Prologue: Parting – I don’t want
to let you go.
Uscì dalla cucina con passo e aspetto stanco, appendendo il
grembiulino da cucina. Aveva appena finito di lavare i piatti, e adesso avrebbe
dovuto lavare per terra. Passò davanti al soggiorno, lanciando uno sguardo
scocciato al partner che, stravaccato sul divano, guardava tranquillamente la
televisione mangiando un pacco di patatine.
Sospirò. Ci aveva fatto l’abitudine ormai. Si diresse
stancamente in bagno, aveva bisogno di darsi una sciacquata prima di riprendere
per evitare di cadere addormentata da un momento all’altro.
Entrò lentamente, richiudendosi la porta alle spalle, e vi
si appoggiò con uno sbuffo guardandosi poi attorno. Un asciugamani umido,
utilizzato probabilmente dalla buki poco prima, giaceva sul bordo della vasca
da bagno mentre il tubetto di dentifricio, aperto (chissà che fine aveva fatto
il tappo), era nel bel mezzo del lavandino.. Dove non sarebbe dovuto essere.
Maka si passò una mano tra i capelli sciolti con fare disperato.
Che casino. Non ne poteva più.
-Possibile che non
muova mai un dito …- Sospirò nuovamente, raccattando l’asciugamani e
lanciandolo malamente nella cesta della roba sporca prima di prendere il
tubetto di dentifricio e rimetterlo al suo posto (senza tappo), dando una
veloce sciacquata al lavandino macchiato di pasta dentifricia e pieno di
capelli bianchi.
Ne approfittò per darsi una sistemata, pettinandosi, per
come poteva, i capelli e dandosi una sciacquata alla faccia tanto per
svegliarsi.
Si lasciò cadere sulla tazza chiusa del gabinetto,
sbuffando, e posò la testa su una mano massaggiandosi le tempie.
“Riprendiamo..” borbottò, alzandosi, e voltandosi nuovamente
quando sentì qualcosa frusciarle contro le caviglie e cadere a terra.
“Ma cosa …” Prese l’indumento: un paio di boxer. Tremò. Era
troppo.
Tenendolo in mano con fare nervoso, quasi nevrotico, marciò
fuori dal bagno sbattendo la porta. I suoi passi, pesanti e nervosi, lasciavano
presagire l’ira che si sarebbe riversata sul ragazzo di lì a poco; e infatti in
meno di un secondo fu davanti alla buki che, stesa sul divano, stava ancora guardando
beatamente la tv senza sospettare nulla.
“Soul.” Ringhiò, piazzandosi davanti all’apparecchio per
occupare il campo visivo della falce. Si portò una mano al fianco, tenendo alto
l’indumento intimo con l’altra. “Sai dirmi cosa sono questi?”
Il ragazzo batté le palpebre sorpreso, alzando lo sguardo sulla shokunin che
sembrava più che furente. “ …Un paio di mutande?”
“Sono tue
mutande.” Sibilò la ragazza, stringendo le palpebre. “E sai dirmi dov’erano?”
“…Maka, cosa vuoi che ne sappia?” ribatté la falce, alzando
un sopracciglio. “Non ho idea del perché tu sia venuta da me con un paio di mie
mutande in mano.”
Maka, dal canto suo, tremava dalla rabbia. Cercando di contenersi,
ringhiò: “Erano in bagno, Soul. Sulla tazza del gabinetto.”
Un lampo di comprensione sembrò attraversare il volto del
ragazzo, che si portò una mano alla bocca con fare sorpreso. “…Oh.”
“ ‘Oh’ un corno, Soul!” strillò la shokunin, ora davvero alterata,
sventolandogli i boxer davanti agli occhi. “Non ti chiedo niente, ma almeno
lasciare la casa in una parvenza d’ordine!!”
“Pfft, scusa, eh,” borbottò Soul in risposta, grattandosi la
nuca con fare nervoso. “Può capitare ogni tanto…”
“No Soul non deve capitare!” rispose la ragazza stizzita,
ripetendo il suo nome per l’ennesima volta, “È l’unica cosa che ti chiedo!
L’unica! Tenere in ordine le tue cose e non fare casino! E tu che fai?!”
Sembrava davvero sull’orlo di una crisi di nervi.
“Accidenti, scusami, scusami! È che ho anche altro a cui
pensare… E poi sai, la fretta…” cercò di pararsi la buki, alzando il braccio
che non stava reggendo il pacchetto di patatine quasi a pararsi dall’artigiana,
che sembrava volesse prenderlo a colpi di mutande da un momento all’altro.
“Altro a cui pensare?” ripeté la ragazza. “ .. Fretta?”
Soul annuì lentamente, deglutendo. Ecco, stava per
esplodere. E infatti…
“E IO CHE DOVREI DIRE?!” strillò, lasciando cadere i boxer
del ragazzo per terra. “Non muovi un dito, Soul! Non ti sei mai preoccupato che
forse, ma dico forse!, una mano in casa mi sarebbe gradita?!”
“Ma .. Ma io cucino …!” si schermì Soul deglutendo
nuovamente e alzando appena la voce.
“Cucini?! Cucini un giorno sì e uno no! Ma non so se te ne
sei accorto che sono io quella che ti prepara la colazione, ti fa trovare i
vestiti puliti, pulisce il cesso su cui ti siedi, lava il pavimento su cui
cammini, pulisce i piatti in cui mangi, compra il cibo che mangi e rifà il
letto in cui tu dormi!” l’interruppe la shokunin, tremando dalla rabbia e dal
nervosismo e alzando la voce fino a sovrastare quella del partner.
La buki rimase in silenzio, senza sapere cosa rispondere.
Effettivamente aveva ragione. “Maka..”
“Taci!” l’interruppe l’artigiana stringendo i pugni. Qualche
lacrima di nervosismo scivolò lungo le sue guance, infrangendosi sul colletto
della camicia.
E Soul tacque, non volendo discutere con la ragazza che
diventava tremendamente paurosa quando si arrabbiava. Decise di lasciarla
sbollire, sbattendo le palpebre e fissandola con sguardo accigliato.
“Tu…” riprese lei, interrompendo i suoi pensieri, “… Non ti
rendi conto di quanto sia difficile portare avanti una convivenza, vero? Sono
anni che viviamo insieme ma … Nonostante questo, non ti sei ancora reso conto
di quanto io mi spezzi per riuscire a far filare tutto liscio…” borbottò,
asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
Soul sospirò. “E ora perché piangi?” borbottò, guardando
altrove.
“Piango perché sei un idiota!” singhiozzò la shokunin, ormai
completamente in lacrime.
“Ohi, Maka..” tentò l’idiota,
grattandosi la nuca con fare nervoso. “…Mi dispiace.”
“Ah, ora ti dispiace!” ribatté lei tra le lacrime.
“Sì Maka, mi dispiace!” ripeté Soul, iniziando ad
innervosirsi. “Cosa devo fare per fartelo capire? Chiedere scusa in
ginocchio?!”
“Sarebbe un buon inizio.” Rispose lei gelida, asciugandosi
le lacrime.
“Cos- Uff..” la buki sbuffò, massaggiandosi le tempie con
una mano. “Senti.. Se non ti vado bene, avresti potuto benissimo dirmelo prima,
sai!”
“Non mi vai bene per niente!” strillò di rimando lei,
stringendo i pugni.
“Ah, è così?” ringhiò Soul, alzandosi in piedi per
fronteggiarla. “Non ti vado bene?”
“Non mi vai bene!”
“Benissimo.” Il ragazzo si voltò, incamminandosi verso
l’ingresso. Afferrò le chiavi della moto, ficcandosele malamente in tasca, e
lanciò alla shokunin uno sguardo offeso colmo di rancore. “Spero starai meglio
senza di me.”
E, detto questo, lasciò la casa sbattendo violentemente la
porta.
Ohayoo,
minna!
..
O direi più konbanwa, vista l’ora.. Ma va beh! XD Chi se ne frega su. *Coff
coff*
Allora…
Questa
è la mia prima long.
Spero
vivamente sia soddisfacente come prologo =D Volevo mettere in chiaro la
situazione, spero di non essere stata troppo affrettata.. °A°
Coooomunque.
Il nostro Soul è davvero ferito nel profondo, povero cucciolo x) Maka non ci ha
visto più e.. Beh, sono cose che capitano.
Anche
se.. Avessi trovato io le sue mutande nel bagno, difficilmente gliele avrei
ridate ò_ò
*Coff*
Ma qui parliamo di me… Eheheh.
Soul: Pervertita, che ci vuoi fare con le mie mutande?! Ò_ò
E-Ehm!
Niente, niente Soul! Cosa ti viene in mente?!
Ahm.
Sì. Detto questo.. Se avete letto fino qui, grazie XD E… I commenti sono sempre
bene accetti. :3
Grazie
per aver letto <3 Ci vediamo al prossimo capitolo!
~Rikori