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Autore: Power    17/04/2010    7 recensioni
I pensieri di una sedicenne che ha appena perso il suo migliore amico. Pensieri che cercano di evadere da ua realtà troppo dolorosa, che non accettano. Per lei, quel ragazzo, non ci sarà più.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cedric Diggory
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Te ne sei andato

Te ne sei andato


Non osavo muovermi.

Un minimo movimento, e tutta la realtà avrebbe ripreso a scorrere.

Perchè era così che stavo: intrappolata in un mondo che si, si muoveva, ma senza di me.

Ero ancora li, gli occhi che fissavano il corpo senza vita di un ragazzo precocemente strappato alla vita.

Strappato da me.

Avete presente l'espressione “piegata in due dal dolore”?

Ecco, io non ero piegata in due, ma ero piegata in mille.

Come un enorme foglio piegato e ripiegato, e più diventa piccolo più è dolorante.

Sono li, in mezzo alle ragazze francesi, che si guardano tra di loro inorridite.

Negli spalti cade un silenzio, poi vedo Amos gettarsi sul tuo corpo.

Come è potuto succedere?

Cosa è successo?

Chi ha fatto una cosa del genere?

Perchè?

Tu non hai mai fatto nulla di male, non te lo meriti.

Mi cedono le ginocchia, così mi accascio a terra. Josh di fianco a me cerca di sostenermi, ma anche lui sembra aver perso le forze.

Sei sempre stato con noi, dal primo giorno di scuola.

Tu e lui vi siete conosciuti sul treno, mentre entusiasti vi scambiavate figurine e speranze.

Io e te ci siamo conosciuti il mio primo giorno, appena entrata nei tassorosso. Tu, ragazzo del secondo anno, disinvolto ti eri avvicinato e presentato.

Da li siamo diventati inseparabili.

Una ragazza dovrebbe avere una migliore amica. Io avevo te. Solo te.

E ora? E ora cosa farò?

Ancora non riesco a concepire il presente senza te... figuriamoci il futuro.

Le lacrime mi rigano il viso.

Leggere scendono sulle guance, come a ricordarmi che questo dolore è reale, che non è un incubo.

Che tu sei li, morto.

Sento i lamenti di Amos.

Sento i pianti degli studenti sugli spalti.

Sento i singhiozzi della professoressa Sprite.

Un enorme coro di dolore.

Eppure nessuno sembra fare caso alle mie urla che stonano.

No, come potrebbero.

Io non sto urlando.

Il mio dolore va oltre anche a quello.

Non riesco a parlare, non riesco ad urlare, non riesco a capire.

Alzo gli occhi, che da quando sono a terra fissano solo quell'erbetta fresca che tante volte ci ha visto giocare su questo campo, ormai trasformato in un arena mortale.

Quante volte abbiamo giocato a Quidditch, quante volte ci siamo allenati, quante volte...

Mai più.

Mai.

Te ne sei andato, e con te anche i nostri sorrisi.

   
 
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