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Autore: Evee    09/08/2005    13 recensioni
Mira, dopo la morte dei suoi genitori, si è dovuta trasferire a Domino da suo cugino Yugi. Ma la vita con lui non si rivelerà affatto tranquilla, perché ben presto verranno invitati, assieme a Seto Kaiba, ad un esclusivo torneo di Magic and Wizards in Egitto... Ma niente è come sembra e nulla andrà come previsto. Li aspetta un'avventura mozzafiato, d'amore e d'amicizia, legata inesorabilmente ad un passato di ben 3000 anni fa...
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tessitrice d'ali

 

«Il vento non si scorda di chi desidera volare...»

 

Piccola ma indispensabile guida alla lettura:

- questa storia è idealmente ambientata dopo la saga di Battle City, al tempo della quale mi è venuta l'idea per la sua trama. All'inizio può sembrare un po' banale e lenta, ma era inevitabile per introdurre a dovere il mio original character. Se mi date fiducia prometto che poi saprò riscattarmi da queste premesse marysuesche.

- l'arco narrativo si sviluppa dal primo al ventunesimo capitolo a PoV multiplo e alternato, con l'eccezione del ventesimo in cui trovate i deck dei protagonisti a guisa di “libretto delle istruzioni” per i vari duelli in cui vi imbatterete nella lettura. I capitoli successivi al ventunesimo invece saranno stilisticamente differenti, a PoV unico, e colmeranno i vari missing moments dell'epilogo.

- la fic, che avevo interrotto otto anni fa, è stata sottoposta a una lieve revisione per i primi e più risalenti undici capitoli quando ho ripreso la sua stesura. Chi avesse già iniziato al tempo a leggerla lo rimando per ulteriori info alla premessa del dodicesimo capitolo.

- ringraziamenti e dovuti credits li trovate alla fine del ventunesimo capitolo.

Bene, è tutto. Anzi, no: grazie infinite di essere qui, e buona lettura!!!

Evee

 

Prologo: “Non ti scordar di me”

 

MIRA

Domino City.

“Ma che cosa ci faccio io qui?” pensai, mentre osservavo con occhi vacui la città che si presentava alla mia vista. Non che si potesse vedere poi molto, in realtà: la pioggia che cadeva di continuo sul finestrino permetteva di distinguere a malapena le forme degli edifici. Il mio sguardo si fece ancora più triste. Non mi piaceva quel posto, ed ero certa che non mi sarebbe piaciuto nemmeno l'indomani. Quella non era la mia casa, e non lo sarebbe mai stata: io appartenevo ad Osaka. Strinsi i pugni così forte che le unghie, anche se non particolarmente affilate, mi si conficcarono nella carne. Già... Osaka.

La corriera si fermò bruscamente, frenando il flusso dei miei pensieri. Ecco, ero arrivata. Trascinando a fatica la mie due valigie scesi dall'autobus. No, grazie, non vi accalcate. Tanto ce la faccio benissimo anche da sola... E adesso? Non avevo la minima idea di dove dovevo andare. Forse era meglio risalire sulla corriera e ritornarmene all'orfanotrofio. Decisamente meglio. Ma ormai non potevo più tirarmi indietro. Sospirai. C'era un solo aggettivo per descrivere come mi sentivo in quel momento: sola. Sola e sperduta, in una città che neanche conoscevo, impalata di fianco alla fermata di un autobus... e come se non bastasse stavo anche prendendo la pioggia, perché figuriamoci se mi ero ricordata di portare un ombrello. Pensai con repulsione all'aspetto che dovevano avere in quel momento i miei capelli, che si increspavano in modo incontrollabile con la minima umidità. Allungai la mano per cercare di sistemarli, quando mi accorsi che erano perfettamente asciutti. Fermi tutti: com'era possibile? Stava ancora piovendo, anzi, diluviando! Ma allora come diavolo... Mi voltai, trovandomi faccia a faccia con un bizzarro nonnetto che mi riparava dalla pioggia con il suo ombrello.

-Era ora che te ne accorgessi, bambina mia. Temevo quasi di dover passare qui il resto della mia giornata...-

Lo fissai sorpresa. Probabilmente divertito dalla mia espressione, lui scoppiò a ridere.

-Ehi, Mira, non ti sarai mica dimenticata che ti sarei venuto a prendere vero?-

Sbattei ripetitivamente le palpebre, colta da un attimo di vuoto mentale. Poi finalmente lo riconobbi.

-Oh, ma siete voi zio Sugoroku!- esclamai.

 

SUGOROKU

Muta. Come una tomba.

Erano dieci minuti che Mira non aveva pronunciato una sola sillaba. Le rivolsi una rapida occhiata, ma lei se ne stava così, a guardare la città al di là del finestrino. Forse avrei dovuto dirle qualcosa... Sì, ma cosa? Mi era difficile pensare a una sola frase che non riguardasse i suoi genitori, e di certo non sarei stato io a ricordarle quel brutto incidente... Aveva l'aria di chi ha passato parecchie notti a piangere, e in fin dei conti non era da biasimare, dato che erano scomparsi da appena due settimane. Come avrei voluto poterle essere di conforto! Ma d'altro canto non volevo essere nemmeno eccessivamente invadente. Se solo avesse detto qualcosa, se avesse parlato...

-Dimmi, zio, come sta Yugi?-

Nonostante la sua voce fosse assai flebile, la domanda infranse a tal punto il silenzio che il piede mi scivolò accidentalmente sull'acceleratore, facendo sgommare lievemente l'auto.

-Bé, ecco... Lui...- balbettai, ancora confuso da quell'improvvisa domanda.

Lei sembrò non aver fatto caso al mio disagio, e continuò a parlare.

-Ho sentito che ha vinto degli importanti tornei di Magic and Wizards, non è così?-

Sorrisi tra me e me. I risultati che mio nipote aveva ottenuto con quel gioco riuscivano sempre a farmi sentire orgoglioso di lui. Non per niente, ero stato proprio io a insegnarglielo e a trasmettergli quella passione.

-E' esatto, Mira.- confermai sorridendo.

Il silenzio però cadde nuovamente, incapace di aggiungere altro, e questa volta ancora più opprimente di prima. Ma non mi scoraggiai, e decisi di prendere la parola. Alla mia età, non potevo certo farmi prendere ancora dalla timidezza!

-Hai mai giocato a Magic and Wizards?- domandai con aria noncurante.

Mira sobbalzò, rivolgendo finalmente lo sguardo verso di me ed arrossendo. La domanda la imbarazzava, lo sapevo, e mi pentii subito di averla fatta. Ma lei rispose lo stesso, anche se con voce tremante.

-No, veramente... Veramente i miei genitori non me lo hanno mai permesso... Sai, la giudicavano un'occupazione troppo infantile. Preferivano che coltivassi altri interessi... Tipo il pianoforte.-

Alle sue parole il mio sangue non poté fare a meno di ribollire. I suoi genitori la giudicavano un'occupazione troppo infantile! C'era da aspettarselo. Nonostante io fossi uno dei parenti più prossimi di Mira, loro avevano sempre evitato accuratamente che la loro figlioletta si affezionasse troppo a me, col rischio che avessi una cattiva influenza su di lei; ricordavo ancora il loro disappunto quando per il suo settimo compleanno avevo osato regalarle delle carte. Non li avevo mai visti così arrabbiati. Senza troppi preamboli, mi avevano messo alla porta, minacciandomi di non provare mai più a... Come avevano detto? Oh, sì: “A corrompere nostra figlia con quello stupido gioco di carte.” Quella fu l'ultima volta che la vidi. Per alcuni anni avevo cercato di mantenere con lei i contatti con delle lettere, ma mai una volta che avessi ricevuto risposta. Molto probabilmente i suoi genitori non gliele avevano nemmeno mai date. Eppure, non avevo dimenticato la sua espressione di gioia quando aveva aperto quel regalo... Quella bambina aveva il Magic and Wizards nel sangue, l'avevo capito sin dal principio, ma le sue ali erano state tarpate ancor prima che potesse spiccare il volo. E a quanto pareva, la situazione non era cambiata nemmeno dopo tanti anni...

-Capisco...- feci, con tono visibilmente deluso.

-Ma no zio, mi hai frainteso!- disse lei, sorridendo radiosa -Io ho detto semplicemente che non ho mai giocato a Magic and Wizards... Non che non ci sappia giocare.-

La guardai con aria interrogativa. Allora lei, con un gesto fluido, aprì la borsa che portava a tracolla, facendone scivolare fuori un Dueling Disk nuovo di zecca. Sorrisi anch'io. Ora sì che riconoscevo mia nipote. Dopotutto, buon sangue non mente.

 

MIRA

L'auto si fermò con dolcezza, scuotendomi lentamente dal mio torpore, e guardai con mesta curiosità quella che sarebbe stata la mia nuova casa. Non potevo certo dire che fosse un hotel a cinque stelle. Era un'abitazione piuttosto piccola, di un giallo limone un po' troppo vistoso, a due piani, ben diversa dall'elegante villa a cui ero abituata. Al pianterreno c'era quello che doveva essere il negozio dello zio: una grossa insegna luminosa, “Turtle Game”, lampeggiava sopra l'ingresso. Tuttavia, all'interno non vi era alcun segno di vita: le luci, infatti, erano spente, e sulla porta era visibile un cartello, con scritto sopra con una grafia frettolosa “Closed”.

-Bé, eccoci arrivati. Mi dispiace solo non poter restare, ma te la caverai benone anche senza di me.- udii improvvisamente alle mie spalle.

Mi voltai stupita, guardando mio zio.

-Come!- protestai.

Lui mi sorrise tranquillo.

-Mi dispiace, ma devo assolutamente andare a Tokio a concludere una affare molto urgente con uno dei miei fornitori... Non avrei proprio voluto, dato che non ci sono nemmeno mio figlio e mia nuora... Sai, sono andati via in vacanza per il loro anniversario... Ma anche se starò via per qualche giorno non ti devi preoccupare, ho già avvertito Yugi del tuo arrivo. Penserà lui a tutto. A volte è un po' distratto, ma ti puoi fidare di lui, è un ragazzo con la testa a posto.-

Io mi morsi il labbro inferiore contrariata, ma non osai ribattere.

-Capisco... Beh, allora a presto, e grazie ancora del passaggio.-

-Ma figurati! Saluta Yugi da pare mia... Vi telefonerò stasera per accertarmi che non abbiate fatto esplodere la casa. E mi raccomando, cercate di non cacciarvi nei guai!-

Annuii ubbidiente. Scaricai le valigie e, prima che potessi chiudere la portiera della macchina, mio zio mi parlò nuovamente.

-Mi ha fatto molto piacere rivederti Mira. Sono fiero della ragazza che sei diventata.-

-Anche a me, davvero tanto.- gli risposi, e lo pensavo davvero.

Ci salutammo con un abbraccio, e poi rimasi ferma sul marciapiede, guardando l'auto allontanarsi finché non scomparve definitivamente dalla mia vista. La pioggia, per mia fortuna, aveva ormai finito di cadere, e nel cielo si scorgeva un timido arcobaleno.

Con un sospiro mi incamminai verso l'entrata del negozio. Tuttavia, non riuscivo a trovare il coraggio di entrare. Il solo pensiero di un incontro ravvicinato del terzo tipo con mio cugino mi incuteva un po' d'ansia. Avevo visto Yugi solo una volta, anni ed anni fa, troppi per ricordarmelo, per cui non sapevo molto di lui. Certo, mi era capitato più di una volta di soffermarmi a leggere giornali che proclamavano le sue vittorie nel Magic and Wizards, incoronandolo il “Re dei Giochi”, ma per me era come un estraneo. Che cosa avrebbe pensato di me? Come mi avrebbe giudicata? In fin dei conti, che interesse avrebbe mai potuto nutrire per la sua povera, insignificante cugina, quando lui era un personaggio famoso e ammirato? Ecco, l'ho detto. Lui era Yugi Muto, il campione di Magic and Wizards, mentre io... Io ero e sarei sempre stata solo Mira Muto, sua cugina. In poche parole, una nullità.

Rimasi per qualche secondo ancora lì ferma, titubante, ma poi il buon senso e la ragione ebbero la meglio: suonai il campanello, e poi attesi. Aspettai un minuto. Due minuti. Tre minuti. Alla fine, irritata, suonai nuovamente il campanello, questa volta con maggior veemenza, ma come prima nessuno si presentò alla porta. Per la seconda volta da quando avevo messo piede in quella città non seppi cosa fare. Alla fine provai ad aprire la porta, ma niente, nada, niet! Chiusa a chiave. L'unica soluzione era irrompere nell'appartamento sfondando l'ingresso con una mossa di arti marziali, ma la scartai velocemente: primo, perché avevo l'oscuro presentimento che allo zio e a Yugi non sarebbe affatto piaciuto non avere più una porta d'ingresso, e secondo perché non avevo la più pallida idea di come si eseguisse una mossa di arti marziali. Disperata, appoggiai con mala grazia le valigie a terra e mi accasciai sugli scalini, lottando con tutta me stessa contro il desiderio di mettermi ad urlare. Ma dove diavolo si era cacciato mio cugino?!?

 

YUGI

-Ci vediamo domani a scuola, Yugi!-

Salutai a mia volta Jonouchi, e mi incamminai fischiettando verso casa. Notai con piacere che aveva smesso di piovere, e questo non fece che aumentare il mio buon umore. Niente e nessuno avrebbe potuto turbare la mia felicità... O almeno era quello che credevo.

-Insomma, Faraone, si può sapere cos'hai?- sbottai con fare esasperato.

-A quanto pare non ti posso proprio nascondere nulla...-

Il mio alter ego mi comparve improvvisamente a fianco, camminandomi vicino. All'inizio sembrò come riflettere, poi prese la parola.

-Non so Yugi... Non hai anche tu il presentimento di aver dimenticato qualcosa?-

Lo guardai storto. A volte il Faraone era proprio paranoico.

-Non sono “paranoico”.-

Ops. Dannata telepatia.

-Avanti, che cosa mai avremmo dovuto ricordare, secondo te?-

-Se lo sapessi credi forse che mi porrei il problema?-

Non risposi, e mi limitai a tirare un calcio a un ciottolo. Sinceramente, quel giorno non avevo proprio voglia di assillarmi con delle ansie. Ripresi a fischiettare.

 

YAMI

Non ero per niente contento: mai una volta che Yugi mi prendesse sul serio. Tuttavia decisi di non insistere: era chiaro che ogni mia parola sarebbe stata inutile, così lo seguii riluttante fino a quando non vidi in lontananza il negozio. Allora accelerai il passo, anche perché il mio stomaco (o meglio, lo stomaco di Yugi) stava iniziando a brontolare. Avevo proprio voglia di mettere qualcosa sotto i denti. Non appena fui più vicino, però, mi fermai di botto: c'era qualcuno, seduto davanti all'ingresso. Mi avvicinai assieme a Yugi, abbastanza per poterlo vedere distintamente. Chiedo scusa. Per poterla vedere distintamente, perché quel qualcuno era una ragazza dai lunghi capelli corvini, che le mettevano in risalto il candido colore della pelle.

-Chi è? La conosci?- chiesi a Yugi incuriosito.

-Mai vista in vita mia.-

-Eppure ha un che di familiare... Giurerei di averla già vista.- continuai.

La osservai indagatore nel tentativo di ricordarmi di lei, ma venni distratto dalla voce del mio amico.

-Oh, no.-

-Che ti prende?- chiesi.

-Per caso, oggi è il 29?-

-Credo di sì.-

Lui si morse il labbro inferiore con un che di preoccupato. Continuavo a non capire.

-Allora, mi vuoi spiegare?- gli chiesi con fare irritato.

-Lo sai, credo di aver capito che cosa avevamo dimenticato.-

-Sarebbe?-

-Mira.-

Mira chi? Guardai meglio la ragazza, ma poi il mio sguardo si andò a posare su un paio di valigie a poca distanza da lei. E poi capii.

-Tipregotipregotiprego... Non dirlo!- mi implorò il mio alter ego con una voce alquanto incrinata, intercettando la mia occhiata di rimprovero.

-Mi dispiace Yugi, ma... TE L'AVEVO DETTO!- gli urlai senza alcun ritegno.

-Scusa...- mugolò mortificato.

-Le scuse non servono a nulla Yugi! Come hai potuto dimenticare che oggi sarebbe arrivata tua, e sottolineo “tua”, non mia, cugina?-

Lui non mi ascoltò nemmeno, troppo impegnato a mangiarsi le unghie della mano destra.

-E adesso cosa faccio?- mi chiese, disperato.

-Non lo so e non mi interessa! Arrangiati, così forse la prossima volta mi darai retta...- risposi, e detto questo mi ritirai in silenzio indispettito.

 

YUGI

Non c'è che dire: grazie, Faraone! Ma non avevo nemmeno il tempo per arrabbiarmi: dovevo fare qualcosa, e subito. Già, qualcosa tipo... Cosa? Non avevo la minima idea di come scusarmi con Mira. Bell'inizio... se prima ero preoccupato di non piacerle, beh ora potevo star tranquillo, perché mi avrebbe semplicemente odiato. Di una cosa, però, ero sicuro: ogni secondo che passava non faceva che peggiorare la situazione. Respirai profondamente, e poi, sebbene le mie gambe volessero andare in tutt'altra direzione, mi avvicinai a mia cugina. Lei dovette avermi sentito perché alzò lo sguardo sorpresa. Sebbene avessi aperto la bocca per parlare, non riuscii a pronunciare nemmeno un sibilo: i suoi occhi, d'un viola impressionante, mi guardarono con talmente tanta intensità che mi paralizzarono. Restammo entrambi immobili per qualche secondo, finché io non trovai il coraggio di parlare. Probabilmente, tra tutte le frasi che potevo dire, quella era sicuramente la più idiota.

-Ecco, io... Mi dispiace. Me ne ero completamente dimenticato.- balbettai con voce roca.

Lei aprì la bocca in un'espressione di stupore, e poi fece ciò che non mi sarei mai immaginato: scoppiò a ridere.

 

MIRA

Una volta entrati in casa, Yugi si stava ancora scusando, e io stavo ancora ridendo. Era bastata quella semplice frase balbettata a mettermi di buon'umore. La sua sbadataggine aveva anche dissolto ogni mio timore nei suoi confronti: in effetti, quel ragazzino dall'atteggiamento timido ed impacciato aveva l'aria di sembrare tutto fuorché un campione di Magic and Wizards...

-Sul serio, Mira, non era mia intenzione farti aspettare! Ma mi era completamente passato di mente...- continuava lui.

-Ehm... Yugi?- provai ad interromperlo.

-Uh? Oh sì, certo, dimmi pure!-

Gli sorrisi tranquillizzandolo.

-Guarda che non mi sono mica offesa! Ho capito che non hai fatto apposta. E poi non era da molto che stavo aspettando.-

In realtà era da più di mezz'ora, ma viva le bugie a fin di bene.

-Sicura?-

-Ma certo!-

Le mie parole fecero più effetto su di lui che un lecca-lecca su un bambino, poiché mi sfoderò un radioso sorriso a trentaquattro denti.

-Meno male! Credevo che non mi avresti più rivolto la parola!- esultò -Però ti prego di non farne parola con il nonno, sennò sono un uomo morto...-

-Ovviamente!- feci divertita, porgendogli la mano per sigillare la promessa.

Terminata la questione, restammo entrambi fermi davanti all'ingresso come due ebeti, guardandoci le scarpe, senza sapere cosa dire o cosa fare. Stavo giusto pensando a una frase che non fosse fuori luogo, quando Yugi si decise a parlare per primo.

-Per caso hai fame?-

Sinceramente non lo sapevo: da quando avevo messo piede a Domino il cibo era l'unica cosa di cui non avevo avuto il tempo di preoccuparmi.

-Non so... Non mangio da stamattina. Immagino di sì...- osservai, passandomi una mano sullo stomaco.

-Perfetto, anch'io avrei un certo languorino... Mettiamoci all'opera!-

Detto questo, mi fece cenno di seguirlo mentre trotterellava allegramente verso quella che doveva essere la cucina. Mi guardai intorno: non era molto grande, ma aveva un'aria decisamente accogliente che mi fece sentire subito a mio agio. Mentre stavo esaminando un paio di presine dai colori innegabilmente inusuali, la mia attenzione venne calamitata su una serie di rumori.

-Cosa stai facendo?- chiesi a Yugi, incuriosita da tutto quel tran-tran.

Mio cugino sporse la testa oltre l'anta del frigorifero.

-Cerco qualcosa da mangiare.- disse brevemente, per poi ritornare alla sua occupazione.

Mi sedetti su una piccola sedia di vimini, e attesi. Alla fine Yugi parlò.

-Ho una notizia buona e una cattiva.-

-Sarebbero?-

-La cattiva è che il frigorifero è praticamente vuoto. All'appello si salvano soltanto due bottiglie di latte, uno yogurt, tre uova e del formaggio. Dimenticavo: c'è anche un barattolo di acciughe. In compenso oggi pomeriggio sapremo già cosa fare...-

Non colsi l'allusione.

-Ossia?-

-La spesa.-

-Cercherò di frenare l'emozione... E la notizia buona?-

Lui sorrise.

-La buona era che per oggi avremo già un'occupazione.-

Ci concedemmo entrambi una risata per sdrammatizzare la situazione. Conoscevo mio cugino solo da qualche minuto, eppure da quando stavo con lui... Non so, era come se tutte le mie preoccupazioni, la mia tristezza, scomparissero. Sorrisi. Sì, anche se il ricordo di Osaka era ancora vivo nella mia mente, iniziavo ad affezionarmi a mio cugino. Poi però il mio stomaco mi riportò con un brontolio al nostro problema.

-Quindi che si mangia?- feci sconsolata.

Lui alzò gli occhi al soffitto, come se stesse riflettendo. Quindi schioccò le dita, illuminato da un'idea.

-Ti va un'omelette?-

-Una frittata, vorrai dire.-

-Sì, beh, cercavo solo di chiamarla con un nome che la facesse sembrare un po' più appetitosa.-

-No problem. Anzi, direi che non potevo sperare in nulla di meglio!- risposi soddisfatta, memore dei terribili intrugli che ero stata costretta a mangiare alla mensa dell'orfanotrofio.

Lui allora prese le uova volenteroso e si mise all'opera. Lo osservai per un po', e poi gli chiesi se aveva bisogno di aiuto.

-No, no, figurati. Sei tu l'ospite, non ti scomodare.- disse mentre prendeva una padella e la metteva sul fornello.

Io allora rimasi dov'ero. Sinceramente, era molto meglio così: ero sempre stata una frana in cucina. Tuttavia, non mi sfuggì il disagio di Yugi mentre cercava di aprire le uova. Era come indeciso se in una frittata ci volesse o meno il guscio.

-Sei sicuro di quello che stai facendo?- gli chiesi titubante.

-Ehm... Ma sì, cert...!-

Crac.

L'uovo che Yugi aveva in mano si ruppe, e... Beh, impressionante come la faccia di mio cugino possa assumere così tante tonalità in tre secondi. Restammo a fissare inorriditi quello che avrebbe dovuto essere il nostro pranzo sul pavimento. Poi mio cugino parlò, rivolgendomi un'occhiata disperata.

-Ehm... Che ne dici se ordiniamo una pizza?- propose in tono di scusa.

 

YUGI

Finito di mangiare e di pulire il meglio possibile il disastro in cucina, ci decidemmo ad uscire di casa. Anche se le strade erano costeggiate di pozzanghere e l'aria pungente per l'umidità, il cielo era limpido ed il sole non mancava di far timidamente capolino dietro un paio di nuvole.

-Dove andiamo di bello?- mi chiese Mira allegramente mentre chiudevo a chiave la porta.

Io mi fermai a pensarci su per un po', e poi le proposi di andare al centro commerciale.

-Oltre ad essere molto vicino da qui, potremo trovare tutto quello che vogliamo.- spiegai.

Lei sembrò soddisfatta della mia trovata, ma era chiaro che non aveva molta voglia di fare conversazione: era troppo impegnata nell'osservare con minuzia tutto ciò che le stava attorno. Anche se Domino City era innegabilmente più piccola di Osaka, ad un occhio estraneo doveva sembrare immensa.

-Cos'è quel palazzo?- mi chiese a un tratto mentre attraversavamo il parco.

Io seguii con lo sguardo il suo dito, fino a vedere un grattacielo altissimo che conoscevo fin troppo bene.

-Oh, è la sede centrale della Kaiba Corporation.- dissi con noncuranza.

Lei non sembrò molto soddisfatta dalla mia risposta.

-La... Kaiba Corporation? Strano, mi sembra di aver già sentito questo nome...- fece pensosa.

-Come, non la conosci?- le chiesi stupefatto.

Lei fece segno di no.

-E' una multinazionale che si occupa principalmente di giochi ed informatica... Sai, è stata lei a sviluppare il sistema ad ologrammi del Dueling Disk per il Magic and Wizards.- spiegai.

Il suo volto si colorò per l'eccitazione.

-Ma certo, ora ricordo!- disse schioccando le dita -Non credevo che la sua sede si trovasse qui...- aggiunse poi, tornando ad osservare l'edificio con rinnovata curiosità.

Si vedeva che Mira non era di Domino... Chissà che faccia avrebbe fatto Seto se avesse saputo che c'era una persona al mondo che non conosceva la sua amatissima società.

-E adesso perché sorridi?- mi chiese Mira a bruciapelo, come avendomi letto nel pensiero.

Scossi il capo elusivo.

-Niente, niente... Piuttosto... Siamo arrivati.- feci, indicando l'enorme edificio che si stagliava oltre l'uscita dal parco.

 

MIRA

Enorme. Quel centro commerciale era enorme! Ovviamente non era la prima volta che ne vedevo uno: a Osaka ce n'erano tantissimi... Ma quello era colossale! Guardai intimorita e nel contempo con ammirazione i due draghi bianchi posti ai lati dell'ingresso. Non riuscivo a staccare loro gli occhi di dosso, letteralmente affascinata. Quei draghi... Mi ricordavano qualcosa. Continuai a studiarli rapita, finché il mio sguardo venne catturato dall'insegna posta sopra l'entrata. Ancora la Kaiba Corporation. Sembrava che tutto in quella città girasse attorno a questa società di cui io conoscevo a malapena l'esistenza. Avrei voluto proprio chiedere a Yugi che cosa significassero mai quei due draghi, ma lui parlò per primo.

-Dunque... Se non sbaglio il reparto alimentari è al settimo piano. Mi sa che ci conviene prendere l'ascensore se vogliamo evitare di farci chilometri di scale...-

Lo seguii mentre attraversava con passo sicuro l'enorme atrio, ma ero troppo occupata a curiosare per ascoltarlo. Tutto per me era una novità in quel posto e continuavo a guardarmi in giro, ammirando le grandi vetrate sul soffitto che permettevano di guardare il cielo ed il pavimento a specchio che lo rifletteva alla perfezione. Nonostante il mio desiderio di fermarmi per godermi quel suggestivo spettacolo, la folla che si accalcava nell'atrio e la paura di perdere Yugi o di svanire in mezzo a tutta quella gente mi costringeva a stargli dietro. Poi vidi gli ascensori. Erano tantissimi, e con mia somma felicità notai che uno si stava giusto riempiendo di persone. Presa dall'entusiasmo, accelerai il passo, facendo cenno a Yugi di seguirmi.

-Sbrigati Yugi, o perdiamo l'ascensore!- lo incitai.

 

YUGI

Cercai di stare dietro a Mira, ma mentre lei scivolava tra la folla con una fluidità innata, io non facevo altro che andare a sbattere contro qualcuno.

-Ehm... Chiedo scusa... Permesso...- continuavo a ripetere.

La vidi salire sull'ascensore ed agitare la mano per dirmi di sbrigarmi, ma quando ero quasi arrivato vidi con orrore che un passeggero aveva premuto uno dei pulsanti.

-EHI! ASPETTATEMI!- gridai, ma senza essere udito.

Mira si accorse in quel momento del fatto che le porte si stavano chiudendo, e fece per frapporsi con la fotocellula, ma l'ascensore era ormai così pieno che non riusciva a muoversi. Le porte mi si chiusero proprio sotto il naso. Restai di sasso.

-E adesso?- mi chiese il mio alter-ego con apprensione.

Non risposi. Il centro commerciale era di ben dieci piani... Alzai lo sguardo per vedere dove quell'ascensore era diretto, e lessi che si stava dirigendo proprio all'ultimo piano. Se non andavo errato il decimo piano era quello degli uffici amministrativi... Non sapevo cosa fare: era meglio che andassi anch'io fin lassù, oppure che andassi direttamente al settimo piano, sperando che anche Mira avesse deciso di recarsi là?

 

MIRA

-ACCIDENTI!- mi lasciai sfuggire stizzita quando le porte si chiusero.

I passeggeri, una mezza decina di signori in giacca e cravatta, mi guardarono con aria di rimprovero come scocciati dalla mia uscita, così me ne stetti buona buona nel mio angolo a riflettere sul da farsi. Innanzitutto, il primo problema era Yugi: dovevo assolutamente riuscire a trovarlo, e non riuscivo nemmeno a vedere a che piano stava andando quell'ascensore... Ma perché non penso mai prima di fare le cose?

L'ascensore, nel frattempo, aveva rallentato la sua salita, ed infine si era fermato. Venni spintonata con malagrazia fuori dal vano dell'ascensore, e poi restai lì ferma, indecisa. Dovevo forse aspettare che salisse anche Yugi? Non ero sicura che fosse una buona idea... Probabilmente sarebbe andato al reparto alimentari... Solo che non ricordavo a quale piano fosse. Forse avrei potuto chiedere in giro... Intercettai con la coda dell'occhio un signore che in quel momento stava frugando nella sua ventiquattr'ore, e preso un bel respiro mi avvicinai a lui timidamente. Tossii per attirare la sua attenzione.

-Ehm... Chiedo scusa. Saprebbe dirmi...-

L'uomo mi rivolse un'occhiataccia.

-Non ora, mocciosa! Non vedi che ho da fare?- sbottò con irritazione.

Rimasi interdetta.

-Ma... Veramente io...- feci in tono di scusa.

Il tizio però si era già allontanato. Trattenni la voglia di rincorrerlo per dirgliene quattro, anche perché in quel momento mi accorsi di un enorme poster affisso in fondo al corridoio. Ma certo, la mappa dell'edificio! Come avevo fatto a non pensarci prima? La raggiunsi in un attimo. Dunque... Io mi trovavo al decimo piano, ossia quello degli uffici amministrativi... Mentre invece quello del reparto alimentari era al settimo piano. Perfetto! Mi voltai per tornare dagli ascensori. Ora non dovevo far altro che scendere e... UN MOMENTO! Ma quel ragazzo che aveva appena girato l'angolo, scomparendo alla mia vista... Ma quello non era Yugi?

 

SETO

-Insomma, hai capito sì o no?- borbottai irritato al telefono cellulare.

-Ma certo, signor Kaiba... Farò come lei desidera.- disse Isono in tono di scusa.

Chiusi la comunicazione con un sospiro. Non avevo mai pensato che essere il presidente della Kaiba Corporation fosse facile, ma in quel periodo più che mai quell'enorme responsabilità si faceva sempre più opprimente. Più la società si espandeva e più erano le questioni da seguire e i problemi da risolvere. Ovviamente avrei potuto lasciar fare ai miei dirigenti, ma avevo imparato a fidarmi di una sola persona: me stesso. Eppure non so cosa avrei dato per poter avere, solo per un giorno, una vita normale. E invece non potevo. Io non ero un ragazzo qualunque... Io ero Seto Kaiba. Scossi il capo. Ma cosa diavolo andavo a pensare? Non erano da me certi pensieri. Piuttosto, era meglio che mi sbrigassi, o avrei fatto tardi alla riunione di marketing, ed ovviamente io non potevo permettermi di arrivare in ritardo. Dopotutto, il capo deve sempre dare il buon esempio. Mi infilai sbrigativamente il telefono nella tasca interna della giacca e feci per uscire dal mio ufficio, ma non feci in tempo a chiudere la porta alle mie spalle che qualcuno mi venne addosso, facendomi urtare con forza contro lo stipite. Mi lasciai sfuggire un gemito di dolore, che però probabilmente non venne udito.

-OH, NO! IL MIO DUELING DISK!- strillò una voce femminile.

Guardai stupefatto la ragazza che mi aveva appena travolto precipitarsi immediatamente all'indirizzo dell'oggetto che era caduto a terra. Se lo rigirò per qualche secondo tra le mani, e poi mi rivolse un'occhiataccia gelida. Io, senza neanche rendermene conto, arrossii, alla vista di quegli occhi viola così penetranti. Ero certo di averli già visti da qualche parte, ma non riuscivo a ricordare dove.

-TU!- fece con tono arrabbiato -Giuro che se hai rotto il mio Dueling Disk te la farò pagare molto cara!-

Sbattei le palpebre. Forse avevo capito male.

-Scusa?- balbettai.

-HO DETTO CHE SE HAI ROTTO IL MIO DUELING DISK TE LA FARO' PAGARE CARA!-

All'improvviso mi resi conto dell'assurdità di quella situazione. Dico, ma se era stata lei a venirmi addosso! Recuperai subito tutta la mia autorevolezza e mi avvicinai a lei con due falcate, guardandola dall'alto in basso. Ero di due spanne più alto di lei, e questo mi dava un certo vantaggio nei suoi confronti.

-VERAMENTE SEI TU CHE DOVRESTI CHIEDERMI SCUSA PER ESSERMI VENUTA ADDOSSO!- dissi a voce ancora più alta.

-NE AVREI FATTO VOLENTIERI A MENO, SE NON FOSSI SBUCATO FUORI ALL'IMPROVVISO!- gridò, alzandosi sulle punte dei piedi, ma arrivando appena sfiorarmi il naso.

Avevo appena aperto la bocca per ribattere, quando lei pestò con forza un piede a terra.

-Oh, no... Non ci posso credere, ora l'ho sicuramente perso!- gemette - E' TUTTA COLPA TUA!- sbottò quindi, puntandomi in modo accusatorio l'indice contro il petto.

Io inarcai le sopracciglia. Quella ragazzina stava decisamente passando i limiti.

-Cosa? Ma come ti permetti? Hai idea di con chi tu stia parlando?- feci irritato.

Lei però non mi stette nemmeno ad ascoltare. Anzi, mi superò con uno scatto e iniziò a correre inseguendo chissà chi.

-EHI! PRETENDO CHE TU MI CHIEDA SCUSA, RAZZA DI...- le gridai voltandomi.

Tutto inutile. Era già scomparsa. Ridussi lo sguardo a due fessure contrariato. Come se non fossi già stato abbastanza di cattivo umore.

 

YAMI

Alla fine avevo convinto Yugi che l'idea migliore era quella di andare a controllare prima all'ultimo piano, caso mai Mira ci stesse aspettando là. Tuttavia al momento avevamo incontrato solo uomini in completo scuro, e di lei nemmeno l'ombra. Come se non bastasse, il mio alter ego sembrava deciso a farmela pagare per la maniera brusca con cui l'avevo trattato quella mattina, e non la smetteva un attimo di canzonarmi.

-Visto? Te l'avevo detto che sarebbe stato meglio andare al settimo piano, ma no, il signorino deve sempre avere ragione...-

-Oh, chiudi il becco, Yugi!- sbottai esasperato dopo aver voltato l'angolo.

Però aveva ragione lui. Lì non c'era traccia di Mira. Mi ero quasi rassegnato, quando la mia attenzione venne attirata da delle grida dietro di noi.

-Cosa succede?- mi chiese lui.

-Sinceramente, non ne ho la più pallida idea...- ammisi.

Facemmo dietro-front, curioso di scoprire chi stava urlando in quel modo, quando da dietro l'angolo spuntò una Mira molto affannata.

-YUGI!- esclamò, rossa in viso e col fiato corto.

Tirammo entrambi un sospiro di sollievo.

-Sei qui... Ma si può sapere cosa sta succedendo? Ho sentito delle grida...- le disse il mio partner.

Il suo sguardo si indurì.

-E' tutta colpa di quello stupidissimo...- sbottò.

Si voltò indietro a guardare. Mi affacciai a mia volta, ma non vidi nessuno. Il corridoio era completamente deserto.

-Cosa?- chiese Yugi, altrettanto perplesso.

Lei si girò e fece spallucce.

-No, niente... Forza, andiamo! Ti ho già fatto perdere abbastanza tempo...- disse, trascinandoci via prima che le potessimo chiedere altre spiegazioni.

 

YUGI

-Questa è la tua camera!- dissi a Mira accendendo la luce della stanza degli ospiti -E' un po' piccola, lo so... Ma non credo che tu preferisca dormire sul divano.-

Lei si guardò un attimo in giro. Dopo aver visionato tutto, persino un orsachiotto che tenevo ancora su una mensola, si sedette sul letto. Si molleggiò un po' sul materasso e poi sfoderò un'espressione soddisfatta.

-Mi piace.- disse infine, con un tono di voce che mi sembrava sincero.

Quindi si alzò e iniziò subito a tirar fuori le sue cose dalle valigie. Nella prima c'erano dentro i vestiti; non molti, a dir la verità. Nella seconda invece vi erano molte più cose, gran parte delle quali erano libri. A un tratto la mia attenzione venne calamitata da una foto incorniciata. La osservai: mostrava un uomo e una donna piuttosto giovani che suonavano felici al pianoforte.

-Chi sono?- le chiesi.

-Erano i miei genitori.- rispose lei con distacco, senza neppure guardarmi.

Improvvisamente mi vergognai di averle fatto quella domanda: era ovvio che dovevano essere sua madre e suo padre.

-Complimenti, Yugi... Hai il tatto di un elefante!- commentò sarcastico il Faraone.

Lo ignorai. Quel giorno era particolarmente irritante.

-Scusami... Non volevo...- dissi imbarazzato a Mira.

Lei mi sorrise con aria malinconica.

-Non devi scusarti. Comunque sembra starci tutto.- disse, impilando i suoi libri sulla libreria.

-E quella?- domandai, indicando la sua borsa, che aveva lasciato in disparte.

-Oh! Me ne ero quasi dimenticata.- disse, prendendola. -In verità c'è dentro solo questo di importante...-

Mi sporsi per vederne il contenuto.

-Ma... Quello...- boccheggiai al vedere un Dueling Disk -Sei... Sei una duellante? Non lo sapevo! Perché non me l'hai detto prima?- feci eccitato.

Lei arrossì, visibilmente imbarazzata.

-Più o meno... In realtà non ho mai giocato una partita. Però chissà, magari un giorno, se ne avrò l'occasione...- balbettò con aria di scusa.

Notai che l'argomento sembrava metterla a disagio, ed ormai avevo imparato che non era il caso di insistere quando era così sulle difensive.

-Ma certo, non devi preoccuparti.- la tranquillizzai. -Allora ti lascio alle tue cose, io devo andare a finire un paio di esercizi per domani... Buonanotte!-

 

MIRA

-Buonanotte anche a te!- feci a Yugi, che mi sorrise un'ultima volta prima di uscire dalla mia nuova stanza.

Sistemai con cura i miei vestiti nell'armadio e poi indossai il pigiama, decisa ad andare subito a dormire. Ero davvero distrutta. Eppure non riuscivo a prendere sonno, troppo agitata al pensiero che domani sarebbe stato il mio primo giorno alla Domino High School. Vero, Yugi aveva promesso di presentarmi ai suoi amici, ma io non ero mai stata brava a socializzare, anzi... Decisi di leggere un po', come facevo sempre quando avevo bisogno di distrarmi, ma nello scegliere quale libro iniziare mi accorsi di aver portato con me involontariamente anche un piccolo quadernino bianco. Il mio vecchio diario. Anche se mi ero ripromessa più volte di non pensare troppo ad Osaka, iniziai a sfogliarlo presa dalla nostalgia.

14 febbraio 2007

Caro diario, oggi a scuola è stata una giornata davvero orrenda. Un paio delle mie compagne sono entrate in aula reggendo enormi mazzi di rose, altre hanno esibito lettere appassionate trovate nella cassetta delle lettere, quasi tutte erano attese fuori dal cancello del collegio per andare ad un appuntamento con i rispettivi ragazzi. Ovvero tutte meno che la sottoscritta. Ho cercato di evitare il più possibile di parlare con chiunque, andandomi a rifugiare durante l'intervallo dietro un libro nel mio angolino preferito, ma non riuscii ad ignorare i commenti sarcastici nei miei confronti.

-Che pena che mi fa Mira. Anche quest'anno non ha ricevuto nulla...- sentii dire da Sachiko.

-Figuriamoci! Miss perfettina è talmente impegnata da non trovare il tempo per uscire con noi, non vedo proprio come possa trovarsi un ragazzo!- fece quella pettegola di Yuki.

Feci finta di nulla, fortunatamente salvata dal suono della campanella. Chiusi in fretta il libro e corsi in classe, non senza sentire al mio passaggio delle risatine di scherno. Le ultime due ore di lezione furono una tortura interminabile, e quando finalmente finirono fuggii a prendere la metropolitana, contenta come non mai di andare al conservatorio. Avevo con me un panino, ma il solo pensiero di mangiare qualcosa mi dava la nausea, per cui cercai di distrarmi tornando a leggere. Ero arrivata quasi alla fine e di solito divoravo le ultime pagine, ma quel giorno proprio non riuscivo a trovare la concentrazione.

-E' libero?- sentii dire ad un tratto.

Alzai lo sguardo, e notai un ragazzo albino che indicava il posto davanti a me.

-Certo.- risposi.

Lui ringraziò, sedendosi. Con mio enorme disagio però continuò a fissarmi in modo impertinente, con un sorriso compiaciuto sulle labbra. Anche se mancavano ancora due fermate, decisi di scendere subito alla prossima per scappare da quella situazione inquietante. Prima di potermi alzare però lui parlò, paralizzandomi sul sedile.

-Il Ritratto di Dorian Gray. Il mio libro preferito.- commentò, riferendosi al volume che avevo in mano. -Tu cosa ne pensi?-

Io rimasi un attimo interdetta, ma poi gli risposi, in parte per non essere maleducata ed in parte perché era un libro che mi stava appassionando molto, e mi capitava di rado di poter commentare le mie letture con qualcuno che non fossero i miei genitori. Parlammo per una decina di minuti, poi però lui si alzò, dicendo che doveva scendere.

-Inoltre non voglio rovinarti il finale.- aggiunse con uno strano sorriso -E' stato un piacere.-

Un secondo dopo che se ne fu andato verso le porte d'uscita però mi accorsi che sul sedile c'era qualcosa. “Cavaliere terrificante”, lessi. Nonostante la mia più completa inesperienza in materia, la riconobbi subito come una carta di Magic and Wizards. Doveva essere sua, anche perché mentre conversavamo avevo notato che indossava al braccio un Dueling Disk. Non sapendo come si chiamava, cercai di attirare la sua attenzione, ma c'era troppa gente perché mi potesse notare. D'istinto mi alzai per riportargliela, ma in quel momento la metro si fermò e lo vidi scendere. Era solo una fermata prima della mia, per cui decisi d'impulso di rincorrerlo per restituirgliela. In fondo, anche se era un ragazzo un po' strano, era stato gentile. Tuttavia lo vidi svoltare un angolo, e quando finalmente raggiunsi l'imbocco della via la trovai deserta. Mi fermai col fiatone, guardandomi intorno con rammarico, non sapendo più in che direzione fosse andato. Poi però notai un'insegna che attirò la mia attenzione.

The unicorn's corner.

Lo riconobbi subito come un negozio di giochi. Forse era entrato lì. Mi feci coraggio ed aprii la porta d'ingresso, accompagnata dal tintinnio di uno scacciapensieri. Tuttavia la sola persona all'interno era un signore dietro al bancone, tanto anziano quanto magro.

-Buongiorno. Cosa posso fare per lei, mia cara?-

-Ehm... Per caso è passato di qui un ragazzo alto, con lunghi capelli bianchi?- provai a chiedere.

-No, mi dispiace.- fece, scuotendo la testa.

-Oh... Allora niente, mi scusi per il disturbo.- dissi, facendo per andarmene.

Poi però il mio sguardo venne ipnotizzato da un viso a me stranamente familiare.

-Mi scusi ancora, ma saprebbe dirmi chi è quel ragazzo?- chiesi incuriosita.

-Come?- fece lui -Ma è Yugi Muto, ovviamente. Il nuovo Campione di Magic and Wizards!-

Yugi? Yugi Muto? Mio cugino? Rimasi a bocca aperta per lo stupore. Era cambiato così tanto, da quando l'avevo visto anni fa, l'ultima volta che lo zio Sugoroku passato a trovarci per Natale. I miei non mi avevano più parlato di loro, ma solo ora ne capii la ragione. Loro odiavano così tanto il Magic and Wizards...

-Mi stupisce che una duellante come lei non lo conosca!- aggiunse poi il signore, scuotendomi dai miei pensieri.

-Cosa? Infatti io non so giocare a Magic and Wizards.-

-Davvero? Mi perdoni, ho visto che teneva in mano quella carta e sono saltato a conclusioni affrettate...-

Gli spiegai che non era mia, ma di quel ragazzo che stavo cercando prima.

-Beh, non è mai troppo tardi, dico sempre io!- fece lui sorridente -Se vuole le insegno più che volentieri...-

Arrossii a disagio. Per quanto la proposta fosse allettante, non avrei mai osato. I miei genitori erano stati abbastanza chiari sulla questione, non dovevo perdere tempo con quello stupido gioco. Però... però mi ero divertita così tanto, quel pomeriggio con Yugi, improvvisando una partita con le carte che lo zio mi aveva appena regalato. Era stata l'unica occasione che avevo avuto di giocarci, perché il giorno dopo non le trovai più. Piansi per ore, ma i miei genitori si rifiutarono di ridarmele. Ma ovviamente non potevo dirgli tutto questo.

-Mi piacerebbe, ma devo proprio andare... Ho una lezione tra pochi minuti...- mi giustificai, guardando l'ora.

-E' un vero peccato. Però se vuole possiamo fare un altro giorno. Sa già dove trovarmi.-

Ovviamente non avevo la minima intenzione di tornare. Corsi a perdifiato fino al conservatorio, ma arrivai comunque in ritardo, guadagnandomi il rimprovero sdegnato della mia insegnante che, di conseguenza, si rivelò ancora più irritabile del solito alle troppe volte che sbagliavo una nota. Ero così distratta che rovinai anche il mio pezzo preferito, il primo movimento della “Sonata al chiaro di luna” di Beethoven. Che giornata terribile.

Per fortuna che domani è un altro giorno.

 

15 febbraio 2007

Caro diario, pare proprio che questa storia non voglia darmi pace. Stanotte ho dormito malissimo, continuando a pensare a quello che mi era successo il giorno prima. Ed anche mentre andavo a scuola, notai per la prima volta quanti dei miei coetanei indossassero dei Dueling Disk. E nonostante la nostra preside abbia vietato di portarli in classe, durante l'intervallo alcune mie compagne decisero di improvvisare un duello, radunando mezzo Imperial College a fare il tifo. Non riuscii ad ignorare quanto sembrasse divertente... Poi durante la lezione mi accorsi che persino Yuki e Sachiko si interessavano all'argomento: continuavano a distrarsi con un articolo sull'ultimo torneo di Magic and Wizards, anche se più che alle partite sembravano interessate alle foto dei partecipanti più giovani ed attraenti. Provai a sbirciare qualcosa a mia volta, cercando di capire se per caso parlasse anche di Yugi, ma si fecero beccare dalla prof. e la rivista finì chiusa nel cassetto della cattedra. Comunque, sembra proprio che più cerco di non pensarci, più la cosa mi ossessioni.

 

18 febbraio 2007

Caro diario, è incredibile! Ho ritrovato le carte che mi aveva regalato lo zio! Lo so, avrei dovuto prima raccontare tutto sin dal principio per conservare l'effetto sorpresa, ma sono troppo euforica! Procedendo con ordine, oggi a pranzo stavo raccontando ai miei dei progressi che avevo fatto con il pianoforte per farli contenti, aggiungendo però che ormai mi ero stufata di suonare sempre i soliti brani. Fu così che la mamma si ricordò che da qualche parte in solaio doveva conservare ancora gli spartiti di quando era giovane, per cui dopo aver aiutato a sparecchiare andai subito alla loro ricerca. Rimasi per almeno un'ora ad impolverarmi tra i troppi scatoloni, perché anche se avevo trovato quasi subito quello che stavo cercando avevo finito per interessarmi molto di più a tutte quelle vecchie cose dimenticate. Scoprii vari album di foto in bianco e nero, i miei primi giocattoli, i vestiti che usava mia madre da ragazza, dei dischi in vinile, i vecchi appunti dell'università di mio padre, infine delle racchette da tennis. Entusiasta, provai a fare qualche palleggio, ma la pallina era troppo sgonfia e rotolò pigra sotto un mobile. Mi piegai per recuperarla, e nel prenderla mi accorsi che la mia mano aveva sfiorato un oggetto freddo e metallico. Incuriosita, tirai fuori quella che si rivelò una scatola di latta per i biscotti, un po' arrugginita. La aprii a fatica, e dentro ho trovato le carte. E non solo quelle, c'erano anche alcune lettere indirizzate a me da parte dello zio Sugoroku, mai aperte. L'ultima risaliva a 9 anni fa. Le lessi e le rilessi con avidità, sentendo salire sempre più l'indignazione. Non capivo perché i miei genitori avessero voluto escluderlo dalla mia vita in quel modo. Lo ricordavo una persona tanto gentile, e le sue parole erano cariche di affetto... Che male avrebbe potuto farmi? Poi mi ricordai delle carte nascoste insieme alle lettere. Non posso credere che sia per una simile sciocchezza come il Magic and Wizards! Eppure più ci penso e più me ne convinco. Avrei voluto tanto scendere con quella scatola per smascherali una volta per tutte, ma sospettavo che avrei ottenuto soltanto che mi sottraessero quelle cose definitivamente. Non credevo che le avessero conservate con l'intento di restituirmele, prima o poi, ma solo per senso di colpa. In fondo, erano persone severe, ma non ignobili. Rimuginai un po' sul da farsi. Poi decisi che, se loro mi avevano tenuto nascosta una cosa del genere, potevo benissimo permettermi di avere anch'io un segreto.

Ho riposto con cura tutto com'era, decidendo che per precauzione era meglio farmi vedere solo con gli spartiti. Ma tornerò a riprendere quello che è mio stanotte, non appena saranno andati a dormire. Mi sono ufficialmente stancata, d'ora in avanti farò quello che voglio io, non loro.

 

19 febbraio 2007

Caro diario, stavolta mi sono decisa. Oggi pomeriggio ho deliberatamente saltato la lezione di pianoforte e sono tornata in quel negozio, lo Unicorn's corner. Non appena entrai, il caro vecchietto che avevo incontrato mi riconobbe subito.

-Mia cara! Ormai avevo quasi perso le speranze che tornassi.-

Sorrisi imbarazzata.

-In effetti anch'io. Ma poi ho trovato queste...- dissi, mostrandogli le mie preziose carte -Per cui tanto vale imparare ad usarle.-

-Non potevi scegliere un insegnante migliore. Piacere, sono Taichi Tanaka. Ma dammi pure del tu.-

-Mira Muto.- mi presentai.

Lui spalancò la bocca stupito.

-Per caso... Per caso sei imparentata con Yugi Muto?-

Mi pentii già della mia decisione. Avevo un cognome decisamente troppo scomodo per il Magic and Wizards... Rassegnata, gli spiegai che Yugi era mio cugino. Il signor Taichi però non mi prese affatto in giro, anzi.

-Ora capisco tutto.- mi disse -Devi sapere che raramente accetto allievi, ma tu mi hai ispirato subito fiducia... Mi raccomando, non deludermi!-

Gli promisi con entusiasmo che mi sarei impegnata al massimo, e lui sembrò soddisfatto. Quindi mi chiese di mostrargli le mie carte. Le fece passare una ad una, poi scosse la testa.

-Non ci siamo. Sono troppo poche per un deck, e comunque non sono certo quelle che sceglierei per il mio. Ma per quello c'è tempo!- commentò -Regola numero uno: è inutile avere delle carte forti se non sai utilizzarle. Nel Magic and Wizards sono più importanti l'intelligenza e la strategia, per cui punteremo su quelle.-

L'idea mi piacque, e fu così che è iniziata la mia prima lezione. Non vedo l'ora che arrivi la prossima, è stata la cosa più appassionante che abbia mai fatto!

 

4 marzo 2007

Caro diario, mi scuso se ultimamente non ho più scritto nulla. Ma le cose da dire erano troppe, ed il tempo troppo poco... In breve, ho continuato ad andare a trovare il signor Taichi, normalmente dopo il conservatorio per non destare i sospetti dei miei. La mia insegnante è rimasta colpita dei miglioramenti fatti di recente, ma la vera ragione è che più velocemente imparo i nuovi brani, e più tempo ho per stare dal mio mentore preferito. Lui però non è mai soddisfatto. Ho imparato subito le regole, ma ancora non vuole farmi giocare. Mi rimprovera per l'impazienza ed insiste affinché prima impari a memoria i valori e gli effetti delle carte più importanti e perfezioni le mie strategie. Mi sottopone ogni volta un problema diverso e più complicato, chiedendomi quale è la carta da giocare per vincere. Io porto pazienza, e nel frattempo mi consolo acquistando poco per volta le carte per il mio deck, con cui mi esercito prima di andare a dormire. Mi sono innamorata di una delle carte rare che il signor Taichi conserva gelosamente. Si chiama “Tessitrice d'ali”. Non ha effetti particolari, ma ha un attacco molto alto ed è la carta più bella che abbia mai visto. Ma è tanto desiderabile quanto costosa, per cui sto facendo economia in attesa di avere soldi a sufficienza...

 

8 marzo 2007

Caro diario, evviva!!! Finalmente Tessitrice d'ali è mia! Ora ho finalmente un deck presentabile. Però accidenti, il signor Taichi è irremovibile, sembra che per lui non sia mai brava a sufficienza per provare a fare una partita! Uffa uffa e ancora uffaaaaaaaa!

 

17 marzo 2007

Caro diario, ho poco tempo prima che vengano a prendermi e dovrei pensare a fare le valigie, ma devo sfogarmi con qualcuno. Ho paura di scriverlo perché se lo faccio è come se ammettessi che è vero, ma... Mamma e papà sono morti. Ho ricevuto oggi una visita da alcuni agenti della polizia. La loro auto si è capovolta sulla strada che facevano sempre per andare all'osservatorio. Mi hanno spiegato le dinamiche dell'incidente, ma io sentivo senza ascoltare. Il mondo mi è crollato addosso. Non ci posso credere. Perché? Perché? La mia vita non era già abbastanza infelice, dovevo perdere anche le sole persone che mi volessero bene? Come se non bastasse, mi hanno costretto ad andare all'obitorio, per il riconoscimento dei miei genitori. Ma di loro non è rimasto nulla, se non gli occhiali di mio padre e le fedi alle loro mani carbonizzate. Non sono riuscita a rimanere calma, ho iniziato a vomitare e sono stati costretti a portarmi via. Ora sono a casa, mi hanno detto che tra poche ore verranno gli assistenti sociali a prendermi, ma io voglio rimanere qui, nel letto dei miei, a piangere. Lasciatemi piangere.

 

19 marzo 2007

Caro diario, come vedi non ti ho abbandonato. Ho portato con me poche cose, perché tutto mi faceva venire in mente loro, ma ho bisogno del mio confidente. Sono all'orfanotrofio di Osaka, ma per fortuna gli assistenti sociali mi hanno spiegato che è solo una sistemazione provvisoria, in attesa di trovare qualcuno disposto a prendermi con sé. Purtroppo in città non ho nessun parente, e mi hanno chiesto se c'era qualcuno della mia famiglia cui potevano rivolgersi. Fu così che pensai allo zio Sugoroku. Mi hanno detto che mi faranno sapere, ma che ci vorrà un po' di tempo. Spero con tutto il cuore che accetti. Voglio andarmene da questa città, voglio andarmene dalla mia scuola. Dal giorno dell'incidente tutte non fanno altro che compatirmi e fingersi mie amiche. Quanta ipocrisia...

Mi hanno appena telefonato. Lo zio ha accettato!!! Parto tra dieci giorni, giusto il tempo necessario per completare la procedura di affidamento. Sembra un'infinità di tempo da passare in questa prigione, ma almeno posso preparare tutto con calma. Domani ci sarà il funerale, e poi immagino debba far domanda di trasferimento ad un'altra scuola a Domino City... Inoltre devo assolutamente andare a salutare il signor Taichi, non lo ho più visto dal giorno dell'incidente. In fondo, sarà la sola persona di cui sentirò la mancanza.

 

28 marzo 2007

Caro diario, scusa se ancora una volta ti inzuppo di lacrime, ma questa volta sono di felicità. Oggi ho finalmente trovato il coraggio di andare allo Unicorn's Corner. Il signor Taichi mi ha confessato di essersi preoccupato tantissimo, e fu molto addolorato quando gli spiegai cosa era successo. Mi ha consolato come nessuno aveva fatto finora, e si disse dispiaciuto di sapere che il giorno dopo mi sarei dovuta trasferire.

-Ma sono contento per te. Un nuovo inizio è proprio quello che ti serve.- considerò.

-Lo spero tanto...- dissi tristemente.

-Però non voglio che ti dimentichi di me. Dopo tutto quello che ti ho insegnato, credo che sia ora...-

Detto questo, è entrato nel retrobottega ed è tornato porgendomi un Dueling Disk.

-Cosa? No, non posso accettare...-

-Devi accettare. Sei la migliore allieva che abbia mai avuto, te lo sei guadagnato. Ora vai, e mi raccomando: rendimi orgoglioso. Il prossimo poster che appendo voglio che sia il tuo.-

Lo abbracciai riconoscente. Gli promisi che gli avrei scritto delle lettere, e poi ci salutammo commossi.

Ma ora è tempo che ci diciamo addio anche noi, caro diario. Sono stanca di ricordare, è così doloroso. Ora voglio scrivere il mio futuro.

 

Avevo appena finito di girare l'ultima pagina, quando sentii bussare alla porta.

-Avanti!- dissi, dopo essermi affrettata a nascondere il diario sotto il cuscino.

La porta si aprì, facendo sbucare il viso timoroso di mio cugino.

-Scusa se ti disturbo, ma volevo assolutamente chiederti una cosa e ho visto che avevi ancora la luce accesa...-

-Tranquillo, tanto non riuscivo a prendere sonno. Che cosa c'è?- gli chiesi, incuriosita.

Lui si passò una mano tra i capelli, a disagio.

-Ecco... Potrei... Mi faresti vedere il tuo deck?-

   
 
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