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Autore: Rhoy    29/03/2010    7 recensioni
Un one-shot comica ed abbastanza corta sulla coppia Draco/Pansy. Molto diversa dalle mie, solitamente introspettive, malinconiche. Ed anche il mio Draco, contegnoso, bastardo ed impeccabile, stavolta si mostra esasperato dal modo di fare della cara mogliettina. Molto semplice e fresca, per regalare un sorriso a chiunque abbia voglia di leggerla. Nata dalla consapevolezza che... noi donne siamo così.
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La scelta della borsetta.




Delle capocciate al muro, dopotutto, non erano un’idea così negativa. Giusto?
Spalancò gli occhi dalle iridi grigie ed ampie, sdraiato sul letto, guardando il soffitto senza vederlo davvero, frustrato. Sembrava aver fatto abuso di allucinogeni.
Una mano andò a rallentare il nodo della cravatta, mentre il biondo iniziava a fare “no” con la testa.
A vederlo, così, chiunque lo avrebbe creduto pazzo.
Vestito in giacca a cravatta, rigorosamente nere, e sotto una camicia grigio scuro. I capelli lasciati a ricadere in ciocche biondissime e sbarazzine -ma per qualche motivo perfettamente in ordine- sugli occhi grigi.
L’eleganza di quella figura era letteralmente spiazzata dall’espressione, la posizione stremata e fuori di sé.
Ma, fidatevi, chiunque nella sua situazione sarebbe impazzito.
Aveva detto a sua moglie che sarebbero dovuti uscire “tra cinque minuti”… quanto? Due ore e mezza fa?
E la risposta, ovviamente, era stata “Arrivo, un po’ di pazienza”.
Ma il bello fu come lo disse.
Sì, perché lo disse uscendo dalla doccia, con un asciugamano a fasciare il corpicino perfetto, i capelli bagnati e corvini lasciati ricadere sulle spalle lattee.
Cinque minuti.
Cinque minuti?
Cinque minuti, non ce li avrebbe messi neanche un uomo, essendo appena uscito dalla doccia. Figuriamoci una donna, per vestirsi, mettere tutte quelle diavolerie di cremine con le quali sua moglie aveva invaso il bagno, truccarsi, vestirsi, improfumarsi e… *rullo di tamburi* la scelta della borsetta.
Era quello che mandava Draco fuori di testa.
La maledettissima scelta della borsetta.
Perché Pansy impiegava un’ora ogni santissimo giorno per scegliere quella maledetta “tasca portatile” –come la chiamava Draco-, per poi metterci… cosa? IL rossetto. IL fard. IL mascara.
…Draco sarebbe addirittura stato disposto a tenere quelle tre diavolerie a cui le donne erano tanto affezionate nella sua tasca dei pantaloni (con il rischio che cadessero ed a) I presenti lo prendessero per uno dell’altra sponda; b) Nell’istante in cui il rossetto avrebbe toccato la superficie del pavimento, che la moglie lo facesse fuori ad unghiate). Ma tutto pur di risparmiarsi quella messa in scena pazzesca in cui lei si posizionava davanti allo specchio –solitamente con già due ore di ritardo- e provava tutte , dico tutte, le borsette che avevano anche solo un filo di cucitura uguale al vestito, alle scarpe o al trucco. E ne aveva migliaia.
C’era da spararsi, può giurarvelo Draco Malfoy, che a quel punto dello show si metteva le mani nei capelli ed usciva dalla stanza a passo quasi di corsa per impedirsi di mettersi ad urlare contro la sua dolce metà quanto sarebbe stato meglio sposarsi con un Ungaro Spinato.
Blaise, tuttavia, non si stava di certo chiedendo come mai sia lui che Theo –Draco era sicuro che quello fosse nella stessa situazione- fossero in tale ritardo. No, era sicuro che Blaise, anfitrione di quella cena tra amici, fosse nella medesima situazione, a sua volta.
L’invito era stato per le otto? Alle nove, Daphne sarebbe stata ancora in fase-trucco.
« Pansy, tesoro,» la chiamò, con fintissimo tono soave « Siamo in ritardo di almeno due ore… se non ti sbrighi vado da solo » la minacciò, il biondo, che, dopo aver poggiato la fronte contro il marmo di quella scultura che odiava e che ancora si chiedeva perché sua moglie avesse voluto in camera loro, aveva tentato di calmarsi. Ostentava una certa freddezza, con davvero poco successo.
Era palese che, se prima la sua pazienza era andata a farsi benedire, ora stava per iniziare a lanciare oggetti contro la parete.
Il visetto di Pansy spuntò dalla porta del bagno, allibito. Era ben truccato, in maniera non troppo forte, ma comunque femminile, ad evidenziare gli occhioni verdi. I capelli nerissimi piegati in morbide onde.
Quella inclinò il capo, affilando gli occhi, erigendosi. Ora lo stipite copriva solo metà del suo corpo ancora fasciato dall’asciugamano –notò Draco, con disappunto-. Aveva un pennello, forse per il fard, in mano.
« Come, scusa? » chiese, con fare infastidito la vocetta melodica e controllata di sua moglie.
A Draco parve di perdere un battito. Quando sua moglie usava quel tono, era finita.
« E’ per caso colpa mia, se tu ti dimentichi di avvisarmi prima del fatto che Blaise ha organizzato una cena? »
Draco sgranò gli occhi, in una smorfia tra sbigottimento e stizza.
« Te l’ho detto stamattina, Pansy! »
Quella fece spallucce, alzando leggermente il mento, con fare ogoglioso.
« Sai quanto ci vuole perchè una donna organizzi mentalmente il suo look per una serata? »
« Un mese? » ipotizzò Draco, guardandola truce.
Lo sguardo della ragazza si fece tagliente. Contrasse appena le labbra vermiglie e lucide, rimanendo immobile. Poi, dopo neanche un secondo, afferrò la maniglia della porta del bagno e la chiuse di scatto, con un bel botto ad enfatizzare il fatto che Draco – fosse – rovinato.
Il ragazzo rimase sul letto, rialzando lo sguardo sul soffitto, disperato. Addio.
Dopo mezz’ora –ed erano due ore e mezza di ritardo- la ragazza uscì. Un vestitino viola a tubino era in netto contrasto con la pelle pallida. Ai piedi delle scarpine in raso color lavanda. I capelli corvini le ricadevano sulla schiena, sulla quale il vestitino si scollava a “V”.
A Draco scappò un sorriso, che però nascose subito. Altro che Ungaro Spinato… sua moglie era sempre la più bella.
Quella, con il nasino levato verso su, decisa ad ignorare il marito, andò verso l’armadio. Ed il modo in cui lo aprì fece capire a Draco solo una cosa… la scelta della borsetta stava per iniziare.
Scattò in piedi. Ogni traccia del sorriso di poco prima era sparita, rimpiazzata da un’espressione di mera frustrazione, abbandono. Sarebbe stata la faccia perfetta per un ubriacone, con una lattina deformata di birra in mano, spaparanzato sul divano mezzo sgangherato di una casa incasinata come poche. Niente a vedere con il contegnoso, orgoglioso, ricco sfondato, arrogante rampollo dei Malfoy.
Iniziò ad uscire dalla stanza e stavolta fu lui a sbattere dalla porta.
Si recò al piano di sotto, dirigendosi verso l’ala del maniero dove teneva collezionate tutte le scope da corsa più famose del mondo. Guardarle lo rilassava pazzescamente.
Rimase lì una buona mezz’ora, dopo di che… perché no?
Afferrò una tornado del 2008, carrozzeria elegante e velocità assicurata.
Si diresse fuori, verso il cortile e vi montò sopra. Si diede un leggero slancio con le gambe e…
Pazzesca. Stava sfrecciando in aria, il vento gelido che frustava violentemente il viso pallido, la sensazione di libertà tangibile, unica. Aveva il controllo di tutto, in quel momento. Non gli serviva nulla, era… padrone di tutte le sensazioni, dei sentimenti, degli stimoli. Non era il tipo, Malfoy, da far sgualcire una giacca tanto costosa, ma sua moglie lo mandava fuori di testa. Senza quello, avrebbe rischiato di prendersela davvero in maniera eccessiva con lei.
Iniziò a girare sul suo maniero, nel cortile, alternando veloci sfrecciate a più lente e morbide curve, quando… sentì uno squittìo.
Abbassò lo sguardo e sua moglie… era nel cortile, con le mani sui fianchi, gli pareva.
Il viso del biondo si contrasse in una smorfia d’irritazione. Iniziò a scendere verso di lei, che teneva in mano una pochette nera con inserti lilla. Man mano che si avvicinava iniziava a farsi più visibile la sua espressione infuriata, più udibile lo “squittìo” che in realtà erano delle proteste.
Quando scese, quella si avvicinò, lo afferrò per la giacca con la manina.
« Ma dico, sei matto?! »
« Pansy, ora che diavolo vuo… » ma non fece in tempo a finire la frase che quella iniziò ad urlare.
« Demenza senile, Draco? Eh?! E' questo? O ho sposato un imbecille di nascita? »
Il biondo spalancò gli occhi. Era per caso impazzita?
Quella si girò ed iniziò a camminare a passo di marcia, battendo i tacchetti da dieci centimetri sul vialetto in marmo del cortile, verso il punto in cui si sarebbero potuti Smaterializzare a casa di Blaise, tirandoselo dietro per la giacca. « Pansy, tu stai fuori di testa! Calmati e dimmi che hai! » La ragazza si girò, gli occhi verdi puntati in quelli argentei di lui. Erano ridotti a due fessure a dir poco minacciose, da vera ex-Serpeverde. « Abbiamo una cena e tu… voli? Vai a farti un giro con la scopa? Ora, grazie a te, siamo in ritardo di TRE ORE! »
   
 
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