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Autore: Pichichi    31/03/2010    3 recensioni
Il tuo migliore amico, del quale da sempre sei innamorata, non ti degna di uno sguardo per dedicarsi ad una bionda molto più attraente di te.
Questa è da sempre stata la colonna sonora della vita di Alex, variata solo da qualche piccola stonatura casuale.
Nonostante tutto le suggerisca di lasciar perdere, Alex si incaponisce di trovare la maniera di far innamorare Will di sé. Delusione dopo delusione, si ritrova a chiedere l'aiuto di uno psicologo, e seduta dopo seduta, decide di giocarsi il tutto per tutto.
C'è solo una cosa che non ha previsto, nel suo piano: Will sta per sposarsi.
-Conobbi Will all'età di due minuti e qualche millesimo di secondo, credo. Siamo nati nello stesso giorno, nello stesso ospedale. Abitavamo nello stesso palazzo, frequentavamo le stesse scuole e avevamo gli stessi amici. Ricordo che una volta, a San Valentino... oh mi scusi, la sto annoiando?- -No, la prego, continui- -Dicevo... a San Valentino si presentò con un pacco regalo per me, e uno per mia cugina che era un anno più piccola- -Cosa le regalò?- -Mia cugina ricevette un bellissimo paio di orecchini- -E lei?- -Il mio regalo fu una maglietta ufficiale della federazione nazionale di baseball. Da quel momento, cominciai a sospettare che forse c'era qualcosa che non andava...-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il dottor Baileys sfogliò velocemente la scheda che teneva fra le mani, rileggendo a grandi linee gli appunti che aveva preso sul suo paziente. Si grattò con la mano destra il mento ricoperto da una leggere barba scura, fissando lo scritto sovrappensiero.
Scosse la testa, poi prese in mano la bella penna che giaceva abbandonata nel contenitore e cominciò a correggere qualche frase.
Il suo studio aveva le pareti rosse, i mobili di un bel ciliegio scuro, il lettino vuoto sistemato a regola d’arte accanto ad una sedia, uno scaffale ripieno di vari tomi.
La sua scrivania era perfettamente in ordine, le penne di vario colore rinchiuse nel portaoggetti, i fermacarte marchiati dal logo di qualche farmaco, i biglietti da visita ordinatamente adagiati l’uno sull’altro in una pila perfetta.
‘Dottor J. F. Baileys, Psicologo’.
Poi la via, e il nome della città, il recapito, il codice postale e il numero di telefono.
D’un tratto, mentre il dottore era ancora impegnato a rivedere i suoi numerosi appunti, si udirono dei colpi alla porta.
-Avanti-
Una donna vestita di un tailleur scuro fece capolino nella stanza, osservando l’uomo seduto alla scrivania da dietro un paio di occhiali dalla montatura grossa.
-Mi scusi dottore, c’è una ragazza che dice di avere un appuntamento-
-Non ho visite prenotate prima delle quattro- rispose semplicemente il medico, alzando gli occhi sulla sua assistente, inarcando appena appena il sopracciglio.
L’orologio dal design semplice e lineare appeso alla parete, proprio sopra il lettino, scandiva il passare del tempo. Erano ancora le quattro meno venti.
La giovane segretaria, senza chiudere la porta, si voltò nella sala d’attesa mentre probabilmente riferiva il malinteso d’orario alla ragazza che desiderava essere ricevuta; fu allora che il dottor Baileys ascoltò una voce irritata provenire dal corridoio.
-Le dico che ho bisogno di parlare col dottore, porca miseria!-
Il medico sorrise e scosse piano la testa, riconoscendo la proprietaria di quella voce stizzita.
-Va bene, la faccia entrare- comandò alla segretaria, con l’accenno di un sorriso sulle labbra.
Una ragazza dall’aspetto normale, con indosso un vestito svolazzante e fresco, accompagnato da una borsa, mosse qualche passo nello studio, chiudendosi la porta alle spalle.
-Salve dottore-
Il dottor Baileys terminò di scrivere l’ultima frase, poi ripiegò ordinatamente il fascicolo che stava correggendo, infilandolo nell’apposita cartella. La infilò velocemente in un ampio cassetto, dove giaceva insieme a molte altre, e ne pescò una nuova, posandola sulla scrivania.
-Non mi aspettavo di rivederla così presto, signorina Green-
Si alzò e porse una mano alla ragazza, che subito la strinse.
-In realtà, avrei preferito non tornare mai più qui- confessò la ragazza, rimanendo incerta in piedi, dondolandosi sul posto.
-Signorina, al di là dell’aspetto puramente venale della questione, credo che ogni buon psicologo si auguri di non rivedere mai più i suoi pazienti-
La ragazza tentò un sorriso mal riuscito, che si tramutò a metà strada in una smorfia nervosa.
-Lo sa, ogni volta che mi offrivano da bere, lì in Irlanda, mi ricordavo di lei- esordì, sempre dondolandosi sul posto, giocando col cognome del dottore.
Lui alzò l’angolo della bocca in un sorriso ironico, appropriandosi della scheda e sedendosi su di una sedia.
-La sua battuta non è molto originale, signorina- commentò.
-Mi scusi-
-Ma le pare. Prego- le indicò il lettino.
La ragazza poggiò la borsa a terra e immediatamente si stese supina sul lettino, puntando gli occhi sul soffitto.
Si tormentava le mani con impazienza, aspettando che l’uomo le rivolgesse attenzione.
Lui sospirò, sedendosi bene sulla sedia, e aprì la cartella.
-Allora, signorina Green...- cominciò, esaminando i suoi appunti.
-Ehm, preferirei Alex- interruppe la ragazza.
-Mi aiuta a sentirmi a mio agio...- aggiunse, in risposta all’occhiata perplessa del dottore.
Dopo un iniziale momento di scetticismo, lui tornò a dedicare la sua attenzione ai fogli, aggiungendo qualcosa con la matita.
-D’accordo, Alex. Alex che sta per...?- domandò, curioso.
-Alexandra- rispose la ragazza che stava seduta sul lettino, prontamente -ma è un nome così odioso, fosse per me lo cambierei-
-Lei sbaglia, non è vero. La mia ex-moglie si chiamava così- la corresse pacato.
-Vede che allora è un nome odioso?- rimbeccò la ragazza chiamata Alex, facendo comparire sul viso un’espressione ansiosa.
Poi, accorgendosi del suo stesso isterismo, sbuffò e si portò le mani sul volto.
-Oh, mi scusi...-
-Dunque, Alex, è andato bene il suo mese di vacanze in Irlanda?- domandò il dottor Baileys.
Lei immediatamente scattò su come una molla mettendosi seduta.
-Oh, lei non può lontanamente immaginare!- ringhiò, mettendo su una smorfia -l’altro giorno avevo proprio voglia di prendere un coltello da cucina e ficcarglielo nella gola-
-Si riferisce a lui?- s’informò lo psicologo.
-No, a lei- rispose imbronciandosi Alex, rimettendosi sdraiata.
-Vede che stiamo migliorando?-
Il dottor Baileys non aggiunse altro, per dedicarsi a scrivere qualche altro appunto con una penna.
Pensieroso, fece scorrere il dito sulla lunga serie di frasi e annotazioni che aveva raccolto nelle sedute precedenti, poi propose:
-Signorina Alex, che ne dice di ripercorrere la storia dall’inizio?-
Alex non sembrò entusiasta della notizia, perché assunse un’espressione implorante.
-Devo proprio?- domandò.
Quando il dottore annuì, lei fece un pesante sospiro.
-Ma è sicuro che serva a qualcosa?- chiese, quasi sospettosa.
Il dottore la guardò con espressione tranquilla e rassicurante.
-Ma certo. Faccia finta di essere l’ospite di un talk show- rispose.
La ragazza portò gli occhi al soffitto, poggiando le mani sul ventre, intrecciandole.
-Bene, se lo dice lei...- si schiarì la voce e cominciò a parlare.
-Mi chiamo Alexandra Green e ho ventuno anni. Mi reputo una persona abbastanza socievole, anche se qualche volta tendo a comportarmi un po’ da maschiaccio-
Il dottor Baileys controllava i suoi appunti, per rendersi conto di un eventuale errore.
-Be’, questo immagino che non dipenda da me- continuò la ragazza, facendo un nuovo sospiro di autocommiserazione -credo che il lato mascolino del mio carattere derivi dal fatto che ho sempre avuto solo ed esclusivamente amici maschi-
-Mi parli di questi suoi amici- la incalzò il medico, sedendosi più comodo sulla sedia.
-Be’, ho due migliori amici, che conosco da quasi sempre. Sono Josh, e Will- le tremò un po’ la voce sull’ultimo nome.
Alex fece una pausa, in cui rischiò di perdere il controllo di sé, poi riprese con voce forzata.
-Josh lo conosco da quando avevo sette anni. Fu lui a spingermi nella piscina del centro estivo assieme a Will, quando avevo nove anni- ricordò, stringendo fra le mani la fresca stoffa del suo vestito.
-Josh è sempre stato gentile con me, e ho il sospetto che si fosse preso una cotta, quando eravamo bambini. A me sembrava un bravo ragazzo, finché non scoprii con delusione che nascondeva i numeri di Playboy sotto il letto. Credo che sia stato lui ad insegnarmi... cioè...- si interruppe e arrossì.
-Non ad insegnarmi nel senso letterale, intendo, a farmi conoscere il sesso. Avevo più o meno dodici anni-
-Mi parli dell’altro ragazzo-
Alex gemette fra i denti, facendo un sospiro di rassegnazione trattenuto. Ogni volta che si ritrovava stesa su quel lettino il dottore la costringeva a ripercorrere tutta la storia del suo problema: riteneva che così sarebbe finalmente riuscita ad accettare la situazione in cui si trovava. Quella, se non aveva fatto male i conti, era la settima volta che facevano quel gioco.
-Dunque, William è il mio migliore amico, da sempre. Insieme a lui ho partecipato a tanti tornei della scuola, tornei sportivi, s’intende. Giocavamo a calcio, a baseball, facevamo gare di nuoto, di corsa campestre, un sacco di cose...- raccontò, portandosi un braccio dietro la testa per stare più comoda.
-... ero la sua migliore amica di sempre, bevevamo insieme, giocavamo insieme, studiavamo insieme, abbiamo scelto lo stesso college-
Il dottor Baileys corresse un appunto sul suo schedario che evidentemente era errato.
-Mi racconti quando ha conosciuto per la prima volta Will-
Alex alzò un sopracciglio, storcendo la bocca in una smorfia.
-Conobbi Will all'età di due minuti e qualche millesimo di secondo, credo. Siamo nati lo stesso giorno, nello stesso ospedale. Abitavamo nello stesso palazzo, frequentavamo le stesse scuole e avevamo gli stessi amici. Ricordo che una volta, a San Valentino... oh mi scusi, la sto annoiando?-
-No, la prego, continui-
-Dicevo... a San Valentino si presentò con un pacco regalo per me, e uno per mia cugina che era un anno più piccola-
-Cosa le regalò?-
-Mia cugina ricevette un bellissimo paio di orecchini-
-E lei?-
-Il mio regalo fu una maglietta ufficiale della federazione nazionale di baseball. Da quel momento, cominciai a sospettare che forse c'era qualcosa che non andava...-
-Dunque qual è il suo problema?-
A quel punto scattò e disse con rabbia.
-Oh sì. Il mio fottuto problema è che sono innamorata di lui da vent’anni-
 
A quel punto il dottore la interruppe e posò sulla scrivania il fascicolo che riguardava la ragazza.
-Può bastare così. Allora, mi racconti di questo suo soggiorno in Irlanda-
Alex sospirò, e alzando gli occhi sul soffitto dipinto di bianco cominciò a parlare.
-Be’, come le avevo detto un mese fa, Josh era stato invitato al matrimonio di un suo cugino, e così per compagnia, dato che non conosceva nessuno, portò sia me che Will-
L’uomo seduto accanto a lei si grattò il mento, pensoso.
-Se non sbaglio, nella precedente seduta, avevamo deciso assieme che finalmente si sarebbe decisa a parlare con lui-
Si interruppe per osservarla con occhio sospettoso.
-Lo ha fatto? Ha seguito il mio consiglio?- domandò.
Alex si sentì quasi offesa del suo dubitare.
-Ma certo che l’ho fatto! Lei crede che io non abbia nemmeno il coraggio di dire ad un ragazzo che mi piace?-
Il suo tono era un po’ troppo isterico per sembrare sicura di quello che diceva.
Il dottor Baileys, tranquillissimo, si limitò a spiegare:
-Le assicuro che non l’ho mai pensato. Io trovo invece che lei sia una donna molto forte e al contempo sensibile-
-Lo pensa sul serio?-
-Ma certo-
Alex guardò il dottore, con un misto di imbarazzo e compiacimento. Un piccolo sorriso orgoglioso si fece largo sulle sue labbra.
-Be’, insomma le dicevo...- sviò il discorso, ancora soddisfatta di quel precedente complimento -... ho seguito il suo consiglio e prima di partire per l’Irlanda mi ero ripromessa che avrei detto a Will tutto quello che provo per lui-
-Signorina, lei mi raccontava... che il suo amico ha un talento speciale- si intromise lo psicologo, corrugando la fronte, guardandola in attesa di un chiarimento.
Dopo un primo momento di smarrimento Alex smise la faccia pensosa e si illuminò, capendo dove voleva arrivare l’uomo.
-Oh be’, è davvero incredibile. Sembra proprio che a Will basti solamente schioccare le dita per circondarsi di belle ragazze- disse, sbottando in una breve e triste risata.
-Il suo amico...- cominciò il dottore, ma a quella parola Alex scattò su, infiammandosi.
-Lui non è mio amico! Non nel senso in cui intende lui! Avevamo detto che avremmo eliminato questa parola!-
Senza scomporsi affatto o meravigliarsi di quella reazione, il dottor Baileys annuì lentamente.
-Ha ragione, mi scusi-
Alex sbuffò seccata.
-Dottor Baileys, si rende conto di come mi sento, dopo vent’anni?-
Lui non replicò per darle il tempo di spiegarsi.
-Sono vent’anni che gli sto dietro, come un fedele cagnolino, ed è dai tempi del liceo che lui si confida con me, per qualsiasi cosa. Sono io- marcò bene il pronome personale – che lo conosco meglio di qualunque altra ragazza, ero io che stavo vicino per consolarlo se le cose andavano male-
-...Era insieme a me che preparava gli schemi e si allenava prima di una partita importante. Era insieme a me che studiava per i test. Insomma, voglio dire, io per tutta la durata del liceo gli sono stata accanto, l’ho aiutato a studiare, e lui...!-
A quel punto Alex si mise seduta, puntando un dito contro il nulla, gli occhi che sembrava dovessero emanare fiamme da un momento all’altro.
-Lui, quell’ingrato puntualmente quando io volevo stare da sola con lui, magari per parlare, se ne usciva e mi lasciava lì come una fessa assieme a Josh per poter uscire con la bionda di turno!-
Terminato il suo sfogo, si lasciò cadere di nuovo contro lo schienale del lettino, tramutando l’espressione da furiosa a piagnucolante.
-Dottor Baileys, io credo di odiare le bionde. Oppure sono loro che odiano me- sospirò, rassegnata.
Il dottore segnò un altro appunto, poi prima di parlare meditò bene cosa dire.
-Lei crede di essere da meno delle amichette del suo...- si corresse appena in tempo -...delle amichette di Will?-
Sembrò che le costasse molto rispondere a quella domanda, ma Alex, dopo un momento di esitazione confessò:
-Sa, dottore, a dir la verità ho sempre pensato che per far accorgere Will di me non sarei mai diventata come le altre ragazze. Voglio dire- spiegò -a me piace lo sport, piace bere e ubriacarmi, io riesco a tenere testa alle battute sconce e volgari che fanno sempre. Però quando arriva una ragazza fra di loro, fra i maschi, che sia pure brutta, con quattro moine riesce a infinocchiarli per bene. Eppure, io mi dico, cazzo...-
Si mise una mano sulla testa, simulando il gesto di pensare.
-... i ragazzi con cui sto non sono stupidi. Non sono così sfigati che devono accettare qualsiasi invito che gli viene offerto per paura di non riceverne altri. Se devo dir la verità, sono tutti piuttosto carini-
-Lo sa, ehm...- lo psicologo esitò prima di dirlo -a volte, una buona dose di gentilezza e femminilità può risultare un’arma considerevole-
-Appunto-
Contrariamente a quanto si sarebbe aspettato l’uomo, Alex sembrava completamente d’accordo con quel pensiero.
-Sì, insomma, a ben pensarci è piuttosto semplice conquistare un ragazzo. Basta solamente abbassarsi al livello di quelle ragazze senza cervello- rifletté, del tutto presa dai suoi pensieri.
Dopo una breve pausa in cui forse la ragazza si perse in varie fantasie e ragionamenti, tornò a parlare.
-Ed è quello che ho fatto-
Il dottor Baileys si accigliò, stupito, e la guardò con una sorpresa piacevole.
-Sul serio?-
-Certo. Le avevo provate tutte e mi rimaneva solo ridurmi ad un patetico cagnolino adorante che non fa altro che scodinzolargli fra le gambe aspettando il permesso di...-
Intuendo il seguito della frase lo psicologo fermò le sue parole, domandando perplesso:
-Ed è rimasta soddisfatta? Ha ottenuto qualcosa?-
Alex guardò il medico con uno sguardo non proprio soddisfatto, ma orgoglioso.
-Lo sa, dottore, contro ogni mia aspettativa questa soluzione ha prodotto dei risultati alquanto soddisfacenti- ammise.
Il dottor Baileys si affrettò a scrivere tutto ciò che aveva ascoltato nei suoi appunti, facendo scorrere veloce la punta della matita.
Stupito alzò lo sguardo e chiese:
-Sul serio?-
-Certo. Siamo finiti a letto insieme- spiegò del tutto tranquilla lei, alzando le spalle.
A quel punto il dottore sorrise.
-Be’, immagino che non abbia più bisogno delle mie sedute. Le faccio i miei complimenti-
Fece per alzarsi e porgerle la mano, ma Alex non si mosse dalla sua posizione, scuotendo la testa.
-Sta scherzando? Quello è stato l’inizio della fine, per così dire-
Un misto di delusione e stizza si fece largo per un secondo sul volto dell’uomo, per poi essere immediatamente sostituito dalla sua solita calma.
-Sembrava troppo bello- sospirò, risedendosi al suo posto.
 
Anche Alex prese un bel respiro, poi cominciò a tirare fuori dalla borsa degli oggetti, finché non trovò un telefono cellulare. Lo accese e mostrò allo psicologo i messaggi in memoria.
-Ma lo vede? Ma lo vede come si permette? Crede forse che io stia ai suoi comodi quando e come vuole?- sbottò, rabbiosa -Lo sa, sto seriamente riprendendo in considerazione l’idea di odiarlo a vita. Io non ho alcun diritto di farmi trattare così, come un fazzoletto da prendere e riprendere quando si vuole. Giusto?-
-Ma certamente-
Il dottor Baileys le restituì il cellulare, smettendo di scrivere sul fascicolo per poi posarlo sulla scrivania e raccogliere il mento nelle mani, pensoso.
-Insomma, non può dirmi tutte quelle cose in una notte e poi la mattina dopo comportarsi come se nulla fosse. Io avevo anche pensato di andarmene, di lasciarlo perdere e dimenticarmi di lui per sempre, come mi aveva suggerito lei...-
Alex saltò su a sedersi all’improvviso, alzando il tono della voce.
-Ma invece al bastardo, mi scusi la parola, non gliene frega nulla di me, e né di quella pseudo bambolina che si porta appresso!-
-Credevo che il suo... che Will non avesse una ragazza- si intromise il dottore, con tono incerto, per non disturbare lo sfogo della ragazza.
-Certo, così era, ma andando in Irlanda il bastardo si è trovato la fidanzatina perfetta e pure l’amichetta con cui farsi la scappatella!-
Fece una pausa, e guardò lo psicologo con occhi ardenti.
-Ma insomma, le pare possibile che mi usi e basta, che mi cerchi solamente quando è solo o quando ha voglia di vendicarsi di quella bionda tinta?-
-È riprovevole- commentò con tono distaccato l’uomo, annuendo.
-Io non sono una puttana da noleggiare! Io non voglio essere considerata come un modo per sfogare gli istinti sessuali che gli vengono da mezzanotte alle tre del mattino!-
-Posso dire una cosa?- alzò la mano il dottore.
Alex annuì, e accorgendosi di essersi arrabbiata troppo arrossì e si stese sul lettino, composta.
-Da quel che ho capito, se prima Will la considerava solamente come una migliore amica e non come donna, ora che è riuscita a farsi notare da lui come essere umano di sesso femminile lui si è comportato allo stesso modo che con tutte le rispettive amanti che ha avuto?-
Alex esitò un momento prima di rispondere, poi arrossì.
-Sì- pigolò debolmente.
-Mi scusi se le faccio questa domanda... ma mi potrebbe spiegare cosa ci trova in questo tipo? Perché sinceramente non riesco a capire...-
-Senta- la ragazza assunse un’espressione e uno tono seccati -lei non è qui per dirmi di chi mi devo innamorare. Lei è qui per aiutarmi a conquistare Will-
Lo psicologo avrebbe voluto replicare, a quell’affermazione, ma poi rinunciò limitandosi a dire:
-Io non garantisco che lei riuscirà nel suo intento. Io conto di aiutarla a superare questa infatuazione-
Alex perse di colpo tutta la grinta e sbiancò in volto.
-Come sarebbe a dire? Significa che Will non penserà mai a me in un modo un po’ più speciale?-
Il dottor Baileys mise le mani davanti a sé, come per difendersi.
-Io non posso darle la certezza che lui ricambi i suoi sentimenti alla sua stessa maniera. Ma ora torniamo a noi- si affrettò a sviare quel discorso, vedendo che lei si stava demoralizzando.
-Tutto quello che ha detto prima è indubbiamente giusto, Alex- disse, pensieroso -e lo ha fatto presente a Will?- domandò.
Alex esitò, passando dal bianco al rosso in brevissimo tempo; distolse lo sguardo, imbarazzata.
-Beh- esordì -diciamo che le volte in cui ci troviamo insieme ora non parliamo più-
-Ah no? Ma come, mi pareva che avesse detto di avere un ottimo dialogo con lui-
Il dottor Baileys si affrettò a recuperare il fascicolo riguardante la ragazza ma prima che potesse afferrarlo la ragazza spiegò la sua precedente affermazione.
-Beh ecco, il tempo che passiamo insieme è molto poco per via di quella sua fidanzata gelosa. Ma... ehm, le rare volte che ci troviamo insieme da soli...-
Lo psicologo la invitò con un gesto della mano ad andare avanti.
-Ecco, be’, siamo quasi sempre fra le lenzuola di un letto-
Ci fu un momento di silenzio, imbarazzato da parte di Alex e stupito da parte del dottore.
-Non sono una puttana!- esclamò ad un tratto lei, come a volersi giustificare.
-Non lo è- ripeté l’uomo, ancora un po’ sorpreso da quell’affermazione.
-Be’, abbiamo fatto dei passi avanti. È riuscita nel suo intento. Ora credo che Will la consideri come una donna vera e propria, o mi sbaglio?-
-Ma non è quello che volevo io!-
-E lei cosa voleva?-
-Io volevo essere la sua ragazza...- mormorò, quasi vergognandosi del suo ingenuo desiderio.
Il dottor Baileys giunse le mani e le appoggiò alla fronte, come in preghiera, e stette un momento in riflessione.
-Signorina, posso permettermi di dirle una cosa?- domandò educato l’uomo.
Alex annuì, un po’ preoccupata e stette in attesa.
-Lei è potenzialmente una ragazza bellissima. Non ha niente da invidiare a nessun altra. Da quel che ho capito, si trova circondata da ragazzi bellissimi. Ora, mi scusi...- si fermò per darle una rapida occhiata -...ma si può sapere cosa diamine ci va a fare appresso ad un farfallone del genere?-
Alex arrossì a dismisura, sentendo quelle parole, e poi abbassò lo sguardo imbarazzata.
-Lui mi piace da quando eravamo bambini-
-Sì, ma caspita!- il dottore alzò lo sguardo, con espressione ovvia -Lui non la merita-
-Lo pensa davvero?-
-Penso che chiunque lo penserebbe, al posto mio- commentò, rivolto più a se stesso -Will è stato suo amico per anni, poi si è accorto della sua presenza, dei suoi sentimenti e si rende conto che li sta sfruttando a suo piacimento, senza alcun rispetto? Lei capisce che questa è una cosa orribile?-
Alex si strinse nelle spalle.
-Lo so-
-Allora sa cosa deve fare? Lo sa?-
-No-
-La prossima volta che Will le proporrà un incontro ravvicinato, diciamo per intenderci fra le lenzuola, lei rifiuterà-
-Perché?- saltò su la ragazza, con espressione delusa.
Il dottore ebbe un momento di perplessità, osservando la sua paziente. Quello doveva essere senza alcun dubbio uno dei casi più banali e al tempo stesso estenuanti di cui si era occupato.
-Perché glielo dico io- sospirò e si alzò in piedi, facendole cenno di imitarlo -Ora la prego di uscire, devo ricevere altri pazienti-
Alex si affrettò a scivolare giù dal lettino e ad avviarsi alla porta.
-Quando posso venire la prossima volta?- domandò, sulla soglia, quando stava per uscire dalla porta.
-Diciamo, be’... venga fra una settimana, se le fa piacere- segnò su un’agenda alla data stabilita il nome della ragazza.
 
   
 
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