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Autore: Salice    09/04/2010    5 recensioni
1.[NejixHinata]Dimentico del lungo corridoio buio che aveva attraversato e della sua uniforme nera, in quel momento tutto intorno a lui era bianco. Fumi bianchi, vestito bianco, pelle bianca, occhi bianchi. Fuori la neve era bianca, sotto una luna bianchissima.
2.[Sasuke]Un fiore di ciliegio. Sakura.
Galleggiava lento davanti a lui e lo sguardo andò oltre. Mise a fuoco l’acqua attorno a lui. Ovunque si rifletteva il rosa. Per la prima volta dopo molto tempo - Anni? – Sollevò lo sguardo. Sopra di lui si stendevano le chiome rosate di un ciliegio in piena fioritura. Quel colore delicato era come i capelli di Sakura.

3.[Gaara]In questo momento tutti lo guardavano, carichi di attesa. Avevano fiducia in lui, nelle sue azioni e nelle sue decisioni. Non avevano paura di lui.
Quattro storie, squarci di vita di persone diverse, sentimenti diversi, divise in quattro stagioni
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga, Sabaku no Gaara , Sasuke Uchiha
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Inverno – Panna e Neve:



Il ragazzo camminava con passo leggero sulla neve, che scricchiolava appena sotto ai suoi piedi. I fiocchi candidi vorticavano accanto a lui e si posavano sulla lunga coda di capelli corvini, inumidendola.
Il suo respiro si condensava in nuvole bianche come i suoi occhi, appena socchiusi e fissi sul sentiero. Il paesaggio silenzioso era illuminato dal riverbero della luce lunare sulla neve e la figura del giovane, fasciata negli abiti da ANBU sembrava quella di un’ombra priva di corpo.
Raggiunse la grande casa e fece scorrere la porta con cautela, lasciandosi dietro i sandali umidi in una chiazza di neve sciolta, sfilandosi la maschera dal volto.
Aveva il passo sicuro ed elastico di un gatto, ma uno scricchiolio lo fece immobilizzare.
- Neji? – La voce timida di Hinata proveniva da una stanza buia alla sua destra.
- Madamigella Hinata! Cosa fate ancora in piedi? E’ molto tardi. – domandò stupito mentre la candida figura di sua cugina appariva nel vano della porta.
- Ti ho visto arrivare, e ti ho preparato un bagno caldo. -
Neji sorrise appena. Da tempo aveva imparato ad amare la timida gentilezza di Hinata.
- Siete stata molto gentile, ma non era necessario, potevo pensarci da solo. – Lei non rispose, ma sorrise e arrossì lievemente. Lui si mosse verso il bagno e la fanciulla, stringendosi nel suo kimono da casa, prese a camminare dietro di lui.
- Ti aiuto a togliere il corpetto. – Neji annuì quasi distrattamente, quando Hinata, nella fretta di accostarglisi inciampò, scivolando in avanti. Senza neanche pensarci allungò un braccio, afferrandole il polso e sorreggendola.
- G-Grazie. – Fu il balbettio in risposta.
- Fate attenzione madamigella Hinata. – Nel parlare, il ragazzo neanche si era reso conto di aver intrecciato le dita con le sue, e quando se ne accorse, era troppo tardi per tirarle via imbarazzato. Proseguirono così fino alla stanza da bagno, mano nella mano. Lei camminava leggera al suo fianco, lo sguardo basso sul pavimento, avvolta nel tessuto immacolato, le dita appena premute sulle sue, dandogli la sensazione che se avesse osato stringere appena un poco di più sarebbe sparita come un filo di fumo.
Nell’anticamera che precedeva il bagno vero e proprio il vapore caldo invadeva tutto, avvolgendo in volute di nebbia ogni oggetto. Non si era neanche accorto di essersi fermato sulla porta, pensieroso, quando la voce di Hinata lo raggiunse.
- Hai la pelle candida come la neve. – Gli disse, guardandolo da vicino, mentre gli slacciava i ganci del corpetto bianco dalla schiena. – Oh… C’è una macchia di sangue qui. -
Neji inclinò leggermente la testa di lato. Era appropriato, si disse. La neve è bella, forse, ma è anche molto fredda. Neve e sangue. Il gelo che lo avvolgeva e il dolore sordo, rosso, che gli pulsava dentro.
Come sempre Hinata sembrava vedere al di là di ciò che vedono le persone comuni, anche se nessuno, forse neppure lei stessa, sembrava rendersene conto. Mentre la ragazza gli si affaccendava attorno, aiutandolo a sfilare i vari pezzi della corazza che indossava, si trovò a pensare che erano troppo simili, fisicamente.
Lei gli somigliava, eppure riusciva ad essere completamente diversa.
Hinata era morbida. Nel carattere e nel fisico.
Panna. Hinata sapeva essere candida e dolce come una coppa di panna. Sorrise e si voltò, guidando le dita sottili di lei sulle allacciature dell’armatura. La giovane arrossì, mentre il corpetto rinforzato scivolava a terra, lasciandogli addosso solamente l’aderentissima tuta nera degli ANBU. Neji sorrise ancora di più. Se lui era neve e sangue, Hinata era panna e fragole.
Dolce e irraggiungibile.
Qualcosa che non avrebbe mai potuto avere.
Qualcosa che non avrebbe mai dovuto avere.
Soltanto la sottile stoffa nera dell’uniforme e il lino leggero e bianco del kimono li separava. Lei si voltò, pronta ad andarsene, ma Neji le strinse il braccio.
- Madamigella Hinata, io… Non dovrei ma… - Non dovrei, ma ti desidero. Non lo disse, Neji, ma fissò gli occhi chiari di Hinata con i suoi, irrigidendosi. Non poteva, non doveva andare oltre!
La giovane lo scrutava, appena perplessa ed immobile sotto la sua stretta.
- N-Neji, mi fai male… - Sussurrò lei, dopo un lasso di tempo che a lui parve infinito. Le lasciò immediatamente il braccio.
- Non volevo farvi del male. – Come invece faccio sempre. Anche in quel momento si trattenne, ma qualcosa guizzò nei suoi occhi, perché lo sguardo di Hinata brillò di comprensione. Abbassò le palpebre e le sue ciglia parevano farfalle indecise se posarsi o meno su di un fiore pallido.
- Neji, non ti devi scusare di niente. Dovresti essere ciò che sei… N-Non dovresti trattenerti. – Lui la guardò, stupito. Come al solito lei, con quel suo intuito sensibile, aveva compreso i tumulti che celava dentro.
Quello che nessuno scorgeva dietro la sua faccia di neve.
Lo sguardo di lui scivolò sulla veste pulita di lei, che si tormentava le mani. Hinata aveva ragione. Non poteva più nascondersi. Le prese le mani dolcemente, portandosele al volto.
- Madamige… Hinata, io… - Non riuscì ad aggiungere altro. Era così facile parlarle, prima. Rovesciarle addosso il suo dolore e la sua rabbia, schermarsi dietro ad un volto impenetrabile. Ora che i suoi sentimenti erano cambiati, non sapeva neppure se era ancora in tempo per rimediare a tutto il male che le aveva provocato.
La fissò negli occhi, disperatamente. Sperava che, come solo lei sapeva fare, gli leggesse dentro, perché lui non riusciva più a parlare.
Che lei avesse capito o che fosse l’emozione del momento, Hinata chiuse gli occhi.
Neji improvvisamente fu conscio del caldo, ed il vapore rendeva tutto simile ad una visione. Con il cuore che gli batteva forte nel petto, le sfiorò le labbra con le proprie e sentì la bocca di lei schiudersi in un sospiro. Si fece coraggio, stringendola a sé. Lei rispose immediatamente, posandogli una mano sul collo ed una sul petto, artigliandogli la stoffa della divisa.
Lui le passò una mano dietro la nuca, lasciandola poi scivolare sul collo e sfilandole giù dalle spalle il kimono. Seguì la morbida curva della sua pelle con la punta delle dita, mentre lei respirava forte, la fronte appoggiata nell’incavo della sua spalla.
Neji premette dolcemente sulla sua schiena, conducendola ad accucciarsi con lui sul pavimento, e con dita tremanti prese a slacciare il nodo che chiudeva la cintura. Lei non si oppose, ma rimase docilmente rannicchiata accanto a lui, le gote accese di rosso come mai le aveva viste.
Quando il corpo sinuoso di lei emerse dalla stoffa, lui trattenne bruscamente il fiato.
Panna.
Decisamente una coppa di panna tra le sue braccia nere.
Improvvisamente la sua divisa gli bruciava quasi addosso, e con gesti frenetici prese a sfilarla, ingarbugliandosi. Sentiva caldo, a dispetto della sua faccia di neve, mentre il sangue gli ribolliva sotto la pelle. Sentì un tocco delicato sulla pelle che guidava i suoi movimenti, aiutandolo a liberarsi della maglia. Quando emerse finalmente dagli strati di tessuto, trovò il volto di lei accanto al suo. Quei suoi occhi di luna lo fissavano, dandogli una sensazione di brivido e di caldo al contempo. La strinse forte, inspirando a pieni polmoni il suo profumo delicato, sentendola fremere di imbarazzo sotto alle sue mani. Erano entrambi nudi, pelle contro pelle, panna sulla neve. Si sentiva improvvisamente bramoso di accarezzarla, di sentirla respirare e rabbrividire, non di vergogna, ma di piacere. Si trattenne. Hinata era come un fiore, e non voleva spaventarla. Le baciò piano il collo, risalendo a fior di labbra fino all’orecchio, e allentò la presa sulle membra vellutate di lei.
- Hinata… Io… Se non volete… Vuoi, puoi alzarti adesso, e io rimarrò qui. Non farò nulla per fermarti. – Le sussurrò, e si stupì della sua voce rauca. Non voglio ferirti ancora.
Nel suo abbraccio la ragazza si irrigidì per un momento, e lui rimase immobile. Come poco prima, in corridoio, aveva la sensazione di trovarsi tra le mani un uccellino spaventato. Aveva il terrore che, se si fosse mosso, lei sarebbe volata via per sempre. Un secondo, due, tre… Poi un bacio leggero sulla pelle che si tendeva sulla clavicola lo avvertì della scelta di Hinata. Lei lo baciò ancora, piano, e il respiro che gli lasciava addosso lo faceva rabbrividire dalla schiena al collo, nonostante il caldo bollente della stanza. I suoi muscoli si sciolsero improvvisamente, mentre il sangue tornava a ruggirgli dentro, e le sue mani riprendevano a cercare la pelle di Hinata, a desiderarla come se potesse assorbire attraverso le dita quella dolcezza, quella morbidezza, quel profumo.
Dimentico del lungo corridoio buio che aveva attraversato e della sua uniforme nera, in quel momento tutto intorno a lui era bianco. Fumi bianchi, vestito bianco, pelle bianca, occhi bianchi. Fuori la neve era bianca, sotto una luna bianchissima.
E non c’era più vapore nella stanza, l’acqua si era raffreddata, e il corpo cremoso di Hinata sotto di lui non era mai stato così reale. Ne percepiva l’affanno e i fremiti, mentre lui si tratteneva, quasi dolorosamente, per paura di farle male. Le accarezzò il volto chiaro, di panna e fragole, e con un ultimo gemito si scioglieva ogni sua resistenza, come neve al sole. Affondò le mani tra i capelli di lei, sospirando. Ora che sprofondava nella panna, che si sciogliesse pure, la neve.









Dedica: Questa raccolte è, a tutti gli effetti, un regalo per Elos. Non è nulla di speciale, ma ci tenevo a dire *Sua*


Sproloqui dell'autrice: La storia non ha una stretta connessione con gli eventi. Volevo Neji vestito sexy da ANBU e non con lo stupido pigiamino della casata Hyuuga! ed eccolo qua.


Il titolo "Squarci" è riferito alle storie, quattro momenti diversi, di persone diverse, sentimenti diversi. Piccole finestre sulle vite di alcuni personaggi che ho scelto tra i più amati da Elos.
   
 
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