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Autore: Annina88    21/03/2010    2 recensioni
Non puoi nascondermi nulla Rob. Non ci sei mai riuscito, nonostante tu sia un attore straordinario, sei davvero un pessimo bugiardo. Puoi essere chi vuoi davanti ad una telecamera, ma sai essere solamente te stesso non appena la spengono. Ed io l’ho sempre saputo. Ho sempre saputo quando mentivi. Ho sempre saputo quello che provavi. Lo sapevo quando ero viva e lo so tutt’ora che sono morta e mi servo di uno specchio per poterti vedere. Ecco un'altra one shot sul mio amato Robert Pattinson, la mia dolce ossessione. Spero che vi piaccia!!! Leggete e commentate!!!
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- ALLO SPECCHIO -

The show must go on

“Dieci minuti, signor Pattinson”

“Va bene”

Ti vedo, Rob.

Ti vedo perfettamente perché, se così si può dire, sei a meno di un metro da me. E ti vedevo anche quando la distanza tra noi copriva la larghezza dell’Oceano Atlantico.

Ti vedo e so che avresti preferito che quell’assistente ti dicesse che lo spettacolo è stato annullato all’ultimo momento. Si sono rotte le luci. La tua coprotagonista è ridotta uno straccio a causa di un mal di gola improvviso. La scenografia è crollata. Qualsiasi cosa. Purché lo spettacolo non si faccia. Purché tu non sia costretto a salire di nuovo su quel palco, quando senti che nessuno degli spettatori presenti può capirti. Quando vorresti essere da tutt’altra parte. In un posto dove tu non sia costretto a fingere di essere quello che non sei. E non parlo di Mr. Darcy. Non vuoi più essere un attore che finge di essere felice mentre finge di essere qualcun altro. Questa doppia finzione ti sta uccidendo. Eppure, è l’unica cosa che può salvarti. E’ l’unica cosa che può impedirti di cadere nel baratro del dolore, o del nulla.

E tu lo sai bene. Per questo, nonostante tutto, sei qui.

Non puoi nascondermi nulla Rob. Non ci sei mai riuscito, nonostante tu sia un attore straordinario, sei davvero un pessimo bugiardo. Puoi essere chi vuoi davanti ad una telecamera, ma sai essere solamente te stesso non appena la spengono. Ed io l’ho sempre saputo. Ho sempre saputo quando mentivi. Ho sempre saputo quello che provavi. Lo sapevo quando ero viva e lo so tutt’ora che sono morta e mi servo di uno specchio per poterti vedere.

Gli specchi sono l’unico modo che ho per tornare da te. Vorrei che tu lo sapessi…Vorrei che sapessi che quando fissi il tuo volto pallido e smagrito nello specchio del bagno in realtà stai fissando me. Che mentre ti affatichi nel riconoscere i tuoi occhi in quelle macchie gonfie e scurite in realtà stai fissando i miei occhi. Ed in quei momenti, anche se non sono più viva, anche se non sono più umana, anche se ho perso la mia corporalità, io rabbrividisco. Rabbrividisco perché a volte ho la sensazione che tu davvero stia guardando me. Che tu sappia che oltre quella superficie fredda e trasparente ci sono io.

Il tuo sguardo su di me mi ha sempre provocato questa sensazione. Brividi. Di piacere. E’ stato così la prima volta che ti ho visto, ed è stato così anche l’ultima volta.

L’ultima volta…Uno dei miei ricordi più nitidi. Ricordi cosa ti dissi prima di chiudere gli occhi e perdere completamente i sensi?

“Amore…devi farti la barba…”

Le mie ultime parole, prima che il tumore inghiottisse completamente le mie ultime risorse.

Le mie ultime parole, sussurrate con un sorriso, mentre il dolore di perderti anestetizzava completamente la sofferenza che scuoteva il mio corpo.

I tuoi occhi. L’ultima cosa che ho visto prima di abbandonare la mia esistenza fisica. I tuoi occhi blu, di un blu immenso in cui infuriava una tempesta di amore e dolore.

Ed il tuo amore che mi ha tenuta in vita molto più di quanto mi aspettassi. Ero come un palloncino pronto a spiccare il volo, ma tu eri la cordicella che mi teneva legata al suolo.

Sei bellissimo anche senza sorriso, amore mio. Ma come ci riesci?

Vorrei trovare il modo per farti sentire la mia presenza, per farti sentire che io sono con te. Che ho mantenuto la promessa che ti ho fatto, quando il cancro mi stava lentamente divorando.

“Non voglio che mi lasci…” mi sussurrasti, con quella tua voce dolce e arrochita dal dolore.

“Io non ti lascerò mai, Rob” fu la mia risposta, la mia promessa.

Ti accarezzai il volto, raccogliendo sulla pelle screpolata delle mia dita le lacrime che nemmeno in quella occasione riuscisti a trattenere, nonostante i tuoi sforzi. Sapevi che il tuo dolore acuiva la mia sofferenza, ma come ho detto prima, a telecamere spente, non sei più in grado di fingere.

Prendi l’ipod, appoggiato sulla mensola davanti a te. Fai in modo che le cuffie si incastrino per bene in quelle che ho sempre reputato delle belle orecchie. Ricordo il modo in cui mi guardavi, quando te lo dicevo. Come se fossi una pazza. Sgranavi gli occhi e subito dopo aggrottavi le sopracciglia, prima di scoppiare nell’ennesima risata sincera ed imbarazzata. Avrei voluto dirti quanto il suono della tua risata fosse vitale, assieme al sapore delle tue labbra. La sensazione che mi faceva pensare a quanto fossi fortunata. A quanto la mia vita valesse la pena di essere vissuta. La tua risata, ogni tuo bacio…io…io vivevo per quello. Avrei dovuto dirtelo, sempre, ogni giorno. Ogni volta che mi domandavi come facessi a sopportarti. Ogni volta che mi domandavi come facessi ad amarti.

Traccia 26. Lo so già senza bisogno di guardare le tue dita che selezionano la canzone. Quella canzone. Quella che ascolti almeno dieci volte al giorno, anche se non ti fa bene. Quella che ascolti soprattutto quando non sai che diavolo stai facendo, quando non sai nemmeno più chi sei. Quella che ascolti quando hai bisogno che qualcuno ti urli che devi andare avanti, nonostante tutto. Quella canzone che è ancora la mia canzone.

La stavo ascoltando anche la prima volta che ti ho incontrato. Ricordi?

Avevo appuntamento dal veterinario alle tre e come al solito arrivai in anticipo. Non immaginavo che varcando quella soglia la mia vita sarebbe cambiata, raggiungendo la perfezione. Uscisti dallo studio del dottor Brown, stringendo tra le braccia la tua amata Patty. Piangevi ed accarezzavi quella deliziosa palla di pelo candida come se fosse la cosa più importante della tua vita. Mentre ti avvicinavi alla porta, mi guardasti per circa 97 centesimi di secondo. Non sapevo chi fossi, non conoscevo il tuo nome, ma quei 97 centesimi bastarono a farmi innamorare di te. Quando uscisti, ti seguii dopo pochi secondi. Ero in anticipo, appunto. Ero sicura che non ti avrei rivisto, invece ti coprivi il volto con le mani, seduto su un muretto, con la tua cagnolina accucciata accanto ai tuoi piedi.

“Come si chiama?” ti chiesi, piegandomi sulle ginocchia per accarezzare la tua amica.

“Patty” rispondesti semplicemente, guardandomi senza chiederti chi fossi e cosa volessi da te.

“Patty…lo sai che sei bellissima?”

Ricordo perfettamente quegli occhioni neri e ancora colmi di vita, che sembravano ringraziarmi per le mie dolci attenzioni.

“Le restano solo pochi giorni” dicesti, e sentii il tuo bisogno di sfogare il tuo dolore.

“Eppure è così fiera…”

Non so perché quella frase ti colpì. So solo che i tuoi occhi mi fissarono in un modo così intenso da spezzarmi il cuore, quel cuore che poi avresti ricomposto, pezzo per pezzo, con la tua dolcezza e la tua follia.

Mi manchi, amore mio. Tutto di te mi manca. Mi manca rimproverarti per il tuo disordine. Mi manca il tuo sguardo incantato quando mi mettevo un bel vestito. Mi mancano le telefonate chilometriche quando da te era mezzanotte e da me mezzogiorno. Mi manca allacciarti il nodo della cravatta quelle rarissime volte in cui decidevi di indossarla. Mi manca la tua adorabile paranoia.

Mi manca fare l’amore con te. Mi manca il desiderio nei tuoi occhi mentre slacciavi uno ad uno i bottoni della mia camicetta. Mi manca il tuo respiro caldo sulla mia pelle mentre mi sfioravi il collo con la punta del naso. Mi mancano i tuoi capelli tra le mie dita innamorate, mentre le tue giocavano con ogni parte del mio corpo. Mi mancano le nostre intime carezze, i nostri baci proibiti, la nostra bramosia di dare e ricevere piacere, i nostri gemiti, il nostro invocare il nome dell’altro, chiamandoci “amore”. Mi manca la tua schiena nuda, alla quale mi aggrappavo quando entravi dentro di me. Mi manca quella perfezione, quel perfetto incastro dei nostri corpi e delle nostre anime, quella magnifica sincronia che il più delle volte ci prendeva per mano e ci conduceva all’apice insieme. Mi mancano le coccole che seguivano, i tuoi occhi dolci ed inumiditi, la tua fronte leggermente imperlata di sudore, le tue labbra tese in un sorriso di pace e completezza. Mi manca addormentarmi tra le tue braccia, con le tue labbra premute sulla mia fronte.

Ricordi la prima volta in cui abbiamo fatto l’amore? Certo, e come dimenticarla? Sul sedile posteriore della tua BMW classe ‘89, un rottame che poco si addiceva al tuo status di divo. Una risata mi sfugge se ripenso a quante volte abbiamo dovuto sbattere la testa, io contro la portiera e tu contro il finestrino, prima di capire che la soluzione meno scomoda era farti sedere e mettermi a cavalcioni su di te…E’ stato magnifico, ma abbiamo realizzato che sei troppo lungo per fare l’amore in una macchina senza romperti l’osso del collo.

E sono sicura che ricordi anche l’ultima volta…

“Vuoi fare l’amore con me, Rob?”

“Ho paura che sia troppo…ho paura di farti male…”

“O forse…forse non mi desideri più perché non sono quella di prima? Perchè sono più magra…Perché non ho più i miei capelli…Perché sto mor…?”

Non mi lasciasti finire. Mi tappasti la bocca con un bacio. Tanto spesso preferivi rispondere alle mie domande con i gesti piuttosto che con le parole.

“Per me sei sempre bellissima…” bisbigliasti contro la mia fronte “Ma non…Non voglio farti male…”

Quanto mi hai ricordato Edward in quel momento…

“Non succederà, amore mio. Ti prego…voglio fare l’amore con te…almeno un’ultima volta…”

Esaudisti la mia richiesta, e fu meraviglioso. Riuscisti a farmi sentire davvero bellissima. Piangemmo entrambi, quando fummo immersi dal piacere. Perché entrambi sapevamo che quella sarebbe stata davvero l’ultima volta. Il mio cuore smise di battere due giorni dopo…

Premi play.

Riesco a sentire l’attacco delle tastiere. Riesco a sentire le dita di John Deacon pizzicare le corde del suo magico basso. Riesco a sentire la forza delle bacchette del grande Roger Taylor che picchiano sui tamburi della sua batteria. Riesco a sentire i virtuosismi del mitico Brian May e della sua fedele e storica Red Special.

E poi, riesco a sentire lui. La sua voce. Che abbatte le barriere dello spazio e del tempo. Che varca il confine tra la vita e la morte, da una parte e poi dall’altra. Che è talmente forte e disperata che non crederesti mai che a cantare sia un uomo e non una creatura ultraterrena.

Empty spaces, what are we living for?

Abandoned places, I guess we know the score

On and on, does anybody knows what we are looking for?

Forse anche per te, mio dolce Rob, il mondo non è che uno spazio vuoto. Lo vedo bene dal tuo sguardo spento, dai tuoi occhi che non hanno più quella splendente vitalità di cui mi sono innamorata. Dal primo momento in cui ti ho visto.

Another hero, another mindless crime

Behind the curtain, in the pantomime

Hold the line, does anybody wants to take it anymore?

Ancora una volta, amore mio. Ancora una volta devi salire su quel palco. Me lo hai promesso, perché sapevo che recitare sarebbe stata l’unica cosa che ti avrebbe tenuto lontano dalla pazzia.

The show must go on, the show must go on

Inside my heart is breakin’

My make may be flaking

But my smile still stays on

E’ così, mio dolce Rob. Lo spettacolo deve continuare, anche se io non ci sono più. Anche se il mondo intero per te è completamente privo di senso da quando me ne sono andata. Ma sai che non è così…Sai che, come hai vissuto prima di me, puoi e devi vivere anche dopo di me.

Sono morta come la tua Patty. Fiera e con il sorriso. Che motivo avevo di non sorridere sapendo che avevo avuto la possibilità di godere del dono più prezioso che mi potesse essere offerto: tu…? Quattro anni, insieme a te, l’amore della mia vita, anzi, della mia esistenza. Mi sei rimasto accanto, sempre. E non sei fuggito quando abbiamo saputo che ero malata, nonostante ti avessi quasi pregato di farlo, perché non volevo che ti sentissi impotente mentre mi guardavi morire. Ma tu, cocciuto come sei, sei rimasto. Sempre. Mi hai tenuto la mano. Mi hai fatto ridere. Hai pianto anche le mie lacrime. Mi hai desiderata anche quando la chemio si era portata via i miei capelli. Adoravi così tanto respirare il profumo dei miei capelli…

E mi hai amata. Teneramente, sinceramente, completamente.

Chiudi gli occhi ed una lacrima ti sfugge. Ti chini in avanti come se stessi perdendo i sensi. Ma so che non è così. La canzone è giunta al momento, il mio momento, la mia parte preferita. E per questo soffri. Appoggi una mano alla parete di specchio davanti a te, come se non fossi capace di reggerti.

My soul is painted like the wings of butterflies

Fairy tales of yesterday will grow but never die

I can fly, my friend

Ed allungo anche io la mia mano, poggiando il palmo in corrispondenza del tuo. Ed è come se sentissi il calore della tua pelle, il sangue che pulsa nelle tue vene, il battito del tuo cuore nel petto. Ti sto toccando, Rob. Ti sento, ti posso sentire come mai mi è successo da quando sono morta. Non piango, non posso. Ma questa dolcezza, questa verità mi commuovono. Quello che sento è dolce ed è vero. Non siamo mai stati così veri come in questo momento.

Sto volando, proprio come gridava Freddie. Sto volando come una farfalla, mentre riesco a percepire il tuo tocco. Mi stai regalando una favola, Rob. Me ne hai regalata una ogni singolo giorno da quando ti ho conosciuto.

Alzi il capo e fissi la tua mano, confuso e quasi stordito. Forse…forse l’hai sentito anche tu? Mi hai sentita, Rob? Ti porti la mano vicino al viso. La guardi come se non l’avessi mai vista prima d’ora. Poi i tuoi occhi si concentrano sul loro riflesso nello specchio. Ti sfiori le labbra con le dita, mentre vedo scorrere nel tuo sguardo ancora quella sensazione. La stessa che ho provato io. Solo che tu non sai cosa sia, non puoi saperlo e mai lo saprai.

Ma ti piace, perché ora, mentre altre lacrime scivolano lungo le tue guance, stai sorridendo. Insieme a me. Ed è la prima volta che ti vedo sorridere davvero. Finalmente sei Rob, il mio Rob, e non più il suo fantasma.

E ti amo, Rob. Accidenti se ti amo.

Ti togli le cuffie. Spegni l’I-Pod. Indossi la giacca nera di Mr Darcy ed esci dal camerino. Ma solo dopo aver guardato ancora una volta lo specchio. E sarai grande su quel palco, questa sera. Sarai grande come non lo sei mai stato.

Da questo momento in poi, da quel sorriso in poi, le cose cambieranno.

The show must go on, amore mio.

E tu andrai avanti.

Tornerai ad essere te stesso, sempre.

Ti ricorderai che la vita ha un senso che va colto in ogni sua singola sfaccettatura.

I’ll top the bill, I’ll overkill

Il desiderio di recitare, di strimpellare la tua chitarra, di pigiare i tasti di un pianoforte tornerà a scorrerti nelle vene.

I have to find the will to carry on

E ti innamorerai. Di nuovo. T’innamorerai di una ragazza splendida che ti renderà felice.

Ed io sarò gelosa, certo. Anche gli angeli, se così mi si può definire, hanno le loro debolezze, sai? Sarò gelosa perché lei ti potrà toccare ed io no. Sarò gelosa perché lei potrà prepararti gli spaghetti alla bolognese ed io no. Sarò gelosa perché potrà arrabbiarsi con te quando come al solito metterai i panni colorati in lavatrice assieme con i bianchi ed io no. Sarò gelosa, ma sarò felice. Perché io ti voglio felice e perché so che tu mi amerai sempre.

Perché il tuo amore è ciò che ha dato senso alla mia vita.

Ed io non morirò mai, finché tu ti ricorderai di me.

  
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