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Autore: Will P    10/04/2010    5 recensioni
Un comodino è scomod(in)o per dormirci dentro. Certo, i calzini non si lamentano, ma i calzini non si lamentano di tante cose ben più sgradevoli. Santi calzini, davvero. (cit.)
CALZINI PARLANTI, OH MY.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I calzini sono miei (metaforicamente. Qualcuno anche letteralmente. Vabe'), ma i marchi non mi appartengono u_ù
Prompt: #5. Letto - Un letto (niente voce del verbo leggere!). Che cosa in un letto? Quello che noi chiamiamo letto, chiamato con un altro nome non sarebbe forse un comodino? (Nota: è per questo che lo chiamiamo letto e non comodino. Un comodino è scomod(in)o per dormirci dentro. Certo, i calzini non si lamentano, ma i calzini non si lamentano di tante cose ben più sgradevoli. Santi calzini, davvero.) Warning Week Fest @ fiumidiparole
Note: Quello che suol definirsi "prendere i prompt troppo letteralmente" :D (M.I.A. = Missing In Action, militarese per 'disperso in missione')



M.I.A.

«…mi capisci, no?»
«No.»
H sbuffò, e il gemello M intanto sibilava acido: «Spero ti incastri nella zip degli stivali e ti smagli fino all’orlo.»
«Piano coi toni, bambini, c’è gente più anziana di voi qui» replicò da qualche strato più sotto un paio di calzettoni di spugna da ginnastica, a cui i novellini da marche famose non erano mai stati simpatici.
«Si vede che non hanno fatto ancora nemmeno un lavaggio» dissero i calzini antiscivolo, sempre pragmatici.
«Anche voi!» strillò H, indignato «Voi, che dovreste sapere meglio di tutti che abbiamo ragione!»
Sempre la solita storia. Tutto il cassetto sospirò all’unisono, esasperato, facendo vibrare le pareti di legno e facendo arrivare qualche rimostranza dall’intimo al piano di sopra.

(«Cielo, diventano sempre più molesti» mormorò una mutandina rosa, un fiocchetto che vibrava indignato.
«Lo so, cara» la blandì un paio di culottes «Sono di una volgarità inaudita.»)

«Ma non vi sentite sminuiti, trattati come merce di seconda classe?» cominciò M, ed H proseguì «Senza di noi - ah! Immaginate quanti calli, quante vesciche, quanti duroni! Valorizziamo i loro piedi, li coccoliamo, e guarda come veniamo ricompensati!» Uno sguardo sofferto ad M, che concluse teatralmente: «Il quarto cassetto del Comodino, addirittura sotto le canotte!»
Una vocina melliflua si alzò con un fruscio di pizzo. «Sentili, quante arie, quando lo sappiamo tutti benissimo che facevano parte di uno stock scontato
Pompea scoppiò in una risatina. «Oh, Golden Lady, non essere così maligna!»
«Ma cosa ne sapete, voi, che non uscite mai da quelle buste» sbottarono H e M in coro. «Sempre incartate in quella plastica scricchiolante, e ve ne uscite solo per andare a passeggio mettendo tutto in mostra!»
«Non che voi ne sappiate più del mondo, d’altronde» replicarono ragionevolmente i calzini antiscivolo. «Ancora non siete mai usciti dal Comodino, e prima siete stati sempre appesi ad un espositore.»
H e M rotolarono un po’ in giro stizziti (una cosa che la Madre o la Padrona non riuscivano mai a spiegarsi). Erano gli ultimi arrivati nel Comodino, e tutti li trattavano come degli stupidi solo perché la Padrona non li aveva ancora indossati - ma non era di certo colpa loro se erano troppo leggeri per la stagione, insomma. Almeno nessuno, nemmeno quelle pettegole delle calze, aveva fatto commenti sui loro motivi a cuori che forse - forse - non erano i preferiti della Padrona; in fondo li aveva scelti la Madre, e nessuno lì dentro si sarebbe permesso di criticare il suo operato, come nemmeno la Padrona stessa.
«Non ci vuole niente a capire che questo posto non è quello che ci meritiamo davvero.»
«Ah sì? E dove dovremmo stare, allora, nell’armadio con quei gradassi dei pantaloni o negli scatoloni sotto il letto a fare amicizia con i maglioni fuori stagione?» borbottarono i calzettoni da ginnastica, spartani e scorbutici come al solito.
«Be’…» H e M ci pensarono «C’è il letto, quello è comodo.»
Pompea scoppiò a ridere. «Sciocchezze.»
«Non sono sciocchezze, lo sanno tutti che il letto è il posto migliore!« si difesero «È grande e confortevole e caldo, si sta sempre accanto alla Padrona e ci pensa la Madre in persona a metterti a posto la mattina. Ce l’ha detto un pigiama quando siamo arrivati qui.»
E i gemelli osservarono, compiaciuti, tutti gli altri borbottare e parlare tra loro, impressionati seppur perplessi. Il letto doveva essere un posto migliore, era ovvio. Nessuno, poi, avrebbe potuto ribattere: nessuno di loro ci era mai stato.

«I ragazzini come voi, viziati e lagnosi con quelle punte piegate bene e gli orli rifiniti, mi fanno solo saltare le cuciture.»
H trasalì, ed M si voltò di scatto in cerca della voce. «Chi è? Chi è stato?»
«Volete il letto?» continuò la voce, bassa e roca come se venisse da un gomitolo di lana grezza «Andatevelo a prendere, ragazzini. Andatelo a prendere e tornate interi, se siete capaci.»
C’era qualcosa in quel tono, che sembrava debole e autoritario al tempo stesso, che metteva l’angoscia addosso. H e M videro i calzini antiscivolo impallidire fino alle stelline di gomma e rotolare via, contro la parete del cassetto, dietro la pila di calze; i calzettoni da ginnastica avevano perso improvvisamente la loro baldanza, e tenevano gli occhi bassi. «Ma chi…?»
E poi li videro. Anzi: lo videro, il calzino più vecchio e mal ridotto che avessero mai incontrato, sgualcito e scolorito, consumato sul calcagno fino al punto che quasi filtrava la luce tra le fibre. La punta bucata, l’orlo sfilacciato, le macchie, facevano pensare a storie difficili e spaventose, e né H né M sapevano spiegarsi perché fosse solo - nessun calzino era mai nato senza compagno.
«È lui» sentirono sussurrare Golden Lady «Era il paio preferito della Padrona!»
«Lo sono ancora, sciacquetta, o mi avrebbe già buttato da un pezzo.» Strisciò più avanti, i fili che si srotolavano impietosi, e fissò duramente H e M. «Volete sentire davvero com’è il letto? Non vi fidate dei pigiami, non è posto per gente come noi. Io me lo ricordo, è un inferno.»
Spalancarono l’orlo, stupiti. «Tu…?»
«Sì, io. Era tanto tempo fa, quando avevo ancora il mio compagno e la Padrona non poteva fare a meno di noi. Ci portava sempre, in barba al caldo o al freddo, e se la prendeva con la Madre se ci metteva troppo a lavarci. Ci portava ovunque. E ci portò nel letto.»
Non volava un fruscio durante il racconto, nemmeno da chi doveva aver già sentito quella storia già tante volte: era come se avessero paura di interromperlo, come se si trovassero al cospetto di un’autorità, di un reduce. H e M ascoltavano rapiti.
«È freddolosa, lo sapete, siamo tutti pesanti qui dentro. Noi non eravamo i più pesanti all’epoca, ma aveva deciso che doveva portarci comunque mentre dormiva, e noi pensavamo, ehi, è un onore. Poi ci troviamo sotto le coperte, ed è tutto buio, e lì… lì lo capiamo, lo capiamo di essere finiti all’inferno. Il mio-»
La voce gli si spezzò, e per un attimo sembrò sul punto di sfilacciarsi tutto, appallottolato su sé stesso, come se non gli fosse rimasto nemmeno un lavaggio di vita. «Il mio compagno» riprese, con voce appena tremante «non è mai tornato. Quella trappola… se l’è preso. Non l’abbiamo mai trovato. Quella cosa se l’è portato via, e mi ha lasciato solo, e non è più stata la stessa cosa. La Padrona ha provato a portarmi, con qualche pivello che mi somigliasse, ma alla fine ero troppo distrutto per andare avanti. È troppo affezionata per buttarmi, ma dio come vorrei che lo facesse, almeno non penserei più a quella notte.»
E infine li guardò, uno ad uno, come sfidandoli a dire qualcosa, a smuovere un angolo, ma nessuno si mosse. Dopo quello che sembrò un secolo voltò loro il calcagno e tornò nel suo angolo buio, lento, con l’elastico allentato che strisciava dietro di sé.
«Spero che la smettiate di dire certe sciocchezze, ora» sibilò Pompea, e H e M deglutirono.
Il Comodino sembrava il posto migliore del mondo, tutto d’un tratto.




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I... can't even. Sto male, lo so, sto già prendendo provvedimenti. Intanto però possiamo gioire tutti di quanto i calzini siano ASSOLUTAMENTE OTP :D

Will

   
 
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