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Autore: Bethan Flynn    13/04/2010    7 recensioni
una storia sulla coppia Marie-Miranda che sembra non piaccia a nessuno tranne che a me :P SPOILER volumi 16,17 e 18. è ambientata dopo la lotta nell'Ordine in cui compare il primo livello 4 e dopo il trasloco della scientifica! enojoy it e non siate troppo cattivi! >.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio , Miranda Lotto
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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la sua testa si girava quasi automaticamente verso il punto da cui proveniva il suono della sua voce. anche lei, come gli altri, era intenta ad urlare di tutto contro Komui e le sue stramaledette invenzioni.
come darle torto?
Marie sospirò, ripensando all'ultima cosa che ricordava prima di essere trasformato in un gigantesco zombie assassino: le labbra di Miranda sul suo collo. era stato come andare a fuoco, e non poteva fare a meno di continuare a provare quell'assurda stretta allo stomaco, pur sapendo che il gesto non era stato assolutamente intenzionale. si diede dell'idiota, ma servì a poco.
"E adesso che faccio?".

-E adesso che faccio?- una preoccupatissima Miranda guardò con gli occhi sgranati Linalee che se la rideva alla grande. la faccia che doveva aver fatto mentre la compagna le aveva raccontato nel dettaglio cos'era accaduto dopo che era stata trasformata doveva essere davvero esilarante. -Linalee, ti prego, non c'è niente da ridere! cosa devo fare? dovrei scusarmi?- ma l'altra era già filata verso Allen, al cui richiamo non avrebbe saputo resistere nemmeno se Miranda fosse stata in punto di morte.
"Calmati, Miranda. razionalizza. non è stato assolutamente intenzionale, non eri in te. dovrai solo far finta di non sapere niente..." sbirciò verso Marie e lo vide girato verso di lei, come se la osservasse. diventò di tutti i colori e schizzò nella direzione opposta.
"Non ce la farò mai...".

-Non ce la farò mai...- sospirò Marie, appoggiandosi ad una colonna. sfortunatamente, il fatto di essere costantemente perso nei suoi pensieri non gli aveva fatto udire i passi che si erano avvicinati. -A fare cosa?- la voce brusca di Kanda lo fece sobbalzare -niente, niente- rispose precipitosamente. l'altro non la bevette nemmeno per un secondo e sfoderò senza pietà il suo micidiale intuito.
-Miranda?- chiese a bruciapelo. il sobbalzo del compagno gli diede tutte le risposte che voleva. -beh, che vuoi fare?- accidenti a quel giapponese, le sue domande così dirette lo mandavano ancora più in crisi. dopo istanti di silenzio, Marie rispose piano -non ne ho idea...- era proprio sconsolato.
-se ti può consolare, nemmeno lei sembra tanto tranquilla quando siete a meno di un chilometro di distanza l'uno dall'altra... a casa mia, questi si chiamano segnali- il passo di Kanda si allontanò rapidamente, dando a Marie a malapena il tempo di stupirsi per quel gesto insolitamente amichevole.
Non osava nemmeno crederci.

Non osava nemmeno crederci. eppure, prima di partire per l'ennesima missione, Marie era venuto a salutarla. era la prima volta che lo faceva, e di sicuro non era passato di lì per caso: la stanza di Miranda era in un corridoio oscuro nei meandri della torre, dove nessuno passava mai.
-beh, domani partiamo, e dato che a mensa ho salutato tutti meno che te, mi sarebbe dispiaciuto andare via così...- provò a giustificarsi un imbarazzatissimo Marie.
Odiandosi, Miranda benedisse per un istante la cecità dell'amico, perchè era sicura di assomigliare più che mai ad un ravanello. -G-grazie, Marie... cercate di tornare tutti interi, eh. mi dispiace di non poter venire con voi- aggiunse. dopo la battaglia che era avvenuta nell'Ordine, l'innocence di Miranda aveva bisogno di assoluto riposo per almeno un mese, avendo mantenuto l'invocazione ben oltre il suo limite. -non preoccuparti, riusciremo a cavarcela. voi non lasciatevi pù coinvolgere in un trasloco della sezione scientifica, voglio ritrovarvi interi quando torno- scherzò, ma il rimando al disastroso trasloco fece tornare in mente a tutti e due una certa scena. Miranda vide l'altro arrossire furiosamente, e Marie, dal canto suo, sentì i battiti cardiaci della ragazza aumentare d'intensità. -ci proveremo- disse lei, cercando di mantenere un tono di voce il più normale possibile -adesso forse è meglio che tu vada a riposarti, dato che da qui a camera tua ci saranno almeno dieci chilometri-  "ma che cavolo sto dicendo?" inveì contro se stessa: allora era vera la storia che per l'imbarazzo la bocca parla da sola. -ci vediamo quando torno- Marie sfiorò la guancia di Miranda con le labbra, poi sorrise e si voltò, sparendo nel corridoio.
"Oh, cavolo..."

-Oh, cavolo...- la voce preoccupata di Lavi non gli fece presagire niente di buono. -Marie, qui bisogna fasciare al più presto, stai perdendo troppo sangue- esausti, sedevano sui gradini distrutti dell'orfanotrofio, dopo che Allen e Kanda erano finalmente riusciti a sistemare il livello 4 che era costato a Marie due dita della mano. -riescia farlo, Lavi?- mormorò debolmente. la testa gli girava e si sentiva mancare le forze. forse l'idea di tagliarsi le dita non era stata molto ortodossa, ma era stata l'unica via per non essere contagiati dal virus dell'akuma. -di, ma farà male. preparati- disse il rosso, strappando un pezzo di stoffa dalla propria maglia. Marie annuì e appoggiò la testa al muro. il dolore era così forte che non lo riscosse neppure il dolore lancinante che gli pervase tutti i nervi quando Lavi strinse la benda per fermare l'emorragia.
-ehi, Marie, che diamine! riprenditi!- la voce aspra di Kanda gli perforò le orecchie -hai ancora qualcosa da fare, tu-. Miranda. l'immagine di lei gli attraversò la mente in un lampo. si tirò su, il torpore era passato. -ok, sto bene- mormorò. la curiosità di Lavi era così pressante che riusciva a sentirla anche se il rosso non stava spiccicando parola. "non ci penso neanche a dirtelo...".
Doveva tornare.

Doveva tornare. doveva tornare. doveva tornare. ma dove diavolo era?! Miranda sedeva nel suo angolino nascosto nel giardino dell'Ordine, sotto un enorme salice. le piaceva quel posto: era rassicurante e isolato, lì riusciva più facilmente a riflettere. ormai erano passati quindici giorni dalla loro partenza, un tempo troppo lungo per recuperare un moccioso detentore di innocence.
"ti prego, fa' che stia bene..." scongiurò. Linalee era nella sua stessa situazione, quindi non poteva certo asfissiarla con la propria angoscia. Marie era diventato importante. non sapeva quando fosse avvenuto il passaggio che c'era stato dall'averne una concezione come di un amico all'averne un'altra che lo vedeva come una persona speciale, ma ormai la frittata era fatta.
"Quando torna devo dirglielo". il pensiero che a uno dei due potesse succedere qualcosa senza che prima si fossero detti niente la dilaniava. era certa che l'avrebbe rifiutata, magari gentilmente come al solito, ma l'avrebbe rifiutata. però non poteva evitare di ripensare al bacio che le aveva dato. ma non voleva sperarci, non voleva illudersi.
un clamore proveniente dal cancello la riscosse.
erano tornati.

erano tornati. finalmente. Marie varcò l'ingresso della sala grande sostenuto da Kanda, ancora debole per l'effetto della perdita del sangue. sentiva un vociare ocnfuso, ma nessun suono corrispondeva a quello che avrebbe voluto sentire. d'un tratto Kanda cambiò completamente direzione, dirigendosi verso un posto più tranquillo.
-Kanda! Marie! che è successo?- eccola, la voce che voleva sentire, anche se non avrebbe voluto che fosse così preoccupata. -Ha perso sangue, portalo in infermieria- disse il moro. eccetto Linalee, non aveva mai visto nessuno così preoccupato come Miranda in quel momento. -ok- disse lei subito, passandosi un bracico di Marie dietro le spalle. il ragazzo la sentì sussultare, evidentemente aveva visto la sua mano.
-Miranda...-
-non parlare,Marie, non sforzarti. adesso ti porto in infermieria. ce la fai a camminare?- stava piangendo. lo sentiva da come le tremava la voce, nonostante stesse facendo uno sforzo immane per trattenersi. avrebbe voluto abbracciarla, dirle che stava bene, dirle tutto quello che aveva pensato in quei giorni, ma la testa gli girava sempre di più ed incespicava sulle sue stesse gambe.
-Miranda...-
-siamo quasi arrivati, un ultimo sforzo...-
si fermarono. evidentemente erano davanti alla porta, perchè la sentì bussare.  non resse più e crollò a terra.
-Marie! Marie!- adesso la sua voce era panico puro.
"ti amo..." pensò. poi fu il nulla.

"ti amo". non poteva averlo sentito. era stata un'allucinazione data dalla tensione, sicuramente. aveva tradotto in realtà quello che stava pensando lei. però quelle parole dette con un filo di voce le sembrava proprio di averle sentite.
"Smettila, Miranda, non pensarci". in quel momento l'unica cosa che contava era che Marie stesse bene. poi ci sarebbe stato tempo di parlare di tutto, ma non con quell'ansia addosso. se ripensava a quando l'aveva visto cadere a terra, lui, che era sempre così forte, le veniva ancora da piangere. aveva passato tutta la notte in infermeria accanto al suo letto, finchè Linalee non l'aveva letteralmente a andarsene a dormire, spalleggiata dalla capoinfermiera che aveva insistito per darle un calmante. ma aveva continuato a tremare e il sonno, manco a dirlo, non ea voluto venire da lei.
-l'ha detto, se ti può consolare. io l'ho sentito-. una voce secca la fece sobbalzare. si era scordata di aver lasciato la porta aperta. Kanda era appoggiato allo stipite, rispondendo con la solita espressione indecifrabile allo sguardo allibito della ragazza.
-che vi debba aiutare io è proprio il colmo...- sospirò.
-Kanda, ma tu...- esitò la ragazza. avrebbe voluto chiedergli se sapeva qualcosa, ma il ragazzo la frenò con una mano. -io ho sonno. vado a letto- infilò la porta e scomparve nel buio.
"l'ha detto veramente?"

-L'ho detto veramente?!- Marie quasi urlò per lo sconcerto, davanti ad uno scocciato Kanda. credeva di averlo solo pensato, adesso si che era un casino.
-si, l'hai detto, e lei lo ha sentito. quindi perchè non vi date una mossa?- sbottò alzandosi dalla sedia -siete davvero la più grande coppia di imbranati del mondo, se tutto ciò che sapete l'uno dell'altra lo sapete grazie al sottoscritto-.
-quindi... dovrei dirle tutto?- disse piano Marie.
-dal momento che quando è tornata a trovarti dopo due giorni che non chiudeva occhio tu hai finto di dormire come un ghiro, direi che sarebbe il minimo- rispose l'altro acido.
di scatto Marie si alzò dal letto. non ne poteva più di tutta quella indecisione, insomma, lui era l'uomo, a lui toccava fare qualcosa. si vestì rapidamente e uscì dalla stanza.
-grazie- disse prima di andare.
"Devo fare qualcosa".

"devo fare qualcosa". Miranda si diresse spedita verso il giardino dell'Ordine. prima di prendere qualsiasi decisione doveva riflettere, non poteva semplicemente andare da Marie e saltargli addosso con le sue supposizioni sbilenche. varcò le fronde del salice e si bloccò di botto.
Marie.
-Marie, ma come...- come faceva a sapere che stava andando lì? nessuno conosceva quel posto, nessuno eccetto...
-Linalee- rispose lui, un po' in imbarazzo, notò Miranda, da come strusciava i piedi per terra. -so che di solito qui ci vieni da sola, ma ho davvero bisogno di parlarti- continuò.
il cuore di Miranda perse un battito. in lei si creò un miscuglio fra terrore e speranza.
-O-ok- balbettò avvicinandosi un po'.
"calmati, maledizione". in quel momento avevano avuto tutti e due lo stesso identico pensiero.

"calmati, maledizione" si disse Marie, inspirando e cercando le parole. sapeva che lei lo stava guardando, sapeva di stare diventando rosso, e il rumore accelerato del cuore di Miranda e del suo che gli rimbombava nelle orecchie non era affatto d'aiuto.
-ecco, Miranda... io...- ma il suo patetico tentativo di proferire qualche parola che avesse un minimo di senso fu fermato dalle mani della ragazza che presero delicatamente la sua mano ferita. quel tocco fresco agì come un balsamo sul dolore pulsante che proveniva dai moncherini, ma sul resto del corpo ebbe l'effetto di una scossa elettrica.
-la mano... ti fa ancora male?- chiese piano. -non molto, solo qualche fitta ogni tanto- rispose lui.
Miranda soppiò a piangere.
-S-se io n-non avessi s-sforzato l'innocence, a-avrei potuto...- singhiozzò.
Marie non poteva sopportare che lei soffrisse. liberò la mano dalla sua stretta e l'abbracciò, facendole appoggiare la testa sulla sua spalla.
-non piangere... ti prego, non piangere...- disse piano, accarezzandole la nuca.
dopo qualche minuto, il pianto di Miranda si calmò e il suo respiro tornò regolare. Marie sentì le braccia di lei che gli circondavanoil collo, e la strinse ancora pù forte.
"potrei restare così per sempre".

"potrei restare così per sempre". Miranda capì che esisteva un posto per lei, e che quel posto si trovava precisamente dov'era in quel momento: avvolta nell'abbraccio di Marie. tutta la preoccupazione e l'angoscia che l'aveva tormentata in quei giorni scivolò via con le lacrime, e rimase solo un senso di pace.
-non voglio che tu ti ferisca, mai più- sussurrò contro il petto del ragazzo -promettimelo-.
-non posso- sospirò Marie.
-perchè?-
il ragazzo si staccò quel tanto che bastava perchè potesse guardarla in faccia.
-perchè adesso ho qualcosa da difendere-  rispose. il cuore di Miranda, che già batteva all'impazzata, sembrò volerle uscire dal petto.
-e per farlo potrei anche morire-.
quando sentì le labbra di Marie posarsi sulle sue, Miranda smise di pensare a tutto tranne che a quanto avesse aspettato quel momento.

quanto avessero aspettato quel momento, neppure loro lo sapevano con certezza. Miranda si stava abbandonando a lui, e lui a lei. erano l'uno nelle mani dell'altra.
-ti amo- sussurrò lei nell'incavo del suo collo. quelle parole dette dalla voce che tanto amava, Marie non le avrebbe mai più dimenticate.
-ti amo-.
   
 
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