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Autore: StephEnKing1985    24/03/2010    1 recensioni
Dopo tanti anni, finalmente Andrea Emanuele e Marco riescono ad ottenere la sospirata laurea. Ma come cambierà la loro vita una volta usciti dall'università? Terzo capitolo della saga di Andrea, Emanuele e Marco, i personaggi italiani creati dal tranquillo Notrix, dopo ben due anni dall'uscita dell'ultima sua fiction, datata 2008.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE

ATTENZIONE !!! AVVISO IMPORTANTE !!!

 

I fatti narrati in questo racconto non sono mai accaduti; I nomi e cognomi dei personaggi sono inventati e non corrispondono a realtà; I personaggi sono tutti maggiorenni in ottemperanza alle leggi Statali; Ogni riferimento a fatti realmente accaduti o persone è puramente casuale.
Buona lettura.




FINALMENTE... LAUREATI!!!

Soggetto e sceneggiatura di
Stefano Jevlier
Marco De Cristina

Regia di Notty







Università degli studi di Milano
Aula B
Ore 09.35 AM


-...Per cui, il diritto/dovere all'informazione è un diritto inalienabile da parte delle due parti che interagiscono, ovvero i giornalisti e il pubblico. Tuttavia c'è da ricordare che i giornalisti devono rispettare alcune regole dettate dalla morale, dall'ordine pubblico e dalle leggi stesse nel riportare gli eventi...-

In piedi accanto al telo bianco su cui erano proiettati i lucidi della sua tesi di Laurea, Marco spiegava il suo testo alla Commissione Universitaria. Il titolo della sua tesi era "Il diritto dovere all'informazione dal 1920 al 2009".
Vestito con una giacca nera ed una cravatta a losanghe viola (avuta in prestito da Andrea) che faceva a cazzotti con la camicia azzurrina, appariva più alto di almeno dieci centimetri, sebbene lui non ci facesse nemmeno caso.
Conclusa la spiegazione, si fermò un attimo. Gli occhi nascosti dai nuovi occhiali senza la montatura corsero su per gli spalti dell'aula, gremita di gente che peraltro nemmeno conosceva. Cercava con lo sguardo sua madre, poi la vide in prima fila accanto ad un uomo barbuto dai capelli bianchi. Suo padre. L'uomo lo guardava impassibile, a braccia conserte, annuendo di tanto in tanto, come se se ne intendesse di giornalismo e comunicazione; La madre invece si teneva le mani in grembo, guardando il figlio con aria preoccupata, proprio come si guarderebbe un avvincente film romantico.
Per ovvi motivi, non vide tra gli spalti Andrea ed Emanuele.

"Chissà come se la starà cavando Emanuele...?"

*****

Università degli studi di Milano
Aula D
Ore 09.45

-Così... senza ombra di dubbio alcuno, possiamo affermare che ... da quando è stata introdotta la legge numero... eeeh... scusate, la legge ... La legge che impone il divieto di mostrare immagini implicite.. ehm scusate volevo dire esplicite.. immagini esplicite di violenza o che comunque urterebbero la suscettibilità morale della gente, il servizio d'informazione deve porsi di fronte a due domande principali...-
-Può bastare così, signor Ricciarelli. Grazie.-

Emanuele chinò il capo in segno di ringraziamento, sorridendo leggermente imbarazzato. Evidentemente sapeva benissimo anche lui di aver fatto una figura barbina parlando così, come un perfetto imbecille. I componenti della commissione si guardarono preoccupati, mentre lui faceva correre il suo sguardo verso gli ospiti. Riconobbe molti amici dei suoi genitori, suo nonno e sua nonna, i suoi genitori....... e i suoi fratelli, in particolare sua sorella Graziana che si stava scompisciando dalle risate, insieme con Francesco e i gemellini Mattia e Cristian. Digrignò i denti, arrossendo come un peperone. Infine, i membri della commissione gli sorrisero benevoli (ad Emanuele sembrò più un sorriso da "vieni avanti cretino", più di circostanza che altro), ma infine si alzarono e gli tesero la mano.
Con un sorriso raggiante, Emanuele si alzò dalla sedia e strinse la mano a tutti i presenti. Era talmente nervoso che le mani gli erano diventate appiccicose, e infatti i membri della commissione si pulirono di nascosto le mani su pantaloni e gonne. Per darsi un contegno, Emanuele si sistemò il nodo alla cravatta. A quel gesto, si udì un coro di colpi di tosse (erano in realtà risate soffocate), e quando Emanuele si girò di scatto, sorridendo, incespicò nella sedia e cadde dal palcoscenico sul quale si trovava. Le risate esplosero nell'auditorium, e le macchine fotografiche si scatenarono in un tripudio di lampi e flash.

*****

Università degli studi di Milano
Aula E
Ore 10.00

Il tripudio di risate fece fare un risolino ad Andrea, che si interruppe immediatamente. Già il Dottor Baudaffi era stizzito quella mattina, e l'abbigliamento di Andrea non contribuiva certo a calmarlo: si era vestito con una camicia di color rosa chiaro, una cravatta a righe arancioni che ricordavano il giubbino d'emergenza che si indossa in caso di incidente e una giacca nera a righe bianche, in coordinato con i pantaloni. Semplicemente peggio di un pugno in un occhio.

-Mi parli... del cosiddetto "Editto Bulgaro", mi dica cosa si intende con libertà di informazione e limiti imposti dalla Legge.-

Con un sorrisetto compiaciuto, Andrea annuì e si preparò alla dissertazione su ciò che gli aveva chiesto il Dottor Baudaffi. Intanto, sugli spalti dell'aula, il signor Giovanni Castellino osservava suo figlio, sorridendo benevolo, con l'aria di chi è soddisfatto del proprio figliolo, incredulo di trovarsi alla discussione della sua tesi di laurea.

-L'editto Bulgaro si riferisce ad un evento accaduto nel 2001, quando l'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in visita alla città di Sofia in Bulgaria, pronunciò una frase riferendosi a dei giornalisti che avevano, a sua detta, diffamato la sua immagine. I giornalisti colpiti dal provvedimento furono i citati Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi...-

Farcì la spiegazione di notule e gesti evocativi, dando sfoggio della sua erudizione sull'argomento, a cui aveva dedicato ben dieci pagine di spiegazione nella sua tesi. Il dottor Baudaffi lo guardava stupefatto, mantenendo comunque quell'espressione torva che lo contraddistingueva. Annuiva ogni tanto, sfogliando le pagine della tesi di Andrea; quando poi questi ebbe finito, il Dottor Baudaffi annuì solennemente.

-Molto bene, signor Castellino. Una spiegazione davvero esauriente.-

Andrea sorrise raggiante, quasi saltava dalla sedia per la contentezza. Strette le mani dei professori in commissione, si girò verso suo padre, strinse il pugno e sollevò l'indice e il medio a formare una "V".
(Vittoria, papà!)
Il Signor Giovanni gli sorrise, applaudendo. Accanto a lui, si profilò l'immagine di Stefano, che gli sorrise dolcemente. Andrea ricambiò il sorriso, mandandogli un bacio da lontano.


Erano così terminate le discussioni delle tesi dei tre ragazzi. L'ultimo a finire fu Andrea, che uscì soltanto alle dieci e mezza, mentre Emanuele e Marco avevano già concluso da poco. Si incontrarono tutti quanti nel largo corridoio dell'università, sorridendo e abbracciandosi, accompagnati dai rispettivi parenti e amici.

-Yahooo!!! Ce l'abbiamo fattaaaaa!!!!-

Urlò Andrea, abbracciando forte Marco ed Emanuele, che esclamarono in coro "Vittoria!!!"

-Congratulazioni, figlio mio.-

Disse il Signor Castellino, e Andrea si sciolse dall'abbraccio con Marco ed Emanuele per andare ad abbracciare il padre. Una punta di commozione lo sfiorò, ma cercò di trattenere le lacrime. Il padre gli sorrise benevolo come sempre, come se il suo ragazzo ora non avesse venticinque anni, ma bensì venti di meno. Era ancora il suo bambino.
Dietro il signor Castellino comparve Stefano, raggiante di felicità. Vedendolo, Andrea lo prese a sé e lo abbracciò insieme al padre, rubandogli un dolce bacio sulle labbra.

Poco lontano, la madre di Marco gli accarezzava le guance e i capelli coperti dalla corona d'alloro, mentre il padre lo teneva sottobraccio, sorridendo orgoglioso.

-Siamo fieri di te, figliolo. Bravo, bravissimo!-
-Adesso ti dovremo chiamare Dottore!-
-Ehm sì... ma... non esagerate, per favore! heheheh!-

Risero tutti insieme, e tra le risate generali ci furono quelle dei fratelli di Emanuele, che lo stavano canzonando per la figuraccia raccolta.

-Whahahahah!!! Ci hai fatti scompisciare di brutto, Ema!!!-
-Ma smettetela, idioti... che cosa ne capite voi...-

Emanuele era ancora rosso come un peperone per la vergogna, e sua sorella Graziana rincarò la dose:

-Sei l'unico che riesce ad inciampare proprio durante il giorno della sua laurea.-
-E tu sei l'unica a non capire mai niente, sorellina... Ero nel panico più totale, è normale che ho fatto qualche piccola gaffe....-
-Adesso basta, smettetela di torturarlo, 'sto povero figliolo. Dopotutto il pezzo di carta se l'è preso, quindi...-

Era il padre di Emanuele, che stava incitando i figli a non ridere troppo, sebbene stesse ridendo anche lui. Emanuele aveva sempre portato allegria in famiglia grazie alle sue figuracce, ma il culmine l'aveva raggiunto quel giorno, inciampando davanti alla commissione di Laurea. Un piccolo aiuto gli venne da Marco, che gli si avvicinò e lo prese sottobraccio, strizzandogli l'occhio.
A quel gesto, Emanuele lo prese a sé e lo abbracciò. Non erano più fidanzati un anno, ma nonostante tutto erano ancora amici. Era stato Marco a voler interrompere la storia. Aveva bisogno di un po' di tempo per pensare, per capire cosa volesse veramente dalla vita. Con un po' di dolore, Emanuele aveva acconsentito, ben sapendo che Marco non aveva altri amanti né andava a cercarseli. Eppure ogni volta che andava in discoteca e un ragazzo cercava di abbordarlo, lui si girava dall'altra parte e lo snobbava; In questo senso, Marco gli aveva lasciato una ferita indelebile. Marco non era sostituibile con il primo fighetto raccattato in pista. Marco era Marco. E adesso erano in pausa.

-Congratulazioni, campione.-
-Grazie, micetto.-
-Miiiaaaooo!-

Marco accompagnò quel verso con un gesto della mano, a simulare la zampata di un gatto. Dopodiché si sorrisero e si avviarono verso il parcheggio, tutti quanti, con le famiglie, per raggiungere il ristorante dove si sarebbe tenuto il ricevimento.

   
 
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