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Autore: bluemary    05/04/2010    3 recensioni
Inginocchiati attorno a lei, tutti con la mano destra protesa nell’atto di offrire una scatolina misteriosa, cinque dei più belli esemplari di fauna maschile che abbiano mai calpestato questo mondo si stanno contendendo i suoi favori.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per la Caccia alle uova (iniziativa di Fanworld).


Uovo n°6



Cause di forza maggiore

Primavera. Un’ora imprecisata del pomeriggio.
Stesa su un prato fiorito, la magnifica reginetta del liceo si gode la calda brezza che le scompiglia dolcemente i capelli appena piastrati, mentre i raggi del sole le accarezzano la pelle color caramello, priva della benché minima imperfezione.
Inginocchiati attorno a lei, tutti con la mano destra protesa nell’atto di offrire una scatolina misteriosa, cinque dei più belli esemplari di fauna maschile che abbiano mai calpestato questo mondo si stanno contendendo i suoi favori.
- Esci con me, Ely.
- No, ti prego, esci con me.
- Non ascoltarli, scegli me, io ti amo silenziosamente da anni.
Lei li guarda uno per uno, con regale delizia, considerando mentalmente che non ci sarà bisogno di fare esclusioni: potrebbero sempre darsi i turni come suoi fidanzati, in fondo lei non è mai stata di vedute ristrette, in questo ambito, e poi c’è abbastanza Ely per tutti. È sul punto di dar voce ai suoi pensieri, quando un trillo particolarmente fastidioso le perfora i timpani e, davanti al suo sguardo disperato, ogni cosa sparisce nella grigia nebbia del risveglio.

Inverno. Un’ora purtroppo ben precisa della mattina.
Nella tranquilla casa della famiglia Baldini esplode un’improvvisa sequela di imprecazioni che potrebbe garantire a qualunque credente almeno tre mesi di purgatorio senza la condizionale. Poi, un centimetro alla volta, da un ammasso informe di coperte fuoriesce la Bestia Addormentata: 30% di occhiaie Itachi-style e segni del cuscino tatuati sulle guance, 30% di irritazione post risveglio e il rimanente 40 % di stato comatoso ormai tendente al cronico.
Della bellissima Ely del sogno rimangono solo il nome e, forse, il numero di scarpe.
Con un ultimo mugugno, la ragazza si decide infine ad abbandonare definitivamente il caldo conforto del letto, nel tentativo di recuperare un aspetto normale, ma, quando l’occhio semichiuso le cade sul calendario, riconoscendo con incredulità la data, sopraggiunge l’orrore.
Subito l’irritazione di un risveglio troppo anticipato per i suoi gusti, ma comunque nella norma, si trasforma nell’agghiacciante riproduzione dell’urlo di Munch, versione ragazza diciassettenne con occhiaie e brufoli annessi.
In quel momento si sente un filino peggio di quando, un pomeriggio, era entrata per sbaglio nello spogliatoio maschile vuoto, si era fatta la doccia ed era uscita dal bagno in biancheria intima con i cuoricini rosa solo per ritrovarsi in mezzo alla squadra maschile di calcio del quartiere, età media undici anni.
Più spietato delle torture dell’Inquisizione, più temuto dell’interrogazione di matematica è arrivato il giorno di San Valentino.

Quando raggiunge la cucina per fare colazione, la sua espressione rispecchia per affabilità un Terminator che si sia ritrovato costretto a servire gli umani come robot delle pulizie.
Apparentemente ignara della catastrofe, sua madre la accoglie con la consueta tazza di latte e Nesquik, e le fa un sorriso incoraggiante.
- Buongiorno Ely.
No, per lei non è affatto un buon giorno, e glielo fa capire all’istante: nel suo sguardo annebbiato dal sonno e dall’irritazione trapela evidente il biasimo verso questa genitrice troppo calma e sorridente, rea di averla partorita in uno stato che festeggia San Valentino.
Emette un borbottio indistinto che potrebbe significare allo stesso modo un saluto o una maledizione, e svogliatamente si infila in bocca una cucchiaiata di latte e cereali.
Non vuole fare colazione, né andare a scuola, dove sarà assordata dai gridolini entusiasti delle sue odiate compagne felicemente fidanzate, riempite dalle rispettive dolci metà di enormi tavolette di cioccolato che non le avrebbero nemmeno punite con il giusto quantitativo di brufoli. L’unico suo desiderio in quel momento è tornare sotto il piumone e lasciare che il sonno anestetizzi le sue ferite da ragazza perennemente single, o, meglio ancora, appropriarsi di una macchina del tempo e andare a prendere a ciabattate in faccia sia l’inventore di una festa tanto idiota, sia San Valentino in persona, che pur non c’entrando nulla le sta comunque antipatico. E usare le ciabatte di suo fratello maggiore, ovviamente, quelle che in qualunque periodo dell’anno sono un’arma chimica a cui non è ancora stato trovato rimedio.
Le sfugge un sospiro quando il suo felino preferito le sale in braccio, per la dose giornaliera di coccole e biscotti.
Perfino il fedele Tigro l’ha abbandonata in questa sciagura, visto che viene concupito, in maniera neanche troppo velata, da Miky II, l’anziano gatto gay della casa, che quella mattina ha cercato come al solito di conquistarlo con i resti di un topolino, depositati fieramente davanti all’ingresso.
Giusto per peggiorare le cose, il più grande errore dei suoi genitori, detto anche Simone, fratello maggiore per caso e bastardo a tempo pieno, compare in quel momento nella cucina.
- Ciao. – esclama, prima di accostarsi a lei e notare la sua espressione cupa – Preoccupata di non ricevere neanche un cioccolatino?
Per un attimo Ely si chiede se sia possibile pugnalare una persona con un cucchiaio sporco di cereali.
- Muori. – è il tenero augurio fraterno che le oltrepassa le labbra.
- Simone, non provocare tua sorella. E tu, Ely, cerca di calmarti. Non c’è bisogno di essere così scontrose solo perché oggi è San Valentino.
- Non m’importa niente di San Valentino. È solo una festa idiota, una trovata commerciale che attira solo le persone grette e superficiali, che misurano l’amore in cioccolatini e frasi fatte. – bofonchia lei con l’occhio da basilisco, ma sanno entrambe che, se non fosse per le ultime vestigia della sua dignità, nella strada tra casa e scuola si fionderebbe sul primo passante di sesso maschile appartenente a una fascia d’età tra i quindici e i venticinque anni, prendendolo per il collo e ordinandogli “Tu, concupiscimi! Ora!”.
Forse per pietà, o forse perché spaventato dall’occhiata ammonitrice di sua madre e dallo sguardo da psicopatica della sorella, Simone sceglie saggiamente di tacere e, dopo aver agguantato qualcosa da mangiare e il suo giubbotto, esce di casa urlando che pranzerà fuori.
Vagamente sollevata che almeno l’aggravante di quel pessimo giorno sia sparita, Ely finisce di malavoglia la colazione, cominciando a rimuginare su oscuri avvenimenti che potrebbero portare tutte le sue coetanee fidanzate a sparire, inglobate da strani mostri alieni.
- Tesoro, vai a prendere la posta, per favore, visto che tuo fratello se l’è dimenticato. – le chiede la madre, distogliendola dalle sue sanguinose speranze e, malgrado il suo evidente scontento, lei obbedisce e si precipita sulle scale.
- Mamma, perché Ely non può comprarselo da sola il cioccolato, se ci tiene tanto? – chiede all’improvviso il piccolo Luca, fino a quel momento impegnato a sbriciolare i cereali sulla tovaglia, sotto gli occhi attenti e bramosi del Tigro.
La donna gli scompiglia affettuosamente i capelli, sorridendo dell’ingenuità del suo ultimogenito
- Lo capirai quando sarai più grande. Ma non chiederlo ad alta voce davanti a tua sorella, lo dico per il tuo bene.
Un urlo disumano interrompe la quiete di quel momento di affetto familiare; le ci vogliono un paio di secondi per comprendere che quelle sono grida di giubilo e che sua figlia non ha aggredito nessuno, almeno per il momento.
L’istante successivo, la ragazza ricompare in casa, con le guance arrossate per l’eccitazione e gli occhi luccicanti.
- Cos’è stato, Ely?
- Niente, niente. – si affretta a rispondere lei, nascondendo un evidente cuore di cioccolato della Lindt sotto la felpa, per poi sparire in direzione della sua camera.
Luca si volta verso la madre con aria chiaramente accusatoria.
- Quello è il cioccolato che hai preso ieri, al supermercato! Avevi detto che non potevo mangiarlo perché era un regalo.
- Appunto, un regalo per Ely. E oggi invece noi andremo a prendere i pasticcini che ti piacciono tanto, solo per te. Tu però non dirle niente del cioccolato, d’accordo? Lei non deve sapere che l’ho comprato io.
- Perché?
- Perché così penserà che a regalarglielo sia un suo ammiratore.
- Ma così la stai ingannando. – commenta il bambino, nella voce un’intensa nota di biasimo per questo comportamento che non si sarebbe mai aspettato dalla sua mamma.
- Non esattamente. Tua sorella è una ragazza carina e simpatica, se impari a conoscerla, e sono certa che lì fuori ci sarà più di un ammiratore segreto che avrebbe voluto regalarle dei cioccolatini.
- E allora perché non hai lasciato che glieli regalassero loro?
La donna assume un’aria serissima.
- Mica potevo aspettare che quegli indecisi si svegliassero, rischiando così di avere una figlia in questo stato per un paio di settimane. Non credi?
Luca ripensa all’anno precedente, quando nel periodo di San Valentino era sopravvissuto a svariate minacce di morte da parte della sorella, a un tentato incenerimento a distanza tramite occhiataccia perché “aveva l’aria felice” e a un continuo mugugno irritato che era stato l’agghiacciante sottofondo per interi giorni, tanto che Ely era perfino diventata una presenza costante nei suoi incubi di allora. Poi annuisce, convinto.

Nella stanza superiore, Ely è stesa sul letto in mezzo a una catasta di vestiti, per una volta propensa ad andare a scuola; con gli occhi sognanti fissi nel vuoto, mentre cerca di immaginare quale possa essere il suo ammiratore segreto, e un sorriso beota stampato sul volto, ammette che in fondo il povero San Valentino non era poi così male e con gusto sgranocchia l’ultimo pezzo di cioccolato.
   
 
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