alla punteggiatura.
Il lessico è buono, che ben si adatta a questa fic divertente e allegra. Un consiglio che mi sento di darti è di inserire, nel caso usassi termini giapponesi o stranieri, il significato italiano o una spiegazione.
IC: 8.0
Parliamo dell'IC: singolarmente, le caratterizzazioni erano ben tratteggiate.
Naruto è un baka e sei riuscita a renderlo bene, con espressioni comiche ma dalle quali si capisce la sua volontà di fare qualcosa di buono per l'altro.
Sakura, per quel poco che compare, è sempre la solita e lo si vede anche dai ritratti che ne fa, nei suoi ricordi, Naruto: amica e consigliera, ma pur sempre manesca e facile alle mani. E Sai...beh, Sai è Sai: silenzioso, impassibile, anche se qualche volta se ne esce con certi commentini che lasciano un po' spiazzati.
Rispetto del Bando: 10
Hai rispettato il bando del contest, quindi ti ho dato un punteggio alto in questa voce.
Sei riuscita a spiegare in maniera completa ed esaustiva il perchè del regalo di Naruto e, altrettanto, anche la reazione di Sai, anche se forse avresti potuto dilungarti di più su questo. Tuttavia, non ti ho tolto punti perchè, se avessi parlato abbondantemente di emozioni e sensazioni, saresti caduta nel banale e, peggio ancora, nell'OOC.
Brava.
Originalità: 9
Voto alto, anche in questa voce. Generalmente, sono poche le yaoi che mi piacciono, ma la tua è riuscita a entrare tra queste.
Mi è piaciuta l'idea di usare la casa di Sai come ambientazione, anche se ho trovato la descrizione dell'ambiente un po' troppo lugubre, anche per un tipo tenebroso e impassibile come Sai.
Giudizio Personale: 3
Personalmente, ho trovato molto bella la tua fic che è riuscita, a differenza di molte yaoi, a divertirmi.
E' bella, la tua fic, nella sua semplicità.
Brava.
Per un totale di 38.5
Per un totale di 38.5 punti.


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L’ho pubblicataaaaaa!*___* Chi deve capire questa frase capisce!xD
E fu così che mi classificai sesta!XD
Non credevo che sarebbe andata così bene per essere una shonen ai! Cioè, sesta di certo non è la classificazione migliore del mondo, certo, ma mi va bene così! È stata la mia prima – vera! – shonen ai e sono fiera di ciò che n’è uscito fuori.
Non avrei mai immaginato che sarei arrivata a scrivere una Naruto/Sai, ma è evidente che l’ho fatto.
Ho anche vinto il premio Yaoi e questo è sconcertante!°°
E, mentre maledico incisi a destra e a manca distruggendo la psiche dei familiari che mi stanno intorno, vi lascio con la storia, sperando che vi possa piacere!^^
Ammetto candidamente che mi sono innamorata dei banner!XD
  
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