Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: dina    06/04/2010    4 recensioni
"Fanfic classificatasi seconda al concorso Passion & Poetry di Vogue91" *I pensieri di un’assassina, i pensieri di una carcerata, i pensieri di una pazza sadica, ma soprattutto i pensieri di una donna..
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
c

Guardo fisso il muro, quella scura parete è l'unica cosa che mi divide dal mondo esterno.

E' nera come la morte che ho dispensato gratuitamente durante la mia vita, una piccola finestra in alto mi fa capire che sono ancora in vita, l'unica fioca luce che illumina questa gattabuia.

Troppo piccola per sentire il sole sulla pelle, troppo alta per essere raggiunta. Come la mia libertà.

Strana la vita, ho sempre vissuto nel lusso, quadri sfarzosi decoravano le mie pareti, materassi in piuma d'oca, specchi in argento e castelli grandi più di una nazione; mentre adesso mi ritrovo in questa cella lercia che come uniche fonti di decorazione ha dei graffiti fatti con le unghia, una lastra di legno mi fa da giaciglio, e l'unico modo in cui posso constatare lo stato del mio aspetto è un cucchiaio arrugginito trovato per caso nella mia “Casa di Pena” di un metro per quattro.

Pentimenti?

Oh no, i rimorsi sono per i pivelli, per i deboli.

Io non sono mai stata una debole, una sadica e un'assassina forse, ma non debole.

Perchè io rifarei tutto d'accapo se potessi, si.. lo rifarei, il mio cammino di Mangiamorte, la mia vita, le mie passioni.. non vi rinuncerei mai.

Anche se tutto questo mi ha portato qui, a uccidere dei topi come unico divertimento, a mangiare sbobba insapore, a fissare quel maledetto muro.

Lo rifarei.

Forse in modo diverso, chi lo sa, forse cambierei qualche cosina qua e là, ma la sostanza rimarrebbe immutata.

Il suono acuto di una campana mi avverte che il pranzo è arrivato, ma non mi importa, non ho fame, lo lascerò ai miei amici topi, prima di trastullarmi un po' con loro.

Distrattamente traccio i contorni del mio anello, unica concessione che ho avuto, non è la fede nuziale né un enorme diamante, è lo stemma della mia famiglia, il simbolo di quel cognome di cui mi sono sempre fregiata: Black.

E' grazie a questo cognome che sono diventata quella che sono, grazie a questo cognome che ho conosciuto lui..

Ricordo perfettamente la prima volta che lo vidi, avevo quattordici anni ed ero intrappolata in una delle noiosissime feste dei miei genitori.

Gironzolavo per la sala guardandomi distrattamente intorno, quando sentì come una fitta, uno sguardo perforarmi la pelle.

Ero abituata a sentirmi osservata, ero una delle più belle ragazze del mondo Magico, era normale per me, ma quella volta, quella sensazione mi sconvolse.

Mi girai e lo scorsi, era straordinariamente attraente stretto nel suo smoking nero, con i capelli corvini e gli occhi scuri, imperscrutabili, che sorseggiava un bicchiere di champagne.

E mi osservava.

Non distoglieva lo sguardo da me come io non riuscivo a distogliere il mio da lui.

Come guidata da un filo invisibile mi ritrovai al suo cospetto, quell'uomo mi incuriosiva e affascinava.

-Si diverte, Signore?- gli chiesi.

-Parecchio-

-Sono Bellatrix Black, la padrona di casa- il mio tono era orgoglioso e fiero.

Lui sorrise e io ne fui ancora più colpita -Tom Orvoloson Riddle- mi strinse la mano che avevo teso nella sua direzione.

La sua pelle era gelida, ma questo non m'impedì di provare il desiderio di continuare a stringere la sua mano.

-E' amico di mio padre?- chiesi curiosa, volevo sapere di più, dovevo sapere di più.

-Diciamo pure di si-

Era misterioso, capì che non gli interessava conversare, l'unica cosa che sembrava voler fare era continuare a fissarmi silenzioso.

-Lei è qualcuno di successo, vero?-

Si, avevo capito subito che sarebbe diventato grande, ma non sapevo ancora quanto grande.

-Perchè lo dici?- mi domandò incuriosito.

-Perchè ne ha tutta l'aria, e poi se così non fosse non sarebbe stato invitato qui-

-Sei molto intelligente- fece una breve risatina.

-Si, potrei rivelarmi utile per il suo piano- sorrisi.

-Quale piano?- aggrottò le sopracciglia a metà tra il confuso e lo stupito.

-Non lo so, quello che ha in mente-

-E tu in cosa potresti essermi utile?-

-Dipende da ciò che ha intenzione di fare, se vuole aprire una multinazionale potrei diventare il suo notaio, se vuole diventare Ministro della Magia potrei mandare qualche gufo alle persone giuste, mentre se vuole conquistare il mondo potrei essere il suo Braccio Destro, non ho inibizioni né pietà- spiegai cinicamente, volevo colpirlo allo stesso modo in cui aveva fatto lui.

Non ebbe il tempo di rispondermi, che ci raggiunse mio padre -Signor Riddle, vedo che ha conosciuto mia figlia..-

-Si, mi stava piacevolmente intrattenendo- mi guardò.

Io fui lusingata di quel piacevolmente.

In seguito intrapresero una noiosa conversazione da “grandi” che non udì, ero troppo impegnata a fissare il mio ospite e a notare quanto fosse bravo nell'arte della retorica.

E' sempre stato così il Mio Signore, con una frase, anche la più banale riusce a coinvolgere chiunque senta, portandolo ad ascoltare rapito.

Dopo un po' di tempo, Tom si congedò, ricordo perfettamente il suo sguardo quando mi salutò con un elegante baciamano, e le sue parole -potrei ripensare alla tua offerta un giorno..-

Nei giorni a seguire cercai informazioni sul suo conto, ero come ossessionata da lui, il suo pensiero non mi dava pace.

Ma non trovai granchè, mio padre si rifiutava di dirmi qualcosa, mi guardava severo e diceva che non era affar mio.

Avevo odiato mio padre per questo motivo.

Passarono tre anni e io mi diplomai a pieni voti, non avevo idea di cosa avrei fatto nella mia vita, sapevo soltanto che volevo rivedere quell'uomo di cui mi ero invaghita.

Il mio desiderio si avverò prima di quanto pensassi, infatti durante la mia festa del diploma, esattamente due giorni dopo la fine della scuola, ricevetti da un cameriere un biglietto scritto con un'elegante grafia:

Raggiungimi alla fontana.

Non era esattamente un invito, era più che altro un ordine.

Non vi era firma né sigillo, ma una parte di me sapeva chi fosse l'autore di questa riga, così raccolsi le gonne e uscì.

In lontananza lo vidi, la luce della luna lo rendeva ancora più attraente, non era cambiato affatto, aveva mantenuto il suo aspetto da eterno ragazzo, anche se lei sapeva che non lo era più da un bel po'.

-Hai fatto presto- mi fissava, come sempre.

-Ho corso- non vedevo motivo di mentire.

-Ho saputo che ti sei diplomata con il massimo dei voti, brava-

-L'ha detto anche lei tempo fa, che sono molto intelligente-

Lui sorrise -ricordi cosa mi dicesti una volta, “ se vuole conquistare il mondo potrei essere il suo Braccio Destro, non ho inibizioni né pietà” sei ancora dello stesso avviso?- andò subito al dunque, senza preamboli né inutili discorsi perditempo.

Mi è sempre piaciuta questa sua qualità.

-Vuole conquistare il mondo Signor Riddle?- chiesi tranquilla.

-Voglio fare di più, molto di più- nei suoi occhi si scorgeva chiaramente la brama di potere, intensa quanto la mia brama di stare al suo fianco.

-Bellatrix..- quando disse il mio nome provai involontariamente un brivido, mai nessuno l'aveva pronunciato in quel modo -sei con me?-

Non c'era bisogno di una risposta.

Forse non se l'aspettava nemmeno.

E io non lo delusi.

Io semplicemente sorrisi.

Poco dopo iniziarono i miei allenamenti, egli stesso mi insegnò molti incantesimi di Magia Oscura molto potenti e poi, quando per lui fui pronta, ricevetti il più grande onore della mia vita: il Marchio Nero. Il suo marchio.

Il ricordo delle tante vittime, delle avventure e delle torture mi eccita ancora adesso che sono in questa gabbia.

Ero la sua adepta più fedele, colei di cui si fidava di più.

Merlino, che onore essere stata al suo fianco!

Odo il suono di un'altra campana, questa volta è più corta e acuta, e viene seguita dal rumore di serrature che scattano.

Due Auror entrano e mi costringono ad alzarmi, guardando i loro volti capisco che hanno paura di me e la cosa mi piace.

Ho sempre adorato spaventare le persone, è un'inebriante sensazione.

Mi conducono in una grande sala, dove ci sono molte persone, i giudici, i fanatici che non vogliono perdersi le condanne e, infine, i detenuti.

Attraverso la stanza come se non fossi in catene e ricoperta di stracci, il mio passo da regina fa zittire tutti.

Scortata dagli Auror, cammino a testa alta, sono una purosangue, non devo mai vergognarmi di nulla.

Mi fanno appoggiare al muro e poco dopo la porta si riapre.

La stanza trattiene il respiro e riesco a sentire i loro brividi di paura, Lord Voldemort sta entrando in tutta la sua magnificenza.

A scortarlo non sono due Auror comuni, bensì Harry Potter e Albus Silente, che lo incatenano a una sedia di legno.

-Tom Orvoloson Riddle, meglio conosciuto come Lord Voldemort. Lei è accusato..-

Il giudice continua il suo monologo, ma io non l'ascolto, non m'importa quel che ha da dire quella sciocca filobabbana, il mio unico interesse adesso è guardarlo.

Guardarlo per l'ultima volta.

Non hai più la sicurezza di una volta, la spavalderia.. soltanto il tuo fascino è rimasto lo stesso.

I tuoi occhi avidi che non danno più certezze, le tue mani che afferrano se stesse.

Mi stringo nella mente, ritrovo un ricordo profumato di magiche notti.

Sei sempre stato il centro dei miei pensieri, e le nostre notti insieme.. quelle poche notti in cui mi concedevi di scaldare il tuo letto, eccitati dopo una battaglia.

E guardaci adesso, ricoperti di stracci, sull'orlo del baratro.

Tom, come abbiamo fatto a ridurci in questo modo?

Un'altra domanda mi sorge spontanea: tu mi hai mai amata?

Probabilmente no, siamo Mangiamorte, non è nella nostra natura amare.

Non è nella tua.

Perchè io l'ho fatto.

Non ho amato soltanto il potere e il sangue, ma anche te.

In un modo contorto e perverso, ma l'ho fatto.

-.. per queste accuse, la corte la condanna alla pena di morte, che sarà eseguita dall'Auror Harry James Potter.- sento soltanto la conclusione.

Guardo Potter alzare la bacchetta e, in un lampo di luce verde, porre fine alla vita del mio padrone, del mio amante..

Alcuni Auror portano via il suo corpo e la vista della sua pelle d'alabastro, delle sue mani ormai senza forza, mi fa quasi barcollare.

Il peso della realtà mi piomba come un macigno sulle spalle.

Lord Voldemort è morto.

Io sto per morire.

-Bellatrix Lestrange- chiama il giudice.

Gli Auror ai miei lati mi trascinano davanti a lei.

- Bellatrix Lestrange, lei è accusata di efferati omicidi e numerose torture, le più gravi ai danni di Frank e Alice Paciock.- la donna fece una pausa.

Bellatrix Lestrange.

Uno stupido cognome preso tramite uno stupido matrimonio combinato.

L'ho sempre odiato.

Non è quello che vorrei sentire, se proprio il mio cognome deve essere cambiato vorrei che lo fosse in Riddle.

O se non è possibile, chiamatemi con il mio cognome da nubile.

-E' accusata di essere una Mangiamorte, e reato ancor più grave di aver ucciso il precedente Ministro della Magia, Rufus Scringemor. Per queste accuse la corte la condanna alla pena di morte.- riprende, noto che la voce del giudice è piena di disprezzo mentre pronuncia la mia sentenza.

Non ha importanza, non mi aspetto che lei capisca.

Non mi aspetto che nessuno capisca.

Solo io posso.

O il Mio Signore.

Ma il Mio Signore è morto adesso, il più grande mago di tutti i tempi ucciso da un moccioso con manie di eroismo.

Quanto lo odio quel Potter.

Lui e tutti i suoi amichetti, ricoperto di gloria per aver ucciso un santone.

Aveva ragione il Signore Oscuro quando diceva che la giustizia non esiste e che ce la si deve creare da soli.

E io per giustizia in questo momento strozzerei con le catene che ho ai polsi, quel ragazzino mezzosangue che mi guarda vittorioso.

Mi fanno accomodare su una sedia, e per una sinistra ironia della sorte sarà proprio quel bambino a eseguire la mia condanna.

Infondo sono onorata di morire tramite la stessa bacchetta con cui perì il Mio Lord.

La cosa più strana è che non riesco a capire.. se io abbia paura oppure no. Non provo.. niente.

Forse solo fastidio.

-Ha qualcosa da dichiarare?- mi chiede in segno di sfida.

Potter.. Potter.. Potter.. hai il coltello dalla parte del manico è vero, ma questo non significa che io non possa giocare un po' con te.

Sorrido -non sono riuscita a uccidere te, ma sono contenta di aver portato il tuo amichetto Sirius Black nella tomba. Come premio di consolazione non è male, vero?-

Lui ha uno scatto, riesco a vederlo chiaramente alzare la mano per colpirmi, è furibondo, ma non lo fa.

Tutti i suoi muscoli sono tesi e la mascella è irrigidita, ma riesce a trattenersi.

Un eroe fino alla fine, eh Potterino?

Alza la bacchetta e me la punta addosso, poi mi osserva.

Forse aspetta che io chiuda gli occhi, che mi metta a tremare.

Non lo farò.

Il Mio Signore non l'ha fatto, il Mio Signore mi ha insegnato a essere forte e non temere la morte.

E io non la temo.

Se non altro, una volta all'altro mondo lo rincontrerò e allora nessuno lo salverà.

Né da me, né da Lord Voldemort.

Lo vedo aumentare la pressione sulla bacchetta tesa verso di me, e so che è il momento.

Il mio sorriso si allarga -ci vediamo all'inferno, Potter-

-Avada Kedavra!-

Adesso rivedrò il Mio Signore.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Mi ha sempre incuriosito la mente di Bellatrix Lestrange, quindi con la scusa del Contest indetto da Vogue91, ho fatto una piccola introspezione.

Ho provato a immaginare come fossero andate le cose tra loro, come si fossero conosciuti e tutto.. non so cosa ne sia venuto fuori, però mi sono divertita un sacco a farlo :D

Spero troviate il tempo e la voglia di dirmi cosa ne pensate voi.. grazie.

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: dina