Note
dell’autrice: salve a tutti. E’ da un po’ che non scrivo su Alexander, ma
l’altro giorno mi sono imbattuta in un bellissimo video (ecco il link
http://www.youtube.com/watch?v=qiTi9MrhHUA
su
Alessandro ed Efestione. Questa shot mi è venuta fuori di getto, e so che, dopo
Gomenasai, verrò forse etichettata come depressa cronica, ma non riesco proprio
a smettere. Comunque, almeno questa, ha una sorta di lieto fine.
Spero che vi piaccia, buona lettura.
Beautiful
Efestione POV
“Ti
auguro di avere un erede” dico con la voce rotta, mentre lo stringo a me con
tutta la forza che ho. Cerco di memorizzare ogni singolo istante, ogni singola
sensazione di questo abbraccio, perché so che, probabilmente, sarà uno degli
ultimi che mi potrà concedere. Affondo il viso nei suoi capelli, non voglio che
veda le mie lacrime: si è sposato, questo per lui è un giorno di gioia ed io, il
suo…… migliore amico, non posso che prendere parte alla sua
felicità.
Quando
percepisco che il contatto sta per avere termine, mi asciugo le lacrime con la
manica della pelliccia che indosso e, dopo essermi staccato, gli appoggio una
mano sul braccio e lo guardo negli occhi. Cerco di trasmettergli tutto quello
che provo, cerco anche di dirgli qualcosa, ma improvvisamente compare Roxane,
che, dopo averci visti insieme, pare volermi distruggere con gli occhi.
Chino
la testa e mi ritiro lentamente. Cerco di mantenere la calma, ma una volta che
la porta della loro camera si chiude alle mie spalle, comincio a correre. La
destinazione non è importante, mi basta allontanarmi, mettere quanta più
distanza possibile fra me e lui.
Non
riesco a capire bene chi odio di più:
lui,
che continua a trovarsi nuove spose, nuovi amanti, giustificandosi con la sua
smania di conoscenza, la sua voglia di scoprire, che molti ritengono superbia,
altri pazzia;
oppure
me stesso, che, nonostante tutto, continuo a seguirlo come uno schiavo
qualunque. Come posso, infatti, continuare a definirmi suo amico, suo fratello,
suo….?
Ah,
basta, basta, basta. Pensieri, almeno per questa notte, abbandonate la mia
mente, lasciate che riposi e che possa rinfrancarsi, poiché la via che dovrà
affrontare sarà lunga e tortuosa e correrà più volte il rischio di smarrirsi,
cadendo preda di Dioniso, dio della follia, o di qualche altra divinità della
perdizione.
Senza
accorgermene, ho raggiunto i giardini, pieni di alberi, fiori e piante dal
profumo inebriante, molto simile a quello di lui….
Stringo
le palpebre per non far fuoriuscire altre lacrime traditrici e mi siedo sotto
uno degli arbusti.
Mi appoggio al fusto e sospiro,
riuscendo, non so come, a calmarmi. Non sento più la tristezza, né la
disperazione, né il rancore: a dire il vero, non sento nulla tranne la
malinconia.
I pensieri hanno esaudito le
mie preghiere, si sono tenuti lontani, ma i ricordi… quelli non posso pretendere
di scacciarli.
Come
una storia dipinta su un muro, frammenti della mia giovinezza a Pella scorrono
davanti ai miei occhi.
I’m looking for a way
to feel you hold me
To feel your heart beat
just one more time
Immagini
di quando lottavamo nella sabbia della palestra, avvinti l’uno all’altro, senza
che nessuno ci chiedesse spiegazioni sulla nostra amicizia un po’ più profonda.
Sospiro. Perché
ora non può essere così semplice? Perché devo cercare modi complicati per
stringerti, perché devo farlo con il favore delle tenebre o di una stanza
isolata? Perché non posso più semplicemente appoggiare la testa sul tuo petto e
sentire il battito del tuo cuore?
Quanto
vorrei che i raggi Eos benedicessero un’altra volta un momento simile, solo
un’altra volta.
I’m reaching back, trying
to touch the moment
Each precious minute that you were mine
How do you
prepare, when you love someone this way,
To let them go a little more each
day?
Chiudo gli occhi, man mano che
i ricordi affiorano, cercando di assaporare ogni stilla di quei tempi in cui eri
unicamente mio, le tue ambizioni, i tuoi progetti erano ancora troppi effimeri
per poterti distrarre da me; io invece, ero così ingenuo da sperare che sarebbe
durata per sempre.
Batto
un pugno sull’erba morbida sotto di me. Aristotele ci ha insegnato tante cose,
ma non ci ha mai preparato a lasciare andare per la loro via le persone che
amiamo e ad accettare il nostro posto nella loro vita, qualunque esso sia.
Sono
cose che si imparano sulla propria pelle, tra sofferenze e parole tenute celate
nella mente.
Io
ti ho visto diventare quello che sei ora, ti ho visto mutare ogni giorno di più
ma, per il bene che ti voglio, ho deciso di lasciarti seguire i tuoi sogni,
certo che non ti saresti dimenticato di me, di noi.
Eppure,
è proprio quello che è successo.
The stars we put in place
The dreams we didn’t waste
The
sorrows we embraced
The world belonged to you and me
The oceans that we
crossed
The innocence we’ve lost
The hurting at the end
I go there
again,
´cause it was beautiful.
It was beautiful.
Abbiamo
vissuto molte avventure insieme, dall’esilio alle campagne militari. Abbiamo
costruito insieme una parte della storia, inseguito i nostri sogni, troppo belli
per non avverarsi. Ci sono stati tristezza e rimpianti, certo, ma li abbiamo
abbracciati, sicuri che fossero parte necessaria di quel mondo che ci
apparteneva.
Abbiamo
solcato oceani, sia di terra che di sabbia, diventando sempre più adulti e
dimenticandoci la nostra giovinezza.
Ed ora…. ora,
per me, c’è solo il dolore. Soffro perché oggi, quando ti sei sposato, per te è
stato solo un altro passo di una grande avventura. Per me, invece, è stata la
fine di quello che avevamo cominciato insieme, tanti anni
fa.
Per
questo non posso far altro che pensare ai nostri anni felici e spensierati: sono
la mia unica fonte di conforto e ciò che mi fa ingenuamente sperare che non sia
tutto finito.
Perché
era bello, troppo bello per terminare così.
Alessandro
POV
Aromi
speziati mi pungono le narici, uno di essi è certamente quello della mia sposa,
che dorme profondamente accanto a me. Volgo lo sguardo dal soffitto e la
osservo, scruto la sua giovane pelle bronzea, i suoi occhi neri chiusi, il suo
corpo stretto al mio. Dal momento in cui l’ ho vista danzare, da quando le sue
iridi profonde si sono fissate nelle mie, ho desiderato averla, farla mia.
Finalmente ci sono riuscito e sì, provo soddisfazione, ma non riesco ad essere
felice. Un paio di occhi ben più chiari di quelli di lei continua a tormentarmi.
Fino ad oggi pensavo che del mare avessero solo il colore e la profondità, ma mi
sono reso conto che possono averne anche l’acqua salata e, per certi versi,
amara.
Credeva
forse che non l’avessi visto, che non avessi sentito il suo corpo sussultare
debolmente nel tentativo di trattenere i singhiozzi?
Mi
si è spezzato il cuore a vederlo così, anche se, devo confessarlo, la mia prima
reazione è stata di sorpresa. Perché piangeva? Non capisco. Sicuramente il
motivo è collegato a Roxane ed è proprio questo a confondermi. Ho avuto altre
donne prima, Statira, Barsine(1), e lui non si era mai scomposto: cosa può
averlo turbato così tanto, stavolta?
L’ignoranza
a questo riguardo mi spaventa. Siamo amici da una vita, non dovrebbe avere
segreti per me.
Facendo
attenzione a non svegliare la mia sposa, mi alzo dal letto, mi avvolgo in una
vestaglia di seta purpurea e mi avvicino alla finestra. Scruto la notte, osservo
le stelle.
Cosa
ti affligge Efestione? Perché hai versato quelle lacrime sulla mia spalla, tra i
miei capelli? Perché il tuo abbraccio emanava disperazione? Non ti ho detto
‘addio’, non mi sono allontanato.
Per
Eracle, arrovellarsi il cervello così non risolverà nulla. Chiederò a lui
direttamente, ci chiariremo e tutto sarà come prima.
Esco
dalla stanza e vado verso i suoi appartamenti. Una volta arrivato, busso, ma non
ricevo risposta. Forse dorme. Apro
lentamente la porta e spalanco gli occhi: il letto è vuoto, intatto.
Dove
può essere?
Nell’harem?
No, ha sempre disprezzato quel posto.
I giardini forse.
Senza
ulteriori esitazioni, mi dirigo in quella direzione e, arrivato, lo vedo seduto
sotto uno degli alberi, con gli occhi persi nel vuoto.
Efestione
POV
Some days missing you is overwhelming
When it hits me you’re not
coming back
Qualche volta, quando ripenso
ai nostri giorni felici, la malinconia mi opprime, mi stringe il petto. Mi rendo
conto che tutto è passato, che tutto è finito, che tu non saresti più tornato ad
essere quello di prima.
Cosa ti ha fatto cambiare così?
Cosa ti ha fatto dimenticare quello che c’era tra di noi? E’ la sete per questo
mondo? E’ la lussuria? E’ l’ebbrezza?
Cosa può avere più valore di
ciò che avevamo costruito?
And in my darkest hours, I have wondered
Was it worth it for the
time we had?
My thoughts get kinda scattered, but one thing I know is true
I
bless the day that I found you
Nei momenti più cupi, non posso
non chiedermi se, quello con te, sia stato tempo ben speso, se la mia vita
sarebbe stata migliore senza di te.
Ma che diamine penso? Non
importa quanto dolore dovrò ancora sopportare, quanto l’angoscia mi faccia
vacillare e mi faccia porre dei ‘se’ alla mia esistenza.
Di una cosa sono certo: il
giorno in cui ci siamo conosciuti, in cui ci siamo trovati è stato voluto dagli
dei e, come tale, lo benedirò fino a quando esalerò l’ultimo respiro.
Tu potrai anche trovare nuovi
interessi da anteporre a me, potrai trattarmi come il più infimo dei soldati
semplici, ma ciò non cambia ciò che abbiamo passato insieme. Non avrò nemmeno
dubbi sulla veridicità di ciò: gli occhi colmi di invidia dei nostri compagni me
lo ricorderanno sempre.
Sorrido, finalmente ho
ritrovato la serenità, come al solito.
Ora nulla potrà più turbarmi
per un bel po’ di tempo.
Una mano, che indossa l’anello
che ho acquistato in Egitto, si posa sulla mia spalla e l’idillio svanisce di
colpo.
Normal
POV
“Finalmente ti ho trovato”
disse Alessandro “Avevo bisogno di parlarti” aggiunse poi, sedendosi accanto
all’amico.
Efestione sospirò, evitando di
incrociare quello sguardo bicolore fisso su di lui.
Cadde il silenzio, disturbato
solo dal dolce stormire delle foglie, accarezzate da un tiepido
vento.
Il re si mise accanto al suo
generale, passandogli una mano intorno alle spalle e fermandosi a guardare
l’orizzonte di fronte a loro, rischiarato solo dai raggi della
luna.
“Quale meraviglia abbiamo
conquistato, vero?” disse, con gli occhi che gli
brillavano.
“Hai detto che avevi qualcosa
da dirmi. Allora, di che si tratta?” chiese Efestione, piuttosto
bruscamente.
Alessandro si voltò e notò che
l’amico stava ancora evitando il suo sguardo.
“Di questo si tratta.” Rispose
prendendolo per il mento e costringendolo a voltarsi verso di
lui.
“Cosa ti
prende?”
Efestione abbassò gli occhi,
non cercando nemmeno di liberarsi da quella presa.
“Sono stanco, tutto qua.”
Rispose, non convincendo nemmeno sé stesso.
“E la stanchezza ti fa
piangere, mio generale? Credevo di avere uomini di tutt’altra tempra nel mio
invincibile esercito.” Disse Alessandro,
provocandolo.
Gli occhi di Efestione si
puntarono istantaneamente nei suoi. ‘Se n’è accorto’ parevano dire. Fu un
attimo, poi il generale si scostò dalla presa del suo re tornò a guardare da un’altra
parte.
Alessandro sospirò: sarebbe
stato più difficile del previsto.
“E’ dal nostro ultimo incontro
che rifletto e non riesco a trovare una spiegazione al tuo comportamento. La
cosa mi preoccupa alquanto.”
“Allora perdonami, non era mia
intenzione darti altri pensieri.” Rispose Efestione “Ora come ora, avrai molto
da fare con tua moglie, i bambini non nascono da
soli.”
“Il mio unico pensiero è
rivolto a te, è così difficile da capire? Per tutta la notte mi sono chiesto
cosa ti stia affliggendo ed ora sono sconvolto dal fatto che tu non voglia
parlarne con me, con la persona che ti è più
vicina.”
“Perché, tu ti ritieni vicino a
me?” chiese freddamente il generale.
“Cosa?” Alessandro era
allibito. Che accidenti stava succedendo ad
Efestione?
Il generale, per tutta
risposta, sospirò prima di parlare.
“Il fatto è che non siamo più
vicini come prima, non ci ritroviamo più a parlare o semplicemente a scherzare
sugli avvenimenti del giorno. Lo capisco, hai molti impegni come re di due regni
e, no, non mi interrompere perché sai meglio di me che, di questo passo, Grecia
e Persia non saranno mai un regno unico.” Disse, quando Alessandro aprì la bocca
per protestare.
“Il tuo è un bel sogno
Alessandro, anche a me piacerebbe che ci fosse pace nel nostro mondo, ma le
nostre culture sono troppo diverse. Non puoi chiedere ad un greco di fare la
p??s?u??s??, c’è troppo orgoglio nel suo cuore e per lui, prostrarsi totalmente
sarebbe umiliante.”
“Anche tu lo ritieni così?”
chiese il re con un certo nervosismo.
“Non puoi chiedere a me una
cosa del genere, perché sai benissimo che non sarei sicuro della risposta. Per
te lo farei, ma non dimenticare che sono un greco, un ateniese e, come tale, non
riuscirei ad inchinarmi al modo di uno schiavo. Ti ho promesso che ti avrei
seguito fino in capo al mondo, ma come amico, non come schiavo ed ho paura che
tu stia lentamente perdendo di vista questo
aspetto.”
Alessandro era rimasto
ammutolito. Questo era ciò che pensavano tutti gli uomini che l’avevano seguito
dalla Macedonia? Se fosse stato qualcun altro a riferirglielo si sarebbe
certamente infuriato, ma Efestione era Efestione, il suo migliore amico, il suo
Patroclo ed era triste più che irritante sentirgli dire quelle
parole.
“Davvero pensi di essere uno
schiavo per me?” chiese, inorridito dalla sua stessa domanda e dalla risposta
che avrebbe potuto ricevere.
Efestione lo
guardò.
“Alle volte ho pensato di
esserlo, sì.” Rispose.
Il re impallidì. Aveva davvero
lasciato che accadesse? Aveva davvero permesso che il suo Efestione arrivasse a
pensare di non essere altro che un mero schiavo?
“Perché?”
Il generale, stavolta, lo
guardò e disse:
“Perché mi sento messo da
parte, ecco. Perché mi sembra che tu venga a cercarmi solo quando hai bisogno
della mia abilità di diplomatico o di generale, o quando ti manca compagnia per
la notte. Perché quando eravamo a Pella era tutto diverso, questo “continuò
afferrando il pendaglio che conteneva il dente da latte del suo re “questo
sembra aver perso il suo significato.”
“E questo?” chiese Alessandro,
mettendogli l’anello egiziano che gli aveva donato quella sera davanti agli
occhi.
“Il gesto di un folle colpito
da un dardo di Eros.” Rispose con amarezza Efestione. “Te l’ ho voluto dare
sperando che ti ricordassi di noi.”
“Ma perché ora? Già da molte
lune abbiamo lasciato l’Egitto.
Il generale non rispose, così
Alessandro proseguì:
“E’ per il matrimonio, vero?
Perché, pur avendo avuto altre donne, altri schiavi prima, non li avevo mai
sposati. Ho ragione?”
Efestione parve pensarci un
secondo, poi annuì, dicendo:
“Penserai che sono solo un
idiota geloso.”
“No, non lo penso affatto.”
Replicò il re. “Se qui c’è un idiota, quello sono
io.”
La testa del generale scattò
verso lato, i suoi occhi incontrarono quelli bicolori di Alessandro con una luce
interrogativa.
“Non dirmi che non lo avevi
pensato” proseguì quest ultimo, sorridendo nel vedere le guance dell’altro
tingersi di rosso “Lo sospettavo e non posso darti torto. Ti giuro, però, che
non mi sono mai dimenticato di noi, del tempo che abbiamo trascorso insieme,
delle imprese che abbiamo portato a termine e mi dispiace se ti ho dato
quest’impressione.”
Sospirò, prima
di riprendere
The rules we stepped aside
The fear that we defied
The thrill
of the ride
The fire in our hearts that burned
“Ti
ricordi, quando ci divertivamo a scappare durante le lezioni di Aristotele per
andare a farci un bagno nel lago?”
Efestione
sorrise al pensiero. Alessandro continuò:
“E
la prima volta in cui siamo andati a caccia insieme e ci siamo trovati davanti
quel cinghiale enorme. Ti confesso che avevo una paura
tremenda.”
“Anch’io”
assentì il generale “solo che ero troppo orgoglioso per farlo vedere,
soprattutto a te.”
“Lo
stesso vale per me. Insieme l’abbiamo sconfitto e da allora il terrore della
caccia non ha più scalfito il mio cuore.”
Mise
nuovamente un braccio intorno alle spalle di Efestione.
“Ogni
cosa che vedo, ogni azione che compio mi ricorda qualcosa di noi, credimi.
Quando cavalco e sento il vento tra i capelli, mi ricordo le nostre corse nelle
vallate intorno a Pella. L’eccitazione è esattamente la stessa.
Quando
vedo il fuoco ardere nei bracieri, mi vengono in mente i tuoi occhi prima di una
battaglia. Vedi? Non riesco a non pensare a te.”
“Non
hai mai smesso?” chiese il generale.
“No,
mai, nemmeno quando siamo entrati a Babilonia.”
Efestione
lo guardò confuso.
Alessandro
sorrise:
“Pensavo
a come sarebbe stata bella la nostra vita da allora in avanti. Avevamo
conquistato un posto magnifico, dove far crescere i nostri figli, dove vivere
serenamente, dove poter trascorrere molto tempo insieme, a fare ciò che più ci
aggradava. Se non sono ancora riuscito ad attuare questo proposito, è perché
voglio che i miei confini siano sicuri e desidero arrivare a vedere
l’Indo.”
Fece
una pausa prima di riprendere:
“Ho
sposato quella principessa non perché me ne sono innamorato, ma perché la
tradizione del suo popolo richiede questo ed io ho bisogno di un
erede.”
“Comprendo”
disse semplicemente Efestione “scusami per aver dubitato.”
“No,
scusami tu. Hai ragione, non ti sono stato vicino come avrei
dovuto.”
Tra
i due cadde il silenzio, interrotto dal dolce spirare del vento tra le foglie
degli alberi del giardino.
Alessandro
guardò il suo generale. Ora, il suo viso era sereno e non c’erano lacrime nei
suoi occhi. Decise di renderlo ancora più felice:
“Sai
cosa ti rende diverso da uno schiavo?” chiese
“Il
mio grado di generale?” chiese di rimando l’altro, in tono
ironico.
“No,
Efestione, no. Sono momenti come questo, momenti in cui ci basta stare vicini,
in silenzio, ad ascoltare il canto della notte, senza pretendere nulla l’uno
dall’altro.”
Un
maggiore avvicinamento di Efestione fu la prova che le sue parole avevano
sortito l’effetto sperato.
Senza
dirsi altro, i due si addormentarono in breve tempo con il sorriso sulle
labbra.
The oceans that we crossed
The innocence we’ve lost
The
hurting at the end
I go there again,
´cause it was beautiful.
So
beautiful.
It was beautiful
La
loro amicizia sarebbe entrata nella storia, i due già lo sospettavano, perché
era troppo unica, troppo perfetta per non essere ricordata tra gli uomini. Ogni
volta che avevano provato qualcosa di nuovo, l’avevano fatto insieme. Gioia e
dolore si erano fusi insieme a creare un’unica, perfetta
esistenza.
Quando
Eos sorse all’orizzonte, illuminando i corpi vicini dei due, benedicendoli come
Efestione voleva, non riuscì a mormorare altro che:
“Bellissimo.”
FINE.
(1) La
fiction è basata sia sul film che sul libro di Valerio Massimo
Manfredi.
Spero che
abbiate gradito. La canzone è Beautiful di Jennifer Paige, tratta dal film
Autumn in New York
Bebbe5