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Autore: Yuba    08/04/2010    0 recensioni
"Un alito dolce e caldo. Due bocche che si sfiorano ma che non si scontrano mai"Sono liberi di godersi un po' di vita privata, di godere quei piccoli gesti e routine, liberi di pensare rispettivamente l'uno all'altro.
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jin, Kazuya
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sono le 15.00: l'ora del dolce far niente.
La tv accesa fa rimbombare la voce della giornalista per tutta casa, accompagnandomi  verso il bagno.
Il momento è propizio: it's shower time!
E' proprio rilassante fare una bella doccia calda mentre il sole inizia ad arrossarsi.
Tinge il cielo pomerdiano di quell'arancione che ti scalda il cuore.
Mi ricorda molto l'infanzia.
Solo quando sento il calore che brucia in piccole gocce la mia pelle mi tornano in mente le mani che non mi hanno mai sfiorato.
Le immagino accarezzarmi il ventre mentre la spugna mi profuma il torace.
I miei capelli formano una fitta ragnatela che mi copre gli occhi e me li sigilla dall'ambiente esterno.
"...ame" sussurro cercando di non respirare le gocce che cercano di entrarmi nelle narici e nella bocca.
Sento quasi il bisogno insensato di fare mia la cosa che sto sognando.
Sono uno schifoso malato; un ossessionato e inguaribile maniaco.
Ed è buffo.
E' buffo pensare che questo non mi turbi neanche un poco.
Penso alla mia ossessione, penso a Kathy ed alle mie avventure.
Chissà come mai ho questo insano desiderio di fare mie tutte le cose belle.
Sono passate poche ore da quando sono stato in compagnia di una donna e già ho il bisogno fisico di amare qualcuno.
Rido pensando alla faccia che farebbe Kame se mi vedesse in questo stato.
Continuo a ridere quasi istericamente, così dal nulla.
Anche se non c'è niente di divertente.
Poi mi accorgo che inevitabilmente l'acqua che la mia bocca assaggia convulsamente è sia dolce che salata.
E il mio entusiasmo si spegne con le lacrime.
"Ma perchè cavolo devo farmi questi problemi?!" borbotto sedendomi sulle piastrelle gelide.
Sono solo, nudo e patetico.
Spero che la situazione migliori.
Tra le altre cose cerco di riprendermi, cercando di ricordare se la porta di casa è chiusa o meno.

***************** ******************

Lo vedo. Non è difficilissima come cosa: devo solo premere quel bottone del citofono.
Ma com'è difficile!
Spero solo che non sia in compagnia.
E chissene frega!! Non sarebbe di certo un problema se senza preavviso mi presentassi a casa sua...no?
Ho anche le birre.
Non ho mai visto Jin rifiutare alcolici gratis.
Lo userò come incentivo per farmi entrare.
Però...anche se premo il pulsante del citofono...non sembro aver ottenuto grandi risultati.
Che non sia in casa?
Magari lascio perdere.
Sulla strada di ritorno verso casa continuo a guardare verso i manifesti che imbrattano i muri del distretto: quelle ragazze dallo sguardo affabile guardano dall'alto della loro bidimensione tutti quei poveri passanti...
Nel frattempo imbambolandomi davanti ai manifesti mi accorgo che devo prendere la metro per tornare a casa.
Possibilmente senza sbattere troppo le birre.
La metropolitana mi ha sempre sconvolto anche perché dall'alto della mia ignoranza rappresenta la repentina perdita della calma.
Quando mai siamo diventati così devoti al caos? Quanti impiegati e studenti corrono da una parte all'altra del Paese per diventare piccole operaie di quel formicaio che forma la nostra società?
Per questo adoro i giorni di riposo.
Mi ricordano come devo voler bene alla mia anima.
Prima di raggiungere la fermata ho bisogno di una sosta: penso che farò una capatina al combini per prendermi una bevanda energetica.
Dalle scale di vetro che cercano di raggiungere il quarto piano ddell'edificio vedo benissimo il panorama che da sulla strada.
E' solo durante la discesa che per miracolo riesco ad evitare di sputare il mio energizzante contro i vetri dell'edificio.
Dalla strada quasi impercettibilmente vedo un ombra scorrere da dietro una grande vetrata.
E' il piano di Jin quello?
L'edificio è lo stesso, ne sono sicuro, ma non credo che fosse lui in fondo.
Non c'era nessuno in casa...vero?
Vero.....?!
VERO?!
"...lei è....Kamenashi Kazuya, vero?"
Esco dal letargo mentale trovandomi una signora in là con l'età che mi guarda con aria curiosa.
"No, mi...mi dispiace!" rispondo cercando di usare un accento del Kansai. Con l'aiuto della sciarpa e della cuffia che mi spiaccica i capelli contro la fronte tento un cammuffamento ancora più efficace.
Spero che il tono del sud mi aiuti!
La signora si scusa e si allontana facendo mille accenni con la testa.
Lo so: potevo almeno concederle di rispondere con sincerità...ma adesso proprio non me la sento di fermarmi a rispondere ad interviste improvvisate. Non posso farlo per contratto.
"16...4!!" dovrebbe essere il numero dell'apriporta di Jin. In men che non si dica mi trovo nell'atrio del palazzo.
"Mi scusi...ma lei...?"
"Salve Greg!!"mi affretto cercando di raggiungere l'ascensore.
Il portinaio riesce solo a controbattere con un "Veramente mi chiamo Akira..." prima che le porte si chiudano tra noi.
So che sono noioso e mi faccio le paranoie come una ragazza!! Porca miseria!!
Sono solo preoccupato!!!
Per questo sono qui.
Per questo mi trovo diretto verso la casa del mio amico.
Per questo. E basta.

---fine capitolo---
  
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