DESIRE
Lei
era il desiderio.
Forza
gravitazionale che lo attraeva inesorabilmente, invincibile magnete dalla
chioma d’oro.
Aveva
pensato di ucciderla, una notte. Di stringerle le mani attorno a quel collo di
cigno sino a spezzare l’osso, vedere
i
suoi occhi di cristallo aprirsi nel terrore più grande e poi svuotarsi e
restare vitrei ed immobili. Gli era sembrato l’unico modo per liberarsi da
quell’ossessione.
Ma
lei non si sarebbe mai lasciata
sorprendere. Era sempre all’erta, anche quando pareva dormire al suo fianco. Non
c’era da fidarsi della sua figura aggraziata che pareva scivolata in un sonno
incantato: In un attimo poteva tramutarsi in una furia, un’erinni bionda
assetata di sangue. Una lince dagli artigli affilati e letali.
E
questo a lui piaceva immensamente.
Adorava
quei loro giochi pericolosi, quel loro scrutarsi come due felini che si
contendevano il territorio e la preda.
Ecco
perché tra di loro funzionava qualcosa:
Nessuno
dei due era la preda, nessuno dei due abbassava lo sguardo davanti all’altro,
neppure per un istante.
Nessuna
accondiscendenza. Nessuna pietà.
Era
sempre stato sicuro di essere unico
al mondo. Trovarsi davanti una predatrice della sua stessa foggia l’aveva quasi
spiazzato; ma poi era stato piacevolmente sorpreso.
Prima
vi era stata la guerra.
Lei
era il braccio destro del nemico.
Poi
vi era stata la sfida.
Lei non
aveva dimostrato nessun timore davanti a lui. Ma anzi, le sue labbra si erano
curvate deliziosamente sadiche verso l’insù, quando aveva capito di aver
trovato pane per i suoi denti aguzzi.
Poi
la sfida era diventata un duello.
Un combattimento corpo a corpo,
all’ultimo sangue. La sua lingua sul taglio dopo aver inferto quel colpo di
coltello, sul suo petto.
E
poi, infine, aveva prevalso il desiderio.
Quel corpo maledettamente perfetto
che aderiva al suo.
E
così continuava.
Nessuna
parola inutile.
Nessuna
promessa, nessuna richiesta, nient’altro.
C’era
il desiderio, nei suoi occhi di ghiaccio. Ce n’era così tanto che gli troncava
il respiro.
E
in lui c’era l’ossessione del possesso di quel corpo sublime. Assaporava ogni
centimetro della sua pelle di latte, gioendo in sé nel non trovare il sapore di
nessun altro uomo.
Lei era sua. E sua doveva restare. Perché
mai avrebbe dovuto cercare un altro uomo, quando aveva un suo pari tra le
gambe?
La
sua voce affannata e roca. Il suo nome aveva un suono così esaltante quando lo
pronunciava lei. Lo eccitava come l’odore
della battaglia, come lo scoppio di una guerra, come il ricevere il comando di
lanciare un attacco
La
sua lingua sulle cicatrici, la sua bocca sui suoi seni. I suoi baci voraci,
quasi feroci, come se volesse risucchiargli via ogni alito di vita.
L’apice
del piacere accolto con un gemito soffocato sulla sua pelle, le unghie che
aprivano nuovi solchi sulla schiena lo guidavano a raggiungerla.
Nina
era splendida nel suo languore e nel suo affanno.
Si
alzava dal letto, scivolava felina tra le sue braccia, scostandosi le ciocche
ribelle color dell’oro dalla sua fronte madida.
“Mi
serve una doccia” annunciava, la voce ancora arrochita. Suonava come un invito,
come un ‘se mi cerchi, sai dove trovarmi’.
Non
la raggiungeva mai sotto l’acqua. Così, per sfregio. Come paga per averlo
lasciato tra le lenzuola senza il suo corpo bollente tra le dita, a recuperare
fiato lontano dal suo seno.
Poi
tornava a letto, fresca come una rosa, si avvolgeva tra le lenzuola di seta,
avendo cura di assumere una posizione invitante – con il collo scoperto così a portata delle sue mani feroci – le forme
morbide che si intravedevano tra le coperte.
Si
rilassava, abbandonandosi – o fingendo di farlo – tra le braccia di Morfeo.
Restava
a fissarla – lei lo sapeva, ma non riusciva a fare altrimenti: era troppo invitante – finché non decideva
che anche per quella volta non avrebbe tentato di ucciderla e si addormentava –
con sonno leggero, era meglio non fidarsi
di Nina Williams.
Era
diventato persino più feroce del solito.
Più
spietato.
Più
preciso nel compiere le missioni.
Già
era un portento, il miglior soldato che si vedeva sul campo da anni.
Era
stato promosso in breve tempo e aveva festeggiato quella promozione facendola
sua sul pavimento della camera, tanta era stata la foga.
Lui
era il carburante, la guerra la candela e lei la scintilla che faceva
funzionare quel motore che era la sua vita.
Un triangolo perfetto.
Che
strano era, riuscire a concepire quella sua relazione con quella donna solo
sullo sfondo di una guerra così devastante.
Come
se fossero complementari e inscindibili: senza l’una non poteva esistere l’altra.
Senza
la guerra lui non poteva esistere.
Senza
la guerra Nina non poteva vivere.
Ed
entrambe formavano il desiderio.
Era
un filo di sangue quello che li legava.
Buonasera, Soppravvissute
e Soppravvivendi!!! (ammesso e non concesso che
esistiate.)
Questa flashfic
mi è partita di getto, non appena ho visto questa SPETTACOLARE Fanart:
http://kota-stoker.deviantart.com/art/Desire-160830871
Ringrazio Nefari,
Miss Trent e Angel per le recensioni finali di Certe
Notti!
Spero di riuscire a finire qualche
mio progetto in corso e rientrare presto nei ranghi…
….ma soprattutto spero di non vedere
questa sezione morire!!!!
Rivitalizzatevi, amiche mie!!!
EC