Una sola parola...
"Avevo solo un sincero e piccolo
desiderio nella testa, ma per quanto semplice non sarebbe mai diventato
realtà.
Ma nei miei pensieri continuavo a sperare fosse possibile realizzarlo, pur se non avrei potuto far nulla. Nel mio cervello continuava a ronzare in continuazione una sola parola: Amore…"
Capitolo 1
♥
Mi alzai dal letto cercando di non
fare rumore. Erano precisamente le tre di notte, e il buio della mia
stanza mi faceva sentire in ansia. Tastai il muro per trovare il
pulsante della luce, che appena si accese mi stordì
più di quanto non lo ero già. Non riuscivo a
dormire, forse per il fruscio degli alberi e il picchiettio della
pioggia sul terreno, che provenivano da fuori, o forse
perché nella mia mente c’erano troppi pensieri. Mi
alzai dal letto e mi avvicinai a piedi nudi, alla finestra. Pioveva
forte e il vento sembrava spazzare via tutti i poveri oggetti
malcapitati in strada. Quella notte
Il mio odio verso quel sentimento
così forte che prima o poi tutti provano era dovuto proprio
Chiusi la finestra e misi le
ciabatte rosa decisa ad andare in cucina a prendere qualcosa da bere.
Avevo voglia di latte, pur se detestavo quell’alimento con
tutto il cuore, perchè mi dava senso di vomito, non ho mai
capito il motivo. Lo desideravo forse perché volevo
sottopormi a nuove sfide, per rendere la mia vita un po’
più avventurosa, visto che da un po’ vivevo solo
perché morire
avrebbe fatto soffrire altre persone, come mia madre, mio fratello. Una
vita da schifo
in fondo. Perché se la tua vita non ti piace preferiresti
non vivere, anche se dovresti combattere per farla tornare in salita.
Ma avevo perso totalmente le speranze e non avevo quasi più
forza per tirare avanti. Mi spingeva solo il desiderio di riuscire a
rincontrare mio padre, che a poco sarebbe uscito dal carcere in Spagna.
Questa tesi è la prima
che mi veniva in mente in quel momento per motivare
l’interesse verso il latte. Cominciare dal latte…
che grande cavolata… ma visto che ero totalmente caduta in
depressione, era stato sempre un inizio, anche se stupido.
Molti mi avevano rassicurato,
dicendomi che la vita va avanti, che non finisce per un motivo
così sciocco. Ma non ho mai compreso come si potessero
permettere di affermare che il motivo sia stato totalmente sciocco. Io
ero sicura che sia stato un perché valido, anzi validissimo.
Ma tanto… cosa importava a me dei pensieri della gente,
stavo già male per conto mio.
La finestra si spalancò
tutto d’un tratto, e mi sembrò di sentire un
leggero rumore di passi. Ma in casa c’ero solo io,
perché mia madre era da Carmen, mentre Fabio da…
Gonzalo. Mi affacciai di nuovo alla finestra per controllare fosse
stato solo il vento, perché iniziava a venirmi un fastidiosa
e piccola preoccupazione. Io mi spaventavo sempre facilmente, anche per
una cosa di pochissima importanza. Bruno me lo diceva sempre, che ero
una fifona. A volte ero coraggiosa, come quando rubai i documenti a
Francesca e tutto il resto, ma quello era stato anche merito di
Socorro.
Il vento era diminuito, non
soffiava quasi più, cosa alquanto strana.
Decisi di scendere comunque di
sotto anche per sgranchire un po’ le gambe. Restare sola in
casa non mi era mai piaciuto. La casa troppo grande, le stanze buie, le
tapparelle delle finestre che sbattono e che ti fatto prendere un colpo
ogni volta.
Accesi la televisione tanto
perché non sapevo più cosa inventarmi per passare
in tempo. Dormire proprio no. Misi un canale diverso dal solito
e… che bella coincidenza, capitai nel
bel mezzo della proiezione di un film horror. Ero tentata nel cambiare
canale, ma la curiosità me lo impedì. Il film
parlava di una bambina che era stata rapita, che
si trovava in una stanza da tantissimi giorni, e che chiedeva
disperatamente aiuto. Non finì di vedermi nemmeno i primi 10
minuti, che caddi in un sonno profondo, ma non per questo senza
sogni… e incubi…
Verso le sei e mezza di mattina
sentii la porta di casa aprirsi. Ero sdraiata sul divano e tenevo a
malapena gli occhi aperti. Non so nemmeno chi sia stato ad entrare.
Chiesi gentilmente di chiudere la porta quando andava via altrimenti
avrei preso freddo. Poi ripresi dolcemente il sonno dalla quale ero
uscita per alcuni minuti e dalla quale non vedevo l’ora di
tornare.
Pochi giorni dopo cominciai a fare
uno strano incubo la notte. Non capivo il perché di questo
ricorrente avvenimenti che mi sembrava piuttosto strano.
All’inizio pensai fosse dovuto al film che avevo
visto… ma poi iniziai a rendermi conto che non ci azzeccava
nulla.
C’ero io in mezzo a una
stanza buia da dove si intravedeva la luce da una finestrella
piccolissima. Chiedevo e urlavo aiuto… poi sentivo la voce
di una bambina.
-“ che
qualcuno?” urlavo
-“ si ci sono
io” veniva avanti con una candela in mano che non le faceva
luce sul viso, e quindi non potevo vederla in faccia.
-“ chi sei?”
chiedevo disperata.
-“ il tuo incubo
peggiore”
Angolo Autrice ^^
Ok… questa ff
è da tanto tempo che l’ho in testa… e
l’avevo anche scritta su un foglio. Poi l’ho
perso… e quindi l’ho rifatta d’accapo.
Spero non sia un schifezza… e che vi piaccia almeno un
pochino…
Questo è solo il primo
chappy… un pokino bruttino… ma serve per la
storia… xD
Bacioni