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Autore: dedalo1987    03/04/2010    1 recensioni
E' la storia di un giovane studente universitario piuttosto chiuso che all'improvviso trova una curiosa cabina telefonica in una strada di periferia: entrandoci ci si trova catapultati nella natura più selvaggia.
Genere: Avventura, Mistero, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo2

Primavera

Peccato. E' stato un bel tentativo. Mamma ovviamente si accorge del fatto che Major Tom ha cambiato i pantaloni dopo neanche un minuto in casa. Stamattina non avevi questi, dice. No, in effetti no, è che sono un po' sporchi, risponde il ragazzo. Non che me ne importi molto, visto che tanto le tue cose te le lavi tu, ma erano talmente luridi che perfino tu hai sentito il bisogno di toglierteli immediatamente, trasandato come sei? Voglio proprio vedere come li hai ridotti! Visto il fastidio che mamma prova per la trascuratezza del figlio, è davvero curiosa di scoprire quale sia il limite che perfino lui non osa oltrepassare.

Un limite che di per sé non la sorprenderebbe nemmeno tanto, una colata di fango è esattamente il minimo che si aspetterebbe prima che il figlio classifichi un indumento come “sporco”. Il fatto è che anche una donna di grande fantasia come lei fatica parecchio a immaginare dove Major Tom sia riuscito a trovare una pozza di fango in una giornata di sole senza nemmeno una nuvola, in un'aula universitaria, durante una lezione. “Sono certa che ti sembri un quesito banale e figlio di una mente obsoleta, provinciale e legata ad una concezione antiquata del mondo universitario, ma mi spieghi come hai fatto?”

Di solito lei si arrabbia tantissimo quando Major Tom non è vestito adeguatamente, perché dice che un sacco di gente si fida solo delle apparenze, che un grammo d'immagine vale più di un chilo di fatti, ed altre cose così. Ma stavolta è solo curiosa, terribilmente curiosa. E' ancora più strano se si pensa a quanto lei detesti, ovviamente, che lui gli dica di essere andato all'università, mentre invece è stato a fare tutt'altro.

Come risponderle? Major Tom conosce bene mamma, alla sua età lei si sarebbe infilata dentro la foresta telefonica direttamente l'estate precedente e non ne sarebbe uscita prima di essere sbranata da una mezza dozzina di lupi, incosciente com'era. Ma ormai il periodo delle avventure lei lo ha passato, a differenza del figlio, e quasi sicuramente le riuscirebbe impossibile credere all'esistenza di quanto suo figlio ha visto quella mattina, e correrebbe a chiamare il dottore. O, anche se ci credesse, strillerebbe per settimane per impedirgli di tornare lì dentro, essendo l'esplorazione della misteriosa selva un atto oggettivamente sconsiderato.

E lei di atti sconsiderati se ne intende, dopo una vita passata da sola per essersi fidata delle persone sbagliate. Per esempio il suo primo marito era una persona sbagliata. Major Tom ha un fratello maggiore, di undici anni più grande, nato da un precedente matrimonio. Purtroppo non vive più lì da parecchi anni, benché la sua presenza sia costante attraverso le innumerevoli lettere e cartoline che manda da tutto il mondo. Si è laureato in biologia marina, e da allora non fa altro che girare il pianeta lavorando come subacqueo per i più svariati istituti di ricerca. Però, non dimentica mai il proprio nido, a volte telefona, molto più spesso invia corrispondenza, soprattutto meravigliose foto sul cui retro scrive talmente fitto che sarebbe capace di farci stare libri interi, tale è il suo entusiasmo e la voglia di comunicare a mamma e fratellino tutto quello che gli accade.

Il biologo è cresciuto praticamente senza padre, o meglio sarebbe stato se non lo avesse avuto. Si sa, il ruolo di madre e la vita professionale vanno poco d'accordo, specialmente quando i bambini sono piccoli. Quando è diventato palese che mamma fosse incinta, il contratto non le è stato rinnovato, e si è trovata senza lavoro e senza soldi. Si è rivolta ad un avvocato, è ovvio, ma nel frattempo son passati anni, ed il suo uomo è diventato sempre più violento, ed ha iniziato a bere sempre di più. Lui era un artista, un pittore, e lei se n'era innamorata per questo, ma è difficile che una famiglia possa vivere d'arte. Lei gli rinfacciava il fatto che anche lui avesse una laurea e non avesse mai voluto un lavoro normale che avrebbe dato stabilità alla famiglia, lui le rinfacciava semplicemente di essere donna. Questo almeno era ciò che Major Tom sa del primo matrimonio di mamma. Non è durato molto, con questi presupposti. Lei è orgogliosa, e non si è lasciata mettere i piedi in faccia a lungo. E' andata via, ha cambiato città, portandosi dietro il primo figlio, ed ha ricominciato tutto da zero.

Da lei tutti e due i figli hanno ereditato il richiamo della natura, e la caparbietà nelle lotte della vita. Qualche lotta l'ha anche vinta, visto che poi è stata reintegrata nel suo vecchio posto di lavoro con un cospicuo risarcimento. Per molti anni ha dovuto fare la vita della pendolare, andando avanti e indietro fino all'accettazione della domanda di trasferimento nella sua nuova città. Nel frattempo, ha conosciuto un altro uomo. Questa volta la fiducia è stata ben riposta, apparentemente. Il secondo incontro fatale è stato con uno scienziato come lei, un uomo molto diverso dal precedente, riflessivo e taciturno come l'unico figlio che ha avuto con lui, il nostro Major Tom appunto.

E' stato forse il periodo più felice della sua vita, ma purtroppo nemmeno questo è durato a lungo. L'idillio è stato spezzato da una malattia quando Major Tom aveva solo sei anni. Major Tom ha un gruppo sanguigno molto raro, e dona il sangue assiduamente. Se lo fa, è perché ricorda che per suo padre quella rarità è stata la maledizione che lo ha sconfitto. Non se ne trovava abbastanza, di quel sangue così blu, e vista la gravità e la violenza della leucemia in questione, forse anche se ce ne fosse stato di più ci sarebbe stato poco da fare.

Si è spento prima dei quarant'anni, ma questo non ha spento le speranze di mamma di crescere due figli che avessero i pregi di entrambi gli uomini che ha amato, la creatività del primo mitigata dalla quieta saggezza del secondo. Probabilmente lei pensa spesso ancor oggi che se si fossero potute mettere insieme le due cose avrebbe avuto un compagno perfetto. Ha cresciuto i due figli come fosse sia il padre che la madre, instancabilmente. Major Tom adesso sa che lei collegava spesso le frasi e le preoccupazioni che lui aveva da bimbo all'assenza di un padre. Quando i compagni delle elementari lo prendevano in giro perché lui non giocava bene a calcio, mamma ne soffriva più di quanto un bambino potesse capire, perché pensava all'uomo che gli avrebbe dovuto insegnare a calciare. E, orgogliosa com'era, lo aveva iscritto ad una blasonata scuola calcio della città nella quale in passato erano cresciuti grandi campioni. Lui non è diventato il migliore di tutti, ma sicuramente non è stato mai più preso in giro.

Quella donna, che ha vissuto tutta la vita così, cercando il meglio anche quando la sorte voleva costringerla al peggio, adesso meriterebbe di sapere cosa Major Tom abbia trovato cercando un telefono pubblico, ma come spiegarglielo? Non è mica semplice. Intanto lei intuisce dall'espressione del figlio che dietro quel fango c'è qualcosa di più che una macchia, e che non è facile da esprimere. Non è ancora arrabbiata, misteriosamente. E improvvisamente chiede quello che lui non si sarebbe mai aspettato: ”Tommaso, hai mica fatto una telefonata da una cabina coperta di foglie vicina al cimitero?”

Questo lascia Major Tom di sasso. Ecco perché mamma non sembra essersela presa più di tanto: era troppo concentrata a cercare il modo più opportuno per introdurre un discorso così strano. Mamma sa della foresta telefonica! Mamma conosce un sacco di cose, solo che la maggior parte le tiene per sé, finché non capita l'occasione in cui non può proprio fare a meno di dire: sì, in effetti questa roba io la conoscevo già. La maggior parte delle volte, semplicemente non le viene in mente che certe sue memorie potrebbero risultare interessanti per i suoi figli, e ritiene futile parlargliene.

Ma questa volta la questione è diversa, è chiaro che è diversa. Classifichi come argomento noioso una rock band che ascoltavi da ragazza, finché i tuoi figli non comprano un album che tu possedevi già, e allora ti rendi conto che avresti dovuto raccontar loro dei concerti cui hai assistito. Ma se si tratta di una foresta telefonica, se non gliene hai mai parlato è perché non volevi che loro sapessero della sua esistenza, non certo perché la consideri noiosa.

Major Tom risponde alla domanda postagli: sì, ma non sono riuscito a telefonare, anzi non ci ho neanche provato, ho trovato qualcosa di più interessante che un telefono, là dentro. Cosa ne sai tu della foresta telefonica? E mamma prima di iniziare a raccontare la sua parte vuole conoscere tutta quella di Tommaso: “Quante volte ci sei stato prima di oggi? Non ti sei reso conto di quanto la foresta sia più fredda rispetto a qui? Sei rimasto in giro bagnato tutto il tempo?”

Adesso lui è sempre più sorpreso: lei conosce talmente bene il misterioso bosco da averci messo meno di un istante a collegare il fango e la data di oggi con la fine dell'inverno oltre il passaggio nella cabina. O almeno, anche lei a suo tempo si è inzuppata di fango per lo stesso motivo del figlio. Lui racconta dei suoi due incontri con la foresta, e anche di come abbia passato la mattinata, talmente pieno d'acqua che lo si sarebbe potuto strizzare. Infine, ammette candidamente, sentendosi anche piuttosto scemo nel farlo, di non aver minimamente pensato alle ovvie differenze climatiche tra una grande città e un bosco incontaminato.

Lei scuote la testa, e dice qualcosa sui moderni giovani cittadini che hanno perso ogni contatto con la natura, differentemente da lei che è cresciuta in un paesino circondato dalla campagna. Poi rivela: “Ho trovato la foresta per puro caso. Io e tuo fratello, che allora aveva sette anni, dovevamo andare a trovare la nonna, ma lungo il viale che costeggia il cimitero abbiamo forato una ruota. La prima cosa che ho pensato di fare è stata chiamare la nonna per avvisarla, e ho iniziato a cercare un telefono pubblico, ed ho trovato ciò che sai. Ero talmente preoccupata per mia madre che aspettava sua figlia ed il suo nipotino che, dopo lo stupore iniziale, ho perfino provato a usare quell'enigmatico telefono per avvisarla. Tuo fratello mi aspettava in macchina, ed avevo paura di lasciarlo solo, mi aspettavo di riuscire a tenerlo sotto controllo attraverso i vetri della cabina telefonica, ma non sapevo quanto questa fosse speciale. Per cui ho preso la cornetta e ho iniziato a comporre il numero in fretta e furia. Sul momento, non mi sono resa conto del fatto che in effetti quell'apparecchio non funziona. E' stato molto inquietante: ricordo che ho sentito solo rumori strani, versi e respiri, e qualcosa che raschiava. Non appena ho cercato di ragionare su cosa potesse essere a emetterli, è diventato muto. Ho seguito con gli occhi il cavo collegato al telefono e mi sono resa conto che non volevo sapere dove andasse a finire. Ho avuto paura e sono corsa indietro attraverso le foglie.

Ero scossa, ho lasciato l'auto lì e son tornata a casa a piedi. Ho avvertito la nonna che non potevamo raggiungerla in auto e che avremo cercato un treno la mattina dopo. Poi, col tempo la curiosità ha vinto, ed ho capito che la foresta, se la sai vivere, e soprattutto se non ti allontani troppo dal telefono, non è pericolosa. Ci andavo di tanto in tanto, molto raramente perché tuo fratello richiedeva molte attenzioni. Quando le cose andavano male o mi sentivo intossicata dall'aria della città, ci facevo una passeggiata, pochi minuti e poi di nuovo alla solita vita. Ho imparato a conoscerla, innevata o avvolta nella nebbia, piena di vita o in letargo. E ho imparato cosa succede se ci vai senza stivali mentre la neve si sta sciogliendo.”

A questo punto Major Tom vuole sapere cosa abbia fermato mamma: perché hai smesso di recartici? Lei tira un respiro profondo, e poi risponde: “Allontanandosi dal telefono, si sente un cambiamento nell'aria della foresta, lo senti filtrare tra le foglie. Il telefono è come una specie di avamposto sicuro per noi esseri civilizzati. Non so chi lo abbia messo lì, e quando, ma sicuramente se ti inoltri nella foresta e te lo lasci alle spalle, tutto cambia. Smetti di essere il dominatore del creato, e ti senti messo in dubbio fino alla tua fibra più minuscola. Non sei più l'uomo, creatura evoluta e sociale, ma una delle tante bestie del bosco, che come tutte le altre lotta per la sopravvivenza. Insomma, se le regole della civiltà ti fanno sentire prigioniero, e decidi di abbandonarle in cambio della libertà selvatica, devi affrontare tutto ciò che ne consegue, con tutte le paure che ne derivano.

Ed io non ero pronta a fare un passo così lungo. Avevo un figlio che faceva ancora le scuole elementari, e anche non lo avessi avuto non me lo sarei potuta permettere in ogni caso. Ho dovuto rinunciare completamente perché quel posto stava iniziando a nuocere alla mia capacità di vivere nella società civile, non so spiegarlo bene, ma ho capito di dover scegliere a un certo punto. Ad ogni modo, non avrei mai avuto la possibilità di sopravvivere laggiù, non ne sono capace. E nemmeno tu, voglio che tu lo sappia, ne saresti capace. Se vuoi ogni tanto visitare la foresta, fallo pure, purché tu mi avverta delle tue mosse, ma non ti allontanare mai, mai, mai dal telefono. Mi prometti che non ti allontanerai mai troppo dal telefono?”

Proprio la voglia di fuggire momentaneamente al mondo civilizzato spinge Major Tom alla curiosità verso la foresta telefonica, e sua madre desidera che lui resista a questo impulso e rimanga sempre ai margini di ciò che ha scoperto. Ma mamma ha ragione, è inutile e incosciente rischiare la morte cercando di fare qualcosa che vada oltre le proprie capacità. Per cui promette, seppure una minuscola parte di lui lo faccia a malincuore.

Non si allontanerà troppo dal telefono. Deglutisce nel dirlo, sperando di essere capace di mantenere la parola data.

(NDA: grazie per le recensioni, provo a fare del mio meglio :) )

  
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