First
step on Pandora
“
Dovrai fare di meglio per farti perdonare, dottore”
Sorrisi a quella frase, scuotendo la testa divertito. Tornai poi a guardarla mantenendo il sorriso divertito.
“Lo immaginavo. Ora però vieni con me per favore” Le dissi mentre mi giravo e le facevo strada verso una porta qualche metro più in la.
Dopo qualche passo mi fermai, notando che non mi stava seguendo.
Sorrisi di nuovo.
“Non ti mangio mica sai? Sono vegetariano.”
Sam face un verso stizzito ma cominciò a camminare verso di me.
Mi passai una mano tra i cortissimi capelli rossi come a volerli spostare. E schioccai la lingua nervoso.
“Dimentico sempre di non averli più lunghi come prima. Speriamo che ricrescano in fretta” sospirai sovrappensiero beccandomi l’ennesima occhiataccia dall’albina che ormai mi aveva raggiunto.
Sorrisi nervosamente cercando di sdrammatizzare.
“Sai, probabilmente qui”dissi indicando l’ampia parte ti testa “non mi cresceranno più, mi toccherà fare il riporto a ventisei anni!” continuai con voce fintamente disperata cercando di farla sorridere.
Quando la guardai per sapere se c’ero riuscito lei era già qualche passo più avanti e mi dava le spalle.
Ricominciai a camminare per poterla raggiungere.
“Cos’è quell’aria depressa? Ti ho appena nominata mia aiutante…” Cercai di metterle una mano sulla spalla, ma fui intercettato dall’ennesima occhiataccia.
“Giusto il contatto fisico è sopravvalutato” sorrisi alzando le mani in segno di resa, riuscendo finalmente a strapparle un sorriso.
La precedetti dentro la sala adiacente porgendole una maschera e spiegandole come si metteva.
“Su Pandora l’aria ha una percentuale bassissima di ossigeno, moriremmo d’asfissia senza maschere, ricordalo”
La portai nella stanza a fianco dove spiegai brevemente al colonnello Smith che Sam sarebbe stata la mia assistente e che a spiegare tutto a lei ci avrei pensato io, poi la trascinai finalmente fuori dalla navetta.
Abituati alle luci artificiali, la luce del sole ferì i nostri occhi, ma ci volle poco ad abituarsi. Con passo devico e veloce mi diressi alle porte della base davanti a noi dove un avatar ci aspettava con il fucile in mano e l’aria truce di chi non si fida molto.
“Oel ngati kameie, tsmukan, Oe ma Joshua Mayer*” dissi alzando , sorridendo , il viso per poter guardare negli occhi l’ibrido Na’vi-umano. Quello cambiò immediatamente espressione e sorrise.
“Oel ngati kaneie, signor Mayer. Lei chi è?” chiese poi indicando con un cenno del capo l’albina.
“Lei è Sam, la mia assistente. Garantisco io per lei.” Sorrisi di nuovo. “ora se non le spiace…”
“…Albert” si presentò il Na’vi.
“Albert allora, bene se non le dispiace signor Albert noi vorremmo raggiungere il laboratorio devo anche controllare che gli Avatar stiano bene” chinai leggermente il capo salutandolo e passandogli oltre trascinando con me Sam, con cui ritentai di instaurare un dialogo, anche solo per scoprire cosa fare per farsi perdonare.
“Bene, Sam, che ne dici… alti i Na’vi vero? Vedere gli ologrammi e vederli dal vero sono due cose completamente diverse, non trovi?”
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*”io ti vedo, fratello, io sono Joshua Mayer”
Scusatemi infinitamente per il ritardo e per il capitolo corso nel prossimo su cui l'avorerò ci metterà più impegno, e meno tempo, giuro .
Il cosplay ed il lavoro non lasciavano tregua^_^ grazie a chiunque stia leggendo, spero solo ci lasciate anche solo un piccolo commento.