ἐπιστολή (lettera)
Sentiva una mano dalle dita affusolate
pettinargli i capelli mentre la sua pelle continuava a rubare calore a quella
caldissima del compagno. Sentiva sul corpo nudo la consistenza morbida delle
coperte e sotto di esso la solidità del corpo del suo generale.
Oltre le tende, la notte faceva
splendere i suoi diamanti più luminosi ed il vento del deserto portava note di
incenso.
- A cosa pensi, Alessandro? -
La sua voce è dolce come le note del
flauto: chiede con gentilezza, lasciando alle risposte il tempo di formarsi.
Alessandro si strinse maggiormente nel
loro abbraccio, prima di rispondere, facendo scivolare una gamba sopra quella
di Efestione per intrecciarle sotto le coperte leggere, nello stesso modo in
cui erano legate le loro mani sul petto del generale.
- Mia madre mi ha scritto un’altra
lettera. Vuole che la faccia venire a babilonia, e si lamenta della mia assenza
Efestione gli tirò leggermente i capelli biondi per fargli reclinare il capo
all’indietro e baciarlo leggero sulle labbra umide, ma quando fece per ritrarsi
Alessandro lo costrinse a fermarsi catturandolo in un bacio appassionato dove
cercò la lingua dell’amante con la propria, coinvolgendolo in un gioco di
carezze umide e calde; si separarono col respiro affannato ed Efestione ne
approfittò per parlare.
- Allora perché non torni? È tanto che
manchi da casa -
- Io sono a casa - ribatté l’altro
guardando il compagno negl’occhi - Babilonia è la mia casa, e tu con lei. Non
voglio tornare, voglio stare qui: lontano dai suoi serpenti, la sua smania di
politica e le sue ossessioni per me! -
Il generale ridacchiò appena, baciandolo
nuovamente sulle labbra e poi sulla fronte.
- Diventare re ti ha reso capriccioso,
amore: tua madre vuole solo starti accanto perché ti ama...-
-Ma non ama te! Vorrebbe separarci ed io
questo non posso tolleralo!-- Alessandro, non essere sciocco. Perché dovrebbe
volere una cosa del genere?-
Alessandro sospirò alzandosi di scatto
dal letto senza curarsi di coprirsi - permettendo all’amante di avere una visione
completa del suo splendido corpo - e si diresse verso il tavolo dove aveva
abbandonato la lettera di Olimpiade.
La prese per poi tornare verso il letto
e riaccomodarsi nell’abbraccio dei Efestione, che si era sollevato a sedere con
la schiena contro i voluminosi cuscini, appoggiandosi al suo petto e
porgendogli la lettera.
Guardò le espressioni che si
susseguirono sul suo volto, la sorpresa e poi il disappunto che gli fece
stringere le labbra in una linea sottile; sentì la presa del braccio avvolto attorno
alla vita serrarsi, probabilmente una reazione istintiva alle frasi odiose
dettate da sua madre.
Efestione lasciò cadere la lettera a
terra e avvolse l’altro braccio - ora libero - attorno alle spalle del suo re:
il silenzio che seguì per svariati istanti fece nascere in Alessandro uno
spiacevole senso di inquietudine.
- Tiòn...?-
- Non pensavo mi detestasse fino a
questo punto...-
Alessandro si mise velocemente in
ginocchio tra le sue gambe per guardarlo negl’occhi, prendendogli il viso tra
le mani senza permettere allo sguardo del generale di fuggire il suo.
- Tu non devi dar peso a quello che dice
lei, le sue frasi non hanno alcuna importanza. Tu devi pensare solo a me, a noi...ed io ti amo e ti voglio
accanto!...Fino alla morte-
Il re vide gl’occhi del compagno
brillare - se di lacrime o di gioia non lo seppe mai, e le sue lebbre
schiudersi per sussurrare...
- Abbracciami!-
Alessandro se lo strinse al petto con forza, facendogli appoggiare la fronte nella
curva del collo, ed Efestione si aggrappò alle sue spalle con la stessa
intensità.
-Non pensare mai di potermi lasciare.
Non te lo permetterò - gli sussurrò Alessandro tra i capelli e sentì le labbra
del compagni tendersi contro il suo collo in un piccolo sorriso, per poi
baciarne la pelle più e più volte, partendo dalla curva con la spalla per
arrivare al profilo dell’orecchio con baci leggeri ma prolungati che
obbligarono il re ad afferrargli la nuca per costringerlo i un bacio lungo e
caldo sulla bocca.
- Sai che non lo farei. Patroclo morì
per Achille...-
- E Achille non abbandonò la guerra per
vendicarlo -
Efestione si sporse a baciare l’amante
con forza, il cuore acceso da quella promessa appena scambiata, facendo cadere
Alessandro di schiena sul letto e bloccandogli i polsi contro le lenzuola che
sapevano ancora di loro; gli baciò il viso - fronte, occhi, guancie, bocca -
poi il petto partendo dalla gola, dove sentiva pulsare il sangue caldo,
scendendo sul ventre piatto e fermandosi a torturare l’ombelico.
- Tiòn...Tiòn smettila...!-
Efestione sollevò lo sguardo, trovando
occhi infiammati e brucianti che gli chiedevano di più e subito; sorrise,
risalendo lungo quel corpo magro e caldissimo che aveva imparato a memoria,
arrivando fino alle labbra del suo re
- Sei sempre stato impaziente, mio re -
sussurrò sulle labbra del'amante accarezzandogli le gambe allacciate alla sua
vita.
Alessandro soffiò un gemito per quelle
carezze tanto intime, circondando il corpo dell'amante anche con le braccia
- Sono sempre stato innamorato di te, è
diverso -
Efestione sorrise dolce, lasciandosi
baciare profondamente per lunghi minuti mentre preparava il compagno con due
dita unte di olio profumato. Sapere che per quella notte il suo bellissimo
Alessandro si sarebbe lasciato amare seguendo ogni suo desiderio, ogni
capriccio, era un brivido che scaldava il cuore ed incendiava il sangue quasi
fosse brace rovente.
Scese a mordergli la pelle morbida del
collo, la spalla, la clavicola, fino ad arrivare ad un capezzolo che torturò
con lingua a denti mentre continuava a preparare l'amante tremando di
aspettativa.
- Ah!...Oh Dei!....Tiòn...-
- Aspetta...ancora un po', amore, solo
un po'-
Adorava vezzeggiare quel corpo
bellissimo: sentirlo muoversi e fremere sotto il tocco delle sue carezze,
concedersi completamente alle sue cure.
- E-Efestione!-
- Sei splendido, amore. Più bello di
Apollo stesso -
- Hm! Smettila di parlare e muoviti! -
Il generale non poté evitare di
ridacchiare per quella buffa presa di posizione così tipica del carattere forte
e testardo del suo compagno.
- Non rinunci mai a dare ordini, vero Alè? -
Ma non lo lasciò replicare, entrando in
lui con una spinta decisa ma comunque attenta, catturando con le labbra ogni
singolo gemito che provocò all'altro.
Alessandro gli abbracciò le spalle con
forza, spingendo l'amante a muoversi dentro di se per lenire l'iniziale
sensazione di bruciore, assecondando quegli stessi movimenti con i fianchi su
cui poggiava una mano dell'amante; quelle occasioni, in cui si lasciava amare
così Efestione, erano diventate sempre più rare da quando non erano più ragazzi
e proprio per questo erano le più importanti.
Si assecondarono a vicenda nel gioco di
tutti gli amanti, e per tutti è privatamente speciale: col passare del tempo
Alessandro aveva capito che in amore non esistono ruoli nè
gerarchie, ma che si è liberi e schiavi ad un tempo e tutti nello stesso modo,
senza eccezioni.
Caddero sfiniti in un groviglio di
coperte e corpi, il respiro ansimante e lo sguardo languido - gli occhi resi
più scuri dalle pupille dilatate . Restarono stesi uno accanto all'altro, con
Efestione che giocava ad intrecciare le dita tra i capelli del suo amore ed il
giovane re che si lasciava coccolare come da ragazzo - quando si nascondevano
nei boschi di Pella.
- Comunque no lo farei mai - disse ad un
tratto Efestione seguendo pensieri tutti suoi e continuando a pettinare i
capelli dell'altro.
Alessandro non aveva voglia di parlare
in quel momento e si limitò a baciargli il collo per fargli capire che era
ancora sveglio e l'aveva sentito.
- Lasciarti, intendo,non lo farei mai.
preferirei morire piuttosto...e lo sai che i serpenti non mi hanno mai fatto
paura -
Il re sorrise tra i capelli del suo splendido
amante facendogli poi piegare il capo per baciarlo.
- Ti amo -
- Anch'io ti amo. Adesso dormi, Alè -
La notte passò tranquilla, leggera come
seta, e il mattino dopo il sole sembrava brillare con più forza sopra una
lettera dimenticata che non faceva più paura.