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Autore: slice    30/03/2010    5 recensioni
Un processo non è sempre la fine. "La sentenza è appena stata emessa e quel silenzio dura un attimo di indignato stupore, poi c'è solo brusio."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Là, dove il sole fa ombra'
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Espulso

di slice





C'è silenzio nella sala, è rotonda e grande abbastanza perché il minimo sussurro echeggi per minuti.
La sentenza è appena stata emessa e quel silenzio dura un attimo di indignato stupore, poi c'è solo brusio. È denso, sfumato e alto, un brusio che da fastidio e costringe ad alzare la voce per farsi sentire, come fa Tsunade-sama.
“Silenzio,” urla quasi, rimanendo composta e seria come si addice alla sua nuova carica di consigliere. “Per cortesia, silenzio. Il Rokudaime ha emesso il giudizio, la sentenza non sarà ritrattata.” Le sue parole si perdono nel brusio che sembra aumentare invece di sedarsi.
La sala è molto luminosa; la luce forte della mattina inoltrata filtra dalle finestre sparse su tutta la parete in modo simmetrico. Il pulpito dal quale scende il Rokudaime è rialzato e ai lati ci sono altri due banchi a cui è riservato il posto dei Consiglieri. Tsunade da una parte e Shikaku Nara dall'altra. Poco più sotto ci sono vecchi più o meno saggi, Hyuuga per la maggior parte, ed infine la platea.
Ci sono volti indignati e maschere cupe di disapprovazione. Ma c'è anche il sorriso luminoso del ragazzino biondo che ha il pollice alzato, e altri sorrisi più contenuti. Lo stratega che ha avuto voce in quel processo sbuffa quando i loro occhi si incrociano, ma sarebbe una contraddizione vederlo abbattuto adesso mentre poco prima lo ha difeso con placida decisione. La Hyuuga sorride a testa bassa accanto al jinchuuriki, alla sua destra qualcosa cattura l'attenzione e sono una ragazza bionda e una dall'insolito colore rosa che si abbracciano saltellando. Ci sono persone visibilmente contente, altre che, si vede, si rilassano solo in quel momento, e altre ancora, in fondo, che hanno uno sguardo truce e decisamente maldisposto ad accettare un nukenin nel loro villaggio. La verità non fa sempre piacere. È tutto piuttosto confuso e sbiadito davanti a lui ma distingue ancora l'odio.
Poi c'è un rumore dietro e la mano di qualcuno si posa sulla sua spalla destra, inaspettatamente. Si volta e c'è un occhio che sorride, socchiuso, la maschera increspata e la chioma argentata reclinata su un lato. Scorge tutto questo a fatica, ma avverte chiaramente che la mano del Rokudaime è calda e grande e sa di paterno, nonostante lui lo abbia quasi ucciso quando quell'uomo era ancora un semplice jounin.
E c'è qualcosa che si scioglie, lì, nello stomaco, è caldo e liquido e fa stare tanto bene che il dolore, tutto il dolore che prova, da molto tempo, sembra affievolirsi. Poco, ma lo avverte chiaramente. È una sensazione assai strana e indescrivibile che non si ricorda di aver mai provato e che però appassisce e muore nel momento in cui scorge la figura del fratello.
Vede la distanza tra loro aumentare, si rende conto di non aver il diritto di sentirsi nemmeno leggermente più sereno, si vergogna di quel che ha provato e spera che Sasuke non si sia accorto del suo menefreghismo di un attimo prima. Gli occhi di Itachi fissano un punto che sembra quasi più scuro del resto della sala, il punto dove è seduto Sasuke.
Vorrebbe che il suo otouto si arrabbiasse che gli puntasse un dito contro e che gli vomitasse addosso tutto quel che sente, vorrebbe che lo picchiasse e che si sentisse un po' meglio dopo, vorrebbe, in realtà, vedere una qualsiasi reazione in Sasuke perché non ce ne sono state da quando sono stati portati a Konoha, insieme.
Invece non c'è alcun movimento, alcuna luce in quegli occhi neri come i suoi, anche se non può vederli se li immagina perché li ha già visti così nel loro scontro. Prima c'era odio, adesso immagina, non c'è nemmeno quello, né felicità, né frustrazione, né amore, né nient'altro. Non c'è niente. Sasuke è vuoto e non servirà sacrificare l'esistenza per farlo sopravvivere. Itachi si sente impotente e pensa di meritarselo.
Poi qualcosa si muove: la ragazzina dai capelli rosa chiama suo fratello, la testa di Sasuke si alza e le fa un cenno; Itachi nel frastuono non sente, ma vede le sagome. Arriva anche il jinchuuriki e abbraccia il compagno, poi si volta e indica nella sua direzione. Sasuke piega la testa di lato probabilmente seguendo il dito, pensa Itachi, e capisce.
Li hanno tenuti separati e non si sono mai scambiati neanche una parola, ha cercato i suoi occhi, ma non li ha trovati nemmeno in quella buffa forma pasticciata in cui vede qualsiasi cosa con il suo sguardo malato, e non ha mai pensato, nella confusione degli eventi, che anche lui potesse avere problemi di vista. Non vede l'espressione di Sasuke, ma sente la risata del jinchuuriki e scorge la ragazzina abbracciare entrambi.
“Sasuke è intontito dai sedativi: ha subito un'operazione impegnativa agli occhi, ma voleva essere presente al tuo processo e io, dopo aver consultato il primario, gliel'ho accordato,” dice Kakashi-sama nel suo abito bianco dalle rifiniture rosse e con il cappello con il simbolo del fuoco in mano.
E finalmente a Itachi sembra di sentire ancora quella strana sensazione calda e benefica allo stomaco. Parte del suo dolore si condensa in un punto, lo sente staccarsi e salirgli dentro come se il suo corpo lo volesse espellere. Quel calore evolve, lo fa sospirare, e piega la testa in basso perché è tanto, troppo, tutto insieme e qualcosa di così bello e così grande non lo aspettava più. In quel momento sente lo stomaco comprimersi e il cuore accelerare mentre qualcosa cola dall'occhio sinistro, rotola giù per la guancia passando per le labbra contratte e scivola via, si spera, per non tornare più.



Owari







Tsunade è uno dei consiglieri adesso, e ovviamente anche il primario dell'ospedale. Poi c'è Kakashi Rokudaime e Sasuke precedentemente assolto. Ma che bel quadretto! Adesso faremo entrare i famosi coniglietti rosa e i fiori e le farfalline e io andrò a vomitare più là, va'.
Chu



I personaggi e i luoghi non mi appartengono, e non c'è lucro.



  
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