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Autore: JustALittleLie    04/04/2010    8 recensioni
Durante il tragitto verso la scuola ebbi modo di ripensare a quello che aveva detto Joe e dovevo ammettere che aveva ragione, cosa sconvolgente. Ronnie non mi conosceva quindi non poteva odiarmi, l'unica cosa che poteva odiare di me era l'unica cosa che conosceva. Cioè che ero una pop star. Anche se non capivo perchè per lei fosse un problema contando che alla maggior parte delle persone che mi conoscevano interessava solo quello. Questo mi fece sorridere. Che avessi trovato un'amicizia sincera? Certo, prima di poterla definire amicizia avrei dovuto lavorare sul fatto che lei al momento mi odiava. "Dettagli Nick", pensai. Quindi avrei dovuto pensare ad un modo per convincerla che ero una persona simpatica ed affidabile. Si, avrei trovato il modo quant'è vero che mi chiamavo Nicholas Jerry Jonas.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'There's a fine line between love and hate'
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Throw it away

Forget yesterday
'We'll make the great escape
We won't hear a word they say
They don't know us anyway

Watch it burn
Let it die
Cause we are finally free tonight

(The Great Escape - Boys like Girls)






Odiavo quelle scarpe.
Odiavo quel vestito.
Odiavo i miei capelli che mi facevano sembrare una bambola di porcellana.
Odiavo quella stupida festa piena di ricconi che sorridevano falsi.
E, sopratutto, odiavo mio padre per avermi costretto a parteciparvi.
Mio padre, eccolo lì, in un perfetto smoking con i suoi capelli nero corvino, con il suo sorriso smagliante, con il suo metro e novanta d'altezza, con la postura elegante, col suo bicchiere di champagne intento a conversare con un qualche suo amico, ricco proprietario di qualche bla bla bla.
Mio padre, Philip John Knocks III. Si, lo so mette i brividi. Proprietario della catena di concessionarie Knocks sparse in tutto il mondo.
A pochi metri da mio padre intravedevo una donna in un vestito Rosso Valentino intenta a chiacchierare con qualche sua amica degli ultimi pettegolezzi di Los Angeles, meglio conosciuta come mia madre, Joanne Clarisse Knocks.
Più guardavo i miei genitori e più non riuscivo a capacitarmi del fatto che io ero loro figlia, andiamo io non potevo avere neanche un microscopico gene ereditario da parte loro. Amavo pensare che mi avessero adottata da una famiglia di Hippie.
Io, beh, Veronica Marylin Marie Knocks. Si, agghiacciante anche questo. Per questo tutti dall'età di... due secondi di vita circa, mi chiamavano Ronnie, tutti tranne i miei onnipotentissimi genirori, ovviamente. Beh, io me ne stavo annoiata in un angolo della sala, stretta come un involtino primavera in un abito verde petrolio di qualche famoso stilista di cui negavo l'esistenza, che per di più mi bloccava la circolazione, "ma ti risalta gli occhi!" aveva affermato mia madre, a quanto pare per lei era più importante che i miei occhi risaltassero che io morissi asfissiata.
Come dicevo prima assomiglio, fisicamente ovviamente, ad entrambi i miei genitori con i capelli nero corvino di mio padre, gli occhi verde smeraldo ed il fisico asciutto di mia madre, ma se fuori eravamo simili caratterialmente eravamo...come dire?! Il Sud ed il Nord, La cioccolata e le patatine, La Siberia e Cuba, Il comunismo e il fascismo, la musica classica ed il metal...beh credo di aver reso l'idea.
Loro erano terribilmente conformisti con i loro party eleganti, le loro vacanze in alberghi lussuosi, i loro abiti firmati.
Mentre io amavo andare ai concerti, la vacanza dei miei sogni era un viaggio on the road per tutta l'Europa in sacco a pelo ed adoravo, adoravo, il mercato di Los Angeles che si svolgeva tutte le domeniche nella periferia dove potevi trovare le cose più strane e amavo fare shoppong al centro commerciale. Non c'è bisogno di dire che i miei non approvavano il mio comportamento.
Qualcuno alle mie spalle si schiarì rumorosamente la gola ed istintivamente alzai gli occhi al cielo prima di girarmi, sicura di dover intrattenere una noiosissima conversazione con qualche vecchio, e noiosissimo, amico di mio padre. Ovviamente se si più definire "conversazione" un imbarazzante minuto e mezzo dove lui diceva cose stupide e convenevoli ed io annuivo annoiata mortalmente. Con mia sorpresa, ed immensa gioia, alle mie spalle trovai mio cugino: un bel ragazzo alto con i capelli neri e gli occhi chiari, tutti credevano che fossimo fratelli ed affettivamente era come se lo fossimo davvero.
- Eddie!- esultai, contenta di aver trovato una persona che sapesse sostenere una conversazione non basata sul denaro, e lo abbracciai.
- Oh, Veronica sai che in pubblico dovresti chiamarmi Edward - disse prendendomi in giro mentre io feci una smorfia sentendo il mio nome di battesimo.
Edward, Eddie, era senza dubbio la persona della mia famiglia che mi era più vicina caratterialmente: anche lui odiava tutte quelle regole che la nostra società ci imponeva, ma lui aveva il vantaggio di avere 21 anni ed una casa tutta sua.
- Oh, scusi signorino- Sorrisi
- Sei bellissima stasera, e come sempre daltronde- disse lanciandomi uno sguardo
- Ma non sono io - sospirai
- Effettivamente vederti senza le calze stracciate, il giubotto di pelle e con quei boccoli mi disorienta un pò. Cambio di personalità?- ammiccò con un sorriso
Risi divertita - Per niente! Ma conosci meglio di me le regole della famiglia Knocks-
Sorrise sghembo e prese al volo due bicchieri di Vodka alla pesca da un vassoio che portava un cameriere, me ne porse uno e continuò - Allora, qual'è il tuo piano di fuga stasera?- bevve un sorso. Lo imitai nascondendo un sorriso. Di solito a queste feste ero solita fuggire dopo un pò. Ovviamente dopo essere sicura che mio padre, come da copione, mi avesse presentata a tutti i suoi amici e dopo che mia madre avesse bevuto abbastanza drink da non accorgersi della mia assenza.
- No, stasera niente fuga- risposi
- Come? Hai intensione di sorbirti questi vecchi noiosi tutta la serata?- chiese sorpreso
- Affatto. Ho chiesto il permesso a mio padre per andare a dormire a casa di Kate-
- Ed in realtà?-
Sorrisi. Mi conosceva fin troppo bene - C'è il concerto degli Atreyu a St. Monica e c'è una busta col mio cambio d'abito che mi aspetta nel ripostiglio all'entrata-
- La solita- disse squotendo la testa divertito.
Improvvisamente sentì la mano con cui tenevo il bicchiere leggera, guardai e notai che qualcuno me l'aveva tolto di mano. -Edward- disse una voce severa, mia madre
- gradirei che non desti a mia figlia alcolici, almeno fino a quando non avrà compiuto 21 anni-
- Zia, ti posso assicurare che da 17 a 21 anni non c'è poi tutta questa differenza. Ed inoltre Ronnie a 17 anni è molto più matura di me che ne ho 21- concluse con un sorriso.
- Preferirei comunque che non bevesse- concluse lei con voce piatta. Povera mamma, non sapeva che in realtà la possibilità che io non bevessi neanche un goccio di alcool era pari a quella che io non sarei tornata dal concerto ubriaca fradicia puzzando d'alcool più di un pirata dei Caraibi. Cioè nessuna.
Alzai gli occhi al cielo proprio nel momento in cui il grande orologio a pendolo suonò, mi voltai e vidi che erano le 10.
- Oh cavolo- sussurrai, di lì a poco le mie amiche sarebbero venute a prendermi.
- Mamma sono le 10, tra poco Kate sarà qui-
- Oh nessun problema cara, saluta tuo padre e vai- sorrise.
Salutai con un cenno mia madre mentre mi tuffai nel vero senso della parola su mio cugino stampandogli un bacio sulla guancia e sussurrandolgli all'orecchio - ci vediamo domani al concerto-
Poi mi avviai verso mio padre che era intento a parlare con tre uomini dall'aspetto severo. -Buonasera- dissi interrompendoli.
- Veronica!- salutò mio padre - hai già avuto il piacere di conoscere i signori Prince?- la noia infinita voleva dire
- No papà- sorrisi.
-Beh, Signori questa e la mia adorabile figlia Veronica- fece un pausa, durante la quale mi chiesi come mai quando indossavo calze strappate e magliette a brandelli non mi definiva "adorabile"
- Veronica loro sono i signori Timothy, Anthony e Benjamin Prince, proprietari della grande industria tessile Prince- ...ovviamente
- lieta di conoscervi Signori Prince- sorrisi "adorabile", e da loro provenì una specie di mugolio d'assenso. In Alaska avrebbe fatto più caldo.
- Papà scusa se vi ho interrotto, ma io avevo quell'impegno con Kate...-
- Oh, ma certo. Salutami i Signori Sunders- E si girò di spalle. Sospirai e mi avviai verso l'uscita. Sbuffai rendendomi conto che ormai era troppo tardi per cambiarmi, avrei dovuto farlo in macchina. Entrai nell'atrio dove accanto al guardaroba c'era Lucy, una delle cameriere, la salutai e mi infilai nella grande cabina armadio alla disperata ricerca dei miei vestiti ormai sepolti da un'infinità di cappotti. Una volta trovate le mie cose mi infilai la giacca di pelle nera che stonava terribilmente col mio vestito elegante, uscendo dalla porta vidi la macchina di Kate parcheggiata di fronte casa mia e per la fretta inciampai nei gradini - Maledette scarpe!- urlai prima di cadere. O almeno, sarei dovuta cadere ma due mani mi presero per le braccia tirandomi su, salvandomi dallo spiaccicarmi con la faccia sulle scale e dal fare una enorme figuraccia. Guardai il mio salvatore e rimasi sorpresa, di solito quelli che partecipavano alle feste dei miei genitori erano gli over 50, invece ora difronte a me c'era un ragazzo magro con i capelli ricci castani e gli occhi color cioccolato, anche con i tacchi era più alto di me di qualche cm e aveva i lineamenti delicati ed un sorriso dolce, troppo dolce; Il ragazzo avrà avuto circa la mia età.
Dopo un attimo di smarrimento mi ripresi - Oh, grazie per avermi salvato la vita- sorrisi.
- E' stato un piacere- rispose e mi lasciò le braccia.
Il ragazzo stava per dire qualcosa quando un clackson suonò
- Ronnie! Muovi il culo!- Kate.
Guardai una delle mie migliori amiche e scossi la testa sorridendo, mi incamminai e dopo pochi passi mi voltai verso il ragazzo - Grazie ancora, ciao!- e corsi in macchina senza dargli il tempo di rispondere.
- Chi era quello?-
- Ciao anche a te Lexus-
Ed eccole lì le mie migliori amiche: Kate, Lexus e Jamie.
Ci conoscevamo dalle elementari ed eravamo diventate inseparabili.
Kate era alta e magra, aveva i capelli a caschetto biondo platino, gli occhi color cioccolato ed un sorriso ed un allegria contagiosi. Era la più matta. Avrebbe scalato l'everest a mani nude in una mattina di metà dicembre solo perchè "gli andava".
Lexus era la più...particolare. Aveva i capelli lunghi fino a metà schiena rosso fuoco, gli occhi verdi ed una lingua tagliente. Aveva un carattere difficile, era molto diffidente verso tutto e tutti, ma una volta conquistata la sua fiducia era fantastica, una vera amica.
L'ultima, Jamie, con i capelli castani lasciati mossi, occhi azzurri e l'orribile vizio di mangiucchiarsi le unghie. Era la più timida delle tre. Ma come Lexus era solo apparenza, una volta che prendeva confidenza con le persone e l'ambiente che la circondava, la timidezza andava a farsi benedire.
Avevamo molte cose in comune: la musica, lo stile nel vestirsi, gli ideali libertini, la felicità di stare assieme, la spensieratezza dei nostri 17 anni e la voglia di scoprire il mondo insieme.
- E comunque non so chi sia- dissi dando uno schiaffo alla mano che Jamie teneva in bocca, lei mi trafisse con uno sguardo.
- Vogliamo commentare prima il tuo vestito o i tuoi capelli?- chiese sghignazzando
- Nessuno dei due ti supplico- alzai gli occhi al cielo - aiutami a cambiarmi- le chiesi poi.
Mentre raggiungevamo St.Monica Lexus accese lo stereo ed in quel momento partì una delle nostre canzoni "the great escape", senza pensarci un attimo, come al solito, Kate abbassò i finestrini della sua nuova macchina e, con me ancora non del tutto vestita, iniziammo a cantare a squarciagola.
E mentre il vento mi soffiava tra i capelli, gridavo mezza nuda e rischiavamo di morire schiacciate contro un albero a 180 km/h, non potei fare a meno di pensare che loro per me erano indispensabili, come gli dicevo sempre loro erano le mie anime gemelle. Era con loro che voltevo trascorrere il resto della vita, con cui avrei fatto il mio viaggio "on the road", con cui avrei ballto, riso e pianto per sempre.
Per sempre.




Tonight will change our lives

It's so good to be by your side
But we'll cry
We won't give up the fight

We'll scream loud at the top of our lungs
And they'll think it's just 'cause we're young
And we'll feel so alive




Saaaaalve mie care. Eccomi qui con una FF e quale soggetto migliore di Nick Jonas poteva essere al centro dei miei pensieri psicopatici la sera di pasqua ?! Ecco, nessuno. Spero tanto che vi piaccia e sopratutto che commentiate per invogliarmi a continuare, grazie a tutte in anticipo, al prossimo capitolo :)


   
 
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