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Autore: Ladynotorius    23/03/2010    5 recensioni
Gliel'avrebbe pagata.
Poco ma sicuro, Bill avrebbe pagato col sangue tutte le sue disavventure.
E quella dinamitarda avrebbe presto capito, che fra di loro, chi avrebbe sempre vinto era LUI.
Bhè, più o meno...
Genere: Romantico, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo dedicato interamente alla Trottolina.
Grazie per avermi ceduto il tuo posto al concerto.


4. Non farei mai una cosa del genere

 
Quando si svegliò la prima cosa di cui si rese conto fu che qualcosa di estremamente pesante le bloccava le gambe.
Erano solo le otto e lei aveva ancora troppo sonno per stare ad analizzare ogni singolo dettaglio. Certo era che il braccio che aveva posato sulla pancia non era di certo suo.
Pronta ad eliminare fisicamente il chitarrista che sicuramente le stava facendo uno scherzo - Eccerto! Non badare a dettagli come il fatto che lui a quest’ora generalmente sta andando a dormire, furba - girò la testa giusto in tempo per aprire la bocca e dir...
Oh.
Mio.
Dio.
 
...
 
Porco Kaulitz.
 
***
 
Che lei fosse una fan sfegatata, lo dimostrava il suo studio (che si era premurata di chiudere a chiave) e che fosse dotata di occhi con cui -mangiarsi fino all’ultimo fotogramma - notare la bellezza dei quattro angeli dell’apocalisse era ovvio, scontato e banale.
Certo era che neanche nei suoi sogni più arditi poteva anche solo avvicinarsi ad immaginare la perfezione di Tom Kaulitz mentre dormiva.
Era rivolto verso di lei, gli occhi chiusi - e meno male che sono chiusi, altrimenti moriresti, ammettilo - la curva perfetta del suo naso illuminata appena da quel poco di luce che riusciva a penetrare dalle tende, ti invogliava a morderlo - che pensieri fai? - e le treccine nere erano perfettamente allineate, come se un artista avesse voluto sistemarle prima di immortalarlo così com’era.
Bellissimo.
Fagli una foto.
Si certo. Se vuoi poi, già che ci sono, me lo porto a letto!
Te lo sei già portato a letto.
‘Mazza, che due coglioni che sei. Intendevo dire che...
Lo so cosa volevi dire, furba! Sono la tua coscienza di fan, non la prima sconosciuta.
...
Comunque, nel caso, avresti la mia approvazione.
Non avevo dubbi.
E ci mancherebbe! Non ci si accontenta della prima bistecca che passa, ma se si parla di Tom Kaulitz...
La pianti una buona volta?
...ce l’hai a due centimetri da te come minimo devi baciarlo.
Cosa ne è stata della tua promessa di ieri? NIENTE idee pericolose. No. Punto. E fine.
... Che pizza.
Mai quanto te! Taci e non rompere le palle che adesso devo inventarmi una scusa per trattarlo male, e dopo che l’ho visto addormentato me ne devo inventare una BELLA grossa per essere convincente.
 
Lo fissò un’altra volta.
Cazzo se me la devo inventare grossa.
 
Sentiva il peso della gamba di Tom fra le sue e tentò di muoversi piano per non farlo svegliare.
Per cosa poi? Era così dannatamente perfetto anche mentre dormiva che solo Dio sapeva perché quel ragazzo si dovesse svegliare.
Dovrebbe essere dichiarata fuori legge una bellezza così sfacciata e priva di fronzoli. Dannazione a lui!
Era quasi riuscita a disincastrarsi senza che quel dannato imbecille si svegliasse quando quest’ultimo, giusto per intossicarla ancora di più, aprì di scatto gli occhi.
Ecco posso pure morire ora, già che ci sono.
 
- Ma che diav...- fece per iniziare lui, ma Archana si riprese piuttosto in fretta.
- Ma che diavolo lo dico io, accidenti a te, non so dove tieni nascosto tutto quel peso ma sappi che non mi sento più le gambe grazie a te. Levati di mezzo! -
Tom alzò la testa e controllò che ora fosse sul soffitto, poi si ricordò che non era a casa sua con la sua sveglia puntata verso l’alto e si girò di nuovo verso la ragazza.
- Scusa, non sono abituato a dormire con qual...- troppo tardi si rese conto dell’errore fatto.
Archana scoppiò a ridere.
- Il SexGott che non è abituato a dormire con qualcuno. Tu lo sai che se non fossi una vostra fan potrei sbugiardarti a mezzo mondo? - però la gamba continuava a rimanere fra le sue.
Tom si accoccolò meglio.
- Fai pure. Uno in più, uno meno. Posso tornare a dormire? -
C’era un qualcosa di sgradevole e rassegnato in quell’affermazione. Uno più, uno meno. Come se fosse successo così tante volte da essere diventato una normalità.
Quella cosa le fece venire il voltastomaco e la portò a parlare prima di riflettere.
- Non farei mai una cosa del genere Tom. - si portò la mano alla bocca per bloccare parole che erano già state dette, ma tutto quello che le rispose fu un sommesso russare.
Si era riaddormentato.
... dovrei incazzarmi, ma abbiamo dormito solo cinque ore, tanto vale aspettare a dopo e rosolarmelo a fuoco lento.
Lasciò perdere e si accomodò più vicino. Tanto, si disse, non ha tolto neanche la gamba.
Si riaddormentò subito.
 
Non farei mai una cosa del genere Tom...
 
***
 
Quando si svegliò per la seconda volta il braccio continuava a pesarle sullo stomaco e la gamba continuava a rimanere intrappolata fra le sue.
Con gli occhi in gloria controllò per la seconda volta che ora fosse.
 11.09
Decisamente accettabile.
 
Fregandosene altamente di non svegliare l’ospite che continuava a rimanerle attaccato si staccò, condendo ogni sua mossa con termini sempre più fantasiosi, e quando poggiò il piede per terra, si rese conto che si, quel dannato barbone, le aveva fatto addormentare le gambe.
Si alzò con fatica, barcollò verso il bagno e con un calcio si chiuse la porta alle spalle.
Aveva paura di guardarsi allo specchio, per paura di scoprire di sembrare la sorella brutta di Dolores Umbridge ma alla fine non se ne curò più di tanto e si lavò la faccia.
Truccati e fatti gnocca!
Arc ignorò la sua voce interna pensando che se forse la lasciava parlare a vuoto sarebbe stata zitta.
E non pensare di potermi ignorare! Ti canto tutto il tempo Komm mettendoci il nome di Tom!
Sei una rompipalle te l’ha mai detto nessuno?
... ti ricordi si, che siamo la stessa persona?
Si che lo so... Dio, sto parlando con me stessa dandomi pure delle risposte! Devo farmi curare!
Su questo non c’erano dubbi, considerando che hai dormito tutta la notte con Tom abbracciato a te e tu non l’hai neanche baciato!
Come te lo devo dire che non posso baciarlo?
Ma perché no?
... come perché!? È Tom Kaulitz non il primo sfangato!
...e quindi?
Se non ci arrivi da sol-... ancora che mi do risposte da sola. TACI!
 
La sua coscienza tacque.
 
Riordinando le idee tornò in camera da letto, giusto per infartare di nuovo sul viso di Tom che continuava a dormire beato sotto le lenzuola.
Non potè esimersi dal poggiarsi allo stipite della porta e guardarlo.
Avrebbe voluto fare delle foto... ma se le avesse fatte e lui se ne fosse accorto sicuramente avrebbe pensato che voleva fregarlo... quindi evitò.
Anche perché se poi fosse andata a portare le foto a sviluppare qualche scatto sarebbe sicuramente finito in mani sbagliate e lei non poteva permetterlo.
Per lei, certo, ma soprattutto per lui.
 
Falla col cellulare.
...
No dai seriamente! Se la fai col cellulare e togli la suoneria e il flash non se ne accorgerebbe neanche se gli facessi un intero servizio fotografico.
 
Per tutta risposta si allontanò dalla causa di tutti i suoi discorsi mentali e andò in cucina.
Trovò il bicchiere con cui aveva bevuto Tom e prima di fare qualcosa di incredibilmente stupido come bere dallo stesso punto in cui lui aveva poggiato le labbra (sicura che se l’avesse fatto, lui sarebbe arrivato proprio in quel momento facendole fare la più brutta figura di merda di tutta la sua vita) lo mise a lavare.
Fai la foto!
Ti prego, ti prego... non darmi questi suggerimenti idioti. Hai idea di cosa succederebbe se mi sgamasse?
No. Ho idea di cosa ti farò io se non lo fai.
Ma perché!
Senti cerebrolesa! Hai Tom Kaulitz nel tuo letto, che cazzo di motivazione ti serve?!?
...
Prendi il cellulare -  prese il cellulare - togli la suoneria - tolse la suoneria - apri lo sportellino della cam - aprì lo sportellino della cam - E togli il flash. - tolse il flash.
Senza ulteriori indicazioni della sua coscienza di fan andò con passo felpato in camera da letto, si accertò che il ragazzo dormisse veramente e dopo un minuto di esitazione in cui la sua cam andò in stand by si decise.
 
Era ancora girato di lato con la mano vicino al viso e la bandana, che non si era tolto, un po’ spostata di lato. Non molto, segno che aveva dormito fermo quasi tutta la notte.
Gli fece la foto in quella posizione, una e una soltanto, solo per ricordarsi almeno lei che quella notte aveva dormito con Tom Kaulitz.
Poi fuggì dalla stanza.
 
Brava.
Grazie.
 
Per evitare di deprimersi con pensieri funesti chiuse lo sportellino del cellulare, lo mise in ufficio, chiuse a chiave la stanza che provava al mondo intero quanto fan una ragazza potesse essere e andò a recuperare i suoi vestiti in camera da letto pensando alle cose più impellenti da svolgere.
Ossia andare a recuperare i croissant al bar.
 
***
 
A svegliarlo fu l’assoluta certezza di essere solo nel letto. Non avvertiva più il caldo provato tutta la notte e anche se percepiva le coperte che lo avvolgevano, sapeva che la sua fonte di calore personale non era più presente.
 
Aprì gli occhi e constatò che per una volta aveva ragione.
Era solo in camera. Non sentiva rumori dietro la porta chiusa e si domandò, non senza panico, se la nanerottola l’avesse lasciato da solo in casa sua.
 
Quello sarebbe stato un problema pari alla metropolitana.
Tanto per iniziare: come ci tornava a casa? E poi... come faceva con l’abitazione della ragazza? Di sicuro l’arpia non gli aveva lasciato le chiavi.
Ma poi lei... dov’è che abitava?
Se le fossero entrati i ladri in casa perché lui se n’era andato senza chiudere bene non se lo sarebbe mai perdonato.
 
Oh bhè, non esageriamo. Le ricomprerei tutto e si sistemerebbe la situazione.
 
Eppure era sicuro che la piccoletta non l’avrebbe perdonato così facilmente e a buon mercato.
 
Decise di alzarsi, tanto i suoi standard erano stati già ampliamente superati quando si era svegliato quella mattina alle otto e mentre controllava se Archana fosse in una delle stanze la sentì rientrare.
 
- Non puoi entrare lì dentro, è chiuso a chiave. E comunque non si curiosa in casa altrui. -
 
Ecco... mi mancava proprio la predica.
 
- Buongiorno anche a te nanerottola. -
- Non sforzarti di ricordare il mio nome, sono sicura che già l’energia che hai impiegato per usare le buone maniere ha prosciugato quel poco di cervello che hai. Comunque, nonostante tu sia un così evidente buzzurro, ho una sorpresa per te! - continuò lei senza neanche starlo a sentire.
- Ti hanno detto che sono Tom Kaulitz e che mi devi trattare bene e hai deciso di provare questa nuova esperienza? -
- No, ma figurati, con i miracoli neanche ci tento. Stiamo parlando di te, non sei un essere umano che va trattato bene. Al limite posso evitare di prenderti a frustate. Comunque, se vuoi vedere la sorpresa, vieni con me in cucina! - lo liquidò lei con un’alzata di spalle.
- Hai deciso di avvelenarmi con una tazza di latte? - si informò educatamente lui.
- Sei matto? Non si spreca il cibo, il latte men che meno! Al limite potrò farti svenire facendoti ingoiare una pallina intera di salsa wasabi. Magari ti annebbierà quel tanto che basta il cerv-...
- No, è impossibile, più annebbiato di così non è umanamente possibile. Siediti! -
Per l’ennesima volta Tom si ritrovò ad ubbidire senza riuscire a rispondere alle frecciatine della ragazza. La vide prendere un vassoio, tirare fuori qualcosa da un sacchetto e prima che potesse chiederle cosa stesse facendo si ritrovò davanti un enorme piattino con cinque croissant allineati e la faccia tutta contenta di Archana carica di aspettativa.
- ... -
- Non sapevo cosa preferissi. Allora le ho prese di tutti i tipi. -  spiegò pazientemente lei, neanche stesse parlando con un bimbo di cinque anni.
A quel punto Tom aveva una sola domanda da porre.
 
(Ti reputi sana di testa Per caso?)
 
- Le posso mangiare tutte? -  e sfoderò gli occhioni dolci.
Archana rise.
- Si. Le puoi mangiare tutte. Vuoi una tazza di caffelatte? O preferisci il tè? Ho anche il succo di frutta se vuoi!
- Quello che prendi anche tu a me va bene. -  e dirottò la sua attenzione sui croissant.
Ora si poneva un dilemma non da poco.
...
Con quale iniziava?
 
***
 
Archana lo guardò divertita mentre faceva fuori uno dopo l’altro i croissant che aveva preso e gli riempiva il bicchiere con succo all’ace.
Lei era diventata drogata di quella bibita, avrebbe potuto berne tutto il giorno senza mai stancarsi e le faceva piacere constatare che anche lui non ci andava leggero.
- Vuoi anche un caffè? -
Tom alzò lo sguardo e fece un cenno di diniego.
- No grazie, l’ace va più che bene. Non tollero molto bene il caffè mi rende nervoso -
Arc si rimangiò la battutaccia che stava per fargli.
Erano sicuramente le ultime ore in sua compagnia, sperava che almeno si ricordasse che aveva fatto lo sforzo di essere gentile con lui.
- Mi aspettavo una battuta sarcastica e invece niente, devo preoccuparmi? -
Bhè... se sei tu che me le tiri fuori è un altro discorso.
- Tu che ti preoccupi? Sai fare anche questo? Ma sei sicuro? - la faccia stupita di Archana era tutto un programma.
- No in realtà sono un mostro insensibile a cui non gliene frega niente della gente, sai com’è, ci tengo alla mia reputazione, è che non è da te stare zitta quando te la servo su un piatto d’argento... -
Gli scoppiò a ridere in faccia.
- Tu sei un cosa? Aspetta, dopo questa mi sa che devo far aprire anche il portone del condominio. -
Tom la guardò sospettoso.
- In che senso scusa? - sembrava quasi che gli stesse dicendo che non era un mostro insensibile, ma questo non era possibile trattandosi di Archana.
Che, invece,lo stupì.
- Tu sei un cucciolo troppo cresciuto in altezza, con gli occhi da cerbiatto ferito e il naso più bello del mondo, non saresti minimamente in grado di vedere qualcuno ferito e non fermarti a chiedere se serve una mano. No bhè, dai, così è esagerato. Non riusciresti a vedere qualcuno ferito e a non mandare qualcuno a verificare che stia bene. Fra le tante cose sei anche culopeso. -
Tom ghignò.
- No, ti prego, non pensare troppe belle cose di me, poi mi eccito! - sospiro dall’altra parte.
- Poi però ti ricordi che sei Tom Kaulitz il chitarrista rompicoglioni e torni a fare l’idiota, cosa che, se mi posso permettere, ti viene fin troppo bene. - ma Tom non ristette.
- Dai, DILLO! Dillo che sei innamorata di me e che tenti di nasconderlo in tutti i modi! - la sbeffeggiò.
- Senti gallo dalle uova d’oro, ora che io ammetto una cosa del genere fai prima a sposarti e avere figli. - e inarcò un sopracciglio.
- Non voglio darti una brutta notizia, nanerottola, ma i galli non fanno uova. -
- ... Mi contesti le uova e non il fatto che ti ho dato del gallo. Avrò di che riflettere per i prossimi cinque minuti! - chiaramente divertita dallo scontro, impari, Archana continuava quel gioco di botta e risposta.
- Non ti sforzare troppo - la redarguì lui fingendosi preoccupato.
- No tranquillo, già mettermi al tuo livello mi occupa troppe energie, se poi dovessi preoccuparmi anche di te e delle tue cazzate farei corto circuito in men che non si dica. Sai, in questo sei un asso!
- Nel mandare in corto circuito le ragazze? -  si informo lui, gasandosi per quello che le sembrava un accenno di complimento.
- No, nelle continue cazzate che dici. -
Tom non ce la fece più. Era troppo per lui.
Con un grossissimo sospiro la guardò in faccia e... scoppiò a ridere.
- Dio Archana, se non ci fossi ti dovrebbero inventare! Sai che sei la prima, e spero anche ultima, che mi risponde così? -
Archana, che si aspettava un commento acido, rimase spiazzata nel vedere Tom così rilassato e così allegro.
Un po’ le si scaldò il cuore, abituata com’era a vederlo ridere solo col fratello e con gli amici, nel rendersi conto che quella risata era scaturita per lei.
 
Finirà tutto molto presto.
 
Questo pensiero improvviso e alquanto molesto le attraverso la mente in un lampo.
E la fece tornare seria.
 
- Allora Tom. Ti andrebbe di spiegarmi cosa ci facevi ieri alla metropolitana e come mai non sei ancora stato ripreso e riportato alla base? -
 
***
- Ti giuro che un coglione grande come te e deficiente quanto te non l’ho mai visto e ringrazio i cieli per questo! Come può una star internazionale del tuo dannatissimo livello uscire di casa senza il cellulare, senza bodyguard, senza soldi, senza portafoglio e sperare di NON perdersi quando non sa usare neanche la metropolitana?! - lo scoppio d’ira della ragazza lo lasciò dapprima basito e poi infastidito.
- Non credo che siano affari tuoi! E comunque, di sicuro non ho pianificato tutto questo. Volevo solo uscire un po’ e fare quattro passi! -
- Quattro passi!? Dalle informazioni che ho io tu dovresti avere la casa dall’altra parte di Berlino! Come diavolo ti è saltato in mente di fare due passi a quell’ora di notte senza neanche sapere dove ti stavi girando!? E cosa più importante, come cazzo è possibile che a memoria non ti ricordi neanche mezzo numero di cellulare?! Non hai mai chiamato tuo fratello? -  cominciava ad avvertire una forte emicrania pulsarle nel cervello e quello non era un buon segno.
- Furba! Se sono sempre con lui, che motivo ho di chiamarlo al cellulare? Senza contare che ho sempre il mio con me, dovrei cercare solo il suo numero nella rubrica, a questo ci hai pensato? -  gli urlò dietro di rimando.
La vide irrigidirsi un attimo e poi sciogliere le spalle.
- E’ vero. Immagino però che tu sappia qual è il tuo numero di telefono. A quante donzelle l’hai rifilato? -  lo guardò attentamente. - Non l’hai dato in giro a quanto sembra. Mi fa piacere saperlo.-
 
E non sai quanto!
Zitta, che la situazione qui è tragica.
 
- ok. Non ti ricordi nessun numero? Neanche quello di casa? - provò a farlo ragionare.
- Ma ti pare? Sai quante volte hanno dovuto cambiare il numero di telefono di casa? Sono sempre riuscite a trovare il numero e a dare il tormento ai nostri genitori. - suonava amareggiata la sua risposta. Archana sentì l’impulso di chiedergli scusa.
- Mi spiace. Ciò non toglie che è lo stesso un casino bello grande per noi. Fammi pensare... e se chiamassimo la Universal? -
Tom si illuminò a giorno.
- Certo! Perché non ci ho pensato io? -  la faccia di Archana gli diede la risposta. Preferì tacere.
- Hai per caso internet? Troviamo il numero della Universal, gli diamo la via di casa tua, che per inciso non so quale sia e mi vengono a recuperare! -
Archana non lasciò che finisse che andò nello studio. Tom la seguì a ruota ma quando fece per entrare lei lo bloccò e gli chiuse la porta in faccia. Successivamente si sentì il rumore di una serratura che si chiudeva.
Ma per quanto Archana fosse stata veloce, Tom era riuscito a vedere uno squarcio della camera e quello che aveva visto l’aveva lasciato abbastanza basito.
Solo due poster gli erano rimasti impressi e sfortunatamente in tutti e due lui era presente.
È veramente una nostra fan.
Due minuti dopo sentì che Archana stava riaprendo, ma prima che potesse infilarsi nella stanza lei lo fulminò con un’occhiata raggelante.
- Provaci, e ti rado a zero. - dallo sguardo sinistro c’era da fidarsi.
Prese il cordless e lo diede a Tom.
- Questo è il numero. Chiama. Io vado a sistemare in cucina.
 
***
 
Quando tornò, lei aveva finito di lavare piatti e bicchieri e si apprestava a mettere sul tavolo le sedie per passare l’aspirapolvere.
 - Tutto risolto? - si bloccò quando lo vide arrivare.
Sbadiglio colossale dall’altra parte. - Si. Mi hanno fatto una lavata di capo e ho tagliato corto. L’unica cosa è che dovrei aspettare il pomeriggio. Per te sarebbe un problema? Per che ora devi essere al lavoro? -
Lei lo guardò interrogativa. - Per le 20. Perché? -
- Mi domandavo se potevo restare qui fintanto che loro non arrivavano a prendermi. Purtroppo mio fratello ha dato il tormento a tutti stanotte e a quanto pare è crollato solo stamattina. Vorrebbero venirmi a prendere con lui presente, ma per ora lo lasciano dormire... - si passò le mani sugli occhi - Ciò significa che forse, se sono fortunato, per stanotte mio fratello avrà smesso di sbraitare dopo che saranno venuti a prendermi. -  la guardò speranzoso - posso restare qui permanentemente? Così non lo sento per qualche giorno prima che vengano a cercarmi. -
- Non ho capito. Ti vengono a prendere nel pomeriggio perché tuo fratello vuole essere presente e fin qui ci siamo. Ma dove, lo sanno? - Archana aveva una faccia sempre più perplessa.
- A dire il vero no. Volevo prima sentire se tu eri d’accordo affinché rimanessi qui in casa tua. Nel senso, se per te non era un problema. -
- Ah. Bhè si, puoi restare qui, se prima delle 19 vengono a prenderti. -
- Se fossi una persona polemica ti farei notare che il tono che hai usato era troppo sorpreso per i miei gusti. - le fece osservare lui con un accenno di broncio. Ecchediamine aveva fatto le cose per bene e lei lo smontava?
- Sai com’è sono abituata al Tom idiota, non pensavo che ci saresti arrivato al fatto che dovrei andare al lavoro... -  liquidò il discorso lei.
- La prossima volta vedrò di ricord-...
Archana non resistette. Una volta poteva passare, ma due erano già troppe.
- NON CI SARA’ UNA PROSSIMA VOLTA, OK? -  sbraitò.
La voleva capire si o no, che lei sapeva che non l’avrebbe più rivisto o doveva fargli il disegnino?
- Te l’ha mai detto nessuno che per le crisi di nervi ci sono i calmanti? -  la rimbeccò lui.
- E a te l’ha mai detto nessuno che se parli con una fan non le puoi sventolare ipotesi come se niente fosse!? Non mi sembra tanto difficile da capire. - andò in sala, accese la televisione e fanculo alle pulizie per quel giorno.
 
Vaffanculo a te, a quel demente di tuo fratello e a tutta la vostra cricca di maledetti tedeschi rompicoglioni. Quanto mai sono venuta a recuperarti! E STAI ZITTA COSCIENZA DI MERDA CHE SONO GIA’ ABBASTANZA NERVOSA PER I FATTI MIEI!
Hai fatto tutto tu.
 
Tom la raggiunse e incrociando le braccia le chiese - Hai per caso le tue cose? -
Archana lo incenerì con lo sguardo.
- Tu... proprio non capisci. - si alzò dal divano su cui si era scaraventata pochi secondi prima. - tu non hai mai avuto degli idoli che per te era un sogno incontrare. Al massimo hai avuto idoli per cui hai detto “sicuramente lo vedo al prossimo party e gli chiedo un autografo. Anzi, magari lo chiederà lui a me”. Sai che c’è Tom? Non sono un giocattolo. Quindi piantala o ti scaravento sul pianerottolo. -
- Sembra quasi che per te sia importante che io mi ricordi di te. -  la interrogò lui.
Occhi al cielo dall’altra parte. - No guarda, non me ne frega niente. Ora cortesemente, fai la ripetizione di chiamata e avvisa che puoi rimanere qui. Io abito in Schwartzstrasse numero 9, il campanello è... vediamo, come faccio di cognome? - lo mise alla prova.
- Schneider! - andò a botta sicura lui.
- Sbagliato, Schmitt.- lo distrusse Arc.
- E che ho detto io? - cercò di smorzare la tensione Tom e parzialmente gli riuscì.
Archana lo lasciò fare, andò in camera da letto per lasciargli un po’ di privacy e si mise a sistemare il letto.
Neanche se mi pagano le metto a lavare 'ste lenzuola oggi.
Poi scostò le tende, aprì un filino la finestra per far cambiare l’aria e... sbatté contro Tom che l’aveva raggiunta.
- Accidenti, potresti annunciarti in questi frangenti! Ieri notte ti hanno sentito anche nello Zimbabwe!-
-... No niente è solo la mia fan che ha ingoiato cianuro. È da ieri che mi tratta male, pensa un po’... Senti Arc, non è che mi daresti il numero di casa? Nel caso ci fossero problemi e dovessero avvisarmi. -
Lei, avvertendo una profonda desolazione, abbassò gli occhi.
- Deficiente, è scritto sul cordless il numero. - come, come, COME aveva fatto ad arrivare alla sua età senza che qualcuno lo ammazzasse?
-... hai sentito? E adesso è in buona! Cioè, non oso immaginare che arma di distruzione di massa è quando è incazzata. - un tic all’occhio destro della ragazza lo avvertì che era molto vicino a vedere dal vivo suddetta arma.
- Bene, ti lascio, ho idea di dovermi nascondere in bagno per tornare a casa sulle mie gambe... -
Archana prese un pettine antico che teneva sul cassettone.
- Non era alle gambe che pensavo. - lo informò dolcemente lei.
- ... Si, decisamente devo andare in bagno... prendi nota velocemente il numero è... - ed elegantemente se la diede a gambe.
Arc scoppiò a ridere poi, cercando di riprendere un briciolo dello sguardo cattivo che aveva prima, peraltro riuscendoci benissimo, tornò in sala.
- Demente, esci fuori. Quel pettine si romperebbe con lo sguardo, figuriamoci se lo userei per i tuoi capelli. -
- non mi fido di te! - le rispose da dietro la porta.
- Oh grazie! Mi fa piacere che tu ci sia arrivato da solo!- Partì con voce zuccherosa -  Però ti informo che le porte di casa mia hanno bisogno tutti della stessa chiave.- Continuò con voce più bassa -  Ci metto mezzo minuto ad aprire quella porta e a prenderti a calci, quindi vedi di venir fuori. - finì abbaiando.
Ci fu un attimo di silenzio poi la serratura della porta scattò e Tom uscì fuori.
- Per la cronaca mi son lavato i denti. Non mi stavo nascondendo da te. - puntualizzò subito.
- Credici. Ora... come impieghiamo il tempo prima che i rinforzi arrivino?

***

La Lady Informa che è troppo stanca per tutto.
Domani correggerò eventuali errori ecc, prima di allora... scusate, non ce la fo proprio...
Ma grazie a tutti per le bellissime recensioni!
Vi amo!
  
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