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Autore: fri rapace    30/03/2010    14 recensioni
Remus provò a indovinare le intenzioni del piccolo: poteva vederlo rigirarsi il sasso nel pugno, allentando e stringendo la presa.
Probabilmente gli altri ragazzi l’avevano sfidato a lanciarlo contro il vagabondo che guastava il panorama e intralciava il passaggio delle persone per bene.
Terza classificata al Contest: "Da un'immagine" di Fabi_
Prima classificata al Contest: "Al contrario" di Rosmary
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Seduto sul basso muretto di un giardino pubblico Babbano, Remus osservava la gente passare davanti a lui. La maggior parte delle persone lo ignoravano e i pochi che gli donavano un secondo d’attenzione distoglievano gli occhi in tutta fretta e con grande disagio.
Remus stese le gambe sul marciapiede e sorrise a una coppia che lo redarguì con un’occhiata di rimprovero, scansandosi rapidamente per scongiurare qualsiasi contatto con lui.
Si rendeva conto che la sua figura malconcia era del tutto fuori luogo in quel contesto, ma non gli importava.
I bambini del quartiere, notata la sua presenza, si erano radunati dall’altra parte della strada. Parlottavano fitto, con sguardi e ghigni rivolti ora a lui, ora a uno dei più giovani della banda, che con uno spintone poco gentile fu lanciato oltre il marciapiede.
“Va’ da quello, se hai il coraggio!” lo provocarono, consegnandogli con fare solenne un sasso di modeste dimensioni.
Remus avvicinò le gambe, appoggiando i talloni al muretto mentre osservava il piccolo avanzare verso di lui. Il suo incedere era esitante, ma non sembrava spaventato.
Poteva avere cinque o sei anni, valutò dubbioso: dopo la morte di James e Lily, per lui lo scorrere del tempo aveva perso ogni significato. I giorni, con suo lieve stupore, avevano continuato a susseguirsi uno dopo l’altro e, a un certo punto, aveva semplicemente smesso di contarli.
Provò a indovinare le intenzioni del bambino: poteva vederlo rigirarsi il sasso nel pugno, allentando e stringendo la presa.
Probabilmente gli altri ragazzi lo avevano sfidato a lanciare l'oggetto contro il vagabondo che guastava il panorama e intralciava il passaggio delle persone per bene.
Fossero stati più grandi, avrebbero escogitato altri metodi per scacciarlo. Era considerato un valido passatempo fare pulizia di randagi; a due o quattro zampe, dopo qualche birra di troppo, non faceva più differenza.
Quando Remus riuscì a scorgere chiaramente i lineamenti del bambino, il tempo riprese a scorrere e iniziò a contare i passi che lo separavano da lui: ogni passo un giorno.
“Un giorno,” mormorò. “sono a Hogwarts.”
“Due giorni, ho degli amici.”
“Tre giorni…” sospirò. “sono solo.”
“Quattro giorni…”
Si interruppe. Il bambino, incitato dai ragazzi a colpirlo, alzò la mano.
Dopo un attimo di totale immobilità, il piccolo assunse un’espressione impietosita e aprì il pugno, lasciando rotolare il sasso a terra.
“Come?” chiese all'adulto, avvicinandosi ulteriormente e guardandolo di sottecchi.
Remus non rispose, così ripeté, a voce più alta:
“Cos'ha detto, signore?”
“Quattro giorni,” disse Remus con voce roca, ringhiosa. Lo spaventò la certezza improvvisa che le proprie parole risultassero incomprensibili: non riusciva a ricordare, in quel momento, se avesse mai parlato con altre persone in vita sua.
“Quattro giorni,” tornò a scandire più lentamente. “al tuo compleanno.”
Gli occhi del bambino si illuminarono increduli, per poi abbassarsi, la gioia sostituita dalla sfiducia di chi è abituato a non illudersi.
“Lei come fa a saperlo?”
Remus indicò con un cenno del capo gli altri ragazzi.
“I tuoi amici ti chiamano.”
“Io non ce li ho, gli amici.”
“Mi spiace.”
“Di cosa?”
“Non ho nulla da offrirti,” confessò, mostrandogli i palmi vuoti e, notò con vergogna, sporchi.
“Oh, non fa niente, nessuno mi dà mai qualche regalo per il mio compleanno,” fu la risposta schietta e disincantata del piccolo.
Remus sorrise tristemente, lo aveva frainteso: se avesse avuto qualcosa da offrirgli, l’avrebbe portato via con sé, lontano… Gli avrebbe voluto bene, avrebbe potuto…
Chinò il capo, sconfitto: no, non avrebbe agito comunque, ammise, provando un profondo disgusto per se stesso.
Perché Remus Lupin non era nulla più di un pericoloso lupo mannaro e un codardo che non aveva la forza di disobbedire agli ordini di Silente. Non aveva mai messo in discussione le decisioni dell'anziano mago, neanche quando erano state la fonte della sofferenza di un bambino.
Di quel bambino.
“Addio, Harry,” salutò a occhi bassi, avviandosi giù per il viale senza più voltarsi indietro, con la consapevolezza che James e Lily erano vivi in quel bimbo che lui non avrebbe mai aiutato.







So che esistono già tante storie su questo argomento, ma avevo in mente questa breve ff da molto tempo... spero non risulti troppo scontata.
Ringrazio chi ha commentato/letto/aggiunto a Preferiti e Da ricordare la mia altra one shot, "Il primo appuntamento di Remus Lupin", grazie mille ^^

ciao
Fri



br> Grammatica e sintassi: 9.7/10
Lessico e stile: 9.9/10
Originalità: 10/10
Caratterizzazione dei personaggi: 15/15
Gradimento personale: 9.5/10
Inserimento dell'immagine: 10/10
Personaggio casuale: 0/3 punti


Per un totale di: 64.1/68 punti


Non è la prima volta che leggo di Remus che incontra Harry durante la sua infanzia, ammetto che sia la tua storia che l’altra che avevo letto (ancora per il contest ‘give it a second chance’ al quale avevi partecipato anche tu, la storia era ‘special days, di Lyrapotter e te la consiglio) mi sono piaciute molto per la visione che avete dato di questo Remus in difficoltà nel suo sentirsi incapace di dare di più a quel bambino che magari vorrebbe abbracciare, ma che invece è costretto a tenere a distanza.
L’originalità è comunque fuori da ogni dubbio: la tua storia narra di un momento poco trattato e lo fa in modo personale. Hai usato degli spunti interessanti, come il contare i giorni o il lancio della pietra. Anche l’ambiente è interessante.La tua storia è molto visiva, hai descritto Remus con attenzione e hai definito in modo puntuale l’ambiente che lo circonda, distinguendo la sua figura ‘strana’ e fuori contesto rispetto al mondo di Babbani che ha intorno.
All’inizio nel leggere di Harry che è pronto a lanciare una pietra addosso a qualcuno mi sono sentita un po’ persa; ho immaginato la sua infanzia e in effetti ho pensato che avrebbe dovuto essere molto piccolo all’epoca di questo avvenimento. I bambini fanno queste cose ed è assurdo pensare che un bambino fondamentalmente solitario e schivo come Harry avrebbe avuto la forza di evitare le minacce dei bulli, in fin dei conti stava in compagnia di Dudley, credo. Tutto questo per dire che in effetti credo di poter dire di essere d’accordo con la tua caratterizzazione. Remus invece mi ha convinta da subito. Ormai lo so che sei un’esperta nel caratterizzarlo, questa volta l’hai dimostrato di nuovo.
Ti faccio i miei complimenti per lo stile che hai usato, che è molto diretto e definito; il lessico è curato e preciso, vario e diretto, adatto allo stile. La punteggiatura non presenta errori. Ti segnalo però uno spazio doppio nella seconda riga, e ' dopo che ad uno a uno avevano notato la sua presenza' .
In questo caso non avresti dovuto usare la 'd' eufonica. In realtà usarla una volta comporta l'obbligo di farlo di nuovo, perché è sempre meglio seguire una linea definita e mantenerla per questo tipo di regole.
L'immagine è ben inserita, so che la storia era già edita, devo dire che l'immagine sembra davvero fcucita sulla tua scena.
Mi è piaciuta molto.
Quindi che posso dire? Complimenti davvero.
   
 
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