1:
La mia vita coi cullen.
Quando
ero piccola e mio papà Charlie mi diceva che non dovevo
parlare a nessuno della
mia ‘grande famiglia speciale’, non riuscivo a
coglierne la ragione; non
riuscivo a capire che cosa ci fosse in lei di diverso da tutte le
altre. Mio
zio Carlisle e mia zia Esme erano persone dall’aspetto
estremamente
affascinante, e più buone e gentili al mondo, ero certa, non
ne esistevano.
Carlisle
faceva il medico, era paziente e con un autocontrollo impressionante.
Bello
come una star del cinema, dai capelli biondi, gli occhi dorati e la
pelle
pallida.
Esme,
la mia zietta, era dolcissima e disponibilissima, nei confronti di
tutti. Era
bassa e magra, ma stupenda, con quei suoi occhi topazio e i suoi lunghi
capelli
castano-biondo scuro.
Invece
i miei cugini qualcosa di stravagante lo avevano sicuramente…
Alice
aveva una passione sfrenata per lo shopping; comprava tutto
ciò poteva sembrare
adatto o a lei stessa o a un qualsiasi componente della famiglia, senza
badare
a spese, inoltre adorava organizzare ogni tipo di festa, anche quando
non era
particolarmente desiderata; io, ad esempio, non amavo molto
festeggiare,
partecipare a balli o vestirmi da bambolina, ma avevo imparato che
dirle di no
era solo un modo per aumentare la sua voglia di fare. In casa era
soprannominato
il folletto compra tutto, un po’ per la sua mania, ma anche
per il suo aspetto.
Alice aveva un modo di fare estremamente aggraziato, sembrava ballare a
ogni
passo; era piccola e magra ma energica e bellissima; i suoi capelli
corti, neri
e sbarazzini facevano da contorno a un viso bianco latte e a due occhi
sempre
attivi.
Jasper
era un tipo servile, non particolarmente socievole, ma davvero buono.
La sua
unica vera passione era Alice. Si amavano profondamente. Oh, non
temete, non si
tratta di incesto; ancora non ho detto che tutti loro sono stati
adottati dai
miei zii, per cui non vi è alcuna parentela di sangue.
Anche
la sua pelle era marmorea e pallida. I suoi capelli erano del color del
miele; era
alto e magro, ma molto muscoloso.
Rosalie…
be, che dire di Rosalie, lei era meravigliosa. Era la ragazza
più bella che avessi
mai visto in vita mia. I suoi capelli erano biondi, lunghi e
leggermente mossi;
il suo viso candido come neve era paragonabile alla perfezione stessa;
pareva
quasi una bambola di porcellana.
Non
era particolarmente loquace, e quando parlava era solitamente molto
schietta e
sincera. Diceva sempre ciò che pensava, anche se
ciò significava offendere il
prossimo. Avevo come la sensazione che non avesse mai accettato
realmente la
presenza di me e Charlie a casa loro, e nonostante oramai fossero
passati ben
17 anni, aveva sempre il timore che uno di noi due possa diffondere il
loro
‘segreto’.
Una
cosa che sapevo di certo è che era innamorata cotta del suo
‘scimmione’:
Emmett.
Emmett era decisamente
l’orsacchiotto di casa, io
gli ero affezionatissima. Fin da piccola mi aveva sempre insegnato a
difendermi
dai bulli, anche se ne papà ne gli zii erano
d’accordo (e
lo sono tutt’ora!) col suo modo di
risolvere i problemi. Em amava lottare, amava combattere, amava tutto
ciò poteva
essere risolto a suon di pugni. Lo divertivano le sfide e non aveva
paura di
nulla; credevo di non averlo mai visto seriamente preoccupato per
qualcosa;
soprattutto però, amava la sua Rose, con tutto il cuore.
Anche la sua bellezza
superava ogni limite; era muscolosissimo e alto più di un
metro e novanta;
capelli ricciolini e scuri e la sua forza era incredibile, il suo asso
nella
manica.
Edward.
Edward era… strano. Non lo vedevo spesso sorridere, litigavo
spesso con lui. Lo
trovavo troppo, troppo musone. Pensava sempre, troppo per i miei gusti;
sembrava
avere sulle spalle tutti i problemi del mondo. Certo era gentile e per
la sua
famiglia sarebbe morto, ma era anche enigmatico e illeggibile.
Comunque,
dovevo ammettere, che la sua bellezza non mi era indifferente.
Nonostante tutti
a casa Cullen fossero di una bellezza che andava al di la di una comune
bellezza umana, lui, almeno per la sottoscritta, aveva un fascino che
superava
tutti.
Muscoloso
ma slanciato, dai spettinati capelli bronzei e dalla carnagione
marmorea. Il
suo viso era composto da lineamenti così regolari e
perfetti, che nemmeno le
marcate occhiaie violacee vi stonavano, anzi, lo rendevano, se
possibile, ancor
più bello.
Non
parlavamo mai di cose serie, ma chissà, forse adesso che ci
eravamo trasferiti
a Forks le cose sarebbero cambiate, visto che, per la prima volta in
diciassette anni, mi sarei ritrovata a frequentare la loro stessa
scuola.
Considerando che, in questo sperduto paese, costantemente piovoso e
oscurato
dalle nuvole, non vi erano altri licei a disposizione.
Mio
padre era riuscito a trovare posto come capo della polizia locale senza
difficoltà; io per scherzare lo chiamavo Capo Swan a ogni
occasione. Carlisle invece
non aveva avuto problemi, visto il suo curriculum, a farsi assumere
presso
l’ospedale; erano stati ben lieti e onorati di poter avere un
medico capace
come lui nel loro staff.
Per
noi ragazzi invece era giunto il primo, fatidico, giorno di scuola.
Come sempre
tutti i compagni avrebbero notato la differenza tra me, normale ragazza
dai
capelli castani, dagli occhi color cioccolato, alta un metro e
sessantacinque e
dal delicato peso di cinquantacinque chili, e i miei presunti,
bellissimi,
stupefacenti, cugini. Essere dei vampiri, e non poterlo dire, aveva i
suoi
vantaggi.
Adesso
poi, che mi avrebbero visto a diretto contatto con loro nella stessa
scuola,
sarebbe stato ancora peggio, già lo sapevo. Ovunque andavano
riuscivano a
guadagnarsi dei ‘fan’ in meno di un minuto. Non che
gli invidiassi, io odiavo
stare al centro dell’attenzione, solo mi infastidiva che
venissi in
continuazione messa a confronto; non era giusto, nemmeno erano umani!
Ma,
ovviamente, non potevo e non volevo, dir nulla. Mai avrei rivelato a
qualcuno
la loro vera natura. Erano persone troppo importanti per me e anche per
Charlie.
Carlisle
ci aveva accolto nella sua casa quando mio padre era rimasto solo,
senza un
tetto sopra la testa, con una neonata tra le braccia. Mia madre lo
avevo lasciato
solo poco dopo la mia nascita, e lui, che ancora non aveva un posto di
lavoro
sicuro, non era più riuscito a pagare l’affitto e
tutte le spese, per poter
mantenere sua figlia.
Certo,
all’inizio non fu entusiasta della verità riguardo
i Cullen, ma dopo,
conoscendoli meglio, non ha più nutrito… ehm,
cioè… avuto alcun dubbio su di
loro; persone meravigliose.
Ci
siamo trasferiti spesso nel corso degli anni; non invecchiando mai non
possono
permanere troppo nello stesso luogo; comunque è stata una
bella vita,
fantastica.
“Isabella
Swan!” Mi chiamò mio padre prima che potessi
oltrepassare la soglia della
nostra nuova, enorme casa. “Dove credi di andare conciata in
quel modo. Copriti
quel pezzo di pancia!”
Sbuffai
rumorosamente. “Papà questa
maglietta…”
“Gliel’ho
regalata io, Charlie!” Si intromise Alice, incrociando le
braccia al petto,
quasi offesa.
Mai
contestare gli abiti comprati dal folletto compra-tutto!
Mio
padre indietreggiò impercettibilmente, ma lei gli era
già a pochi centimetri
dal viso.
“Non
che non lo avessi previsto…” Iniziò
pensierosa. “Ma aspettavo lo dicessi.” Si
accigliò, soddisfatta. “Quella magliettina le sta
benissimo; il verde mare è il
suo colore!”
Charlie
alzò le mani in segno di resa e se andò,
scuotendo il capo.
“Io,
capo della polizia, mi faccio mettere i piedi in testa da una
ragazzina…”
“Avanti
Charls!” Cercò di consolarlo Emmett.
“E’ una ragazzina di qualche anno più di
te!”
Li
diede una pacca sulla spalla, che mio padre non attese a strofinarsi,
poi,
tutti insieme uscimmo.
Loro
presero la Volvo argentata di Edward, mentre io salii sul pick up
rosso,
vecchietto, regalatomi da Charlie pochi giorni prima. Certo non era il
massimo,
ma mi piaceva molto. Dopo tutto era la mia prima macchina.
“Cercherò
di non superarti subito…” Edward si
schernì della sottoscritta, dandomi un
buffetto sulla testa, facendomi così voltare.
In
tutta risposta feci una pernacchia. “Chi va
piano…”
“Non
arriva!” Mi anticipò lui, mostrando la lingua a
sua volta.
Da
qualche tempo era diventato più scherzoso nei miei
confronti; mi resi conto di
preferirlo silenzioso e riflessivo!
Giusto
qualche secondo, il tempo di scaldare il motore e mettere la marcia, e
la loro
auto era già sparita all’orizzonte. Sospirai, misi
in funzione i tergicristalli
per liberare il vetro dalle fastidiose goccioline di pioggia, e mi
diressi
verso il liceo.
Quando
arrivai vidi all’istante la Volvo già
parcheggiata, ma mi stupii nel vedere
Edward, poggiato alla sua fiancata, in attesa. Mi fece un cenno con la
mano,
indicandomi di posteggiare a fianco a lui.
“Mi
hai tenuto il posto?” Domandai, sorpresa, mentre chiudevo la
portiera
difettosa.
“Casualità.”
Si limitò a rispondermi, e probabilmente era davvero
così.
“Wow…”
Dissi alzando lo sguardo verso la struttura.
“Com’è…”
“Deprimente!”
Concluse la frase Alice per me, che era sbucata al mio fianco.
“Ci vorrebbe un
po’ di colore e…”
“Alice!”
La rimbeccò Edward, squadrandola. Già sapeva cosa
aveva in mente e bloccò la
sua idea sul nascere.
“Ma
Eddino caro…”
In
quanto vampiri i componenti della famiglia Cullen possedevano anche
delle
capacità sensazionali. Alice era in grado di prevedere gli
eventi futuri, anche
se non sempre erano certi. Lei vedeva le scelte che una persona
prendeva
nell’esatto momento in cui le faceva; ma le scelte potevano
sempre cambiare.
Edward
invece poteva leggere nella mente degli individui, fino a una certa
distanza,
con un eccezione però: la sottoscritta, Bella Swan. Non si
sapeva il motivo ma
la mia testa li era ignota.
E
per fortuna!
“Hey,
bella addormentata…” Mi richiamò.
“Che aspetti? E’ ora di entrare.” Mi
mostrò
il suo consueto sorriso sghembo che aveva uno strano effetto magnetico
su di
me. Deglutii e mi preparai ad affrontare il mio primo giorno di scuola
con i
fratelli Cullen…
Ciao
a tutti! Spero che questo primo
capitolo vi sia piaciuto! L’ispirazione mi è
venuta così, all’improvviso, e in
tutta sincerità non so quanto spesso riuscirò a
postare, (non ho tempoooo) ma
farò del mio meglio, promesso! Be, fatemi sapere che ne
pensate, mi raccomando!
Grazie
per aver letto!
Salutoni!