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Autore: cassiana    15/04/2010    2 recensioni
[VOY] La Voyager è tornata sulla Terra e per Kathryn Janeway è finalmente arrivato il giorno che attendeva da tanti...
Genere: Romantico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Chakotay/Janeway
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'End Game fixed up!'
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Nel cuore del mio cuore Note: Time line post End Game.
La poesia letta da Chakotay è di Charles S. Lawrence.
Scritta per la BDT prompt 001.inizio
 


Disclaimer: i personaggi non mi appartengono ma sono dei rispettivi autori. La storia è scritta senza scopo di lucro.



Nel cuore del mio cuore 

        


                La luce entrava a fiotti nella stanza mentre le tre donne si affaccendavano intorno a me: era quasi tutto pronto, mancavano solo gli ultimi ritocchi, ma ero nervosa come poche volte nella mia vita. Forse nemmeno quando avevo ricevuto il mio primo assegnamento da Capitano mi ero sentita così in ansia. Con uno sguardo circolare osservai la camera della villa che avevamo preso in affitto per quel giorno: luminosa, le pareti color crema e gli arredi d’antiquariato in colori pastello, il grande specchio davanti al quale mi stavo aggiustando il vestito:
    - Tutto questo è ridicolo: sono troppo vecchia per queste cose!
Sbuffai mentre la donna più anziana mi redarguiva di star ferma e sistemava i fiori del bouquet. Mia madre e mia sorella erano venute appositamente dall’Indiana per starmi accanto ed erano emozionate quanto me, se non di più.
    - Come, l’Ammiraglio Janeway, terrore del Quadrante Delta ha forse paura?
Mi schernì Phoebe accarezzandosi la pancia ingrossata dalla seconda gravidanza. Sbuffai di nuovo, non potevo negare che fossi felice e proprio questa felicità era parte delle ansie che mi stringevano il cuore. Mia sorella aveva in qualche modo ragione ed in effetti temevo che fosse tutto semplicemente troppo perfetto per essere vero. B’Elanna mi si avvicinò con uno sguardo commosso:
    - Sei splendida.
    - Non capisco per quale motivo non ho potuto indossare l’alta uniforme come te!
Mi lamentai osservandomi critica: sì, il vestito disegnava la mia figura in maniera impeccabile ed il color avorio faceva risplendere il mio incarnato, ma pensavo che a cinquantacinque anni suonati forse avrei dovuto vestirmi in maniera più sobria.
    - Perché ce n’è già uno in alta uniforme che ti aspetta di là!
Esclamò mamma con un sorriso.
    - Ma B’Elanna si è sposata in divisa!
Puntualizzai ancora non nascondendo però a mia volta un sorriso. La mezza klingon sbuffò e roteò gli occhi al cielo:
    - T’immagini una come me infagottata in un voluminoso vestito bianco tutto pizzi e merletti nel bel mezzo di un attacco borg?
Scoppiammo tutte a ridere e le nostre risate suscitarono la curiosità delle bambine che fino a quel momento erano state tranquille a disegnare in un angolo. Le osservai intenerita, Miral e mia nipote Bryana sembravano due piccole fatine nei loro vestitini bianchi ornati da merletti e fiocchetti. Sospirai, il grande giorno era dunque arrivato: dopo tutti quegli anni di tribolazioni, speranze infrante e faticosamente ricostruite, un sentimento che avevo in tutti i modi cercato di sopprimere, soffocare ed infine nascondere anche a me stessa era sopravvissuto per sbocciare, crescere e diventare se possibile ancora più forte. Un insistente bussare alla porta mi risvegliò da quei pensieri.
    - Ragazze quanto vi manca?
La voce di Tom filtrava al di là della porta, B’Elanna aprì uno spiraglio per confabulare con lui:
    - Ancora un momento: l’ammiraglio è stata assalita dalla famigerata strizza prematrimoniale.
    - Non so per quanto tempo riuscirò a tenere a bada Chakotay: freme come un cadetto al primo esame. Ha paura che la futura sposa possa fuggire con una navetta!
I due scoppiarono a ridere.
    - Molto spiritosi: me ne ricorderò a tempo debito!
Li rimproverai con la mia migliore voce da ammiraglio ma un sorriso mi tendeva le labbra.     Un’altra donna sgusciò nella stanza: piccola di statura, con lunghi capelli neri che le incorniciavano il viso abbronzato, sorrideva e teneva per mano Naomi che a sua volta portava dei piccoli cestini ricolmi di petali.
    - Sekaya! Sei riuscita a venire!
Con gioia e sorpresa abbracciai stretta la sorella di Chakotay mentre le altre donne ci chiacchieravano intorno chiedendole da quanto tempo fosse arrivata e come era andato il viaggio.     L’indiana ridendo affermò che non si sarebbe persa il matrimonio dell’anno per nulla al mondo! Sospirai di nuovo, contenta ed osservai le donne della mia famiglia, le amiche e le bimbe rendendomi conto solo allora quanto mi fosse mancata quell’atmosfera così allegra e femminile. Io, così forte ed intrepida, fin da bambina non avevo avuto tempo per perdermi dietro a inutili cose da femmine sempre presa da qualche avventura e poi all’Accademia ero stata troppo impegnata nello studio e così avevo perso una parte fondamentale della mia vita di donna. Ma adesso, forse, non era troppo tardi per recuperare, ora che stavo per compiere il grande passo ignorando per una volta gli imperativi della Flotta, della politica, del lavoro. Adesso per me c’era prima di tutto Chakotay; guardai il diamante che portavo al dito e sorrisi nel ricordare la sua proposta di matrimonio. In seguito Chakotay mi aveva confessato che aveva avuto in mente tutt’altro scenario, ma non potevo non provare una sorta di tenero divertimento nel ricordare quel momento.
    La nostra relazione aveva raggiunto finalmente quel grado di intimità per cui entrambi avevamo sperato e lottato durante tutti gli anni trascorsi nel Quadrante Delta. Dopo i festeggiamenti ed il processo, le audizioni e i massacranti impegni che ci avevano tenuti occupati eravamo riusciti a ritagliarci un momento tutto per noi. Chakotay aveva dovuto far chiarezza in sé stesso e aveva infine compreso che Hannika non era la donna adatta a lui e aveva deciso di interrompere la sua relazione con lei. Avevo poi saputo dalla stessa ragazza che una volta sulla Terra lei aveva scoperto che c’erano tanti altri uomini con cui fare esperienza ed aveva accettato di buon grado la separazione da Chakotay. Così lui una sera si era presentato a casa mia con un mazzo di fiori ed una bottiglia di vino, aveva cucinato per me e mi aveva confessato il suo amore. Fu una notte incredibile: pensavo che non sarebbe mai arrivato quel momento che avevo temuto e per cui avevo pregato, che avevo rifiutato e per cui avevo sperato. Era strano come avessi potuto essere così confusa riguardo una cosa così semplice. La verità è che fin quando fossi stata Capitano della Voyager non avrei avuto le forze mentali per sostenere una missione di quella portata e nello stesso tempo una relazione così complicata. Col risultato che avevo reso tutto più difficile a me ed a lui. E non ho potuto biasimarlo quando poi ha accettato la corte di Sette. Come avrei potuto rimproverarlo dopo che lo avevo rifiutato per tutti quel tempo? E non potevo neanche prendermela con lei, ero stata io a strapparla dalla Collettività, ad incoraggiarla sulla strada per ricostruire la sua umanità, anche se certo mai avrei immaginato che mi avrebbe rubato l’uomo che amavo. E fu un sollievo per me sapere che i due si erano lasciati. Avrei dovuto forse sentirmi in colpa per la gioia che provai, ma la verità è che non ho alcun rimorso al riguardo. Così da quel momento io e Chakotay eravamo diventati una coppia ed eravamo stati inseparabili fino a che non l’avevo invitato per qualche giorno a Blomindgale, nella casa di famiglia. Mia madre Gretchen era stata più che felice di prendersi cura del mio nuovo fidanzato, ma nello stesso tempo aveva cercato di essere il più discreta possibile e aveva trascorso molto tempo in casa di Phoebe ad occuparsi della nipotina, o almeno così andava dicendo a chiunque volesse ascoltarla.
    Era pomeriggio e avevo deciso di fare una passeggiata; io e Chakotay avevamo appena fatto l’amore e lo avevo lasciato dormire. Il cielo era sembrato non promettere niente di buono, basso e grigio com’era e aveva anche cominciato a soffiare un fastidioso vento freddo. Tuttavia non me ne curai perché avevo provato il bisogno di sentire gli elementi sulla pelle, respirare l’aria frizzante di ozono e ricca dell’inebriante profumo della terra appena arata. Mi ero già allontanata parecchio da casa quando era cominciato a piovere, ma la cosa non mi aveva preoccupata più di tanto: in fondo ero la stessa Kathryn che da ragazzina aveva percorso sette chilometri a piedi sotto un temporale solo perché avevo perso una partita di tennis! L’acqua scrosciava su di me infradiciandomi fino all’osso e trasformando il sentiero di terra battuta in un pantano fangoso. Chakotay mi aveva trovata che combattevo contro una scarpa che si era incastrata nel fango. Mi aveva presa per mano intimandomi di lasciar perdere ed eravamo corsi, scivolando, ridendo ed imprecando fino a che eravamo riusciti a rifugiarci nel portico di casa mia. Chakotay si era impensierito non vedendomi accanto a lui quando si era svegliato e preoccupato era corso fuori a cercarmi. Aveva avuto tutta l’intenzione di sgridarmi per la mia imprudenza, ma poi ci eravamo guardati: bagnati fradici, infangati ed io anche scalza da un piede ed eravamo scoppiati a ridere. All’improvviso Chakotay si era fatto serio, quasi spaventandomi e aveva detto:
    - Sposami.
    - Ma guardami: sono una cosa miserevole!
Avevo risposto pensando che Chakotay non dicesse davvero, ma lui aveva sogghignato e aveva replicato:
    -  Sono disposto a vivere così il resto della mia vita se accanto a me ci sarai tu…anche coperta di fango!    
Non  avevo potuto fare altro che sorridere ed annuire, l’avevo abbracciato stretto mentre le lacrime mi annebbiavano la vista. Mamma ci aveva trovati così e ci aveva rimproverati come bambini costringendoci ad entrare in casa a darci una ripulita.
    - Hey, bell’addormentata, è il momento di andare!
La voce di Phoebe mi risvegliò da quei ricordi e sorrisi. Adesso ero impaziente di cominciare la mia nuova vita con Chakotay e spronai Miral, Naomi e Bryana a precedermi, mentre le altre donne ci seguivano. Prima di entrare nella sala dove si sarebbe tenuta la cerimonia incontrai Tuvok che mi prese delicatamente un braccio per scortarmi al mio posto. Gli mormorai un ringraziamento sentito ma il vulcaniano, nel suo solito tono tranquillo, mi rispose che per lui era un onore e che sapeva quanto fosse importante per me:
    - Ed anche i vulcaniani riconoscono l’importanza dell’amicizia.
Concluse serio, eppure mi sembrò di scorgere un’ombra di sorriso sul suo viso altrimenti inespressivo. 
    Le porte si aprirono, le damigelle camminarono davanti a me spargendo petali di fiori, ma io avevo occhi solo per l’uomo alto, bruno e visibilmente commosso che mi aspettava: Chakotay, l’amore della mia vita. Gli sorrisi radiosa e lui mi rispose col suo provocante sorriso  completo di fossette che non mancava mai di farmi tremare le ginocchia.
    Mentre camminavo per incontrare il mio destino mi domandai oziosa quando mi fossi davvero accorta di essermi innamorata di lui. Forse appena avevo visto il suo volto sullo schermo o quando lui era salito per la prima volta sulla plancia della Voyager, sovrastandomi e lanciandomi un’occhiata che non avrei dimenticato per il resto della vita. O forse era stato a New Earth quando lui mi aveva raccontato la leggenda del feroce guerriero e poi mi aveva accarezzato la mano con una sensualità tale da farmi rabbrividire ancora adesso. Scossi impercettibilmente il capo: che importanza aveva ora? Ora che ero di fronte a lui che mi osservava con quanto più amore mi avesse mai guardata.
    - Sei stupenda.
Mi sussurrò nell’orecchio provocandomi come sempre un piccolo brivido d’anticipazione: sentivo la gola chiusa e il cuore mi martellava nel petto ed ebbi appena la forza di annuire. Ero pronta ed impaziente di iniziare questa nuova avventura e come sempre avrei avuto al mio fianco Chakotay, l’uomo della mia vita. Ci guardammo a lungo negli occhi, poi con voce all’inizio un poco tremante cominciò a leggere la sua promessa:
 
Nel silenzio della notte,
io ho scelto te.
Nello splendore del firmamento,
io ho scelto te.
Nell'incanto dell'aurora,
io ho scelto te.
Nelle bufere più tormentose,
io ho scelto te.
Nell'arsura più arida,
io ho scelto te.
Nella buona e nella cattiva sorte,
io ho scelto te.
Nella gioia e nel dolore,
io ho scelto te.
Nel cuore del mio cuore,
io ho scelto te.


   
 
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