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Autore: _Mary    06/04/2010    9 recensioni
“Non mi hai risposto”.
Fred la guardò perplesso.
“Scusa?”
“Cosa ci sei venuto a fare qui? Insomma, potrei pensare che tu e George vogliate dare fuoco alla biblioteca come una specie di anticipato augurio di buon anno all’intera scuola, ma non lo vedo da nessuna parte” osservò Hermione.
[Fred/Hermione]
~ Prima classificata al contest 'Passion&Poetry' indetto da vogue91 su EFP forum
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Puzzle'
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DISCLAIMER: non mi appartiene assolutamente niente, la citazione della poesia non è mia e i personaggi sono quelli di J.K. Rowling. Io li ho solo presi in prestito, senza scopo di lucro.

 

 

 

 

A Smile

 

 

 

 

 

 

 

Una melodia nuova entra lenta, sembra che tutto sia fermo, niente più fretta, da quando ho invaso il tuo mondo segreto per squarciarlo perché, in fondo, sono bravo a farlo.

 

 

La biblioteca era silenziosa. Il castello era ancora addormentato dopo i festeggiamenti della sera precedente, immerso in un incantesimo che non si sarebbe infranto prima di qualche ora, quando i primi studenti sarebbero usciti per giocare, scherzare, urlare, godersie di quelle vacanze natalizie. Inoltre, anche se ci fosse stato qualche studente eccezionalmente mattiniero, chi avrebbe potuto anche solo pensare di stare a studiare quando, fuori dalle finestre del castello, il sole splendeva e il paesaggio imbiancato tentava gli studenti, con il suo sussurro suadente, invitandoli ad uscire?

Eppure, Hermione si era svegliata presto anche in quella occasione. Aveva preferito rifugiarsi in biblioteca, certa di non trovare né Harry, né Ron, né altri vari ed eventuali scocciatori, quella mattina di dicembre. Aveva deciso di fingere che la sua discussione con Ron non fosse mai avvenuta, ma non per questo aveva dimenticato quello che era stato detto.

Hermione si chinò di più sul libro: era vecchio, con le pagine sottili, le parole sbiadite e dimenticate. Odorava di buono, di amico. Hermione prese un profondo respiro per catturare tutto quell’odore che, ne era certa, non si sarebbe mai stancata di sentire. Proprio come avrebbe fatto con il suo.

Hermione riprese a scrivere. La piuma scivolava sulla pergamena, producendo uno scricchiolio che sembrava rimbombare nel grande ambiente vuoto. La biblioteca era il suo rifugio, il suo mondo segreto in cui nessuno la disturbava, il suo posto per pensare, la sua via di fuga da una realtà che la feriva. Perché sui libri si poteva sempre contare, più ancora che sugli amici. Le loro parole non mutavano, sapevano aspettare il momento giusto per darti un consiglio, per sostenerti, per farti scappare. E quando decifravi qualcosa, quando riuscivi a capire il messaggio, quando potevi dire di averli compresi in ogni loro parte c’era sempre qualcosa di nuovo. E questo accadeva sia con i libri di scuola, sia con quelli che non lo erano, quelli che leggevi per svago: i libri erano la porta del sogno, il confine tra vero e fantastico, il passaggio per un mondo che non c’era. Era quando la penna scricchiolava sulla pergamena, quando sentiva il frusciare di una pagina che veniva voltata, che Hermione si sentiva davvero a casa.

La ragazza sentì un rumore di passi provenire da dietro ad alcuni scaffali più in là. Il suono riecheggiava tra i libri in modo quasi inquietante, mentre il visitatore (perché quello era, solo un estraneo di passaggio in quel piccolo rifugio perfetto, in quell’oasi irraggiungibile per tutti tranne che per Hermione) si avvicinava lentamente.

“Già qui, Hermione?”

La ragazza si voltò di scatto: se c’era qualcuno che mai si sarebbe aspettata di vedere in biblioteca, soprattutto a quell’ora di mattina, soprattutto quel giorno, quello era lui.

L’estraneo non era altri che Fred Weasley. Indossava un maglione color melanzana con una grossa ‘F’ arancione sopra, senza dubbio uno dei regali di sua madre. Non aveva l’aria sonnolenta che sicuramente avrebbero avuto tutti gli studenti, una volta alzatisi dal letto quella mattina, anzi: sembrava fin troppo sveglio e lucido.

“E tu che ci fai qui? Hai deciso che la biblioteca sarebbe stata il luogo ideale per te e George e le vostre ‘oscure macchinazioni’?” ribatté la ragazza, sorpresa.

Fred le rivolse un mezzo sorriso, prendendo posto di fronte a lei. Non scostò i libri che Hermione aveva sparpagliato attorno a sé sul tavolo, non li degnò neanche di uno sguardo. Trovò una posizione in cui accomodarsi come se, in realtà, quello spazio vuoto fosse stato lasciato proprio per lui.

“Veramente non c’è proprio niente di oscuro in quello che io e George stiamo facendo. Tu, Harry e Ron lo saprete non appena avremo concluso la cosa. Che tu ci creda o no, per una volta ci stiamo comportando quasi bene” rispose, accomodandosi meglio sulla sedia.

Hermione si irrigidì a sentir nominare quel nome. Si portò un ciuffo di capelli crespi (la Tricopozione Lisciariccio non aveva retto più a lungo di una serata) dietro l’orecchio, prima di annuire.

“Oh, certo” borbottò distrattamente.

Fred le lanciò un’occhiata curiosa, ma non disse niente. Hermione riprese a scrivere sulla pergamena. A quel punto, lui gliela avrebbe strappata di mano prendendola in giro perché stava studiando anche la mattina del ventisei dicembre, ed Hermione si sarebbe aspettata una reazione simile dal fratello. Ma non accadde niente. Fred continuava ad osservarla, e lei se ne accorse. Cercò qualcosa da dire, a disagio, e la cosa migliore, ma non per questo particolarmente brillante, che le venne in mente fu:

“Non mi hai risposto”.

Fred la guardò perplesso.

“Scusa?”

“Cosa ci sei venuto a fare qui? Insomma, potrei pensare che tu e George vogliate dare fuoco alla biblioteca come una specie di anticipato augurio di buon anno all’intera scuola, ma non lo vedo da nessuna parte” osservò Hermione. La sua presenza la disturbava: non sarebbe mai riuscita a concentrarsi se avesse continuato a temere uno scherzo dal ragazzo.

“Oh, era un tentativo di battuta quello, Hermione? E da quando scherzi anche, oltre a studiare?” replicò Fred con un ghigno, evitando la domanda.

“Non era affatto un tentativo di battuta. Era una curiosità” ribatté l’altra, piccata.

“Continua pure ad evitare di rispondere, tanto scoprirò cosa avete in mente. E la McGranitt non ne sarà contenta” concluse, scuotendo la testa.

Hermione tornò a scrivere, ma arrivata alla fine della frase lanciò un’altra occhiata a Fred, di sottecchi.

Sembrava divertito.

“Cosa? Non hai ancora la spilla e già detti regole? Sei davvero noiosa, Hermione” ghignò quello, prendendo a caso un libro dalla pila e cominciando a sfogliarlo.

Hermione si riprese il libro, infastidita, e lo sbatté con violenza sul tavolo, cosa che fece allargare il ghigno dell’altro.

Per un po’ scese il silenzio. Sembrava che Fred non avesse intenzione di continuare ad infastidire la ragazza che scriveva. Hermione sapeva bene che la pace non sarebbe durata ancora molto, ma tentò di concentrarsi il più possibile sul testo.

Le proprietà magiche della pianta di Mimbulus Mimbletonia sono molte e diverse: a partire dalla sua linfa (cfr. pg. 138, paragrafo 2), utilizzata nella preparazione di…

“E va bene. Io ti dico cosa ci faccio qui, ma tu rispondi ad una mia domanda” disse Fred all’improvviso.

Hermione si trattenne a stento dall’alzare gli occhi al cielo, esasperata. L’atteggiamento della sera precedente di lui l’aveva ferita, non avrebbe avuto senso negarlo. Stava cercando di calmarsi, di svuotare la mente, e ci sarebbe riuscita solo se avesse avuto la possibilità di rimanere da sola. Invece, Fred non sembrava intenzionato a lasciarla in pace.

“Mi sembrava strano che tu non potessi semplicemente tacere” osservò la ragazza, sperando di zittirlo.

“Mi conosci ancora così poco? C’è decisamente troppo silenzio, qua dentro” rispose Fred.

“Si sta benissimo qua dentro. O meglio, si stava benissimo, prima che arrivasse uno scocciatore con i cappelli rossi” rispose Hermione.

“Non so chi sia il signor ‘uno scocciatore con i capelli rossi’, ma gli farò presente che è un gran maleducato” disse Fred, serio.

“Sei tu lo scocciatore, Fred!” esclamò Hermione, davvero irritata.

“Avresti potuto dirlo subito. Se ti dà così fastidio che io parli, da adesso starò zitto”.

Hermione sollevò lo sguardo sul ragazzo, scettica. Quello si era appoggiato allo schienale della sedia e guardava fuori dalla finestra, tranquillo.

Hermione sospirò, aspettando di sapere cosa Fred stesse macchinando.

Dopo neanche dieci secondi, il ragazzo cominciò a tamburellare sul tavolo con la punta delle dita. Ad un’occhiataccia di Hermione, cominciò anche a battere un piede per terra, al ritmo di una musica sconosciuta per la ragazza.

“Avevi detto che saresti stato zitto” sbottò la ragazza quando il concerto divenne insopportabile, dopo circa una sessantina di tap-tap del piede.

“Io non ho detto una parola. Avresti dovuto specificare che non volevi neanche che facessi alcun tipo di rumore” ribatté Fred.

Hermione storse la bocca in una smorfia che l’altro interpretò come un sorriso.

“Beh, finalmente un sorriso! Cominciavo a temere che non ne fossi capace” proseguì Fred, battendo le mani.

“Non ho affatto sorriso. Sai, non è che le cose che dici siano particolarmente divertenti” ribatté Hermione. In un altro momento forse avrebbe cercato di controllarsi, ma Fred la stava davvero irritando, e rispondergli male costituiva un’ottima valvola di sfogo.

“Impossibile. Tutti trovano le mie battute divertenti”.

“Sei un caso disperato”.

Hermione chiuse il libro e arrotolò la pergamena. Aveva perso le speranze di poter fare qualcosa, quel giorno.

Fred non smetteva di osservarla, seguendo con gli occhi ogni suo movimento. Ecco, in quel momento il silenzio la metteva a disagio, forse avrebbe preferito che il ragazzo continuasse a fare un po’ di rumore. Ma non glielo avrebbe mai detto.

“Perché sei triste?” chiese Fred, improvvisamente.

Hermione si bloccò, a disagio.

“Scusa?”  chiese, certa di non aver capito bene.

“Sei triste. Ed anche arrabbiata. Perché?” ripeté l’altro.

“N-non… non sono triste, no” balbettò Hermione, confusa. Ma perché Fred aveva deciso di essere così perspicace proprio quel giorno?

“Oh, certo” rispose Fred, imitando il tono di Hermione di poco prima.

Hermione sentiva che c’era qualcosa che non andava. Non era naturale il disagio che provava in quel momento. Non erano naturali quelle domande da parte di Fred. E non era naturale neanche che lui continuasse ad osservarla così a lungo.

“Bene. Allora qui ci vuole un discorso” disse Fred, in un’imitazione molto riuscita del tono di Percy.

“Un discorso” ripeté Hermione, perplessa.

“Certo che sì. Ma, prima di iniziarlo, dovrai rispondere ad una domanda. Poi ti dirò cosa sono venuto a fare”.

Negli occhi di Fred balenò una luce che sorprese non poco Hermione. Era una presa in giro, senza dubbio.

“Molto divertente” disse, seccata. “Ora, se tu e George…”

“Non c’è George, sono da solo. E non è uno scherzo. Allora, accetti?” la interruppe Fred con una certa impazienza.

Hermione era sempre più sorpresa: aveva visto i due separati molto raramente, e il fatto che Fred affermasse che non si trattava di uno scherzo la insospettiva, più che tranquillizzarla.

“Oh, sicuro. E perché dovrei farlo?” chiese Hermione.

“Perché il futuro di questa biblioteca e forse dell’intera Hogwarts potrebbe dipendere da te” replicò l’altro, con un ghigno.

“Vorresti davvero mandare a fuoco la biblioteca?!” esclamò Hermione in tono allarmato, stringendo al petto per riflesso la borsa che conteneva i libri presi in prestito.

“Ferma lì, ragazza. Tu rispondi alla mia domanda, io ti dico cosa ci faccio qui” ghignò Fred, godendosi l’espressione di Hermione.

Hermione rifletté: era impossibile che avesse davvero intenzione di incendiare la biblioteca. Neanche lui e George sarebbero arrivati a tanto. Però il tutto la incuriosiva. E poi, cosa avrebbe potuto chiederle Fred? Forse era più curiosa della domanda che gli premeva tanto farle piuttosto che di tutto il resto.

“E va bene, parla!” esclamò la ragazza, appoggiando cautamente la borsa sul tavolo, sempre a portata di mano, e preparandosi ad ascoltare la fatidica domanda.

Fred sorrise, divertito.

“Cos’è, hai paura che incendiamo davvero qualcosa?”

“Veramente voglio soltanto capire dove andrai a parare”.

Fred rifletté un istante.

“Ma ricordati che voglio la verità” ripeté, di nuovo serio.

Hermione si accigliò. Perché tutte quelle premesse e raccomandazioni?

“Sto cominciando a pensare che tu non abbia niente da chiedere, Fred” disse invece, fingendosi seccata.

“Va bene”.

Fred prese un sospiro profondo. Sembrava piuttosto sulle spine, mentre si rigirava un pezzetto di pergamena tra le mani e sembrava soppesare le parole per quello che stava per dire. Hermione trattenne il respiro.

“Perché sei venuta qui?” chiese il ragazzo, lasciando da parte la pergamena e guardandola fisso negli occhi.

Hermione lo fissò per qualche secondo. Lui sostenne il suo sguardo, perfettamente a suo agio. Non sapeva se come sfogo per gli eventi della serata passata, se per la situazione assurda che si era creata, se per la sorpresa nel sentire Fred chiedere, tra tutte, proprio la domanda che non si sarebbe mai aspettata, ma Hermione cominciò a ridere.

“Cosa fai, mi prendi in giro?” chiese la ragazza, quando si fu calmata.

“No” rispose semplicemente l’altro. “Avanti, rispondi” insisté.

Hermione lo fissò incredula. Non poteva fare sul serio.

“Per… per studiare, ovviamente” balbettò, incerta. Cosa si aspettava?

“Va bene, questo è quello che racconteresti a Harry e a Ron. E la verità, qual è?” chiese Fred, protendendosi leggermente verso di lei.

Hermione evitò il suo sguardo. Si irrigidì nuovamente nel sentir pronunciare quel nome, e il ragazzo lo notò di nuovo.

“È questa la verità. Non capisco cosa tu intenda” mormorò Hermione, riflettendo.

Fred annuì, per niente convinto. Si alzò e andò alla finestra, apparentemente concentrato sul paesaggio all’esterno. La sua sagoma, più tozza di quella di Ron, si stagliava contro il bianco del paesaggio; i capelli rossi contrastavano con quella strana cornice naturale, colpiti da un pallido raggio di sole.

“È perché hai litigato con Ron, non è così?” chiese, apparentemente indifferente. “È perché ti piace”.

Nel sentirlo dire una cosa del genere, Hermione provò una strana fitta alla stomaco. Non andava bene che fosse un libro aperto, assolutamente no. Era preoccupata: non avrebbe voluto che si capisse, ma probabilmente tutto il dormitorio di Grifondoro li aveva sentiti litigare, la sera precedente, e le voci giravano… Però, c’era qualcosa, nel tono di Fred, che la preoccupava ancora di più: una nota stonata che solo in pochi avrebbero avvertito, un segnale d’allarme.

“Anche se fosse, che t’importa?” ribatté la ragazza, dopo qualche istante di silenzio.

Fred sorrise amaramente al paesaggio.

“Già. Che mi importa?” mormorò.

Il silenzio calò di nuovo tra i due.

“L’ho sempre detto che è un idiota” proseguì Fred, a voce alta.

“Insomma, guarda con chi è andato al ballo. E come si è conciato!” rise, dando le spalle alla finestra e tornando a guardare Hermione.

La ragazza era davvero preoccupata, in quel momento.

“Tu, invece, eri bellissima” disse, sinceramente.

Hermione rimase di stucco. Non si sarebbe mai aspettata un complimento del genere, soprattutto se proveniente da Fred.

Arrossì e distolse lo sguardo. Decisamente, Fred non stava bene, e lo confermava il fatto che, dopo almeno trenta secondi, stesse ancora lì a fissarla.

Hermione si chiese se non avrebbe fatto meglio ad accampare una scusa e ad andarsene. Fred sembrava stregato, avrebbe potuto essere pericoloso. Ma c’era qualcosa di rassicurante, nella sua presenza in quella fredda biblioteca.

“Beh, immagino che sia un bene che qualcuno si sia accorto del fatto che anche io sono una ragazza” osservò Hermione, cercando di alleggerire la tensione.

“Solo un cretino potrebbe non accorgersene” ribatté Fred, continuando a fissarla.

Dopo qualche altro secondo di silenzio imbarazzato (o almeno, così sembrò a Hermione), Hermione decise che era arrivato il momento di andarsene. Ma Fred sembrò aver capito le sue intenzioni:

“Allora, adesso che ho finito, è meglio che vada! Ah, e non preoccuparti, manterrò il tuo segreto” disse, in tono fin troppo allegro. C’era qualcosa di forzato nella sua voce, nel modo in cui si allontanò dalla finestra, nel mezzo sorriso che rivolse a Hermione.

Hermione era ancora bloccata sul posto. Intuì fin troppo bene a che segreto si stesse riferendo Fred, e sentì di arrossire fino alla punta delle orecchie.

Prima di voltarle le spalle, Fred si guardò intorno con fare cospiratorio. Poi, dopo un attimo di esitazione, le si avvicinò e le sussurrò all’orecchio:

“Si renderà conto di chi sei, Hermione. Io l’ho già fatto, ma a lui serve più tempo”.

Hermione si voltò verso di lui: era vicino, fin troppo vicino. La ragazza poteva vedere tutte le sfumature dei suoi occhi marroni, sentire il suo profumo, avvertire il suo respiro. Era come ipnotizzata da lui. Non si ritrasse.

Rimasero così per qualche istante. Per un attimo, solo un attimo, ad Hermione sembrò che Fred si fosse avvicinato ancora di più. Poi, però il ragazzo si allontanò. Era un sospiro, quello che Hermione aveva sentito?

Fred le rivolse un sorriso che non arrivò agli occhi. Le voltò le spalle, gettandole un’ultima occhiata di… sofferenza? Possibile?

Hermione era sempre più confusa: forse era per il freddo che le aveva bloccato il cervello, forse era per lo strano comportamento di Fred, non lo sapeva; comunque fosse, era rimasta paralizzata, seduta a quel tavolo con gran parte dei libri ancora aperti davanti a sé, e aveva cominciato solo in quel momento a mettere insieme tutti i tasselli di quella strana mattina. E si sentiva un’enorme, gigantesca stupida.

Fred era ormai quasi arrivato all’uscita della biblioteca. Hermione poteva ancora sentire i suoi passi. La ragazza scattò in piedi e gli corse dietro: aveva un’ultima cosa da dirgli.

“Fred!” chiamò, quando lo vide.

Il ragazzo si voltò si scatto, sorpreso.

“Non hai risposto” lo rimproverò Hermione.

Fred inarcò un sopracciglio, ed Hermione fu soddisfatta di vederlo perplesso.

“Volevi incendiare la biblioteca o cosa?” spiegò la ragazza, sorridendo.

Anche Fred sorrise. Era il primo vero sorriso da quando era entrato.

“Potrei risponderti che quella era la mia intenzione e che ho cambiato idea. O potrei dirti che stavo cercando qualcuno. Scegli tu” rispose con un’alzata di spalle.

Hermione rimase a guardarlo mentre usciva, scomparendo alla sua vista. Quando tornò a sedersi, un sorrisetto indefinibile aleggiava sulle sue labbra.

Guardò tutti i libri che erano rimasti lì, aperti, e la sedia su cui si era seduto Fred, leggermente discosta dal tavolo. Avrebbe potuto rimettersi a studiare, ma sapeva che non ci sarebbe riuscita. Guardò fuori dalla finestra: alcuni studenti erano scesi in giardino, e si potevano sentire le loro grida mentre si scatenava una battaglia di palle di neve. Ma il suo buonumore non era affatto dovuto alle vacanze, né alla neve, né alla scoperta di un libro sulle proprietà magiche della Mimbulus Mimbletonia.

Quando si avvicinò alla finestra, Hermione vide che due ragazzi dai capelli rosso fuoco avevano incantato le palle di neve per far sì che potessero colpire più volte gli avversari, prima di rompersi. Uno dei due indossava una felpa color melanzana.

Hermione sorrise. Forse, pensò, era arrivato il momento di tornare nel mondo.

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prima Classificata
“A Smile” di _Mary

http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9121107

- Correttezza sintattica e grammaticale: 9.5/10
Dal punto di vista grammaticale, la storia è pressoché perfetta. Praticamente non hai fatto nessun errore. Unico piccolo particolare, è un utilizzo improprio delle virgole in alcuni punti, che spezzano troppo il discorso, ma niente di trascendentale. Ti segnalo anche un errore di battitura (che non ha influito minimamente sul giudizio) in modo tale che possa correggerlo “fitta alla stomaco”.

- Stile: 8.5/10
Ho trovato davvero accurato il lessico di questa storia. Avevo cominciato a sottolineare le frasi che mi colpivano, per riportarle nel giudizio, ma sono davvero troppe, ho dovuto rinunciare. Unica pecca è lo stile, che diventa un po’ pesante in certi punti e rende meno scorrevole la lettura. Ti consiglio di fare delle frasi più brevi, aiutano.

- Originalità della storia: 9/10
Sicuramente il fatto che sia un pairing anti-canon aiuta molto l’originalità complessiva della storia. Ma è anche vero che sei stata particolarmente brava nel rendere la situazione realistica, e innovativa. È una storia semplice, ma che sorprende.

- Attinenza alla citazione scelta: 15/15
Perfetta. Nel leggere la storia sembra quasi di vedere fra le righe la citazione. Tutto rimanda ad essa, tutto quello che fa Fred e, per contrasto, anche quello che prova Hermione, tutto il suo stupore. Non potevo davvero darti meno del massimo.

- IC dei personaggi: 9/10
Hermione è sicuramente IC. Del resto, è quasi un classico che lei in un momento di tristezza cerchi conforto nei libri. Com’è anche vero che sono del tutto realistici i commenti sarcastici, preoccupati e un po’ ‘da secchiona’ che rivolge a Fred. Lui d’altro canto, nella prima parte della storia è IC. Le prese in giro, l’essere irritante, e anche vagamente spaccone. Nella seconda parte cambia completamente, in un Fred che, tutto sommato, non si può dire se sia IC o meno, in quanto la Rowling non l’ha mai esaminato sotto un’ottica del genere.

- Giudizio personale: 5/5
È una storia davvero molto dolce. Mi è piaciuta la conversazione “scherzosa” che hanno i due nella parte centrale, e mi è piaciuto come Fred le abbia “detto e non detto” quello che pensava. Lascia molti sottointesi, ma non per questo è meno bella. Rendere il tutto più esplicito, avrebbe probabilmente rovinato l’atmosfera generale della storia.

Totale: 56/60


   
 
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