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Autore: Bebbe5    12/04/2010    2 recensioni
Un'interpretazione fantasiosa di cosa potrebbe essere successo dopo lo scambio dell'anello tra Alessandro ed Efestione, sulle note della colonna sonora di Autumn in New York. Buona lettura
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'For lovers'
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Note dell’autrice: salve a tutti. E’ da un po’ che non scrivo su Alexander, ma l’altro giorno mi sono imbattuta in un bellissimo video (ecco il link http://www.youtube.com/watch?v=qiTi9MrhHUA su Alessandro ed Efestione. Questa shot mi è venuta fuori di getto, e so che, dopo Gomenasai, verrò forse etichettata come depressa cronica, ma non riesco proprio a smettere. Comunque, almeno questa, ha una sorta di lieto fine.

Spero che vi piaccia, buona lettura.

 

Beautiful

Efestione POV

 

“Ti auguro di avere un erede” dico con la voce rotta, mentre lo stringo a me con tutta la forza che ho. Cerco di memorizzare ogni singolo istante, ogni singola sensazione di questo abbraccio, perché so che, probabilmente, sarà uno degli ultimi che mi potrà concedere. Affondo il viso nei suoi capelli, non voglio che veda le mie lacrime: si è sposato, questo per lui è un giorno di gioia ed io, il suo…… migliore amico, non posso che prendere parte alla sua felicità.

Quando percepisco che il contatto sta per avere termine, mi asciugo le lacrime con la manica della pelliccia che indosso e, dopo essermi staccato, gli appoggio una mano sul braccio e lo guardo negli occhi. Cerco di trasmettergli tutto quello che provo, cerco anche di dirgli qualcosa, ma improvvisamente compare Roxane, che, dopo averci visti insieme, pare volermi distruggere con gli occhi.

Chino la testa e mi ritiro lentamente. Cerco di mantenere la calma, ma una volta che la porta della loro camera si chiude alle mie spalle, comincio a correre. La destinazione non è importante, mi basta allontanarmi, mettere quanta più distanza possibile fra me e lui.

Non riesco a capire bene chi odio di più:

lui, che continua a trovarsi nuove spose, nuovi amanti, giustificandosi con la sua smania di conoscenza, la sua voglia di scoprire, che molti ritengono superbia, altri pazzia;

oppure me stesso, che, nonostante tutto, continuo a seguirlo come uno schiavo qualunque. Come posso, infatti, continuare a definirmi suo amico, suo fratello, suo….?

Ah, basta, basta, basta. Pensieri, almeno per questa notte, abbandonate la mia mente, lasciate che riposi e che possa rinfrancarsi, poiché la via che dovrà affrontare sarà lunga e tortuosa e correrà più volte il rischio di smarrirsi, cadendo preda di Dioniso, dio della follia, o di qualche altra divinità della perdizione.

Senza accorgermene, ho raggiunto i giardini, pieni di alberi, fiori e piante dal profumo inebriante, molto simile a quello di lui….

Stringo le palpebre per non far fuoriuscire altre lacrime traditrici e mi siedo sotto uno degli arbusti.

Mi appoggio al fusto e sospiro, riuscendo, non so come, a calmarmi. Non sento più la tristezza, né la disperazione, né il rancore: a dire il vero, non sento nulla tranne la malinconia.

I pensieri hanno esaudito le mie preghiere, si sono tenuti lontani, ma i ricordi… quelli non posso pretendere di scacciarli.

Come una storia dipinta su un muro, frammenti della mia giovinezza a Pella scorrono davanti ai miei occhi.

 


I’m looking for a way

to feel you hold me
To feel your heart beat

just one more time

 

Immagini di quando lottavamo nella sabbia della palestra, avvinti l’uno all’altro, senza che nessuno ci chiedesse spiegazioni sulla nostra amicizia un po’ più profonda. Sospiro. Perché ora non può essere così semplice? Perché devo cercare modi complicati per stringerti, perché devo farlo con il favore delle tenebre o di una stanza isolata? Perché non posso più semplicemente appoggiare la testa sul tuo petto e sentire il battito del tuo cuore?

Quanto vorrei che i raggi Eos benedicessero un’altra volta un momento simile, solo un’altra volta.


I’m reaching back, trying to touch the moment
Each precious minute that you were mine
How do you prepare, when you love someone this way,
To let them go a little more each day?

 

Chiudo gli occhi, man mano che i ricordi affiorano, cercando di assaporare ogni stilla di quei tempi in cui eri unicamente mio, le tue ambizioni, i tuoi progetti erano ancora troppi effimeri per poterti distrarre da me; io invece, ero così ingenuo da sperare che sarebbe durata per sempre.

Batto un pugno sull’erba morbida sotto di me. Aristotele ci ha insegnato tante cose, ma non ci ha mai preparato a lasciare andare per la loro via le persone che amiamo e ad accettare il nostro posto nella loro vita, qualunque esso sia.

Sono cose che si imparano sulla propria pelle, tra sofferenze e parole tenute celate nella mente.

Io ti ho visto diventare quello che sei ora, ti ho visto mutare ogni giorno di più ma, per il bene che ti voglio, ho deciso di lasciarti seguire i tuoi sogni, certo che non ti saresti dimenticato di me, di noi.

Eppure, è proprio quello che è successo.

 

The stars we put in place
The dreams we didn’t waste
The sorrows we embraced
The world belonged to you and me
The oceans that we crossed
The innocence we’ve lost
The hurting at the end
I go there again,
´cause it was beautiful.
It was beautiful.

Abbiamo vissuto molte avventure insieme, dall’esilio alle campagne militari. Abbiamo costruito insieme una parte della storia, inseguito i nostri sogni, troppo belli per non avverarsi. Ci sono stati tristezza e rimpianti, certo, ma li abbiamo abbracciati, sicuri che fossero parte necessaria di quel mondo che ci apparteneva.

Abbiamo solcato oceani, sia di terra che di sabbia, diventando sempre più adulti e dimenticandoci la nostra giovinezza.

Ed ora…. ora, per me, c’è solo il dolore. Soffro perché oggi, quando ti sei sposato, per te è stato solo un altro passo di una grande avventura. Per me, invece, è stata la fine di quello che avevamo cominciato insieme, tanti anni fa.

Per questo non posso far altro che pensare ai nostri anni felici e spensierati: sono la mia unica fonte di conforto e ciò che mi fa ingenuamente sperare che non sia tutto finito.

Perché era bello, troppo bello per terminare così.

 

Alessandro POV

 

Aromi speziati mi pungono le narici, uno di essi è certamente quello della mia sposa, che dorme profondamente accanto a me. Volgo lo sguardo dal soffitto e la osservo, scruto la sua giovane pelle bronzea, i suoi occhi neri chiusi, il suo corpo stretto al mio. Dal momento in cui l’ ho vista danzare, da quando le sue iridi profonde si sono fissate nelle mie, ho desiderato averla, farla mia. Finalmente ci sono riuscito e sì, provo soddisfazione, ma non riesco ad essere felice. Un paio di occhi ben più chiari di quelli di lei continua a tormentarmi. Fino ad oggi pensavo che del mare avessero solo il colore e la profondità, ma mi sono reso conto che possono averne anche l’acqua salata e, per certi versi, amara.

Credeva forse che non l’avessi visto, che non avessi sentito il suo corpo sussultare debolmente nel tentativo di trattenere i singhiozzi?

Mi si è spezzato il cuore a vederlo così, anche se, devo confessarlo, la mia prima reazione è stata di sorpresa. Perché piangeva? Non capisco. Sicuramente il motivo è collegato a Roxane ed è proprio questo a confondermi. Ho avuto altre donne prima, Statira, Barsine(1), e lui non si era mai scomposto: cosa può averlo turbato così tanto, stavolta?

L’ignoranza a questo riguardo mi spaventa. Siamo amici da una vita, non dovrebbe avere segreti per me.

Facendo attenzione a non svegliare la mia sposa, mi alzo dal letto, mi avvolgo in una vestaglia di seta purpurea e mi avvicino alla finestra. Scruto la notte, osservo le stelle.

Cosa ti affligge Efestione? Perché hai versato quelle lacrime sulla mia spalla, tra i miei capelli? Perché il tuo abbraccio emanava disperazione? Non ti ho detto ‘addio’, non mi sono allontanato.

Per Eracle, arrovellarsi il cervello così non risolverà nulla. Chiederò a lui direttamente, ci chiariremo e tutto sarà come prima.

Esco dalla stanza e vado verso i suoi appartamenti. Una volta arrivato, busso, ma non ricevo risposta. Forse dorme. Apro lentamente la porta e spalanco gli occhi: il letto è vuoto, intatto.

Dove può essere?

Nell’harem?

No, ha sempre disprezzato quel posto.

I giardini forse.

Senza ulteriori esitazioni, mi dirigo in quella direzione e, arrivato, lo vedo seduto sotto uno degli alberi, con gli occhi persi nel vuoto.

 

Efestione POV

 

Some days missing you is overwhelming
When it hits me you’re not coming back

 

Qualche volta, quando ripenso ai nostri giorni felici, la malinconia mi opprime, mi stringe il petto. Mi rendo conto che tutto è passato, che tutto è finito, che tu non saresti più tornato ad essere quello di prima.

Cosa ti ha fatto cambiare così? Cosa ti ha fatto dimenticare quello che c’era tra di noi? E’ la sete per questo mondo? E’ la lussuria? E’ l’ebbrezza?

Cosa può avere più valore di ciò che avevamo costruito?


And in my darkest hours, I have wondered
Was it worth it for the time we had?

My thoughts get kinda scattered, but one thing I know is true
I bless the day that I found you

 

Nei momenti più cupi, non posso non chiedermi se, quello con te, sia stato tempo ben speso, se la mia vita sarebbe stata migliore senza di te.

Ma che diamine penso? Non importa quanto dolore dovrò ancora sopportare, quanto l’angoscia mi faccia vacillare e mi faccia porre dei ‘se’ alla mia esistenza.

Di una cosa sono certo: il giorno in cui ci siamo conosciuti, in cui ci siamo trovati è stato voluto dagli dei e, come tale, lo benedirò fino a quando esalerò l’ultimo respiro.

Tu potrai anche trovare nuovi interessi da anteporre a me, potrai trattarmi come il più infimo dei soldati semplici, ma ciò non cambia ciò che abbiamo passato insieme. Non avrò nemmeno dubbi sulla veridicità di ciò: gli occhi colmi di invidia dei nostri compagni me lo ricorderanno sempre.

Sorrido, finalmente ho ritrovato la serenità, come al solito.

Ora nulla potrà più turbarmi per un bel po’ di tempo.

Una mano, che indossa l’anello che ho acquistato in Egitto, si posa sulla mia spalla e l’idillio svanisce di colpo.

 

Normal POV

 

“Finalmente ti ho trovato” disse Alessandro “Avevo bisogno di parlarti” aggiunse poi, sedendosi accanto all’amico.

Efestione sospirò, evitando di incrociare quello sguardo bicolore fisso su di lui.

 

Cadde il silenzio, disturbato solo dal dolce stormire delle foglie, accarezzate da un tiepido vento.

 

Il re si mise accanto al suo generale, passandogli una mano intorno alle spalle e fermandosi a guardare l’orizzonte di fronte a loro, rischiarato solo dai raggi della luna.

 

“Quale meraviglia abbiamo conquistato, vero?” disse, con gli occhi che gli brillavano.

 

“Hai detto che avevi qualcosa da dirmi. Allora, di che si tratta?” chiese Efestione, piuttosto bruscamente.

 

Alessandro si voltò e notò che l’amico stava ancora evitando il suo sguardo.

 

“Di questo si tratta.” Rispose prendendolo per il mento e costringendolo a voltarsi verso di lui.

“Cosa ti prende?”

 

Efestione abbassò gli occhi, non cercando nemmeno di liberarsi da quella presa.

“Sono stanco, tutto qua.” Rispose, non convincendo nemmeno sé stesso.

 

“E la stanchezza ti fa piangere, mio generale? Credevo di avere uomini di tutt’altra tempra nel mio invincibile esercito.” Disse Alessandro, provocandolo.

 

Gli occhi di Efestione si puntarono istantaneamente nei suoi. ‘Se n’è accorto’ parevano dire. Fu un attimo, poi il generale si scostò dalla presa del suo re  tornò a guardare da un’altra parte.

Alessandro sospirò: sarebbe stato più difficile del previsto.

 

“E’ dal nostro ultimo incontro che rifletto e non riesco a trovare una spiegazione al tuo comportamento. La cosa mi preoccupa alquanto.”

 

“Allora perdonami, non era mia intenzione darti altri pensieri.” Rispose Efestione “Ora come ora, avrai molto da fare con tua moglie, i bambini non nascono da soli.”

 

“Il mio unico pensiero è rivolto a te, è così difficile da capire? Per tutta la notte mi sono chiesto cosa ti stia affliggendo ed ora sono sconvolto dal fatto che tu non voglia parlarne con me, con la persona che ti è più vicina.”

 

“Perché, tu ti ritieni vicino a me?” chiese freddamente il generale.

 

“Cosa?” Alessandro era allibito. Che accidenti stava succedendo ad Efestione?

 

Il generale, per tutta risposta, sospirò prima di parlare.

 

“Il fatto è che non siamo più vicini come prima, non ci ritroviamo più a parlare o semplicemente a scherzare sugli avvenimenti del giorno. Lo capisco, hai molti impegni come re di due regni e, no, non mi interrompere perché sai meglio di me che, di questo passo, Grecia e Persia non saranno mai un regno unico.” Disse, quando Alessandro aprì la bocca per protestare.

 

“Il tuo è un bel sogno Alessandro, anche a me piacerebbe che ci fosse pace nel nostro mondo, ma le nostre culture sono troppo diverse. Non puoi chiedere ad un greco di fare la p??s?u??s??, c’è troppo orgoglio nel suo cuore e per lui, prostrarsi totalmente sarebbe umiliante.”

 

“Anche tu lo ritieni così?” chiese il re con un certo nervosismo.

 

“Non puoi chiedere a me una cosa del genere, perché sai benissimo che non sarei sicuro della risposta. Per te lo farei, ma non dimenticare che sono un greco, un ateniese e, come tale, non riuscirei ad inchinarmi al modo di uno schiavo. Ti ho promesso che ti avrei seguito fino in capo al mondo, ma come amico, non come schiavo ed ho paura che tu stia lentamente perdendo di vista questo aspetto.”

 

Alessandro era rimasto ammutolito. Questo era ciò che pensavano tutti gli uomini che l’avevano seguito dalla Macedonia? Se fosse stato qualcun altro a riferirglielo si sarebbe certamente infuriato, ma Efestione era Efestione, il suo migliore amico, il suo Patroclo ed era triste più che irritante sentirgli dire quelle parole.

 

“Davvero pensi di essere uno schiavo per me?” chiese, inorridito dalla sua stessa domanda e dalla risposta che avrebbe potuto ricevere.

 

Efestione lo guardò.

 

“Alle volte ho pensato di esserlo, sì.” Rispose.

 

Il re impallidì. Aveva davvero lasciato che accadesse? Aveva davvero permesso che il suo Efestione arrivasse a pensare di non essere altro che un mero schiavo?

 

“Perché?”

 

Il generale, stavolta, lo guardò e disse:

 

“Perché mi sento messo da parte, ecco. Perché mi sembra che tu venga a cercarmi solo quando hai bisogno della mia abilità di diplomatico o di generale, o quando ti manca compagnia per la notte. Perché quando eravamo a Pella era tutto diverso, questo “continuò afferrando il pendaglio che conteneva il dente da latte del suo re “questo sembra aver perso il suo significato.”

 

“E questo?” chiese Alessandro, mettendogli l’anello egiziano che gli aveva donato quella sera davanti agli occhi.

 

“Il gesto di un folle colpito da un dardo di Eros.” Rispose con amarezza Efestione. “Te l’ ho voluto dare sperando che ti ricordassi di noi.”

 

“Ma perché ora? Già da molte lune abbiamo lasciato l’Egitto.

 

Il generale non rispose, così Alessandro proseguì:

 

“E’ per il matrimonio, vero? Perché, pur avendo avuto altre donne, altri schiavi prima, non li avevo mai sposati. Ho ragione?”

 

Efestione parve pensarci un secondo, poi annuì, dicendo:

 

“Penserai che sono solo un idiota geloso.”

 

“No, non lo penso affatto.” Replicò il re. “Se qui c’è un idiota, quello sono io.”

 

La testa del generale scattò verso lato, i suoi occhi incontrarono quelli bicolori di Alessandro con una luce interrogativa.

 

“Non dirmi che non lo avevi pensato” proseguì quest ultimo, sorridendo nel vedere le guance dell’altro tingersi di rosso “Lo sospettavo e non posso darti torto. Ti giuro, però, che non mi sono mai dimenticato di noi, del tempo che abbiamo trascorso insieme, delle imprese che abbiamo portato a termine e mi dispiace se ti ho dato quest’impressione.”

 

Sospirò, prima di riprendere

 

The rules we stepped aside
The fear that we defied
The thrill of the ride
The fire in our hearts that burned

 

“Ti ricordi, quando ci divertivamo a scappare durante le lezioni di Aristotele per andare a farci un bagno nel lago?”

 

Efestione sorrise al pensiero. Alessandro continuò:

 

“E la prima volta in cui siamo andati a caccia insieme e ci siamo trovati davanti quel cinghiale enorme. Ti confesso che avevo una paura tremenda.”

 

“Anch’io” assentì il generale “solo che ero troppo orgoglioso per farlo vedere, soprattutto a te.”

 

“Lo stesso vale per me. Insieme l’abbiamo sconfitto e da allora il terrore della caccia non ha più scalfito il mio cuore.”

 

Mise nuovamente un braccio intorno alle spalle di Efestione.

 

“Ogni cosa che vedo, ogni azione che compio mi ricorda qualcosa di noi, credimi. Quando cavalco e sento il vento tra i capelli, mi ricordo le nostre corse nelle vallate intorno a Pella. L’eccitazione è esattamente la stessa.

Quando vedo il fuoco ardere nei bracieri, mi vengono in mente i tuoi occhi prima di una battaglia. Vedi? Non riesco a non pensare a te.”

 

“Non hai mai smesso?” chiese il generale.

 

“No, mai, nemmeno quando siamo entrati a Babilonia.”

 

Efestione lo guardò confuso.

Alessandro sorrise:

 

“Pensavo a come sarebbe stata bella la nostra vita da allora in avanti. Avevamo conquistato un posto magnifico, dove far crescere i nostri figli, dove vivere serenamente, dove poter trascorrere molto tempo insieme, a fare ciò che più ci aggradava. Se non sono ancora riuscito ad attuare questo proposito, è perché voglio che i miei confini siano sicuri e desidero arrivare a vedere l’Indo.”

 

Fece una pausa prima di riprendere:

 

“Ho sposato quella principessa non perché me ne sono innamorato, ma perché la tradizione del suo popolo richiede questo ed io ho bisogno di un erede.”

 

“Comprendo” disse semplicemente Efestione “scusami per aver dubitato.”

 

“No, scusami tu. Hai ragione, non ti sono stato vicino come avrei dovuto.”

Tra i due cadde il silenzio, interrotto dal dolce spirare del vento tra le foglie degli alberi del giardino.

Alessandro guardò il suo generale. Ora, il suo viso era sereno e non c’erano lacrime nei suoi occhi. Decise di renderlo ancora più felice:

 

“Sai cosa ti rende diverso da uno schiavo?” chiese

 

“Il mio grado di generale?” chiese di rimando l’altro, in tono ironico.

 

“No, Efestione, no. Sono momenti come questo, momenti in cui ci basta stare vicini, in silenzio, ad ascoltare il canto della notte, senza pretendere nulla l’uno dall’altro.”

 

Un maggiore avvicinamento di Efestione fu la prova che le sue parole avevano sortito l’effetto sperato.

 

Senza dirsi altro, i due si addormentarono in breve tempo con il sorriso sulle labbra.

 

The oceans that we crossed
The innocence we’ve lost
The hurting at the end
I go there again,
´cause it was beautiful.
So beautiful.
It was beautiful

 

La loro amicizia sarebbe entrata nella storia, i due già lo sospettavano, perché era troppo unica, troppo perfetta per non essere ricordata tra gli uomini. Ogni volta che avevano provato qualcosa di nuovo, l’avevano fatto insieme. Gioia e dolore si erano fusi insieme a creare un’unica, perfetta esistenza.

Quando Eos sorse all’orizzonte, illuminando i corpi vicini dei due, benedicendoli come Efestione voleva, non riuscì a mormorare altro che:

 

Bellissimo.”

 

FINE.

 

(1) La fiction è basata sia sul film che sul libro di Valerio Massimo Manfredi.

 

Spero che abbiate gradito. La canzone è Beautiful di Jennifer Paige, tratta dal film Autumn in New York

Bebbe5

 

  
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