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Autore: cartacciabianca    01/04/2010    4 recensioni
[Oblivion]
Due delle Gilde più potenti dell'Impero stanno per affrontarsi dopo secoli di scontri sotto tovaglia.
Elion, studentessa presso l'Università Arcana destinata a diventare la più grande Strega Bianca della contea di Cyrodiil, s'innamora un giorno di un giovane servo di Sithis, figlio eletto della Madre Notte, nonché membro e rampollo della Confraternita Oscura. Un triste gioco di tradimenti, congiure, bugie e passioni. Quando tutto sembra perduto e l’ultima battaglia giunge agli sgoccioli, tra il sangue di innocenti e l’acqua di purissime fonti, scorrono due vite intrappolate nel macabro disegno del destino. La verità verrà svelata ad ogni costo.
Il mio Romeo e Giulietta in versione The Elder Scroll, con un tocco di magia in più e l'aggiunta di qualche personaggio di mia creazione, sempre all'interno del gioco. Spero che abbia attirato la vostra curiosità.
[ Personaggi: Vicente Valtieri/Ocheeva (Confraternita Oscura) + Tar-Meena/Hannibal Traven (Gilda dei Maghi) + Nuovo personaggio x Nuovo personaggio ]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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1. Prologo - Stivali Squalo

Il mio nome è Elion, e, sinceramente, non ho idea da dove vengo.
Sono fuggita dalla Prigione Imperiale grazie al Re nostro Sovrano, che poi è venuto meno affidandomi quel ciondolo acchiappa guai. Sono classificata da molti come Elfo dei Boschi, ma se nascondo le orecchie a punta sotto la mia massa castana di capelli, posso comunemente essere scambiata per una donna Imperiale o addirittura per un Bretone, se si pensa alla mutevolezza del mio caratterino in certe circostanze. Sono nata sotto il segno del Mago, e tale sono, poiché me la cavo con gli incantesimi. Dai miei sconosciuti genitori (mi dicono in molti, complimentandosi) credo di aver ereditato una nota capacità di recupero, evocazione, illusione, non ché un alto livello di misticismo, alterazione e malia. Faccio sinceramente pena quando si tratta di Alchimia. Credo che dovrò prendere delle ripetizioni… Nonostante ciò, la Gilda dei Maghi non ha esitato un secondo prima di prendermi con sé. In circa un anno di viaggi per la Contea ho ottenuto le raccomandazioni di tutti i Maghi Supremi dell’Impero e adesso studio all’Università Arcana. Lì ho conosciuto gente interessante, un po’ pazza, certo, ma davvero affascinante. C’è stato un tempo in cui vivevo in una baracca al porto (dove so si annida la comunità dei ladri, protetti dalla famigerata Volpe Grigia) ma adesso trascorro le notti sotto il magico tetto dell’Università. Ho gli occhi scuri, a differenza di come detta la mia razza, e una statura media. Ho un fisico asciutto, non troppo muscoloso, ma reggo comunque a lunghe passeggiate. Il cavallo pezzato di Bruma al mio fianco l’ho vinto scommettendo con uno spettatore dell’Arena. Se posso, oserei aggiungere “barando”. Quel giorno si fronteggiavano un mio amico mago dell’Università (sul quale avevo scommesso io) e un poco noto Gladiatore. La mia conoscenza si è conquistata la vittoria senza il minimo sforzo, riducendo in polvere il suo avversario. Ero perfettamente a conoscenza delle sue capacità magiche. Quando scommisi, non avevo dubbi su chi avrebbe vinto quell’incontro. Il poveraccio con cui avevo messo in gioco una fruttuosa somma di denaro ha confessato poi di non avere di che pagare, se non la sua cavalla. Ero lì lì per rifiutare (avrei fatto lo stesso anche se i soldi li avesse avuti) ma poi mi ha parlato di quanto gli pesasse sulla coscienza quella povera bestia.
La cavalla l’ho battezzata Noilé, il mio nome al contrario. Che fantasia, eh? In effetti… ora che ci penso avrei potuto fare di meglio, eppure… sento che le si addice molto. Ormai sono mesi che mi accompagna in lungo e in largo per l’Impero a caccia di avventure. In quest’arco di tempo ho scoperto che abbiamo parecchio in comune. Per esempio odiamo entrambe il pesce.

Elion ripensò al vecchio e povero pescatore che, in cambio di quattro squame, le aveva dato quegli strani stivali. L’uomo aveva detto che possiedono un potente potere magico, ma la ragazza non avvertiva in loro nessun flusso arcano.
Ma che strani… pensò rigirandosi la scarpa destra tra le mani. Sembravano comuni stivali di pelliccia, dall’aspetto sobrio. Puzzavano, e di pesce! Mio Dio che schifo… Fece una smorfia e Noilé assieme a lei, sbuffando.
Elion sedeva su una roccia sulle sponde del lago nel quale galleggia l’isola con la Città Imperiale. Alle sue spalle incombeva il verde della natura, ma su tutto il Regno dominava la magnifica Torre d’Argento fatta erigere dagli Antichi nel centro della Capitale, assieme alle sue mura ciclopiche. Poco prima poteva vedere con chiarezza l’ingresso delle fogne che, come sapeva per certo grazie all’esperienza diretta di un anno addietro, conducevano alle Prigioni Imperiali per via di un passaggio segreto. La grata era chiusa a chiave da una serratura molto difficile. Ma con le abilità di mago in suo possesso, se avesse voluto, avrebbe potuto farla saltare con la stessa facilità di una mela da sbucciare.
Elion tornò a guardare i suoi nuovi stivali che nell’equipaggiamento non pesavano granché. Effettivamente erano leggeri, particolarmente leggeri ed elasticizzati. Al tatto erano freddi, lisci, apparentemente di pelle, ma in realtà svelavano una superficie umida e squamosa come quella di un pesce.
Senza riuscire a trattenere una medesima smorfia, Elion gettò prima uno poi l’altro stivale nell’acqua.
-Che ricompensa ignobile…- sbuffò alzandosi dalla roccia sulla quale sedeva. Si voltò, ma la sua cavalla le diede una musata in pieno ventre esortandola a guardare di nuovo verso il lago.
Nel gesto esasperato di girarsi alzando gli occhi al cielo, Elion notò con stupore che gli stivali galleggiavano sulla superficie dell’acqua nonostante li avesse scagliati dove la profondità avrebbe dovuto coprire l’altezza di un essere umano.
Dio mio! Galleggiano! Gli stivali galleggiano! Esultò a bocca aperta. Ecco di che potere parlava quel vecchio pescatore!
Elion si avviò verso la sponda e s’immerse in acqua fino alle ginocchia, allungandosi ad afferrare gli stivali e riportandoli all’asciutto tra le sue braccia. Ancora una volta la magia entra a far parte della mia vita, e nel modo più assurdo di quelle precedenti! Rise di gioia e divertimento a tal pensiero, mentre tornava sulla riva e si sfilava le scarpette che abbandonò sul prato.
Forse è meglio che eviti di bagnare i vestiti, anche se sarei in grado di farli asciugare con un colpo di bacchetta, pensò iniziando a spogliarsi sino ai limiti consentiti dalla decenza, restando con indosso solo la biancheria intima e una canottiera fino a metà coscia. Tanto, in quest’angolo sperduto dell’isola, ai piedi dell’ingresso tappato per le fogne, chi vuoi che passi mai? Giusto i gabbiani o qualche cerbiatto! Senza contare la sua Noilé che la fissava con occhi curiosi.
Così la ragazza s’infilò gli stivali ai piedi, affondando i plantari nella viscida stoffa squamosa che li rivestiva sia all’interno che all’esterno. Mosse i primi passi sull’acqua e si accorse ben presto, con un solare sorriso sulle labbra, di poter camminare su quell’immensa superficie cristallina come se stesse normalmente passeggiando su un sentiero di città.
Intraprese una piccola corsa che in breve tempo la portò quasi sulla sponda opposta del lago. Tornò indietro, saltò, piroettò ridendo come una matta. Poi si fermò, si piegò e scoprì che con le mani poteva catturare i pesciolini che abitano a pochi centimetri dalla cresta. La sua immagine si rifletteva come su uno specchio, sul quale camminava con estrema grazia e compostezza, fingendomi una reale principessa.
-Largo alla Signora di Bruma!- scherzò mimando dei gesti di saluto con le mani e improvvisando con l’immaginazione un corteo di sudditi e trombe alle sue spalle. –La donna che camminava sull’acqua! Questa cosa farebbe invidia a Mattiùs (il mio amico mago più caro)- ridacchiò.
D’un tratto sentì nitrire la cavalla.
Elion si voltò verso la costa e vide Noilé agitata per via di un movimento sospetto dietro una felce poco distante, vicino all’ingresso della fogna, che catturò la sua attenzione fin da subito.
Tornando sulla riva in pochi balzi, afferrò la casacca bianca primaverile da maga e se la strinse al petto per nascondere le forme. Sollevò la mano libera che, appena prese a cantilenare due formule elementari, s’illuminò di un azzurro intenso e vitale.
-So che sei lì, non costringermi a dar fuoco al cespuglio! Ovviamente con te dietro, straniero!- minacciò agguerrita.
Con un nuovo incantesimo Elion scrutò attraverso il fogliame e colse un corpo maschile avvolto da una divisa nera come la notte. Il volto celato da un cappuccio, un pugnale alla cintola, stivali e nel complesso una tenuta leggera, da stratega di agilità.
-Non ti farò del male, lo prometto- disse lei un poco in ansia. –Esci allo scoperto, chiedi perdono per la tua impertinenza e sarai libero di andare- pronunciò ferrea.
Sull’educazione sono irremovibile come tutti gli Elfi a questo mondo. In ogni caso, potrebbe aver rubato qualcosa dalle bisacce legate alla sella di Noilé.
Il ragazzo non sembrò d’accordo, e di punto in bianco scomparve alla sua vista, volatilizzandosi nel nulla. Di lui restava solo il prato scomposto dove un tempo c’era stato il peso quasi nullo dei suoi calzari.
-Ma che diavolo…- borbottò lei guardandosi attorno.
Ipotizzando che potesse essersi trattato di una banale trasfigurazione da camaleonte, Elion era già pronta a rilanciare un contro incantesimo. Recitò la formula, stendendo il braccio verso l’alto e tutt’attorno a lei, per venti metri, si condensò una nube rosata che le mostrò il suo bersaglio.
Il ragazzo si allontanava di gran corsa sul prato diretto al ponticciolo lì vicino.
Elion abbandonò la veste da mago a terra e montò in sella alla cavalla, che poi spronò al galoppo all’inseguimento.
Il giovane nel frattempo raggiunse il ponticciolo, ma non fece in tempo ad abbandonare il raggio dell’incantesimo di smascheramento. Elion stava per recitare una nuova formula che gli avrebbe immobilizzato le gambe, ma la sua imbranataggine con l’equitazione chiese il conto all’ultimo momento. Noilé inciampò su un’asse sconnessa del ponticciolo ed Elion, pur di salvarsi la pelle, si gettò fuori di sella, finendo addosso al ragazzo.
Caddero entrambi in acqua dal ponticciolo, crogiolandosi nelle calme correnti del limpido lago. Elion, coi suoi stivali ai piedi, riemerse subito in superficie, mentre il ragazzo restò affondo per parecchi secondi, che poi condensarono in un minuto buono.
Strano… pensò lei. Il mio incantesimo ancora mi permette di vederlo sotto i miei piedi, ma allora perché non torna su? Si chiese.
Elion attese per poco prima di giungere ad una fredda conclusione.
Come si sfilò gli stivali sprofondò nell’abisso. Poche bracciate, e raggiunse il corpo del ragazzo mollemente adagiato sul fondo del lago. Lo afferrò per il gomito, se lo caricò sulle spalle, poi entrambi risalirono in superficie con l’ausilio di un nuovo incantesimo che triplicava temporaneamente le forza fisica dell’Elfa; la stessa che lo riaccompagnò sulla riva.
Elion lo adagiò sull’erba e lei, esausta perché indebolita dal troppo Magika speso, si accasciò affianco a lui, sentendolo tossicchiare.
Ed io che ti avevo scambiato per il solito ragazzino guardone, pensò con stupore inarcando un sopracciglio. Studiò a lungo il suo abbigliamento davvero insolito. Era una tenuta nera leggera. Alla cintola aveva un pugnale che ispirava minacce anche da dentro il suo fodero. Il cappuccio gli era scivolato via dalla testa durante il bagno e adesso la ragazza poteva scorgere per intero il suo viso bianco, due meravigliosi occhi azzurri e un medio taglio di capelli neri.
Era un Imperial.
Forse il più affascinante che avesse mai visto.
   
 
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