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Autore: Alhia    16/04/2010    7 recensioni
"Sentì dei rumori provenienti dalla cucina. 'Chiunque sia... Se tocca il mio ramen...', pensò il biondo, mentre avanzava a passi lenti." NaruHina
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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BiSOGNA SEMPRE ASSAGGiARE…

BiSOGNA SEMPRE ASSAGGiARE…

 

   Era una calda sera d’estate, a Konoha.

Il sole, prossimo a sparire fra le nuvole all’orizzonte, tingeva il paesaggio di un rosso così intenso, che pareva innaturale.

   Tutto era tranquillo e silenzioso…

 

   «Aah! Non capisco perché Sakura-chan ha insistito così tanto per farmi tornare a casa da solo! Sono convalescente, per la miseria!», sbottò un biondo di nostra conoscenza.

   Naruto era appena stato dimesso dall’ospedale: la battaglia con Sasuke non era stata una passeggiata. E mentre l’amico era ancora costretto a letto - vigilato costantemente da Sakura - lui se l’era cavata, per così dire, con qualche graffio ed una gamba rotta.

   Certo, Naruto era ben felice di poter tornare finalmente a casa… Ma con quelle benedette stampelle - con le quali stava ancora cercando d’intraprendere una relazione stabile - era davvero un’impresa!

 

   Nonostante ciò, tra un borbottamento e l’altro, il ragazzo riuscì a raggiungere il suo appartamento.

Arrivato alla porta, mise la chiave nella serratura a due mandate.

   «Ma cosa…?»

Strano. La porta non era chiusa come avrebbe dovuto: invece che due giri di chiave, gli era bastato darne uno.

   Chi c’era in casa?

Entrò cautamente - mentre pregava che le stampelle non gli giocassero qualche brutto scherzo proprio in quel momento -, e si mise in ascolto.

Sentì dei rumori provenienti dalla cucina.

   Chiunque sia… Se tocca il mio ramen…”, pensò il biondo, mentre avanzava a passi lenti.  

   Arrivato, si nascose dietro il muro che separava la cucina dal corridoio, e sporse lievemente la testa oltre quello, cercando d’identificare l’intruso. Ma non vide nulla.

Allora decise di sporgersi di più, e in quel momento…

 

   - CRASH! BUM! DENG! -

 

   «Wah!». Naruto prese un colpo, così si rinascose velocemente dietro il muro.

   Che accidenti succedeva in quella casa?

 

   «Oh, cavolo!», esclamò una voce gentile da dentro la cucina.

Naruto la riconobbe. Così uscì allo scoperto. Sì, era davvero…

   «Hinata-chan!»

   «Waah! N-Naruto-kun! Mi hai spaventata!»

   «Io, ti ho spaventata?? E tu?! Sono rimasto nascosto dietro un muro, credendo fosse qualche poco di buono!!!», sbottò Naruto.

   «Oh! Scu-Scusa! Hai ragione! Perdonami!»

   «No, fa nulla. Ma… Come mai sei qui? Come hai fatto ad entrare?», chiese il biondo, sorpreso.

Hinata arrossì. «Ah, ecco… Sakura mi ha fatto entrare stamattina. Visto che sei stato in ospedale, ho pensato di sistemarti un po’ la casa… E adesso mi sarei messa a preparare la cena… Se le pentole fossero rimaste al loro posto, e non mi fossero crollate addosso non appena ho aperto la credenza!», spiegò, gettando un’occhiata alle pentole a terra, vicino a lei.

   «Oh, mamma! Ti sei fatta male?!», domandò Naruto, sporgendosi verso di lei, preoccupato.

   «Ah! No, no! Tutto apposto, davvero!», disse lei, agitando le mani.

   «Ok… Mpf…Ahahah! Certo che sei davvero buffa Hinata-chan!», ridacchiò il ragazzo, osservando la situazione.

   Vedere Hinata inginocchiata a terra, con quel suo bel viso imbronciato seminascosto da una cascata di lunghi capelli scuri, completamente sovrastata dalle pentole, era una scena esilarante.

   Con quell’insolito vestito lilla, leggero. Corto, fin sopra le ginocchia, lasciando che s’intravedessero le sue gambe nivee. Con due semplici, sottili spalline a trattenerlo dallo scivolare…

   Com’è carina… Eh? Ma che vado a pensare?!”, pensò Naruto, scrollando subito dopo la testa.

   «Naruto-kun? Stai bene?»

   «C-Cosa?», fece Naruto, con Hinata che lo fissava.

   «Ti ho chiesto se stai bene», ripeté, pazientemente, lei.

   «Ah, sì! Mi sono distratto, scusa»

   «Ok…»

   «Ok…»

Ci fu un momento d’imbarazzante silenzio, durante il quale i due si scambiarono qualche fugace occhiata, arrossendo e distogliendo poi lo sguardo.

   «Dunque… V-Volevi preparare qualcosa? Ho capito bene?», riuscì a balbettare Naruto, con lieve imbarazzo.

   «S-Sì… Ah! Sì! Ora metto in ordine e comincio! T-Tu… Perché non ti stendi un po’ a letto? La gamba ti farà male, immagino…»

Naruto sorrise. «Nah! Solo un leggero fastidio. Comunque, c’è del ramen. Lo mangiamo insieme…se vuoi…», rispose, mentre un leggero rossore tingeva le sue guance.

Hinata, di principio arrossì, ma cercò di riprendersi.

   «No!», disse poi, secca.

Naruto sgranò gli occhi. «N-No?» “Già… Nessuna ragazza sana di mente vorrebbe passare del tempo con me…”, pensò Naruto, rabbuiandosi.

Hinata sembrò leggergli dentro, così si spiegò immediatamente.

   «A-Aspetta! Non intendevo dire che non voglio mangiare con te!»

Naruto s’illuminò. «Davvero?», chiese, palesemente felice.

   «Certo…», sussurrò lei.

   «E allora cosa…?»

   «Intendevo niente ramen»

   «Cosa??? Perché mai?!»

   «Perché ho deciso così! Su! Fila a letto! Poi ti chiamo!», disse lei, cercando di sembrare autoritaria.

   «O-Ok…». A quanto pare, sembrava aver funzionato.

 

   Così, mentre Hinata si dava da fare ai fornelli, Naruto andò verso la propria camera.

Nel farlo, non poté non accorgersi della pulizia che regnava in quella casa.

   «Wow…», si ritrovò a dire il ragazzo, osservando la cura con cui tutto era stato riposto in maniera ordinata, e spolverato.

   A lui - che la parola “ordinare” la usava solamente al chiosco di ramen - tutta quella pulizia faceva strano.

   Da un lato, si sentiva a disagio, perché non era abituato ad avere qualcuno che gironzolasse per quella casa, oltre lui. Dall’altro però, l’idea che quel qualcuno si fosse preoccupato per lui, al punto di fargli trovare tutto in ordine al suo arrivo; al punto di mettersi a cucinargli qualcosa di caldo, diverso dal solito ramen istantaneo… In poche parole, l’idea che Hinata condividesse il suo stesso spazio, la sua stessa aria… Gli dava uno strano senso di calore.

  

   In camera, Naruto si stese a letto, incrociando le mani sotto la testa e inchiodando lo sguardo al soffitto.

   Hinata…”, pensò, prima di chiudere gli occhi ed addormentarsi.

 

   Hinata! Vattene via di qui! È pericoloso!

 

   No, Naruto-kun! Non posso permettere che ti faccia del male! A te che mi hai sempre aiutato così tanto! Non posso andarmene, Naruto-kun… Perché ti amo!

 

 

   «Hinata!!!».

Naruto si svegliò di soprassalto, un’ora dopo.

   Ora ricordava! Come poteva essersene dimenticato?

   È vero… Dopo quella volta, non abbiamo più avuto modo di parlarne… Lei… Lei mi… Lei mi ama? Ama me?

   Era confuso. Confuso ed eccitato nello stesso momento.

Sentirsi amati. Spesso si era chiesto cosa volesse dire. Ora lo capiva.

Ora capiva perché sentiva quel calore all’idea che Hinata fosse accanto a lui.

Ora capiva perché Sakura voleva che tornasse a casa da solo.

Ora capiva ogni cosa.

   «Io… Anche io la amo…», concluse il biondo, sfiorandosi la fronte con la mano tremante.

Sorrise, raggiante come non mai.

   Naruto Uzumaki, aveva trovato l’amore.

 

   Scese velocemente dal letto, dimenticandosi della gamba malandata. Ma se ne ricordò non appena sbatté il tallone a terra, procurandosi un dolore lancinante.

   «Ma porc... Ok! Calma, Naruto! Pensa… Ora devo.. Solo dirglielo, no?».

A questo seguì un attimo di silenzio.

   «Argh! Dirglielo! Ma chi voglio prendere in giro? Le sole cose che ho appreso sulle donne, le so grazie all’Ero-Sennin! Ma non mi sembrano affidabili in questo momento… Uff… D’accordo. Userò l’istinto, come al solito», disse, calmandosi un poco.

   Fece per avvicinarsi alla porta della camera, quando sentì bussare.

   «Naruto-kun? P-Posso entrare?»

Tu-tum. “Calma Naruto. Devi solo dirle di sì. Coraggio!

   «C-Certo. Vieni»

La porta si aprì, ed Hinata si affacciò, incerta.

   «Tutto bene? Hai riposato un po’?», chiese lei, con un sorriso timido.

   «S-Sì, grazie». “Cavolo, Hinata! Se mi sorridi così, non mi faciliti le cose!

   «Ok. Vieni? È pronto»

Naruto la fissò, imbambolato. Se voleva concludere qualcosa, doveva tirare fuori il coraggio!, pensò.

Sorrise. «Eccomi», e la raggiunse.

 

   «Che profumo delizioso…», disse Naruto, sognante.

Hinata ridacchiò. «È già qualcosa», disse.

   Naruto vide la tavola apparecchiata per due, e sorrise. Ad ogni passo, sentiva sempre di più che quella era la strada giusta.

   «Naruto-kun? Vieni qui», lo chiamò la mora, mentre trafficava con i piatti.

 Naruto le si avvicinò, e fu allora che si accorse della moltitudine di pentole poggiate sui fornelli; ognuna con un profumo diverso e invitante.

   «Hinata-chan! Non serviva che preparassi tutte queste cose!»

   «Ma che dici? Dobbiamo festeggiare la tua guarigione e il ritorno di Sasuke!»

   «È vero… Grazie, Hinata», disse dolcemente il ragazzo, togliendo appositamente il suffisso “chan”, per vedere la reazione.

E Hinata, come da copione, sgranò gli occhi e arrossì.

   «Comunque…», aggiunse poi Naruto, per sdrammatizzare «Ancora devo capire perché niente ramen!»

Hinata si calmò. «Perché fa male! Non puoi mangiarlo costantemente! Devi variare, ogni tanto!», lo rimproverò la mora.

   «Eh… È che non sono abituato… E se poi non mi piace?», chiese, indicando il contenuto di una pentola a caso.

   «Naruto-kun», sospirò Hinata, paziente. «Prima di dire che una cosa non ti piace, la devi assaggiare», concluse poi, porgendogli un cucchiaio di stufato.

Naruto sbuffò. «D’accordo. Ma solo perché l’hai preparato tu», e detto questo, le prese dalla mano il cucchiaio e assaggiò.

   «Allora?», chiese Hinata, ansiosa.

Naruto ci pensò su.

   «È buono!», esclamò poi.

   «Te l’avevo detto! Ora prova questo», commentò lei, prendendo con la forchetta una polpetta di carne.

Naruto rifletté.

   «Mmm. Solo se l’assaggi anche tu», dichiarò poi, a braccia conserte.

Hinata lo fissò, stranita.

   «O-Ok»

Naruto sorrise gaio.

  Poi, mentre fissava Hinata con sguardo penetrante, avvicinò le labbra alla polpetta e ne addentò metà; ma in maniera così sensuale, che Hinata finì per darsi mentalmente della stupida, al pensiero di essere lei al posto di quel pezzo di carne. Naruto cercò di non sorridere di fronte all’espressione di Hinata, completamente stravolta.

   «Yum! E’ buona! Buonissima! Hinata, sei una maga in cucina!», si complimentò lui, dopo aver gustato la sua metà.

   «Ah… G-Grazie», disse a stento lei, ancora assorta.

   «Su! Assaggia la tua parte», disse il biondo, indicando quel che restava.

Hinata avvampò. «M-Ma! I-Io!», tentò di obiettare la mora.

Ma Naruto non era dello stesso parere.

   «Forza! Devi provare assolutamente», e mentre parlava, prese ciò che restava della polpetta fra le dita. Quindi l’avvicinò alla bocca di Hinata, che la schiuse poco a poco, timidamente.

Nel farlo, Naruto poté così sfiorare le sue morbide labbra; sentire il respiro caldo e irregolare di lei sulle sue dita.

   Dopo quel gesto, Hinata si voltò rapidamente verso i fornelli nella speranza di evitare quei due splendidi occhi di cielo, che ora la fissavano con curiosità.

   «A-Allora… Dimmi: cosa vorresti assaggiare, adesso?», chiese, armeggiando nervosamente con le pentole.

Naruto parve pensarci su. “O adesso… O adesso!”

   Il biondo la fissò con decisione; Hinata se ne accorse ed arrossì ulteriormente.

   «N-Naruto-kun, hai deci…!»

Ma le rosee labbra della mora non riuscirono a pronunciare altro, perché intrappolate fra quelle calde di Naruto. Un bacio piuttosto innocente, dettato forse dall’inesperienza. Eppure, nonostante tutto, a loro bastava; entrambi riuscivano a percepire i sentimenti dell’altro anche con quel semplice, dolce gesto.

    Qualche istante dopo, si separarono lentamente, perdendosi l’uno negli occhi dell’altra, balbettando qualche lettera incomprensibile.

Alla fine, Naruto le sorrise ancora, per poi riavvicinarsi a lei, alle sue labbra, in un bacio meno casto di quello precedente; mentre le mani timide di lei assaporavano per la prima volta un corpo di uomo - del suo -, e le calde e avvolgenti braccia di lui per la prima volta, stringevano un corpo di donna.

 

   La mia donna, pensò Naruto.

 

Si separarono nuovamente, anche se di malavoglia, col fiato corto e le labbra un po’ gonfie e rosse.

   «Ti amo, Hinata»

Hinata sorrise, trattenendo a stento le lacrime. «Ti amo… Naruto»

E si strinsero in un altro forte abbraccio. Uno, di chissà quanti altri.

 

   «Comunque, per la cronaca…», disse Naruto, guardando Hinata negli occhi.

   «Questo… È decisamente più buono del ramen», concluse poi, sussurrandolo sulla bocca di lei.

   Dopo un momento di stordimento, Hinata annuì, ridendo.

   «Visto? Bisogna sempre assaggiare», rispose lei, divertita.

   «Già - growl! -… A proposito… Mi è venuta un po’ di fame!», ridacchiò Naruto.

   «Per fortuna! Così riusciamo a finire tutto»

   «Per forza! Anche perché - e qui la baciò - abbiamo molto altro da festeggiare»

Hinata sorrise di gioia, saltandogli al collo e ricambiando il suo bacio.

  

   «Ti amo!», disse lei, finalmente senza paura.

   «Ti amo!», rispose lui, finalmente vivo.

 

 

 

 

  

 

 

  

   
 
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