CERTE NOTTI
10
– EPILOGO: Certe notti sei
sveglio o non sarai sveglio mai.
Passare le proprie vacanze sul terrazzino assolato
della propria amica del cuore non era di certo ciò che Xiaoyu
si sarebbe augurata per quell’estate. Aveva sperato sino all’ultimo di poter
usufruire della splendida piscina di Villa Rochefort,
ma Lili aveva deciso di passare le sue vacanze
all’estero.
Sul dove era stata piuttosto vaga, anche se poteva
scommetterci che non sarebbe mancata una puntatina in Spagna.
Allungando le gambe sulla balaustra del balconcino e
stendendosi sulla stuoia, sfogliò annoiata la rivista di gossip che aveva
appena comprato.
Il suono del campanello della porta d’entrata la
distrasse leggermente dalla sua lettura, mentre Miharu
andava ad aprire.
Quattro passi veloci e un fulmine castano piombava in
camera, le guance color pomodoro a causa della corsa affannata.
“Hey, Asuka-Chan!
Non dovevi essere di turno a pattugliare il quartiere?”
La mediatrice di Osaka cercava di recuperare fiato
senza staccarle gli occhi di dosso: “Non hai sentito nulla?”
“Cosa?”
“…l’hanno trovato.”
Xiaoyu aveva compreso al volo: “Lui?” domandò, con voce improvvisamente afona, la rivista che le era scivolata tra le mani mentre si
alzava meccanicamente dalla stuoia. “Dici davvero?”
L’amica annuì gravemente. “E’ alla Zaibatsu.”
“Voglio vederlo.”
“Ne sei sicura?”
“Credo di si.”
“Vengo con te. Non vorrei che facessi cazzate.”
Non c’era nulla di bianco in lei.
Per quel motivo aveva inizialmente scelto un abito
scarlatto, il suo colore. Ma Lee
aveva espresso un’ incredibile preferenza per gli abiti nuziali classici,
meravigliandola talmente tanto da optare per un vestito color avorio,
sicuramente più tradizionale di quello scelto inizialmente. Il rosso era
rimasto nelle rose del bouquet e nel rossetto, quasi come una firma.
Sorrise allo specchio, prendendo il mazzo di rose
prima di uscire dalla veranda, diretta verso la terrazza panoramica dove si
sarebbe svolta la cerimonia.
Nessun’altro al mondo sarebbe riuscita a convincerla a
sposarsi. Nessuno, all’infuori di Lee Chaolan.
Davanti all’ultima rampa di scale di marmo si diede
un’ulteriore sistemata al corsetto. Il quartetto d’archi era stato avvisato di
iniziare la marcia nuziale.
Con un bel sospiro scaccia ansia stava per salire il
primo gradino, quando venne distratta da un paio di passi dietro di sé. E la
consapevolezza di essere osservata da qualcuno che ben conosceva.
“Non ci posso credere…”
“A quest’ora dovresti già essere davanti
all’ufficiale, a giudicare dalla musica di sottofondo.” Nina, vestito color
smeraldo e braccia incrociate al petto, le rivolgeva uno sguardo infastidito
attraverso i capelli d’oro del ciuffo. “Non capisco la tua sorpresa. Mi hai
spedito tu l’invito, no?”
“Si, ma non pensavo che avresti davvero partecipato…”
“Oh, posso sempre rimediare” rispose la donna, girando
i tacchi.
Anna scattò verso di lei, sorpassandola e bloccandola.
“Non intendevo questo!” La marcia era finita e si sentiva qualche mormorio
sollevarsi tra il gruppetto degli invitati. Doveva sbrigarsi, o Lee avrebbe
pensato di essere stato abbandonato all’altare.
“Io… sono solo sorpresa,
tutto qui! Ma beh, va bene, ecco! Io.. io non so davvero che dire. Forse dovrei
ringraziarti o…”
La sorella emise un verso scocciato. “Smettila di dire
cazzate, o arriverai tardi all’impossessarti dei beni di Chaolan.”
Con un sorriso a metà tra il serio e il faceto, Anna
alzò le spalle. “Fosse così facile… ha voluto un
accordo prematrimoniale. Se non lo sopporto almeno per i prossimi dieci anni
non vedrò un dollaro.”
“Mica stupido, conoscendo il soggetto.”
“Sono sicura di riuscire a sopportarlo anche per un
po’ di più.” Ribatté ironica. Un paio di
invitati si affacciarono alla scalinata. Uno di loro si voltò e fece il segno
dell’OK a qualcuno in fondo. Probabilmente a Lee.
“Beh, dato che sei qui… e
visto che hai davvero un bel vestito... considerando che è il mio matrimonio
proporrei una tregua…”
“…?”
“Si, insomma… alla fine come
damigella d’onore ho Alisa. L’ho scelta solo perché Lars Alexandersson è il testimone
di Lee. Ma mi è insopportabile…
così stucchevole e sempre avvolta in qualche vestito rosa. Io la chiamo Hello Kitty. Se ti va… potresti farla tu, ne hai più diritto, con tutte le
volte che hai tentato di farmi fuori!”
“Alexandersson testimone ? Uhn. Potrebbe anche essere divertente.”
Annuendo soddisfatta, Anna tolse una piccola rosa dal
bouquet, ne spezzò il gambo e la infilò tra i capelli raccolti di Nina. “Ecco,
così sei perfetta.” Si incamminò verso la gradinata sorridendo, seguita dalla
sorella.
A metà via però si fermò: “Un’ultima cosa: niente armi
al mio matrimonio.”
Sbuffando la bionda sollevò l’orlo del vestito,
armeggiò con la giarrettiera e lanciò nei cespugli un piccolo revolver. “Tanto
so anche uccidere a mani nude.” Borbottò. “AH: E non ci provare a lanciarmi il
bouquet, se non vuoi vedertelo abbattuto in volo!”
Mentre il quartetto d’archi riprendeva la marcia e la
sposa finalmente compariva tra le due file di sedie, Lars
fu costretto a cedere per scommessa una banconota di grosso taglio a Paul
Phoenix.
Che, non appena vide da chi era seguita la sposa, dovette
passarla a Steve Fox.
Con due Martini in corpo e un altro in mano la
situazione era molto più sopportabile per Nina Williams. Da dietro gli occhiali
scuri, seduta al bancone del gazebo – open bar del giardino della villa,
lanciava qualche occhiata furtiva ai vari invitati del ricevimento.
Zafina stava leggendo la mano ad un Paul Phoenix decisamente
alticcio. Talmente stordito da non accorgersi che la mano sinistra
dell’affascinante mora si era introdotta nel retro dei suoi pantaloni e aveva
sfilato il portafoglio, per ripulirlo a fondo.
Dopo avergli predetto fortuna e una miriade di soldi,
lo lasciò sghignazzante sul tavolino, per avvicinarsi a sua volta al bar ed
ordinare un tè verde, infilandosi il rotolo di soldi spillati nella generosa
scollatura. “Per evitare il volo di ritorno in classe turistica.” Spiegò a
Nina, conscia di essere stata vista, nel suo accento arabo.
La bionda alzò il Martini come approvazione, poi Zafina e il suo tè verde si diressero verso gli invitati,
probabilmente a caccia di un’extra per fare shopping in giro per Nassau.
Qualcuno le aveva sfiorato delicatamente la spalla,
così Nina si voltò. Riconoscendo chi le si era avvicinato, bevve un ulteriore
sorso di liquore, prima di appoggiare il bicchiere triangolare e sussurrare un
“Ciao” nervoso.
Nel suo completo grigio, sprovvisto di cravatta, Steve
Fox le domandò se il posto vicino era occupato. Ad un suo cenno negativo, il
ragazzo si sedette, ordinando una birra.
Restarono in silenzio per qualche minuto, senza
riuscire a guardarsi.
Il ragazzo sembrava nervoso ed imbarazzato.
Incredibilmente, fu proprio Nina a rompere il ghiaccio: “Come mai sei qui? Anna
ha saputo di essere tua zia?”
“Oh, no. Cioè, gliel’ho detto ieri, quando siamo
arrivati. Sono venuto con Julia Chang, lei e Lee sono
molto amici – non so quanto siano
stati amici, ho evitato di fare certe domande.- L’ha presa bene, era molto
sorpresa … beh, in questi giorni era abbastanza allegra…”
Steve bevve un sorso di birra direttamente dalla bottiglietta, prima di
continuare a parlare. “Io e Julia stiamo insieme da qualche mese.”
“Oh.” Nina puntò lo sguardo al bicchiere vuoto. Chissà
per quale motivo, ma l’essere circondata da coppie le stava iniziando a dare
sui nervi. “E ad Halloween da cosa vi vestite, Pocahontas e John Smith?”
La battuta era velatamente acida, ma Steve non
sembrava essersene per niente accorto. Scoppiò in una fragorosa risata e batté
la mano sul tavolo. “Questa è davvero
buona. Hey, Lars! La vuoi
sentire questa?”
Ecco,
ci mancava il Mishima Scandinavo…
sospirò Nina, domandando al barman un altro Martini.
Lars, incredibilmente senza l’androide rosa al suo fianco,
si era avvicinato al bancone un po’ barcollando. “Ditemi che qua posso trovare
dell’acqua… se bevo ancora un altro bicchiere di vino
finisco come Murdock, addormentato su di un albero
per paura dei koala.”
“Io e Julia siamo Pocahontas e John Smith!”
“Guarda che Pocahontas alla fine si fa un altro…”
“Ma che dici!”
“Si, nel secondo film…”
Due sguardi perplessi si puntarono su di lui.
Il suono del cellulare riuscì a salvarlo da quella
imbarazzante situazione. E bofonchiando un ‘scusate’
molto sollevato si allontanò velocemente in un angolo del parco.
Non così velocemente da evitare che Nina riuscisse a
leggere ciò che era comparso sul display del telefonino:
Numero
Privato.
E un presentimento. “Scusa, Steve,devo andare un attimo alla
toilette.”
“DANNAZIONE!”
aveva sibilato in svedese, chiudendo la conversazione. La notizia che Raven in persona gli aveva comunicato era a dir poco
sconvolgente. Rimase un attimo interdetto, cellulare in mano, indeciso sul da
farsi. Poi se lo infilò nuovamente in tasca. Doveva parlarne con Lee.
L’avevano
trovato.
LUI
era tornato.
JIN
KAZAMA ERA VIVO.
Da tanto che era sorpresa Nina per poco non si faceva
scoprire. Si appiattì dietro un gigantesco vaso di fiori colorati, mentre Lars, scuro in volto e tornato improvvisamente sobrio, si
dirigeva verso la festa.
E
adesso?
Doveva andare da Jin?
Tornare da lui, essere di nuovo il suo braccio destro, la sua fida alleata?
Oppure fingere indifferenza – di nuovo- per la sua sorte? Forse doveva aspettare un suo passo.
Vedere in quale direzione si sarebbe mosso.
Jin era tornato e con lui, sicuramente, una montagna di problemi.
Kazuya, forse Heihachi
stesso.
Lo sguardo azzurro scivolò involontariamente verso la
festa. Sotto i gazebi bianchi gli invitati si
godevano il ricevimento, l’orchestra che suonava musica caraibica invitava a
ballare. Non vedeva più Lars né Lee, probabilmente
stavano parlando in privato.
Anna riceveva i complimenti da qualcuno, rideva di una
battuta di un altro.
E
adesso?
Forse doveva avvisarla. In fondo i Mishima
erano anche un problema suo.
Ma Anna stava sorridendo a Steve, che la invitava a
ballare. Non era di certo il momento opportuno.
Forse c’era qualcun altro da avvisare.
Frugò nella sua pochette verde. Si ricordava vagamente
che lui le aveva lasciato il suo
numero di cellulare, una sera, scritto sul tovagliolo di carta che fungeva da
sottobicchiere del suo cocktail. Non aveva mai avuto bisogno di usarlo, ma quel
quadratino di carta piegata le era capitato in mano più volte, senza essere mai
gettato.
Mentre trovava con le dita quel pezzetto di carta,
Nina Williams si rese conto di non saper bene cosa dirgli, né del perché stesse
per fare quella telefonata.
“Lee, ascolta, devo parlarti. Scusami se ti ho
trascinato via, ma è urgente.”
Lo sposo fece una smorfia delusa. “Speravo che tu mi
avessi preparato qualche scherzo divertente! Sei il mio testimone d’altronde! Uhh… lo sapevo che dovevo far organizzare l’intrattenimento
ad Eddy Gordo, come il mio addio al celibato a Rio…”
“Lee! È una cosa seria questa!”
“Davvero?”
“Si, si tratta di Jin: lui è…”
“Sssht. Non dire nulla. Ne
parliamo domani.”
“Ma…”
Il volto di Lee era serio. “Oggi no. E’ il MIO
matrimonio e che tu ci creda o no, non ci saranno repliche di questa giornata.”
Girò la testa verso la pista da ballo. Gli tornò il sorriso nel vedere Anna con
suo nipote guidata in una salsa caraibica. “Niente brutte notizie oggi, per
favore.”
“Come vuoi.”
“Grazie.”
IN
CIRILLICO! Ma si poteva essere
tanto imbecilli da scrivere il proprio numero di telefono in cirillico? Troppa polvere da sparo
inalata dovevano avergli fatto bruciare quei pochi neuroni a disposizione!
E adesso chi cazzo glielo traduceva? Nina alzò al
cielo lo sguardo furioso ed esasperato. Io
lo ammazzo quel cretino.
Un momento… forse… “Hey, Hello
Kitty, vieni un attimo qua. Sei Made
in Russia, vero?”
“Pronto?”
“Ciao. Sono io, Nina.”
“…!”
“Dovrei parlarti. Disturbo?”
“Un
secondo.” Il rumore sordo di uno sparo e
poi di nuovo la sua voce. “Dimmi.”
“Se stai lavorando richiamo dopo…”
“Ho
finito.”
“Hanno trovato Jin Kazama. Raven ha chiamato Lars per dirglielo.”
“…!”
“…?”
“Avviso
immediatamente la base. Grazie per la soffiata.”
“Di nulla.”
“Quindi forse
sarò di nuovo in Giappone.”
“Ma non so ancora da che parte sarò io.”
“…”
“In ogni caso, credo che ci vedremo in giro, no?”
“Si.
Sai che fumo.”
Aveva cliccato sul tasto rosso, fissando lo schermo
del cellulare per un istante, infilando la pistola nella fondina, senza
dimenticare di controllare con un colpo del piede la reale morte dell’avversario.
Quindi ripose il telefono nella tasca interna della giacca.
Nello stesso luogo in cui era nascosto un sottile foulard di seta, ancora
pregno del suo morbido profumo. Sfiorandolo con i polpastrelli guantati, gli tornò alla mente di nuovo il momento in cui
glielo aveva sfilato da suo collo di cigno. Con le difese così abbassate, avrebbe
potuto ucciderla in quel preciso istante, soffocandola. Invece…
Era
inutile ucciderla, non gli era stato ordinato.
Quell’idea non lo convinceva neppure con lei dall’altra
parte del mondo. Figurarsi trovandosela davanti.
Era notte fonda quando il bouquet di Anna volò dall’alto
della balconata sulle teste delle invitate non ancora sposate.
Passò molto lontano da Nina Williams e da Zafina.
Sfiorò le dita di Christie Montero.
Sarebbe finito in mano a Julia Chang,
se Steve non fosse intervenuto in tempo per toglierla dalla traiettoria, trascinandola
via tra le risate.
Atterrò tra le braccia tese di Alisa
tra gli applausi generali. Rise e se avesse potuto sarebbe arrossita a trovarsi
al centro dell’attenzione. Si voltò verso Lars,
sperando di riceverne il plauso, il sorriso.
Ma non era stato così.
La
camera era buia, non un filo di luce poteva ferire i suoi occhi. Ormai lui era
talmente abituato alle tenebre da non farci più caso, ma anzi, da trovare
riparo e conforto dall’oscurità.
Si
mosse verso l’unico oggetto della stanza ancora intatto. Uno specchio.
Il
resto del mobilio l’aveva distrutto ore prima.
Nel
buio, indovinò la sua sagoma riflessa, e gli occhi gli brillarono dalla
disperazione.
C’era
ancora. Nonostante il dolore, il sacrificio, le sue pene, il buio, quel marchio
era ancora li.
E
il demone era ancora in lui.
BON!
FATTA!!
FINITA!!!
E anche questa è andata! Come al solito, riesco nell’intento
di iniziare la storia in un modo e… stravolgerla
completamente nel finale. Sono una persona ESTREMAMENTE coerente, nevvero?
Allora: grazie alle lettrici e alle mie recensitrici: POCHE MA BUONE, anzi, ottime!!!!
DOMANDA CHE TANTE DI VOI
(NON) SI STANNO PONENDO: Perché gira che ti rigira, Anna e Lee si sposano
praticamente sempre? Non lo so, ma ce la vedo ‘bene’ Anna, per una volta nella
sua vita, a fare qualcosa di normale, e a pensare ad altro rispetto a tentare
di fare il culo a sua sorella. (Approfondirò questa cosa, prima o poi)
Milioni di stragrazie ad Angel e a Miss Trent, ma anche a Nefari, Krisalia, Lili Rochefort89, Lotti
e Gothgirl!
Credo che tornerò presto… ho
già una nuova idea…
Ma vedremo, vedremo!!!
Nel frattempo besitos…
EC