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Autore: Anicemirto    07/04/2010    0 recensioni
Una serie di introspezioni su un gruppo di adolescenti, un'analisi con conseguente rielaborazione di vari avvenimenti accaduti nel corso di diversi anni.
1 - Ragazze (confessioni di una giovane donna a due ex fidanzate)
2 - Marchiata a fuoco
3 - Papaveri
4 - Butterfly
5 - Una torta fatta di fica
6 - Io e te (lettore)
7 - ???
Genere: Erotico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Yuri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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L’ultima volta che sono venuta a letto con te ti ho fatto molto male, eri così piccola che ogni mio gesto sembrava troppo brusco. Mi sentivo felice, avrei passato ore e ore ad accarezzarti, a baciare ogni centimetro del tuo corpicino pallido.

La peluria sul tuo pube, effige di mille fantasie e di promesse sottintese, pungeva leggermente al tatto, le ferite sulle mie dita sfioravano la tua pelle morbida facendomi rabbrividire dal piacere (in quel momento mi sono sentita disgustata da me stessa).

Ho odiato il mio corpo flaccido, il mio seno ingombrante e cadente, la peluria sulla mia pelle, i capelli crespi e madidi di sudore alla base del collo.

 

Hai ansimato quando la mia lingua ha iniziato a dibattersi sui tuoi capezzoli. Al buio non ho potuto guardarti con molta attenzione, ma immaginare la tua espressione è stato bello quanto vederla, forse di più.

Mi piace quando gli occhi si abituano all'oscurità assoluta e i contorni delle cose assumono un alone bluastro, vedere la tua pancia alzarsi e abbassarsi velocemente mentre la baciavo mi ha procurato un emozione fortissima, qualcosa di diverso dall’eccitazione sessuale. Un emozione che fa piangere quando si cerca di ricordarla.

Quando hai appoggiato la tua schiena esile e ossuta sul mio ventre morbido ho provato un moto di tenerezza nei tuoi confronti, e quell’esperienza iniziata più come un passatempo che come dimostrazione d’affetto è diventata una serie di gesti, di coccole, in cui ho incanalato quanta più dolcezza ho potuto, tanta come non ne avevo mai data neanche a quella persona a cui avevo dedicato tutta me stessa per quel lungo lasso di tempo che si sono rivelati essere otto mesi.

 

Ti ho accolta fra le mie braccia mentre con le gambe cercavo di accatastare un groviglio di coperte all’angolo del letto.

Nel baciarti sul collo e nel bagnare i tuoi seni con la saliva ha provato un gusto malsano, ho voluto renderti mia facendoti del male, forse umiliandoti, ti ho rigirato come una bambola sperando di farti venire, nonostante ogni volta io abbia cercato di penetrarti tu abbia provato dolore.

Mentre ti toccavo, attraverso il tessuto delle mutande ho sentito i tuoi genitali diventare caldi e umidi. Indossavi un reggiseno viola…o almeno così mi pare di ricordare, ma so per certo che i tuoi slip erano neri, mi chiedo perché io sia così sicura di ciò.

 

Non avrei mai smesso. Non c’era passione nei miei baci, quanto forse una forte curiosità che ho provato a trasmetterti con i movimenti della mia lingua, giocando con la tua bocca.

Ad ogni contatto della mia lingua contro la tua sentivo delle ventate fredde scendermi giù per l’esofago per poi esplodermi nello stomaco, era come se il tuo fiato fosse ghiaccio.

Fino a qualche sera fa ero convinta che la tua bocca fosse quella che avessi assaporato con maggiore soddisfazione. Ora non è più così, ma rimani comunque la persona con cui baciarsi e toccarsi diventa un’esperienza dolce e al contempo “scontata” come se per anni non avessimo fatto altro, come se nella nostra quotidianità rientrasse il baciarsi per ore senza respirare.

 

Il senso di protezione allo stesso tempo di violenza delle mie pulsioni mi lascia perplessa.

 

Sono solo un’egoista incapace di rendersi conto di come anche tu possa provare istinti forti quasi “maschili”, oppure ti conosco così bene da aver visto che la dolcezza nel tuo aspetto fa anche parte del tuo vero io?

Ho solo voglia di possederti come un sex-toy o provo per te un sentimento così forte da aver creato un rapporto completamente diverso da quello che ho con tutte le altre persone attorno a me?

Forse sto parlando per assolutismi, non so, non so dare un senso a quello che provo per te.

 

Non è desiderio sessuale il mio. Non ho mai voluto niente in cambio da te, preferisco che il sesso tra noi sia e rimanga una cosa a senso unico, da parte mia.

Preferirei che tu non mi toccassi quando ci scambiamo effusioni, poiché credo di non meritare le tue carezze o i tuoi baci, ho come la sensazione che il mio corpo non ti interessi è come se io non fossi abbastanza attraente per te.

So che se leggessi tutto questo mi odieresti, so che non hai mai amato vedermi come l’elemento “attivo” assoluto della coppia. Quando sono con te non riesco a sentirmi donna, rimango femminile ma finisco quasi sempre per emulare il comportamento di un uomo. Mi rammarico di questo, perché anche se è una cosa che ti da fastidio finisco sempre per farla quando ci sei tu, solo con te.

 

La verità è che in tre volte che ci siamo ritrovate a fare sesso mi ha eccitato sempre l’idea di avere il controllo su di te.

C’è sempre stata dolcezza miei gesti e forse è stata eccessiva, non ti ho trattato come la mia ragazza, ma come una bambolina fragile ed indifesa, qualcosa da proteggere e mantenere sotto una campana di vetro. So che non mi hai ancora perdonato per il mio comportamento, per come ti abbia “gettata via” alla prima difficoltà. Quando se ne parla cerco di dissimulare e mi sento colpevole. Perché in fondo so di non aver capito molto di te.

Continuiamo a vederci e capita ancora che ci siano giornate in cui noi due da sole riusciamo a dimostrarci che la complicità fra noi è ancora meravigliosamente tangibile.

 

Mi piace ricordare i posti in cui questa complicità è riaffiorata completamente.

A casa di quel nostro amico, la prima volta, dove mi sono stupita di me stessa, quando ti ho chiesto con assoluta mancanza di malizia, senza preavviso, se ti andava di venire in camera con me. Quando hai detto sì ti ho vista incuriosita, felice e poi per un istante intimorita.

La prima cosa che mi viene in mente di quel giorno è il calore arancione che aveva assunto la stanza a causa del sole che filtrava attraverso le tende.

Tuttora mi recrimini di averti fatto male con le unghie quella volta, e puntualmente mi viene da sorridere quando ci ripenso.

Per ora sei l’unica a cui io abbia fatto male.

 

Poi c’è stata quella volta guardando il “Rocky Horror Picture Show”, quando ero così presa dal film da riuscire a compiere solo gesti meccanici, ma comunque piacevoli…suppongo. Quella volta avresti voluto fare di più. Ma qualcosa ci aveva fermato. Non ricordo cosa.

 

Ti ho parlato con più trasporto di quella volta dopo il mio compleanno perché penso che quella sia la volta che mi abbia segnato di più, mi ha fatto arrivare a molte conclusioni sul nostro sconclusionato rapporto (perdona il gioco di parole).

A ripensarci credo che in quella ci sia stato più trasporto e passione che in tutte le altre volte.

 

Anche se ho avuto altre relazioni dopo quella con te (che con un sorriso mi rendo conto essere stata la prima in assoluto per me) mi sono accorta di come i nostri incontri siano stati sempre saltuari eppure sempre presenti nella mia vita. E’ qualcosa di nascosto, quasi invisibile agli occhi degli altri. A distanza di mesi ci sono stati diversi rendez-vous con te, in cui abbiamo finito con il fare sesso, nonostante stessimo con altre persone, ma non abbiamo mai vissuto queste faccende come tradimenti o come qualcosa di sbagliato.

Se ci rifletto adesso la trovo una cosa molto strana, ma non so ancora spiegarmi il perché, forse a distanza di anni e di mesi sto realizzando qualcosa a cui prima non è arrivata nessuna di noi. Una presa di coscienza forse?

 

Ammetto che Alice non sia stata una relazione vera e propria, forse solo un esperimento per lei e pura attrazione per me, che si è conclusa con un nulla di fatto sotto tutti i punti di vista.

Era così diversa da te da sembrare una creatura estranea al nostro mondo. Come se noi fossimo stati tutti dei pesci rossi e lei invece fosse stata un cane, una specie diversa, qualcosa che non centrava assolutamente nulla con il nostro stile di vita.

Anche se la nostra relazione è durata pressappoco una settimana continuo a definirla la mia la mia ex, come se fosse stata una storia lunga mesi.

Se devo pensare a te e ad Alice mi vengono in mente due immagini nitide, come dei film.

 

Tu seduta di fronte a me in un ristorante cinese, stavamo ancora insieme, quel giorno ero venuta a prenderti a casa, era estate e ti avevo portato una rosa (stranamente ho sempre avuto una fissazione per il portare rose rosse alle ragazze anche se provo solo un vago interesse per loro). Indossavi quella maglietta verde che nella mia memoria è impressa come sovrapposta ad una maglia di rete che comprasti dopo. Avevi quella collanina con il laccio nero, con il ciondolo di ferro a forma di sole dentellato.

Mangiavi i ravioli al vapore con gusto, però sembravi imbarazzata, avevi assunto quell’aria perplessa in seguito alla mia imposizione per pagare il conto. Questa scena termina con me che ti stringo le dita come se volessi scaldartele. E’ come un breve film dai colori ambrati predominanti sullo sfondo, con noi che spicchiamo violentemente come una macchia di caffé su un tovagliolo bianco.

 

Di Alice riesco a richiamare moltissime immagini ma una in particolare svetta su tutte.

Lei con il suo vestito di velluto color prugna che mi guarda smarrita quando dichiaro ai nostri amici, che è la mia ragazza, dopodichè mi bacia radiosa per poi sorridere imbarazzata come a volersi scusare.

Di tutti i bacetti innocenti che mi ha dato questo lo ricordo con estrema felicità. Senza che me ne accorgessi sono arrossita…

 

Mi è venuto in mente di come qualche tempo fa, dopo aver visto la sua foto hai esclamato stizzita: “ma sei stata con…” guardasti nuovamente la foto, “…Questa?! Ma è brutta!” Ho sentito un tono di gelosia nella tua voce in quel momento, per quanto tu lo neghi, a ricordare questa cosa mi si stampa un ghigno compiaciuto sul viso.

Poiché nessuno ha mai veramente parlato con te di Alice, adesso ti dico che fra me e lei ci sono stati solo degli innocenti baci sulle labbra.

 

Non riusciva a pensare di andare oltre un bacio con me.

E come molti hanno teorizzato in seguito, è probabile che più che essere attratta da me come persona, fosse semplicemente incuriosita dalla mia personalità e dal mio modo di fare eccentrico.

 

Poi mi viene da pensare ad altre persone più o meno importanti, ma credo di aver finito ciò che avevo da dire.

Penso che resteremo amiche (o qualcosa di più) ancora per molto. E non temere non ho scritto questo per farti riflettere o per recriminarti qualcosa, non è nemmeno uno sfogo. E’ qualcosa che ho scritto perché lo desideravo e perché credo fosse l’ora di farlo.

Non so cosa ne sarà di questo scritto…magari farà parte di quel libro che sto cercando di scrivere da anni…chissà?

 

Sono seduta alla mia scrivania, davanti a me c’è un pezzo di pane secco, il cellulare che lampeggia senza motivo, la collana di perle che mi regalò quel nostro amico comune e il quaderno dove era stata scritta inizialmente questa riflessione su di te, l’unica vera donna della mia vita…almeno per ora…

Inizialmente quest’ultima descrizione dell’ambiente era diversa, era un ritratto della mia cucina alle sei di mattina, davanti a me c’erano una brocca, un pacchetto di sigarette e la tv accesa, fuori pioveva e avevo impiegato più di tre ore per scrivere tutto questo di getto. Adesso non piove, ma sono comunque le cinque di mattina il sole sta sorgendo proprio adesso, so che in questo momento sia tu che Alice dormite ignare e mi chiedo se pensiate a me, se mi abbiate sognato o più semplicemente se la luce che filtra dalle tapparelle non ti dia fastidio al mattino, visto che il tuo letto è così vicino alla finestra.

Ma forse è meglio che io smetta di dilungarmi, ti mando un bacio attraverso la finestra sperando che tu percepisca qualcosa, ti voglio bene davvero.

 

Giulia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prima stesura:

Ore 05:05

Giovedì 04\03\2010

 

Seconda ed ultima stesura:

Ore 05:23

Mercoledì 07\04\2010

 

 

 

Tobichan dice:

 

Ho scritto questa cosa come esperimento, oltre ad essere un monologo interiore è una confessione per una persona a me molto cara ed è una bozza per un eventuale libro che sto provando a scrivere, quindi è probabile che altre one-shot su questo tono vengano pubblicate qui.

Non pretendo commenti, ma se desiderate farmi avere un giudizio sarà ben accetto.

Un saluto,

tobichan

 

   
 
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