Anche la morte
sarebbe bellissima qui, in riva al fiume.
Morirei nascosta
tra i rami degli alberi quasi in fiore, con l’erba tra le dita dei piedi
e l’argento sporco
del fiume oltre il parapetto di legno.
Morirei con i
capelli tra i rovi delle more, con l’inchiostro e la poesia nelle vene,
le nuvole grigie
negli occhi, la terra sotto le unghie
e una parola, la
più bella, tra le labbra schiuse al vento.
Vento che mi
colorerebbe la faccia con il succo delle more e delineerebbe
il profilo delle
mie guance secche con le loro spine.
Morirei con il
cuore colmo di serena tristezza e le braccia,
sopraffatte
dall’infinito di un attimo tanto perfetto,
cadrebbero
rilassate ed abbandonate alla terra bagnata del prato di
marzo.
Morirei in un
giorno dopo la pioggia, che sono i giorni più belli che possano esistere,
quando il cielo è
ancora grigio e stanco, ma leggero e meno infelice,
quando l’aria ha un
odore forte, un odore che ti entra nella pelle e ti fa rabbrividire le
ossa.
Morirei ora, ora
perché mi sento in pace; incompleta, ma senza preoccupazioni,
quietamente vuota
di dubbi e di vita: libera.
Ora perché morirei
senza ricordi e morirei così, senza nemmeno pensarci, giusto per
morire.
Morire per me e non
per tristezza o per dolore.
Morire per
morire.
Morire perché, mi
sembra, la morte sarebbe il completamento più unico e logico
di un momento tanto
equilibrato.
Anche la morte,
specialmente la morte sarebbe bellissima ora, in riva al fiume
che scorre placido e mi sussurra le sue canzoni più dolci.